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5 aprile 2024 5 05 /04 /aprile /2024 10:12
Desiderio di panchina

Umanitá
brulicante
sciatta
scialba
insulsa

Uomini vuoti
senza l'arguzia della cultura,
senza compassione

Fastidio viscerale

Meglio camminare
in solitudine
con i propri pensieri
vivendo con lentezza

A volte, in cerca di riposo,
sostare
seduti su una panchina,
al margine del mondo,
fuori dal tempo

Maurizio Crispi (7 febbraio 2024)

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5 aprile 2024 5 05 /04 /aprile /2024 10:04
Veduta veneziana (Francesco Guardi)

1. Ho sognato, tanto per cambiare
Dov’ero questa volta? 
Mi trovavo in un grande stabilimento balneare
Quello che vedevo era insolito
C’era un’enorme quantità di cabine e piccoli bungalow ben allineati in lunghe file attorno a grandi spazi pieni d’acqua
Sembrava uno stabilimento balneare lacustre costruito su di un labirinto di specchi e vie d’acqua comunicanti 
Tutto l’insieme aveva un aspetto bellissimo, indubbiamente 
Vedevo dispiegarsi in lontananza canali e superfici liquide che si ramificavano e si connettevano tra loro 
Ogni bacino d’acqua immobile e scintillante era contornata da cabine di legno dipinte con vivaci colori che sulla liquida superficie si riflettevano
Vedevo anche dei tipi, cioè delle persone, muoversi pigramente in lontananza su piccoli natanti che potevano essere tavole da stand surfpaddling oppure oppure canoe o anche semplici sandolini
O forse era soltanto una mia falsa percezione per colmare un’intollerabile desertitudine
Ero in esplorazione, ma non c’era nessuno  in giro, a parte quelle figurette lontane e irraggiungibili come in un dipinto di Guardi e di altri paesaggisti veneziani
Pareva che tutto il mondo fosse andato in rovina o che tutto quanto fosse stato all’improvviso abbandonato e svuotato, lasciando però ogni cosa intatta a futura memoria
Ero lì con altri di cui avevo consapevolezza, ma che rimanevano sempre fuori dal mio campo visivo, e con loro, come in esplorazione, andavamo passando da uno specchio d’acqua all’altro a guado, provocando nell’acqua fredda e immobile, come unico rumore, un debole sciaguattio
L’acqua, peraltro, era trasparente ed era popolata dall’affaccendamento di piccoli animali marini dai colori vividi che non mi parevano appartenere a specie viventi conosciute
Andando avanti e avanti, stesso identico panorama, ma il fondale adesso non era più sabbioso 
Ora si trattava di vere e proprie vasche, costruite con pietre e grandi lastroni perfettamente combacianti o, in alternativa, decorate con altre pietre rocciose, disposte ad arte per simulare una costa scogliosa 
Dentro le grandi vasche si scorgevano delle cavità più piccole, alcune delle quali apparivano parzialmente riempite di macerie 
Sguazzavo con gioia e con curiosità dentro queste vasche e, intanto, mi guardavo attorno ammirato e meravigliato dalla magnificenza di ciò che vedevo, da quelle vestigia, tracce di un’antica civiltà ormai del tutto estinta 
In particolare, mi sorprendevo ad ammirare un’enorme vasca di pietra, collocata davanti alla facciata di un magnifico palazzo nobiliare il cui ingresso monumentale, contornato da grandi colonne intarsiate e scolpite, era dotata di una grande scalinata - come un Ghat sulla riva del Gange - che consentiva un tempo agli abitanti della magione di entrare direttamente nell’acqua per compiere abluzioni rituali
Dominava dentro di me, durante tutto il sogno, il senso di una grande meraviglia

(5 aprile 2024)

 

La Valletta veduta (dal web)

2. Sono in un posto diverso dall'ordinario
Forse è Malta,
ma nello stesso tempo non lo é
Ci sono edifici grandiosi
che rievocano antichi fasti,
baroccheggianti 
e gigantesche mura di difesa, ciclopiche
Soffia un vento eterno,
dal quale non c’è riparo
Sono estasiato, 
pieno di meraviglia per ciò che vedo,
curioso anche
di conoscere questa nuova realtà,
di mangiarla con gli occhi
sino alla sua essenza più profonda
Lungo le strade affollate corrono
come in un giorno di festa
degli autobus coloratissimi
che vanno su e giù per le strade ripide,
carichi di gente ed alcuni anche sul tetto
Non sono da solo,
ma appartengo ad una comitiva di viaggiatori
(che non conosco)
Poi siamo in un albergo enorme
e ci aggiriamo lungo un’infinita serie 
di stanze comuni 
alla ricerca di quella dove si fa il breakfast
Sono affamato (tutti lo sono)
Non sappiamo dove andare
perché la responsabile del nostro gruppo
s’é dileguata
senza darci spiegazioni
e siamo abbandonati a noi stessi
Finiamo in una stanza 
dove è allestito un buffet
che é in realtà riservato 
alla comitiva dell’agenzia Kiwi Tour
(così recita un cartello scritto a grossi caratteri)
Siamo fuori posto, degli estranei,
dei clandestini,
ma l’addetta al servizio, gentilissima,
ci offre comunque da mangiare
e a me tocca uno squisito sandwich
con ripieno di prosciutto e formaggio,
ben farcito e arricchito di maionese
Mangio di gusto
(avevo proprio fame)
Poi ci avviciniamo all’uscita
poiché dovremmo partire 
per un tour di visita alle bellezze dell’isola
Non sappiamo dove andare,
perché la nostra responsabile
se n’è andata chissà dove
e ci ha abbandonati
Vedo che altri gruppi 
seguono disciplinati le istruzioni
dei rispettivi capi cordata
(ognuno di loro dotato
d’un bastone di comando)
e che, a poco a poco,
s’imbarcano sui torpedoni in attesa
Dove andremo?
Cosa faremo?
Mi ritrovo ad armeggiare con un I-Phone 
Scatta una suoneria 
(o forse è un brano musicale)
che parte a tutto volume
Cerco di manovrare i diversi comandi
per smorzare il suono insistente
Niente da fare!
Non ci riesco 
Aiutooo!
Le mie dita sono intorpidite, impacciate
come fossero diventate rigide salsicce 
Il suono continua insistente
Temo che gli altri dormienti
possano esserne risvegliati 
e che poi vengano a lamentarsi con me
Mi sveglio di colpo 
Allora era solo un sogno!
Respiro di sollievo
E il vento continua ad ululare,
feroce


(C’era molto altro 
che però mi è sfuggito)



