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30 ottobre 2019 3 30 /10 /ottobre /2019 09:51
Chris Kraus, I Love Dick, Neri Pozza, 2017

Afferma René Girard, nel suo testo Geometrie del desiderio (Raffaello Cortina, 2012) che in tutte le relazioni amorose, incluse quelle "letterarie", vige il principio secondo cui,in maniera occulta o esplicita, debba esserci la presenza di un terzo, il cui esserci serve ad alimentare la passione amorosa e tutti i movimenti interiori su cui si fonda la relazione.

Il testo di Chris Kraus, I Love Dick (traduzione dall'inglese americano di Maria Nadotti), pubblicato da Neri Pozza (Collana Bloom), nel 2017, è una valida semplificazione di questo assunto ed  è anche - per molte ragioni - come scrive Joan Hawkins nella postfazione si presenta - se lo si volesse etichettare in qualche modo - come una fiction "teoretica", nel senso che in contesto epistolare-diaristico una triangolazione amorosa evolve rapidamente - senza aver visto prima qualsivoglia "consumazione" - verso una dimensione cerebrale ed una condivisione intellettuale, piuttosto che fisica.

Chris Kraus, filmmaker sperimentale e sposata da anni con l’intellettuale Silvère Lotringer, nel corso di una serata assieme Dick, critico culturale inglese, crede di innamorarsi di lui, sulla base di poche parole e sguardi scambiati (e la prepotente sensazione di una nascente complicità). Nasce quindi nei giorni seguenti, senza che ci sia stato alcun approccio fisico, un fitto scambio epistolare, quasi febbrile, con Dick: molte delle lettere non saranno mai spedite.

Lo scambio epistolare è pienamente condiviso con Silvère che è anche autore di alcune delle lettere indirizzate a Dick.

Si crea dunque un triangolo amoroso, in larga parte del tutto mentale (da qui la definizione di "fiction teoretica"), mentre Chris continua a cercare di suscitare una qualche attenzione da parte di Dick. Questo coinvolgimento emozionale, ma anche intellettuale, nei confronti di un terzo, conduce Chris e Silvère a riprendere dei contatti sessuali, ormai interrotti da anni, ma in un successivo momento alla loro separazione definitiva, per quanto poi il loro rapporto continui in modi diversi.

Nella realtà vissuta, ci saranno soltanto due o tre incontri tra Chris e Dick, tutti caratterizzati da una fondamentale ritrosia da parte di Dick che non apprezza l'irruenza di Chris e cerca di prenderne le distanze.

La dimensione epistolare si trasforma dunque in una dimensione diaristica, in cui Chris si rivolge continuamente a Dick, assunto a suo interlocutore ideale, per raccontargli dei suoi viaggi, del suo lavoro, dei suoi ricordi intellettuali, dei suoi pensieri e riflessioni sul mondo artistico che frequenta, sulla sua arte.

Il rapporto tra Dick e Silvère prosegue e si rafforza, prendendo le forme di una collaborazione culturale, da cui Chris invece è esclusa. Per Chris, dunque, Dick è un catalizzatore di emozioni, di riflessioni e di idee. Dick, in realtà, non è interessato per nulla a le, anzi al contrario trova l'esuberanza di Chris eccessiva e fuor di luogo. Tra le righe - ecome sembra suggerire il finale - si è portati a pensare che l'invaghimento di Chris abbia funzionato piuttosto per l'attivazione e il consolidarsi di una relazione tra Dick e Silvére, su di un piano intellettuale e collaborativo, dunque di stampo omosociale, benché non direttamente agita sul piano omosessuale.

Si può sicuramente affermare che il modello di relazione a tre offerto da Chris Kraus nella sua opera si ponga ad un estremo di un ampio spettro di relazioni amorose traingolari, al cui estremo opposto si collocano quelle in cui due partner di un stesso sesso dividono una relazione amorosa con un terzo partner di sesso opposto, con diverse possibili configurazioni. dalla condivisione di uno stesso spazio di vita e momenti di relazioni sessuali duali differenziate alla non condivisione di spazi di vita comuni e relazioni sessuali a tre, prevalenti ma non esclusive (con una coppia che nella sua costituzione è dominante rispetto all'altra), per arrivare infine a situazioni in cui la scelta di un parner terzo solo esclusivamente nell'ambito della sessualità avviene solo occasionalmente e in contesti specifici (quelle che vengono definite situazioni "trasgressive", idioma più recente rispetto all’espressione di sapore ottocentesco quale era la cosiddetta “licenziosità libertina”) e in cui la presenza di un partner terzo ed intercambiabile sovente in situazioni promiscue ha la funzione di rinsaldare la relazione e la complicità all'interno di una coppia, attivando il desiderio.