(7 gennaio 2024

J. W. Turner, Veduta veneziana (dal web)

3. Sono in un grande resort vacanziero
e faccio parte di una comitiva 
composta da intere famiglie con bambini
Riconosco anche alcuni genitori
della scuola di mio figlio
Siamo tutti in questo posto, enorme,
pieno di attrazioni marine e non,
un’ammucchiata,
una confusione inaudita
con pasti abbondanti, al buffet,
garantiti ad intervalli regolari,
ma bisogna rispettare gli orari,
perché se si arriva fuori tempo
si rimane senza
(a bocca asciutta)
É un resort misto, 
perché c’è anche una cittadella proibita,
un’area interdetta ai bambini,
al cui interno è possibile partecipare
ad intrattenimenti erotici e a partouze
Per accedervi bisogna pagare 
un pedaggio, più cospicuo 
se ad entrare sono uomini soli, 
di minore entità per le coppie,
mentre le donne single non accompagnate 
usufruiscono della gratuità 
Fuori ai due lati del botteghino,
dove si paga per l’accesso
e dove occorre dar prova della propria età,
sono disposte delle bacheche 
nelle quali sono esposte foto esplicite
che mostrano al visitatore novizio
ciò che accade all’interno
Vedo due ragazze
che indugiano davanti
alle bacheche 
e che, conversando tra loro,
si chiedono dove si possano acquistare 
le foto che le ritraggono
Io sono nella comitiva
e vengo risucchiato oltre
(stacco)
Siamo di ritorno 
da un qualche divertimento collettivo
e siamo bene in ritardo 
rispetto all’orario della mangiatoia
Siamo costretti ad accelerare il passo
ma siamo come una mandria imbufalita
che è difficile tenere assieme e compatta
Poi, i bambini creano 
continui diversivi e rallentamenti
Occorre imbarcarsi 
su una specie di cestello funicolare
per arrivare alla mensa
che si trova molto più in basso 
e così facciamo
stipati all’inverosimile
Il cestello così carico
oscilla nel vuoto
e pare che qualcuno possa volare giù 
Io scongiuro il pericolo,
tenendomi convulsamente aggrappato
ad una sbarra,
le nocche sbiancate per lo sforzo
Uno accanto a me
mi sussurra all’orecchio:
Grazie! Il suo coraggio
mi è d’ispirazione!
Quando al termine della discesa
il cestello affollato
Oscilla pericolosamente
senza toccare terra
e siamo ancora troppo alti
per potere saltare giù 
Il manovratore è una bestia!
Tutti gridano impauriti!
Alla fine con molte scosse atterriamo
e tutti si riversano fuori,
starnazzando 
Ma la porta che immette nella sala mensa
è chiusa
(a quanto pare dovremo aspettare 
che i primi giunti concludano il loro pasto)
Alla fine, il portale viene spalancato
e tutti sciamano dentro spintonandosi
Quando io arrivo al tavolo del buffet,
il cameriere addetto alla distribuzione
mi dice che è quasi tutto finito
e mi porge un bicchiere
pieno di una bevanda nerastra
che pare ciofeca
Si accontenti di questa bevanda, mi dice,
É ottima e corroborante!
Ho dei forti sospetti al riguardo
Intanto, con la coda dell’occhio
vedo che ad un bambinello,
alto quanto un soldo di cacio,
viene consegnata un’enorme guantiera 
carica di pezzi di rosticceria mignon
Il bambino se ne va subito
con il suo carico prelibato 
in equilibrio alquanto precario 
e con andatura malferma
Lo seguo con intenti rapaci,
perché il mio stomaco gorgoglia
e reclama la sua parte
Ci inerpichiamo lunghi ampi scaloni
sino ad arrivare quasi alla cima d'un ampio edificio 
Intravedo il bimbetto che incede
sempre con la sua guantiera
carica di prelibatezze
sulla più alta delle terrazze,
per poi infilarsi in una porta
Quando arrivo ai piedi di quella terrazza
constato che non vi è alcuna via d’accesso
e che occorre compiere un’azione di free climbing
pencolando nel vuoto
prima di potere raggiungere con uno slancio il parapetto di quella terrazza
Lo faccio o non lo faccio?
Mi butto o non mi butto?
In queste cose sono in genere 
piuttosto timoroso e pusillanime
Preferirei non cimentarmi
anche in questa circostanza
Ma poi decido per il sì
Mi aggrappo
Mi sollevo di braccia
Compio un rapido volteggio
con gli arti inferiori
E ce l’ho fatta!
Mi complimento con me stesso
per l’ardire ed anche per l’agilità 
messa in campo
Ci manca soltanto una salva di applausi
da parte di una platea virtuale,
come nelle sitcom 
E ora andiamo alla ricerca del cibo 
che mi spetta!


(dissolvenza)

(29 dicembre 2023)

4. Sono in un posto,
un’area portuale, 
dove stanno stivando in una nave,
con l’ausilio di possenti macchinari,
delle carrube
Ma qualcosa non mi quadra, 
perché sono bianche 
(o forse sono sbiancate)?
Di ciò - di quest’anomalia -
non riesco a darmi pace
Chiedo, interrogo,
faccio domande,
ma nessuno sembra darmi risposte convincenti
Alcuni mi dicono di leggere le etichette che corredano le balle di fave
ma lì ci sono solo dati tecnici
che riguardano le procedure d’impacchettamento e non altro
Io insisto, diventando molesto
I lavoratori portuali mi guardano
con sospetto e forse anche 
con commiserazione,
come se fossi un pazzo,
un esaltato o un molestatore,
uno che Interferisce con il loro lavoro
Non riesco a cavare un ragno dal buco 
Eppure qualche verità nascosta,
da qualche parte deve pur esserci
Non è naturale che le carrube siamo bianche
Forse vengono trattate con la calce,
rimugino, ma con simile procedura
perderebbero tutte le loro proprietà 
organolettiche e nutrienti 
E dunque?
Cerco di coinvolgere altri 
nell’attenzionare una simile anomalia
ma tutti rimangono indifferenti,
anche i giornalisti che interpello
per indurlo a scrivere sull’argomento
e mobilitare l’opinione pubblica
È così che vanno le cose, del resto
Oggi nessuno si incuriosisce più per nulla 
Non c’è nessuno che si sorprenda 
nemmeno per un po’
Nessuno che si ponga delle domande
e che voglia andare alla ricerca della verità 
Io sí, invece, 
io mi pongo interrogativi, sì,
come per questa cosa per adesso
Io voglio vederci chiaro
e continuo instancabile nella mia lotta 
Pare che la mia missione nel mondo
sia diventata quella di svelare
in modo definitivo
il mistero delle bianche carrube

 

(dissolvenza)

 

Il frutto del carrubo

(da Wikipedia) I frutti del carrubo, chiamati popolarmente carrube, vajane o sciuscelle, sono dei lomenti: grandi baccelli indeiscenti lunghi 10–20 cm, spessi e cuoiosi, dapprima di colore verde pallido, in seguito quando sono maturati, nel periodo compreso tra agosto e ottobre, marrone scuro. Presentano una superficie esterna molto dura, con polpa carnosa, pastosa e zuccherina che indurisce col disseccamento. I frutti permangono per parecchio tempo sull'albero e hanno maturazione molto scalare per cui possono essere presenti, allo stesso tempo, frutti secchi di colore marrone, e frutti immaturi di colore più chiaro. A causa dell'elevato contenuto in tannino, la polpa dei frutti può avere effetto irritante, se assunta in grande quantità.
I frutti del carrubo contengono semi scuri, tondeggiati e appiattiti, assai duri, molto omogenei in peso, detti "carati" poiché venivano utilizzati in passato come misura dell'oro.
ORIGINE DEL NOME CARATO - Il nome carato deriva dall’arabo Quirat (ventiquattresima parte), a sua volta derivante dal greco keration, indicante un tipo di frutto i cui semi erano ritenuti avere una massa eccezionalmente costante. 
In realtà questo mito è stato sfatato: uno studio dell’Università di Zurigo ha dimostrato che la massa di questi semi varia da seme a seme, esattamente come succede per gli altri tipi di frutti. Probabilmente, gli antichi avevano scelto di usare questo frutto come metodo di paragone perché è relativamente facile constatare la differenza dimensionale ad occhio nudo.

(26 dicembre 2023)

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30 marzo 2024 6 30 /03 /marzo /2024 10:28
Villa Sperlinga  pomeriggio assolato e sciroccoso Ci vorrebbe una piscina e quasi quasi mi ci tufferei facendo splash e splash e ancora splash

Villa Sperlinga pomeriggio assolato e sciroccoso Ci vorrebbe una piscina e quasi quasi mi ci tufferei facendo splash e splash e ancora splash

1. Monocultura,
monocoltura,
monodente,
edentulo,
sorriso a un dente 
sorriso che lascia indovinare
cavità orali vuote
o popolate solo da spezzoni 
rotti e anneriti
Cervelli mononeuronici
e facce degne di entrare 
In un quadro del grande Geronimo!
Ahimè!

 

Hyeronymus Bosch, Salita al Calvario

Ho sognato 
come spesso mi capita, 
durante un sonno profondo 
e senza soste
Dov’ero?
Cosa facevo? 
Ero in un parco 
un bío, un bio che?
Un Biochetasi!
No, no, che mi fai dire!
Trattavasi invero d’un bioparco cittadino 
con grandi filari di alberi,
chiome ancora intonse,
e tronchi ancora non segati 
da mani assassine
Le loro canopie ombrose popolate
da augeletti festosi e cinguettanti
Aiuole e sentieri sterrati 
Buon odore di erba appena falciata
Non ricordo se stessi correndo 
oppure andando in bici 
Facevo avanti e indietro 
lungo quei sentieri e me la spassavo,
una vera e verace storia infinita 
Mi sentivo come Atreiu
che, sul suo fedele bianco destriero
Artax era il suo nome,
correva e correva
in una lotta disperata
contro il Nulla divoratore,
incalzante alle sue spalle,
e ciò prima che Artax 
cedesse alla disperazione
e si lasciasse affondare,
nelle sabbie mobili della palude
dalla quale non sembrava esservi
via d’uscita alcuna
(ma era la inerzia indotta dal Nulla)

 

E dunque erravo, io,
ed ero lì che mi allenavo 
I muscoli si tendevano e detendevano,
obbedienti e giulivi
Ero contento, 
e intonando una canzone silente
riflettevo,
ciò che facevo 
mi pareva proficuo
Mi sentivo un leone, 
un vero Re Leone 
pronto a ruggire la sua forza
Poi incontravo un altro 
con il quale in passato 
facemmo insieme alcune trasferte sportive di corsa, 
in giro per il mondo, 
Mexico e nuvole,
che ricordi! 
Si ferma a chiacchierare, lui
Vuole rievocare i tempi andati, 
incantati e ben incartati
Io ho fretta
Non ho tanta voglia di star a rievocare
Mi sembra tempo perso
Tutto ciò è davvero strano!
Di solito mi piace fin troppo 
stare a razzolare tra i ricordi
Invece no!
Stavolta non ne ho alcuna voglia 
Non ho tanta voglia di calarmi
nell’insalata dei ricordi
A che pro?
A chi giova?
Fremo intimamente perché voglio continuare
il mio allenamento
e il mio antico compagno d’arme
occupa il sentiero luminoso
che devo continuare a seguire
e che mi chiama quasi,
ammiccando
con variazioni pulsanti di luce
Mi divincolo e vado
Riprendo a spingere
I muscoli di nuovo si contraggono e decontraggono
Sono più contento così
Sono un cuorcontento
In mancanza d’altro faccio questo

 

Domani, ne sono sicuro,
anch’io entrerò a far parte 
del quadro del grande Geronimo
e poi il grande Nulla

Io e Gabriel in auto con l'ospite misterioso (selfie di Maurizio Crispi)