Parlando di queste diverse configurazioni gli esempi nella letteratura e nella cinematografia sono molteplici, a partire da quello che si può considerare un classico del genere e che è il romanzo Jules e Jim di Pierre Roché (e il film che ne è stato tratto, considerato uno dei capolavori di Jean-Luc Godard), ma possiamo anche fare riferimento al bel film basato sulla vita reale, Il Professore Marston e Wonder Woman (che offre un esempio di convivenza a tre tra il professore Stanton, il creatore del personaggio femminile dei fumetti Wonder Woman due donne, in sfida alle convenzioni dell'epoca). E la lista degli esempi letterari e cinematografici potrebbe allungarsi notevolemente, sino al recentissimo film dello spagnolo Gaspar Noé, Love.

In queste relazioni a tre, ovviamente, esiste anche una forte componente omofila che lega tra loro intensamente i due partner dello stesso sesso, più facilmente esplicitata tra donne  (nella combinazione 2W+1M) che non tra gli uomini nel caso della configurazione 2M+1W.

Si tratta di situazioni che spesso dai benpensanti re dal perbenismo ottuso sono state bollate come licenziose, peccaminose, frutto del vizio, perverse, ma che in realtà rappresentano una sfida ad un modo di essere e di amare totalmente diverso da ciò che recitano le convenienze e le ristrettezze morali. E, in parte, ancora oggi, questi comportamenti sono oggetto di riprovazione sociale.

Il quesito che viene lanciato sul tappeto è infatti questo: "Perchè mai un uomo non dovrebbe poter amare contemporaneamente due donne? O una donna due uomini?”.

Una situazione a tre che, se agita concretamente con tutti i necessari adattamenti, è sicuramente ben più coraggiosa di squallide situazioni in cui un terzo partner esiste, ma sta nell'ombra di una relazione extraconiugale che deve rimanere segreta alla consapevolezza sociale.
La liberazione sessuale vera passa attraverso l'abolizione di tutte le segretezze, dalla libera esplicitazione delle proprie attrazioni e desideri e dalla condivisione inclusiva con il proprio partner.

Gay Talese, La donna d'altri, Rizzoli

Si veda a questo riguardo il magnifico racconto  sulla nascita negli Stati Uniti di questo tipo di movimento di liberazione sessuale che uno dei massimi rappresentanti del new journalism Gay Talese ha fatto nel suo La donna d’altri (The Neighbor’s Wfe),partendo in larga parte da materiale osservativo da lui personalmente raccolto, originariamente pubblicato nel 1980  e riedito nel 2012 (BUR Rizzoli) con una nota di aggiornamento su persone e luoghi da parte dello stesso talese che per scrivere questo libro si "infiltrò" negli ambienti scambisti del tempo e che per qualche tempo si prestò anche - per raccogliere materiale osservativo di prima mano - ad esercitare le funzioni di direttore di un salone per massaggi. Ecco cosa scrive Talese, in particolar modo, nel descrivere l'atmosfera della Associazione scambista e di libero amore, chiamata Sandstone Retreat che lui si trovò personalmente a frequentare e a osservare "in modo partecipato", come si ritrava a dichiarare nella sua postfazione al volume:

A volte il salotto di Sandstone poteva sembrare un circolo letterario, ma il piano inferiore restava un luogo destinato ai piaceri, con spettacoli e musiche che molti visitatori non si sarebbero mai immaginati di sperimentare sotto un unico tetto, nel corso di un'unica serata.
Dopo aver sceso la scala coperta da un tappeto rosso, gli ospiti entravano in un ampio localein penombra: il caminetto illuminava i cuscini sparsi sul pavimento, dove stavano sdraiaiti uomini e donne di cui si scorgevano silo i volti in ombra, le membra intrecciate,i seni prosperosi, le dita che afferravano, le natichein movimento, le schiene sudate, le spalle, i capezzoli, gli ombelichi, i lunghi capelli biondi sui cuscini, le grosse braccia che stringevanofianchi morbidi e candidi, la testa di una donna che andava su e giùsopra un pene in erezione.Sospiri, lamenti estatici, i risucchi delle carni che si accoppiavano, risa, mormorii, la musica trasmessa dall'impianto stereo, lo scricchiolio della legna nel camino.
(ib., p. 408).
E più avanti, Talese continua enunciando l'assalto senso-percettivo a cui veniva sottopostoun'ospite di Sandstone apppena giunto e ancora alle prime armi:
...donne a cavalcioni di uomini, coppie sdraiate fianco a fianco, donne con le gambe sopra le spalle del partner, un uomo nella posizione del missionario con i gomiti affondati nei cuscini rivestiti di madras e il sudore che gli colava dal membro barbuto. Accanto una donna tratteneva il fiato e ansimava, mentre l'uomo dentro di lei godeva
; un'altra rispondeva a quei suoni arcuando la schienae aumentando il ritmo per lasciarsi andare all'orgasmo (...)
In  un angolo della sala illuminata da luci cangianti proiettate sulle pareti, si scorgevano le sagome di alcune persone nude che stavano ballando. In un altro angolo una donna unta di oli stava supina su di un tavolo, mentre cinque persone la accarezzavano e massaggiavano ogni parte del suo corpo. Un uomo muscoloso stava in punta dei piedi davanti al tavolo e si sporgeva verso le sue cosce divaricate per leccarle i genitali.
(ib., p.409)