2. É stata organizzata una festa, 
ed è quella di compleanno per Gabriel
Si svolge in due appartamenti 
sullo stesso piano, 
ma non direttamente comunicanti 
Già sono arrivati molti degli invitati
C’è confusione 
molto trambusto, forse persino troppo
Temo che qualcosa, nella foga,
possa andare distrutto o perso
Se tanti sono già arrivati, 
altri dovranno venire in seguito
Atmosfera gioiosa 
chiassosa, 
tanta confusione 
Io passo sovente 
da un appartamento all’altro 
a seconda delle necessità, 
come quella di prendere del cibo 
o delle bevande in uno 
e portarli nell’altro, 
utilizzando grandi vassoi intarsiati
Anche nell’appartamento 
dove c’è conservato il cibo 
ci sono molti bambini 
che chiedono 
che hanno la loro necessità 
che mangiano e sgranocchiano,
e intanto ridono, parlano a raffica
si inseguono o si nascondono
cercando angoli reconditi adatti 
Poi mi ritrovo a dovere uscire 
per andare ad acquistare 
qualcosa che manca,
altre provviste
prima di rimanere 
a corto di tutto 
Viene Gabriel con me 
e c’è anche un mio cugino, 
mio omonimo, 
che non vedo da anni
Andiamo a cercare ciò che ci serve
in un supermercato
enorme, immenso
dove ci si perde con facilità
Attratti dalle mercanzie arrivano 
frotte di acquirenti, 
chiassose e colorate
Sono in così tanti
che l’intera organizzazione va in tilt
e temo di perdere Gabriel
Sto trasportando un grosso pacco
pieno di cornetti (croissant) industriali,
ingombrante come non mai
Esco, 
rientro,
scanso gruppi numerosi e vocianti 
che arrivano come onde di tsunami
spazzando tutto al loro passaggio
e lasciando dietro di sé 
solo macerie, detriti e incarti vuoti
Mi seggo su una provvidenziale panchina
Attendo
Ed ecco che dopo un po’ 
i due, mancanti all’appello, spuntano
Per tornare a casa
ci sarebbero varie possibilità
Un’opzione è attraversare 
l’intero super supermercato
per uscire da un passaggio secondario che attraverso un tornello 
fa immettere in una strada 
molto trafficata di auto 
Prendiamo proprio questa scorciatoia,
scartando un percorso più lungo
e che ci farebbe perdere più tempo 
Ma poi - ironia della sorte - 
ci sono delle complicazioni 
al passaggio del tornello 
Ci ritroviamo sulla strada gremita di auto e motocicli
e camion e bus 
Camminiamo 
Io, portando tre grossi involti, 
mi metto addirittura a correre 
C’è un traffico che non si può dire,
caos forse,
l’aria è inquinata dai gas di scarico,
mentre risuonano in un coro dissonante
clacson di tutti i tipi e campanelli di bici
e trombette varie, in mille variazioni
Non vedo l’ora di essere a casa 
ma prima bisogna contornare 
un lungo bastione antico
Mi sembra di aver smarrito la via

 

E qui il sogno finisce
 

Mi sono addormentato
prestissimo
Come un ghiro,
sono sprofondato
nel sonno più profondo
come un mare oceanico
Mi son calato dentro un pozzo profondo
Non ho più sentito nulla
Manco i messaggi in entrata
E adesso mi svegliai
Pensavo di aver dormito per ore e ore
e invece non è ancora mezzanotte
L’ora delle streghe
L’ora dei vampiri
Che paura!
E adesso non dormirò ancor
Ma leggerò
Almeno ci proverò
E poscia
Bravissimo
Bravo-bravo bravissimo!
Lentissimo!
Lentissimo!
Letto lettissimo!
Bravi bravi bravissimo bravi bravissimo!
Bene benissimo!
Alla ricerca della parola giusta
che non viene mai
quella meglio scandita
come il candito
Candy Candy camera
Perfetto
Ma anche il caffè perfetto
ovverossia parfait!
E' proprio quello che ci vuole,
come il sale

E adesso tutti dorman!

Maurizio Crispi (30 marzo 2024)

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27 marzo 2024 3 27 /03 /marzo /2024 11:38
Un oggetto distopico

Pregevole reperto,
avvistato a Palermo,
in via Francesco Scaduto,
la via che contorna Villa Sperlinga
Scultura postmoderna
da poter accoppiare felicemente
con una merda d'artista
'Comoda' da poter utilizzare
in caso di improvviso e violento scisone
oppure per riporre le deiezioni canine
Oggetto polivalente
di cui godere
in molteplici modi,
persino dotato di tavoloccia
in ottimo stato d’uso,
tale da assicurare
confortevolissima seduta
La tavoletta era abbassata
Ciò non ha dato all'occasionale passante
la possibilità di verificare
se il WC fosse ben pieno

Forse sì,
considerando il forte olezzo
che da esso si dispiegava

Accade nelle migliori famiglie

Dopo un paio di giorni,
l'oggetto distopico è scomparso

Maurizio Crispi (27.03.2024)

Merda d'artista

Merda d'artista è un'opera dell'artista italiano Piero Manzoni.

Nel dicembre del 1961, l'autore sigillò 90 barattoli di latta, uguali a quelli utilizzati normalmente per la carne in scatola, ai quali applicò un'etichetta identificativa, tradotta in quattro lingue (italiano, francese, inglese e tedesco), con la scritta «Merda d'artista. Contenuto netto gr. 30. Conservata al naturale. Prodotta ed inscatolata nel maggio 1961». Sulla parte superiore del barattolo è apposto un numero progressivo da 01 a 90 insieme alla firma dell'artista.

L'artista stabilì il prezzo in 30 grammi di oro zecchino, attraverso uno scambio diretto che non prevedeva la mediazione del denaro, e stabilendo un legame tra valore e oro affine a quello del sistema aureo. L'opera suscitò anche un'interrogazione parlamentare da parte di Guido Bernardi, contrario ad una retrospettiva dell'autore a Roma nel 1971. Attualmente i barattoli sono conservati in diverse collezioni d'arte pubbliche in tutto il mondo; ad esempio, l'esemplare n. 01 è esposto presso il Museo San Fedele di Milano (parte della Nanda Vigo-Private Collection), il n. 04 alla Tate Modern di Londra, il barattolo n. 80 si trova al Museo del Novecento di Milano, il Centro Georges Pompidou di Parigi possiede la scatoletta n. 31 e al Museum of Modern Art di New York troviamo la n. 14.

A Milano, il 7 dicembre 2016, un collezionista privato si è aggiudicato l'esemplare n. 69 a 275.000 euro, compresi i diritti d'asta, nuovo record mondiale d'asta.

 

Manzoni considera che il vero valore simbolico di un’opera risieda nel rapporto con il corpo dell’artista (è l’artista a essere sacralizzato dal mercato), le cui manifestazioni assumono dunque, nella dimensione del paradosso critico, un valore equivalente a quello delle reliquie: le Impronte e le firme, il Fiato d’artista, la Merda d’artista ne sono altrettanti esempi: “in un progetto precedente intendevo produrre fiale di “sangue d’artista””, inoltre “nel ’61 ho cominciato a firmare, per esporle, persone. A queste mie opere, do una "carta di autenticità". Sempre nel gennaio del ’61 ho costruito la prima “base magica”: qualunque persona, qualsiasi oggetto vi fosse sopra era, finché vi restava, un’opera d’arte”, scrive in Alcune realizzazioni - Alcuni esperimenti - Alcuni progetti. il fatto che la società contemporanea attribuisca un grande valore economico alle opere di un artista si estende al valore delle sue reliquie, che è fatto equivalere a quello dell’oro, identificato simbolicamente come la materia cui si attribuisce comunemente il massimo del pregio così da riscattare il dispregio attribuito ordinariamente alle feci.

Non è previsto che il contenuto della scatoletta sia conosciuto dal fruitore, che se ne può accertare solo aprendola, dunque distruggendola e annientandone il valore.

Come già aveva fatto nelle Linee, rotoli di carta tracciati da un segno continuo presentati all’interno di un cilindro sigillato, anche in questo caso il “reliquiario” diventa in se stesso la garanzia di ciò che contiene.

Agostino Bonalumi, amico di Piero Manzoni, ha dichiarato che, in realtà, all'interno delle famose scatole non vi è nient'altro che gesso.

Più precisamente:

«Posso tranquillamente asserire che si tratta di solo gesso. Qualcuno vuole constatarlo? Faccia pure. Non sarò certo io a rompere le scatole.» (Corriere della Sera di lunedì 11 giugno 2007, pagina 30)

Nel 2008, Bernard Bazile, artista francese, ha aperto una delle scatolette, appropriandosi dunque dell'opera attraverso la sua distruzione. Dentro vi ha trovato una seconda lattina più piccola (che però non ha aperto).

Cochi Ponzoni, amico di Piero Manzoni, ha dichiarato in una intervista che la nipote di Piero Manzoni, Giuseppina Pasqualino di Marineo, in arte Pippa Bacca, gli abbia riferito che, in realtà, all'interno delle famose scatole non vi è nient'altro che marmellata d'arance.

L'opera di Manzoni risulta influenzata dai celebri ready-made di Marcel Duchamp– in questo caso i ready-made aided - e al di là dell'aspetto più superficialmente scandalistico suscitato alla sua presentazione, ha suggerito diverse letture simboliche:

l'opera allude per paradosso al culto delle reliquie, che le considera sacre a prescindere dalla loro natura effettiva;

  • in senso ironico, allude all'idea che un artista già affermato troverebbe mercato e consenso della critica per qualsiasi opera produca, al di là della sua qualità specifica;
  • in particolare si riferisce al fatto che il mercato dell'arte contemporanea è pronto ad accettare letteralmente della merda, purché in edizione numerata e garantita nella sua autenticità ed esclusività;
  • contemporaneamente, il valore artistico di quest'opera di Manzoni è squisitamente concettuale, e perciò accessibile a chiunque senza limitazioni dovute né al costo di acquisto, né al possesso materiale o all'accessibilità fisica, né alla riproducibilità tecnica. È dunque, secondo Duchamp, tipicamente “anestetica”.
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26 marzo 2024 2 26 /03 /marzo /2024 11:45
Rami scarnificati dopo capitozzatura selvaggia (foto di Maurizio Crispi)

Rami scarnificati dopo capitozzatura selvaggia (foto di Maurizio Crispi)

Dopo molto lottare
mi addormentai
Sognai
Vissi vite vicarie e sostitute
Feci molte cose
prosaiche e ordinarie,
ma anche d’avventura
Dopodiché tornai allo stato di veglia,
riemersi,
senza poter ricordare
Tutto svanito,
perso,
cancellato,
obliato

E si levó anche un vento di tempesta
che tutto trascinò via
in un vortice

Sarà per una prossima volta

Maurizio Crispi (25 marzo 2024)

Mah!
Anche questa notte
ho sognato
Mi pareva di non ricordare nulla,
poi è emerso un brandello onirico,
un qualcosa,
un qualcuno,
ombre

Ed è questo
C’era la rievocazione
d’un evento triste e fatale
Esattamente un anno prima
una donna era stata uccisa,
un’insegnante,
aggredita da un pazzo,
armato di un coltello fatidico,
mentre svolgeva il suo lavoro
Erano tutti fermi lì
a rispettare un minuto di dolente silenzio
per ricordare la vittima
Io che ero all’oscuro di tutto,
venivo a saperlo solo in quel momento
e cercavo di unirmi a quel cordoglio,
in punta di piedi

Maurizio Crispi (26 marzo 2024)

La vita è sogno (dal web)

1. Ho dormito a lungo
di sasso, come un ghiro
Ho sognato che dormivo
e che mentre dormivo sognavo

Sognavo di sognare
E poi, ancora, sognavo di sognare
che stavo sognando
e, nel pieno del sogno del sogno
in cui sognavo, mi svegliavo
e vivevo una vita
che non era quella reale 
ma apparteneva al sogno
Alla fine, non potevo più distinguere
tra sogno e realtà 
e non potevo più dire 
- e nemmeno sapere - 
chi io fossi 
e dove fossi

(20 marzo 2024)

Angolo dei ricordi (foto di Maurizio Crispi)

2. Questa notte ho dormito come un ghiro

Sogni profondi intervallati da brevi risvegli 

Dormivo 
e mi sembrava di essere 
sempre nello stesso sogno 
in cui succedevano cose diverse,
come in una storia 
che si dipanava con diversi capitoli
Un motivo conduttore 
era un farmaco 
che provocava un sonno profondo 
Tutti lo prendevano 
E, in diversi momenti del sogno, 
io avevo a che fare con molte persone,
conoscenti e non,
che venivano prese da irresistibile sonnolenza
Dopo che ne avevano assunto una o più dosi,
ad alcuni suggerivo 
di andare a distendersi da qualche parte,
anziché stare con la testa ciondoloni
Tra questi, c’era un giovane medico
figlio d’una mia cara amica,
ma anche il mio collega del lavoro attuale
che se ne stava bellamente a dormire
con la testa appoggiata sul tavolo,
russando come un trombone
Io dicevo: Dai! Dai!
Lo scuotevo dal torpore:
Dai! vai a metterti sdraiato che è meglio!
Dopo ripetute esortazioni
lui si decideva infine
a seguire il consiglio
Cercavo di aiutarlo a mettersi in piedi
Ma lui diceva: Nono! 
Faccio da solo, e grazie!

Poi, in un’altra parte del sogno
mi ritrovavo in mare su d’una barca 
da canottaggio,
una iole da mare
Vogavo con energia
Le condizioni del mare si prestavano molto allo sforzo remiero:
c'era solo qualche leggera increspatura
Procedevo a ritmo regolare
battendo dei colpi ogni tanto
per vivacizzare l'andatura
Più lontano c’era una iole a otto
per me irraggiungibile
L’equipaggio si esercitava
a fare delle partenze
e a battere dei colpi
Era bellissimo vederli andare
all’unisono,
come un meccanismo 
perfettamente funzionante

 