Insomma, quella che viene descritta da Talese è una situazione di sesso orgiastico, in cui il piacere è accresciuto da stimolazioni sensoriali multiple, quasi sinestesiche, e per usare le parole di Talese, "...un potente afrodisiaco audiovisivo, un 'tableau vivant' degno di Hieronymus Bosch": il naturale punto di arrivo e inizio nello stesso tempo di enormi sviluppi "libertini", a partire dalla liberazione della relazione di coppia dai vincoli rigidi postoi dalla morale borghese. Tutto ha inizio - se si legge la storia dei diversi personaggi che convergono verso la creazione di un luogo come il Sandstone Retreat - dall'introduzione nel rapporto di coppia codificato di un terzo, non più soltanto nell'immaginazione ma nella realtà.
Il finale di Love Dick che, appunto, si innesta in questo filone che attiene ad una triangolazione amorosa per così dire "sincronica" e non più suggellata dalla segretezza in cui viene mantenuto il "terzo", escluso dal rapporto formale di una coppia qualsivoglia, è suggellato da una delle pochissime azioni esplicite di Dick, che invia due lettere una a Silvère e l'altra a Chris: ma quella destinata a Chris è soltanto una miserevole fotocopia della lettera scritta per Silvère. Questo fatto, assieme alla constatazione che la prima lettera d'amore per Dick è stata scritta da Silvère e non da Chris fa dire alla postfatrice che "...nel classico triangolo girardiano, le donne funzionino funzionano come tramite per una relazione omosociale tra uomini..." e dunque sembrerebbe proprio che, alla fine di tutto, in tutta questa storia venga celebrato il trionfo di una relazione amicale tra Dick e Silvère, da cui alla fine Chris viene ad essere totalmente emarginata (p. 290).

 

(Risguardo di copertina) Filmmaker sperimentale di trentanove anni, Chris è sposata con Sylvère, docente universitario di cinquantasei anni. Appassionata d’arte di cattiva qualità, che secondo lei rende molto piú attivo chi la osserva, Chris, diversamente da Sylvère, non si esprime in un linguaggio teorico. È abituata perciò ad attenersi a un perfetto silenzio quando Sylvère si avventura nei suoi discorsi sulla teoria critica postmoderna.

Non facendo piú sesso, i due però non evitano affatto di parlare. Praticano anzi una rigorosa «decostruzione» a modo loro. In altre parole, si raccontano tutto.

Dopo aver trascorso l’intero anno sabbatico di Sylvère in un cottage sperduto tra le montagne a un’ora e mezza da Los Angeles, una sera i due cenano in un sushi bar di Pasadena con Dick, critico culturale inglese e buon conoscente di Sylvère. Durante la cena, mentre i due uomini discettano sulle ultime tendenze del postmoderno, Chris si accorge che Dick cerca di continuo il suo sguardo, e non può fare a meno di sentirsi eccitata da quell’inaspettata attenzione. Eccitazione che si accresce quando, dopo aver raggiunto casa di Dick nel deserto di Antelope Valley, per trascorrervi la notte ed evitare così di avventurarsi sulle strade innevate, Chris si rende conto che l’inglese flirta apertamente con lei. Lo sogna perciò tutta la notte. Ma la mattina dopo, quando si sveglia sul divano letto offerto dal loro generoso ospite, Dick non c’è piú.

Quella scomparsa le sembra il perfetto compimento di un’intensa storia non vissuta, anzi, come confessa a Sylvère, di una «Scopata Concettuale». Una volta tornati nel cottage, Sylvère – per un gioco perverso o forse perché per la prima volta dall’estate scorsa Chris gli appare animata e viva – le suggerisce di scrivere a Dick e di esprimergli i suoi sentimenti.

Pubblicato per la prima volta nel 1997 e tornato prepotentemente a far parlare di sé, I love Dick è un romanzo di culto considerato «uno dei piú importanti libri femministi degli ultimi due decenni» (Observer) oltre che «un formidabile romanzo di idee» (New Statesman).

 

Hanno detto di I Love Dick

«Questo è il libro piú importante sugli uomini e sulle donne che l’ultimo secolo ci ha lasciato» (Guardian)

«I Love Dick è uno dei più importanti libri mai scritti sull’essere donna» (Observer Magazine)

«Uno dei piú esplosivi, rivelatori, laceranti e insoliti memoir mai portati sulla pagina» (Rick Moody)

«Per anni, prima di leggerlo, ho continuato a sentir parlare di I love Dick. Sono in ritardo di due decenni, ma ho capito subito di avere tra le mani un testo incandescente» (Leslie Jamison, New Yorker)

 

Chris Kraus

L'autrice. Chris Kraus, di origini neozelandesi, è nata a New York nel 1955 e ha trascorso la sua giovinezza tra il Connecticut e la Nuova Zelanda.