Poi, mi ritrovavo a terra e camminavo
con un grande borsone sulle spalle
alla ricerca di un posto dove fare la doccia,
dopo lo sport 
e il vigoroso allenamento
Passavo da una piazza
dove era in corso una grande manifestazione di protesta
C’erano gruppi variopinti 
con stendardi e gagliardetti rossi
Erano rappresentate diverse categorie di lavoratori,
diverse organizzazioni sindacali,
ognuna con i propri propri contrassegni
C’era un palco 
sul quale si avvicendavano gli oratori
Uno speaker mi vedeva passare lontano
Mi riconosceva e mi chiamava
Parlando al microfono, 
diceva a tutta la piazza:
Qui, c’è il dottor Crispi!
Ora ci dirà qualcosa!
Siamo lieti averlo con noi!
Io mi avvicinavo schernendomi,
ma allo stesso tempo ringraziandolo
Ma chi era?
Lo zio Sandro?
Non so 
Mi pareva di riconoscerlo

Eppure…

Quale motivo aveva per chiamarmi 
sul palco, lo zio Sandro?
Mi metto a turno
Ma l’organizzazione ferrea della giornata
non consente 
che io possa essere inserito tra gli oratori,
e nemmeno tra i datori o i fattori
In effetti uno dei gruppi rappresentanti
in questa grande onda sindacale
- è costituito  dai lavoranti di un’azienda agricola di stampo biologico 
E hanno portato in rappresentanza 
del loro lavoro magnifiche caciotte 
e altri squisiti prodotti della terra
Man mano che i diversi gruppi
dicono la loro sfilano via
con i propri variopinti costumi
gli stendardi e le armi,
e se ne vanno
Io mi ritrovo a camminare
con lo speaker di prima
- che è lo zio Sandro - 
quello che mi aveva invitato a salire sul palco
Io sono sempre con il borsone dello sport
appeso alla spalla
Camminiamo a lungo 
parlando del più e del meno
e anche senza meno
Io vorrei andare alla sede del circolo sportivo-nautico
per farmi una bella doccia rigenerante
e poi tornare a casa dove mi aspettano
Camminiamo, camminiamo
Chiacchieriamo e chiacchieriamo,
un chiacchiericcio continuo
Sfilano davanti ai nostri occhi
edifici di ragguardevole fattura
Ma non ci fermiamo mai
ad osservarli meglio e a commentarli

 

Passando in una fase successiva del sogno,
sono li che cammino non più con quello speaker,
ma con una mia amica
dei vecchi tempi andati
Procediamo a passo indolente
lungo le banchine d’un vecchio porticciolo
e mi rendo conto
che la sede nautica del circolo
al quale sono diretto
l’avevamo già superata da tempo
lasciandocela alle spalle
Che guaio!
Quindi, adesso si poneva la necessità 
di tornare indietro, e per farlo
occorreva camminare lungo i moli del porto vecchio
dove c’è un’infinità di imbarcazioni da diporto alla fonda
Siccome si tratta di attracchi 
dati in concessione a diversi club 
il passaggio non è libero,
e nemmeno agevole
Bisogna inventarsi
Bisogna superare ostacoli
Saltare come stambecchi
Acquattarsi per superare basse recinzioni
Strisciare
E così via, come in un percorso di guerra
Sono impacciato da diversi oggetti che tengo in mano
Alcuni deperibili, come importanti documenti cartacei,
forse anche le mie carte di credito,
una scatoletta con dei farmaci
In un passaggio difficile,
tutti questi oggetti cadono in acqua
Cerco di afferrarli
Io stesso devo mettermi 
con i piedi a mollo
L’acqua fortunatamente è pulita
anche se emana un forte odore 
di alga, pesce e putredini varie 
e queste sollecitazioni olfattive
causano gran dolore alle mie nari
Mentre mi agito per cercare di riprendere
ciò che è caduto in acqua
prima che si inzuppi e si rovini
casca un bilanciere
messo lì in precario equilibrio
proprio sul ciglio del molo
e con un tonfo cupo s’inabissa
Wow! Whoops!
Non c’è niente da da fare
Non si può più riprendere
Lì vicino c’è ormeggiata 
una piccola imbarcazione da diporto
Io e la mia amica pensiamo di risolvere
il problema dello spostamento da compiere,
facendolo per mare anziché via terra,
appropriandoci temporaneamente
di questa barchetta
molto stretta e instabile
Per salirci sopra dobbiamo compiere
vari contorcimenti
molto buffi, da comica finale
con goffaggini alla maniera di Stanlio e Ollio
Vabbè
Poi alla fine ci ritroviamo sullo scafo
dotato d’un piccolo motore elettrico
Ci allontaniamo,
mentre una voce fuori campo
commenta che la barca
che abbiamo preso
appartiene ad una setta evangelica
che ha sede proprio là
Io dico dico: Vabbè! 
Va bene, poi la riportiamo la barca
Non ce la teniamo sicuramente
La voce fuoricampo ribadisce
che quelli di questo culto 
vengono a riunirsi qui 
solo una volta la settimana
e che ogni volta trovano
che le loro cose sono state
manomesse o portate via
da qualche malvolente
o malmostoso sottrattore

Non c’è speranza alcuna, insomma

 

(Dissolvenza)

 

(18 marzo 2024)

Maschera (foto di Maurizio Crispi)

3. C’è un sogno

Sono con un paziente 
pericoloso 
minaccioso
Lo porto con me 
Forse a casa mia 
Mi sento molto in difficoltà 
Ho una sensazione di rischio/catastrofe imminente 
Temo che egli possa afferrare un coltello 
oppure nasconderlo per usarlo in seguito 
o arraffare qualsiasi altro oggetto 
che possa essere utilizzato come arma impropria
ovvero anche come un Armao Meravigliao
come il Kakao
L

o tengo d’occhio
Lo scruto
Qualsiasi azione che io intraprenda
è legata alla necessità
di dovermi guardare le spalle
Il paziente é riottoso,
mal si adatta ai controlli
che io faccio di continuo
nella sua stanzetta
Non capisco perché quel paziente
malmostoso e lugubre 
me lo sia portato a casa

 

(16 marzo 2024)

La vena inaridita
Poco da dire
Poco da fare
Niente sogni
Niente voli della mente
Routine
Ripetizioni
Brogliacci

Il sole sorge ancora,
per il momento

Maurizio Crispi (26 marzo 2024)

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24 marzo 2024 7 24 /03 /marzo /2024 12:09
acacie in fiore (foto di Maurizio Crispi)

I piccioni tubano
il giorno evolve

 

La domenica delle palme é trascorsa
con un conto di molti, troppi morti
che ingombrano le città in rovina,
i teatri e i luoghi di adunanza
Sono troppi e sono tutti eguali

 

La morte è una grande livellatrice
e per ogni singolo morto,
ci si deve dolere,
non importa di quale parte
o colore siano
I morti delle guerre e degli odi
sono il più delle volte innocenti,
mentre gli scellerati purtroppo
restano in vita, 
poiché hanno stretto un patto
col il diavolo
Loro sogghignano
e poi, fingendo dolore
e con lacrime ipocrite 
giù lungo le gote,
accendono ceri per i defunti 
Per la morte d’uno solo
di questi uomini perfidi
forse gioirei senza ritegno,
ma anche ciò sarebbe forse irrilevante 
Sono certo che in un’altra vita
questi dispensatori di morte e dolore
troveranno la loro pena,
mentre qui le loro ossa
e le loro ceneri
saranno disperse
e saranno per sempre dimenticati

 

Il vento soffia 
e porta con sé
le grida di dolore e il pianto 
di coloro che sono morti
senza una giusta causa
e che anelano ad essere ricordati

Lacrime di Crocus-dillus

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23 marzo 2024 6 23 /03 /marzo /2024 10:23

Noi che ancora ricordiamo siamo dei dinosauri in via di estinzione.
Incalzano orde di più giovani che si sono disabituati a ricordare, che - anzi - detestano dover ricordare e che considerano tutti i supporti materiali connessi al ricordo e al ricordare qualcosa di inutile e di ingombrante.
Queste orde di più giovani vanno inesorabilmente incontro ad un futuro senza memoria che sarà, inevitabilmente, più vuoto e più sterile, che non avrà più voci dialoganti con un passato che hanno reso muto ed insignificante..
Quelli che ci seguono avranno ciò che vorranno, su questo non si può sindacare.
Ma per noi che ci siamo abituati a vivere nel ricordo è cosa ben triste pensarlo.
Parlo per me, dunque: finché potrò, io continuerò a ricordare.

Maurizio Crispi (8 marzo 2023)

La mamma nel giorno del suo 90mo compleanno. Persino nostra cugina Giorgia è venuta a trovarla da Roma e lei è felice (Foto di Maurizio Crispi)

Oggi 8 marzo 2024 ricorre il compleanno di mia mamma Irene.
La mamma nacque l’8 marzo del 1918 e ci ha lasciati il 4 gennaio del 2010, quando mancava ormai poco al suo 92° compleanno.
È una data che non dimentico, quella del suo compleanno, come anche quella della sua dipartita.
La mamma continua a vivere nei miei ricordi e in quelli delle persone che l’hanno conosciuta e amata.
Mamma, ovunque tu sia, buon compleanno!
E voglio ricordare qui la mia cara cugina Maria Patrizia, figlia dello zio Aldo, il fratello più piccolo di mamma, la quale pure celebrava il suo compleanno l’8 marzo, essendo nata quasi esattamente sei mesi dopo di me.
Con Maria Patrizia nel corso degli anni abbiamo condiviso alcune scelte di studio e professionali, ma soprattutto negli anni cruciali dell’infanzia e dell’adolescenza siamo stati cresciuti come fossimo fratelli, più che semplici cugini.
Voglio anche ricordare qui che Maria Patrizia ci ha lasciato l’anno scorso, proprio poco dopo il ricorrere del suo compleanno.

 

La mamma nel giorno del suo 90mo compleanno. Persino nostra cugina Giorgia è venuta a trovarla da Roma e lei ne fu davvero felice (Foto di Maurizio Crispi)

La mamma nel giorno del suo 90mo compleanno. Persino nostra cugina Giorgia è venuta a trovarla da Roma e lei ne fu davvero felice (Foto di Maurizio Crispi)

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23 marzo 2024 6 23 /03 /marzo /2024 10:16
Veduta marina da Piano Aci (Altavilla Milicia) - foto di Maurizio Crispi

Sognavo che ero un delfino

Nuotavo nel mare profondo 
facendo evoluzioni e giravolte
tuffandomi e scendendo in profondità abissali 
risalendo poi a velocità inaudita
e saltando fuori con voluttà

Inanellavo giochi 
con una Delfina che mi piaceva
Nuotavamo a lungo
senza mai fermarci
Giocavamo a rincorrerci
Pur separati 
ci facevamo uno

Eravamo nei pressi di un’isola 
Il mare d’un profondo blu
cingeva in intimo abbraccio
pendii di nere rocce laviche,
screziate di rosso,
Poi, stanchi d’esser delfini,
scendevamo a terra
in sembianze umane,
avendo lasciato la pelle di delfino
nascosta nell'anfratto d'uno scoglio,
e camminavamo lungo aspri sentieri

C’era, innegabile, una forte emozione
che correva dall’uno all’altro,
come una corrente elettrica,
sfrigolante lungo invisibili fili,
perché capivamo
che eravamo inseparabili

Cercavamo un posto
dove immaginarci insieme
e dove rifocillarci anche,
pregustando il piacere
d’una buona e robusta rustica cucina

Mangiare ci avrebbe reso forti
e, dopo, saremmo ritornati con gioia  
alla nostra natura di creature marine
per riprendere i nostri giochi spensierati

 

(Dissolvenza)

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14 marzo 2024 4 14 /03 /marzo /2024 12:26
Riflesso atriale (foto di Maurizio Crispi)

Sono in un grande resort vacanziero
Sono arrivato con altri 
per una breve vacanza 
C’è una grande confusione, 
un sacco di gente vociante,
sovraeccitata
sudaticcia
(ma, del resto, siamo in piena estate)
L’aria attorno è vibrante 
di cicalecci vari e continui
con l’interpunzione di tonfi e grida
Sono tutti impegnati 
in una grande corsa quotidiana
per partecipare alle diverse attrattive
e agli intrattenimenti in programma
Ci sono, ovviamente, gli animatori 
che tengono in pugno la situazione
e che propongono un fitto programma 
a cui tutti si fanno obbligo di partecipare
Io mi aggiro tra la folla,
un po’ stralunato a dire il vero,
passando da un luogo all’altro
e cercando di evitare il più possibile
d’essere attratto dal gorgo
di questi divertimenti artificiali e posticci
Cammino e cammino 
solcando la folla variopinta
e, all’improvviso, una voce gioviale 
mi chiama per nome, 
dicendomi
Tu sei Maurizio Crispi! 
Wow! Faccio io senza girare le spalle
e proseguendo nel mio cammino, 
facendo finta di niente, insomma
Poi, con istantanea autocritica,
mi sembra che il mio comportamento
possa essere indice 
di eccesso di sgarbataggine
e musoneria
Quindi, anche se di malavoglia,
mi giro con un vago sorriso sulle labbra
verso colui che mi ha chiamato per nome
E gli dico: 
Oooooh! 
Come stai?
Chi sei?
Lui, allampanato, mi dice un nome
che non evoca niente,
non mi dice niente
Ma lui aggiunge:
Ci conosciamo attraverso il social
Ah!, faccio io
E lui dice ancora: 
Ma tu solitamente nei social 
sembri molto più simpatico
Qui invece dai l’impressione 
di essere soltanto 
uno schivo e scorbutico, 
un musone!