Si laurea alla Victoria University of Wellington in Nuova Zelanda e, tornata a New York, completa i suoi studi di recitazione con Ruth Maleczech e di teoria economica con Arthur Felderbaum.

Kraus ha realizzato film e video arte e messo in scena spettacoli e rappresentazioni in diversi città. Alla fine degli anni ’70 era membro di The Artist Project, un’impresa di servizio pubblico finanziata dalla città e compresa da pittori, poeti, scrittori, cineasti e ballerini. Il suo lavoro come artista di performance e video ha satireggiato la politica di genere della scena Downtown e ha favorito i tropo letterari, fondendo tecniche teatrali con Dada, critica letteraria, attivismo sociale e performance. Kraus è ebrea e affronta molti aspetti spirituali e sociali dell’ebraismo nelle sue opere. Dice che i suoi genitori hanno frequentato la chiesa cristiana e non le hanno detto che la sua famiglia fosse ebrea fino a quando non si è trasferita a Manhattan, forse per proteggerla dall’antisemitismo.

Esordisce nella narrativa nel 1997 con il romanzo I love Dick che diviene vent'anni dopo una Serie TV con protagonista Kevin Bacon[4]. Ha continuato a girare film fino alla metà degli anni ’90. A partire dal 2006 era sposata con Sylvère Lotringer, un ebreo che é soppravvisuto all’Olocausto da bambino; hanno divorziato nel 2016. Alcune delle sue opere sono basate sul suo matrimonio e sul suo ex marito.

Insegna cinema alla European Graduate School a Saas-Fee[5].

A I Love Dick si èispirata una serie televisiva.
 

Quello che segue è un racconto di fantasia liberamente ispirato a I Love Dick e alle tematiche che vi sono connesse e che sono state toccate nelle mie riflessioni.

Senza perdere la tenerezza


Mi trovavo in un resort vacanziero naturista un'estate di un paio d'anni addietro ed ero andato, come facevo solitamente da una certa ora del pomeriggio, a passareun po' di tempo in la grande piscina naturista con annesso hammam dove praticare lo scambismo che, a differenza di altri luoghi similari, è misto, cioè aperto alle coppie e ai singoli.
Mentre ero a bordo piscina, separata da me solo da una sdraio vuota, c'era una tipa affascinante dalla pelle bianco-lattea e capelli corvini, seno piccolo, ma sodo, intenta a leggere con interesse un libro, che era "I Love Dick": proprio, prendendo spunto da questa sua lettura abbiamo avviato una conversazione, io ne ho riconosciuto la copertina e, in effetti, ricordavo di averlo a casa, senza tuttavia averlo già letto.
Abbiamo parlato del più e del meno e lei con la sua pelle eburnea e un grande cappellaccio di paglia a tesa larga che continua a tenere su, benché fosse all’ombra, era realmente fantastica, anche per la sua variegata cultura. Veniva voglia, lì su die piedi, di toccarla e di stringerla.

Non ho avuto la presenza di spirito di domandarle se fosse qui solo per il naturismo oppure anche per le gioie dello scambismo, se fosse in altri termini – per usare il termine inglese – una swinger. La domanda rimase inespressa.

Poco dopo è arrivato il suo compagno e hanno consumato assieme un gelato; quindi, indolentemente se ne sono andati, per imbucarsi nell’hammam. Guardandoli in piedi, ho notato quanto entrambi fossero alti e longilineii, lei sinuosa e morbida nei movimenti, dotata di una grazia quasi felina. Una coppia davvero bene assortita, ho pensato.

Li ho seguiti, quasi immediatamente, spinto da un’irressistibile puslsione e da un forte rimescolio nei lombi.

E li ho trovati lì, in uno degli anfratti dell'hammam dove era messo a disposizione un grande sommier che può accogliere diversi scopatori contemporaneamente oppure situazioni tipo gang bang (per coloro che non conoscono il gergo, si intenda “ammucchiata”): si sviluppava un happening a tre, con la donna di prima messa carponi che veniva scopata da dietro da uno in piedi, mentre davanti a lei stava il suo partner che godeva delle sue effusioni orali.

A prenderla da dietro, sempre con l'autorizzazione partner, si susseguivano diversi uomini. Avrei voluto scoparla anche io: era ancora presto e non c'era ancora molta ressa.

Avrei potuto (e avrei voluto), ma non ero ancora pronto poiché subito prima una tipa mi aveva afferrato il pene, in ginocchio davanti a me, mi aveva donato un pompino, il primo della giornata, ed ero appena venuto. Un minimo di tempo per ricaricarsi ci vuole, per quanto veloci si possa essere nel recupero...