Wow!, faccio io, 
mantenendo il profilo 
di quello che è parco di parole,
ma poi mi lancio in un discorso
Forse è così, non so
Forse nei social 
quando non si appare in presenza fisica
si è più disponibili ad interloquire,
a dire la propria
La mancanza di contatto fisico
e della vicinanza
- o se vogliamo - della prossimità 
facilita questo tipo di comunicazione
ed anche l’esposizione allo sguardo altrui,
ma in presenza sento 
di essere ben poco disponibile
Forse perché ho paura 
d’essere vulnerabile
Non ci posso fare nulla, è così

Mah, dice l’altro
Io adesso sto andando ad incontrare
Beppe Fazio
Sai, qui nel resort c’è Beppe Fazio
accompagnato da un suo assistente
Ogni giorno si incontrano 
con noi del pubblico
Si mescolano con tutti
Giocano e si divertono
Adesso, per esempio,
c’è in programma 
un grande girotondo collettivo
E poi si darà vita 
ad un serpentone lungo lungo
con il quale, a suon di musica,
attraverseremo l’intero resort
Si prevede che al serpentone umano longo longo
parteciperanno centinaia di persone
Su, vieni! 
Vieni con me a partecipare

Io faccio, Noooo!
Non è per me!
Non mi piace Beppe Fazio! 

Voglio andarmene per i fatti miei 
Vabbè, fa l’altro, scelta tua!
Però, poi non lamentarti
che ti senti solo!

E così dicendo se n’è andato,
lasciandomi solo, per l'appunto
Ed io ho continuato per la mia strada,
un volto anonimo perso nella folla

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7 marzo 2024 4 07 /03 /marzo /2024 06:37
Cielo di Palermo (foto di Maurizio Crispi)

Difficile dire
Difficile fare
Penso
Non penso
Dormo
Son desto
Sogno
O forse no
Travolto dalle notizie
che arrivano a valanga
Notizie brutte
Notizie sconfortanti
Guerre
Missili
Bombe
Gente che muore e che soffre
Sono stanco
Proprio stanco
Come si può vivere così 
Quale è il senso
Non c’è possibile conforto
al senso di atroce futilità 
che pervade
ogni singolo istante
del vivere quotidiano
Poi ci sono
quei cieli akashici
di bianco e di blu
che incombono sopra di me

 

Tuffandomi in essi
con lo sguardo
viaggio a vertiginosa velocità 
nel tempo e nello spazio 
e dimentico,
dimentico,
immergendomi nel Bardo,
morendo e rinascendo

 

E allora,
come disse il Poeta,
naufragare m’é dolce
in questo mare

Immergersi nel Bardo
Immergersi nel Bardo
Immergersi nel Bardo
Immergersi nel Bardo
Immergersi nel Bardo
Immergersi nel Bardo
Immergersi nel Bardo
Immergersi nel Bardo

 

Il bardo

Bardo. In alcune scuole del buddismo con il termine bardo (tibetano བར་ དོ་ Wylie: bar do) o antarabhva (sanscrito) si intende uno stato intermedio, di transizione o liminale tra la morte e la rinascita, presente nella dottrina del Buddhismo Mahayana e Vajrayana.

È un concetto nato poco dopo la morte del Buddha, con diversi gruppi buddisti delle origini che accettavano l'esistenza di un tale stato intermedio, mentre altre scuole lo respingevano. Nel Buddhismo tibetano, il bardo è il tema centrale del Bardo Thodol, il Libro tibetano dei morti, in cui viene descritto dettagliatamente nelle sue fasi.

Il lama Ole Nydahl descrive così le varie fasi dello stato intermedio:
«Un evento condiziona il successivo e così, quando il corpo muore, le capacità sensoriali e l’oggetto di identificazione di questo flusso di esperienze viene perso. (...) In primo luogo, la coscienza si ritrae dalla pelle e dagli altri organi sensoriali nel canale centrale di energia, l’asse magnetico che attraversa il nostro corpo. Mentre la consapevolezza diminuisce, si perde il controllo delle parti solide e liquide del corpo, il suo calore e il respiro. Quindi gradualmente le energie — dalla sommità e dall’estremo inferiore del canale di energia — si spostano contemporaneamente verso il livello del cuore, mentre la mente vive forti esperienze di chiarezza e gioia. Dopo venti, trenta minuti che si è esalato l’ultimo respiro, si sperimenta una totale oscurità e successivamente una luce molto chiara appare al livello del cuore. A questo punto si presenta un’occasione unica: se si è meditato a lungo, se si sono mantenuti i legami con la pratica, se si è stati completamente onesti con se stessi, c’è la possibilità di riconoscere e mantenere questa luce raggiungendo di fatto l’illuminazione. (...) Se tuttavia si diventa incoscienti a causa della troppa intensità della luce – come accade nella maggior parte dei casi – questo stato di incoscienza dura circa tre giorni e al risveglio non si sa di essere morti e non lo si vuole riconoscere. Per circa una settimana la mente rimane nella continuazione della vita appena conclusa. Si ritorna nei posti e dalle persone conosciute, le quali, logicamente, non possono vederci. Questa condizione è molto confusa anche perché, a causa della perdita del corpo, si appare immediatamente in qualsiasi posto pensiamo. Dieci giorni dopo la morte, dopo una settimana in questa condizione, si riconosce infine di essere morti. Questa consapevolezza è un tale shock che si sviene nuovamente e quando la mente si riprende da questo secondo stato di incoscienza, il mondo abituale è scomparso e il proprio subconscio si attiva. Le profonde impressioni immagazzinate appaiono e, entro non più di cinque settimane e mezza, esse maturano in rigide strutture psicologiche che esprimono le più forti tendenze mentali sviluppate durante l’ultima vita. Sia orgoglio o gelosia, attaccamento o rabbia, avidità o confusione, la tendenza predominante colora la mente e al tempo stesso la attrae verso luoghi e esseri che corrispondono al suo contenuto. Così azioni positive conducono a rinascite favorevoli in paesi piacevoli, mentre le azioni nocive generano rinascite in condizioni di sofferenza che rendono la vita difficile nella maggior parte del mondo al giorno d’oggi.»

Dopo circa sei settimane avviene la rinascita. Il bodhisattva, cioè l'illuminato che rinuncia al Nirvana per beneficio degli esseri senzienti, può scegliere, sempre dopo questo tempo, ma restando in stato di consapevolezza dopo aver riconosciuto la "chiara luce", la sua prossima rinascita, di solito come un tulku lama un maestro o un praticante che in questo caso si è reincarnato volontariamente.

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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