Per quanto desiderassi quella scopata non riuscivo a farlo venire duro e quindi giocoforza mi sono tenuto in disparte, fuori da quel gioco in cui avrei voluto buttarmi a capofitto.

Sono rimasto a guardare, tuttavia, perchè la situazione mi pareva assolutamente intrigante e, come ho già detto, lei mi piaceva da morire.

Più tardi, nell'arco della giornata ho visto quella coppia diverse volte aggirarsi nei diversi spazi dell'hammam. I due erano entrambi alti e longilinei: a causa di ciò non li si poteva non notare.

Lei mi pareva nella sua nudità un'elegante gazzella, ma insieme dotata di una grazia felina: insomma, al tempo stesso, preda e predatore.

Più tardi, mentre mi ero adagiato su uno dei grandi cuscini a tirare il fiato, dopo una travolgente scopata, ecco arrivare i due che si mettono comodi proprio accanto a me: elettrizzato ho allungato la mano e ho preso ad accarezzare la pelle serica della donna e le sue lunghe cosce di gazzella.

E' bastato un attimo e ci siamo avvinghiati: ho cominciato a baciarla nella bocca, mentre il compagno di lei in ginocchio sul divano ci guardava.

Baci e carezze e lei con grande tenerezza, a tratti oscillante verso la passione, mi accarezzava la schiena o me la strisciava con la punta delle unghie, provocandomi brividi di intenso piacere..

Poi, gliel'ho infilato dentro, dopo aver indossato il preservativo di rito, e ha avuto inizio una lunga e impareggiabile scopata, non violenta ed energica, ma dolce e lenta. E lei intanto tenendo le cosce ben divaricate continuava a cingermi e a carezzarmi con le sue lunghe mani la schiena, mandandomi in visibilio.

E intanto ci baciavano con passione.

E lei gemeva di piacere.

Il compagno, accanto a lei, all'altezza delle nostre teste, intanto si masturbava e se lo faceva venire duro.

Poi, in una pausa del lungo bacio per prendere fiato, lui le ha infilato il cazzo in bocca e se lo è fatto succhiare, mentre io continuavo a scoparla con tutta la dolcezza possibile. Anche il pompino che lei somministrava al suo partner era dolce ed appassionato allo stesso tempo, senza strattoni, fatto in modo da protrarre il piacere il più a lungo possibile, come piace a me. Quindi il guardarla mentre succhiava il cazzo del suo compagno era fonte per me di ulteriore piacere.

Poi, alla fine, con un lungo gemito sono venuto e ho sfilato il cazzo dalla sua vagina.

Ma sono rimasto disteso accanto a lei a carezzarla e a baciarla nella bocca, mentre il compagno prendeva a scoparla, tenendola sempre distesa di schiena.

E anche questa seconda scopata è durata a lungo. Lei  è venuta più volte, con lunghi gemiti, non rumorosi e plateali. Anche il compagno è venuto.

Dopo, appagati, siamo rimasti distesi a lungo con lei al centro, dispensandole carezze e baci, sino a che eccitati di nuovo ed entrambi con il cazzo duro abbiamo ricominciato ma questa volta a posizioni invertite.

E' stata la migliore scopata scambista a tre della mia vita.

Non ci siamo presentati, come si usa fare in questi luoghi della trasgressione, nemmeno tanto per sapere il nome di ciascuno.

Eppure, anche se nel più totale anonimato, si è trattato di una lunga parentesi di sesso, decisamente memorabile, eccitante, ma anche piena di tenerezza.

Quando è finita e ci siamo lasciati, sapendo che questa cosa sarebbe rimasta confinata all'hic et nunc, c'era dentro di me un pizzico di nostalgia.

E raccontandola - così come sto facendo adesso - mi viene voglia di ripetere  quell'esperienza, intensa e forte come un'ubriacatura. Anzi di più. E il cazzo mi viene duro e lubrificato, pronto di nuovo.

Ho più volte pensato e ripensato a questa avventura, ripercorrendola avanti e indietro nei suoi dettagli, e devo dire che la mia riflessione di fondo è che con questo tipo di esperienza - se solo si ha il coraggio di abbandonare le convenzioni -ci si si immerge in un vero giardino delle delizie e dopo non è tanto facile ritornare ad un registro "normale" di relazioni sessuali. E rimane nello sfondo una forte nostalgia anche se non tutti gli incontri con swinger e scambisti vari possono fregiarsi di questa sublime combinazione di carnalità ee tenerezza.

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18 dicembre 2018 2 18 /12 /dicembre /2018 12:06

Da sempre la pornografia è oggetto delle più diverse riflessioni da parte dell'umanità. Che cosa è pornografico, e che cosa non lo è? Che cosa è perverso, e cosa no?
Sono domande che portano le persone a confrontarsi e a scontrarsi tra loro.
Questo mi ha sempre incuriosito.
Il modo in cui le persone si accalorano su questi argomenti e come difendono affermazioni parziali con un convincimento assoluto mi ha fatto sempre sospettare che in fondo a ognuno di noi queste domande restino sospese come in un ammasso nebuloso di contraddizioni e grandi conflitti intimi.

Rocco Siffredi - Premessa al volume autobiografico "Io, Rocco" (titolo originale "Rocco par Rocco"), 2006

 

L'Ultimo Samurai. L'altra faccia di Rocco.

Rocco Siffredi (al secolo Rocco Tano) il noto attore porno italiano (di cui è disponibile anche una scheda molto dettagliata - e in Inglese, a testimonianza del personaggio - su Wikipedia), è riuscito a vivere in carriera una lunghissima stagione, senza subire quei fenomeni di usura che colpiscono i performer maschili e femminili del settore, in cui si pone - cogente - la necessità di avere sempre nuovi volti, corpi e organi, ovviamenti: non solo questo, ma egli è riuscito a costruire proprio a partire dalla sua condizione di porno-attore una sua immagine pubblica credibile - anche dal punto di visto mediatico di tipo generalistico - non solo in Italia ma anche all'estero, diventando al tempo stesso imprenditore di se stesso e costruendo per sé e per la sua famiglia un piccolo "impero", dove vive e dove sono ubicati al tempo stesso i suoi studi di produzione, teatro di posa e quant'altro.
Ha dimostrato di essere, sicuramente, un uomo dalla personalità complessa e non banale, reclutato a volte anche nei set cinematografici non porno (come Romance - Catherine Breillat, 1999 -  oppure Amorestremo - Maria Martinelli, 2001 - oppure ancora Pornocrazia, sempre della Breillat nel 2004) , per la realizzazione di film erotici o erotic-thriller. Per non parlare della sua partecipazione a sitcom e a reality vari, tra i quali va annoverata la sua presenza ad un'edizione de "L'Isola dei Famosi".
E' stato anche soggetto di biografie ed è in circolazione (purtroppo oggi non facilmente reperibile) anche un'autobiografia (aggiornata ovviamente sino all'anno della prima pubblicazione che è stata nel 2006) dal titolo Io, Rocco (Mondadori): ed è interessante notare come, ancora una volta a testimonianza dell'ampiezza della platea di Rocco Siffredi, questa autobiografia sia stata pubblicata originariamente in lingua francese con il titolo di Rocco par Rocco.
Si può ricordare anche come prima di qesto testo, uscì in lingua italiana il breve saggio biografico di Patrizia D'Agostino (Rocco Siffredi. Il Mito di un uomo italiano, Castelvecchi, nella collana "I Maestri dell'Eros", 1998), in cui l'autrice si concentra prevalentemente sulle attività di Rocco come regista dell'Hard, quanto meno sino alla data di pubblicazione.
Entrambi i volumi sono corredati di foto che vengono dalla collezione privata di Rocco Siffredi e che documentano quanto egli sia stato abile nel curare la sua immagine pubblica, contribuendo a creare per se stesso una dimensione quasi mitica che, con un grande alone, si estende oltre i confini ristretti di pornoland.
Insomma, si potrebbe dire che Rocco ha investito bene le risorse derivanti dalle sue capacità e dalla sua notorietà, partita da una semplice nicchia, lui che, alle sue origini modesto ragazzo d'Abruzzi (Ortona la cittadina che gli diede i natali), aveva manifestato sin da adolescente una smodata passione per il sesso e che pur seguendo questa inclinazione è stato capace di piegare il suo piacere e la ricerca dell'edonismo sino a farli diventare una professione redditizia e, nelle sue ultime e più recenti evoluzioni, con risvolti solidamente imprenditoriali. Si potrebbe dire che, parafrasando la nota canzone di Elio e le Storie Tese dedicata a John Holmes, quel celebrato "Mr 30 cm" della pornografia americana tra la fine degli anni Sessanta e i primissimi anni Settanta, se il pene gli ha dato pene (nemmeno tante, probabilmente), quello stesso pene gli ha dato pane e celebrità.
Sia come sia, lo si può certamente considerare come uno che ha fatto carriera, un personaggio in qualche misura alla maniera di un Larry Flint, perchè si è sempre mosso sull'incerto confine della morale e dell'osceno che - come si sa - muta di continuo ed è a tutti gli effetti una frontiera che apre sempre la possibilià di esplorare nuovi territori.
Occore precisare che, quando parliamo di Rocco, parliamo del Porno con la P maiuscola, per intenderci: è necessario fare questa precisazione per evitare di mischiare assieme generi e sottogeneri differenti che nulla hanno a che spartire tra loro.
Infatti, secondo Robert J. Stoller, il noto psichiatra e psicoterapeuta americano che si è dedicato a lungo alle problematiche dell'identità di genere e che, tardivamente, sul finire della sua carriera, ha sfiorato il tema del Porno attraverso una serie di interviste con alcuni dei protagonisti di quest'attività (Il Porno. Miti per il XX secolo, Feltrinelli, 1993), il "Porno" va inteso come la rappresentazione integrale di rapporti sessuali di coppia o multipli, che tuttavia siano fondamentalmente etero, senza nessuna concessione alla rappresentazione dell'omosessualità maschile e, al più, con qualche apertura alla rappresentazione del lesbismo che fa sempre da contorno alla rappresentazione di rapporti etero.
Stoller, quindi, nella sua analisi, espunge tutti quei sottogeneri della pornografia che si soffermano su gusti sessuali "di nicchia2 e che sostanzialmente hanno a che fare con le parafilie. Inoltre, il Porno - così come viene definito da Stoller - è fondamentalmente non violento e consenziente, nel senso che i parner performanti sono consenzienti e non sotto costrizione alcuna. Per questo motivo - e questa un'altra caratteristica tra quelle delineate da Stoller - il Porno così inteso è indirizzato ad un pubblico di individui (non solo uomini, ma anche - oggi in numero sempre crescente - donne) che prediligono essere fruitori di film porno che mettono in scena solo sessualità etero per quanto essa possa essere promiscua e trasgressiva.
Ancora, secondo Stoller, la maggior parte dei performanti sono degli individui fondamentalmente esibizionisti che trovano il loro complemento in una audience di individui che non sono solo semplicemente voyeur (o scopofili) nel senso classico del termine nel quadro della letteratura sulle parafilie, ma potenzialmente essi stessi - almeno in pectore - fondamentalmente esibizionisti: da ciò nasce il fenomeno del sesso trasgressivo in speciali luoghi della contemporaneità, in cui - a fasi alterne - si può essere spettatori e performanti (vedi ad esempio - il rimando è d'obbligo - i privéoppure certe spiaggie in cui si pratica il nudismo trasgressivo o, secondo la definizione forgiata da alcuni, "libertino").

 

Locandina del film "Rocco"

Nel suo studio, tuttavia, Stoller si limitò a mettere in evidenza la molla dell'esibizionismo come essenziale spinta motivante dei performanti maschili e femminili che si dedicavano a questa attività, da lui intervistati: soggetti portatori del vessillo trasgressivo del secolo scorso, tuttavia.
Le frontiere del Porno nel frattempo si sono evolute, sia per l'impatto modulante della produzione pornografica stessa sia per il fenomeno descritto da alcuni come "normalizzazione del porno" o anche "pornificazione della realtà": nel XXI secolo le pratiche del Porno stanno diventando - in alcune comunità più che in altre - un fenomeno collettivo condiviso e non più semplicemente di nicchia, che fosse praticato da pochi eccentrici o da individui etichettati come "viziosi".
Stoller in quel suo saggio non menzionò, invece, la possibilità che il Porno potesse diventare un fenomeno di costume nè tantomeno quella che i performanti del Porno potessero essere spinti da una forma di sex addiction ovvero da una dipendenza patologica nei confronti del sesso caratterizzata dalla compulsione a praticare attività sessuali promiscue e ripetute, giacchè ai tempi in cui Stoller affrontò questo tema il concetto della sex addiction e, in generale, delle dipendenze non farmacologiche non era ancora stato ben inquadrato.
Una caratteristica delle sex addiction è che, come per altre forme di dipendenze patologiche, l'individuo è dominato dal craving (cioè dal desiderio smodato di avere - fase appetitiva - e consumare l'oggetto del suo desiderio - fase dell'appagamento- ). Il craving delle dipendeze patologiche è come una sete inestinguibile: il soggetto deve continuamente giungere alla fase del consumo che solo transitoriamente dà un appagamento.
Le sex addiction siano esse in rete (senza contatto fisico, come è nel caso della fruizione del porno), siano esse agite (con comportamenti di acquisizione seriale di nuovi partner oppure con l'immersione ripetuta in attività prmiscue e multiple) sono polarizzanti rispetti a tutti i variegati comportamenti del vivere quotidiano e, nel lungo termine, portano ad un restringimento forte ed intenso del campo esperienziale dell'individuo. Ciò comporta che alle persone che vivono in stretta prossimità (familiari stretti e parenti) spettano quote non non indifferenti di sofferenza, come anche l'impegno lavorativo si affievolisce man mano che la sex addiction si fa più intensa e profonda. Le sex addiction - come le altre dipendenze patologiche - sono inoltre caratterizzate dal fatto che a molteplici tentativi di "smettere" fanno seguito delle "ricadute". La bestia nera delle dipendenze è appunto la "ricaduta" che, in alcuni casi, può portare a comportamenti di dissimulazione nei confronti dei terzi implicati (familiari e quant'altro).
Rocco Siffredi soprattutto nel film "Rocco" nel quale si racconta del suo ultimo anno di attività nel Porno prima di abbandonare (ma soltanto nei ruolo di performante direttamente implicato) parla esplicitamente della sua "dipendenza" dal sesso sin dall'adolescenza e spiega che questa è stata la molla principale che lo ha spinto a fare determinate scelte che, poi, si sono rivelate cruciali. Riconosce la forza della dipendeza nel fatto di aver tentato di interrompere di essere un perfomante del porno con effetti deleteri nella sua organizzazione di vita e nella forte spinta ad intraprendere rappporti con prostitute, in assenza della valvola di sicurezza delle attività sul set.
Si potrebbe dire che il Porno è stato una sua condanna, ma che nello stesso tempo lo ha salvato, consentendogli di diventare imprenditore di se stesso. Egli, in altri termini, è una figura anomala nel campo delle Dipendenze Patologiche, poichè ha cavalcato la tigre della sua dipendenza, compiendo nello stesso tempo molte conquiste importanti, costruendosi una famiglia e creando un piccolo impero imprenditoriale per la produzione di film porno, ma - nello stesso tempo - spendendosi come regista, modello e come attore di film regolari (mostrando un discreto talento nella recitazione), dando alle stampe un volume autobiografico (io, Rocco) ed anche come "formatore" di giovani leve e di aspiranti ad entrare nel mondo del porno: ed è qui che con un colpo di genio, passando dal ruolo di reclutatore di starlette del porno e di performanti è passato al ruolo di "professore", coach, trailer, formatore con la creazione della Rocco Siffredi Hard Accademy.

Rocco Siffredi nel ruolo di "docente" all'Università del Porno

La consuetudine con il Porno - e la sottesa compulsione  verso il sesso ripetuto e promiscuo - non hanno portato, insomma, l'esistenza di Rocco ad un'impasse o alla perdizione e all'annientamento, ma - al contrario - egli ha potuto costruire e mantenere un'immagine di sé positiva e di uomo riuscito, grazie anche ad una separazione netta tra tutto ciò che attenesse alla professione e al lavoro (per quanto peculiari essi fossero) e tutto quello che, per contro, rientrasse nell'ambiente familiare (rapporto di coppia, funzione educativa nei confronti dei figli) e nella componente altrettanto importante delle attività di leisure e hobbistiche (è nota, ad asempio, la passione di Rocco per il Motard).

Chiave di volta di questa continua intersezione è stato il fatto che, sia come sia, Rocco non ha mai tenuto rigidamente separati i due mondi, quanto meno in termini di comunicazione e di sincerità: egli è riuscito ad operare una sintesi sufficientemente equilibrata tra i due mondi, a differenza di quanto avviene nel caso della maggior parte delle Sex Addiction clinicamente rilevanti in cui gli addicted sono alle prese con una crescente pervasività della loro dipendenza tale da erodere sempre più consistenti spazi della "normalità" e con la necessità - sempre più logorante - di mantenere sulla loro necessità di sesso continuo e promiscuo (o sulla compulsione a masturbarsi di fronte a rappresentazioni di sesso esplicit) il più assoluto segreto, sino al punto da dover condurre - con effetti devastanti - una doppia vita che alla lunga diventa insostenibile e conduce all'esperienza del "toccare il fondo".

Nel film citato, piuttosto, si potrebbe dire che egli, avendo deciso di staccare coil Porno - relativamente all'essere performer - faccia un esame di coscienza sulle sue scelte, chiamando alcune cose con il loro nome, impietosamente, ma senza alcun pentimento. La sua scelta di abbandonare la scena come performante nei film hard  diretti e filmati (in puro gonzo style) da lui stesso o realizzati da altri è stata in fondo una decisione ineluttabile da prendere: quella di abbandonare, prima di perdere le phisique du role, probabilmente; e, assieme, quella di "redimersi" principalmente, lasciando però intatta e non toccata la sua vocazione per il Porno, nel ruolo adesso di "impresario" del Porno.

Dopo il riuscito film di Thierry Demaizière e Alban Teurlai, ecco che Rocco Siffredi andrà in scena per raccontare se stesso, in una serie di spettacoli itineranti in molte città italiane, nei primi mesi del 2019 .
Questi gli interrogativi che illustrano il lancio del lavoro teatrale con il titolo "L'Ultimo Samurai. L'altra faccia di Rocco".

Rocco Siffredi, L'ultimo Samurai. L'altra faccia di Rocco

Come si riesce da una dipendenza a costruire un impero?
Come si fa ad avere un’educazione con valori molto tradizionali e a 18 anni partire da un piccolo paese per andare a Parigi a fare lo scalda coppie nei locali di scambisti?
Come si può avere una famiglia molto unita e al tempo stesso essere il pornoattore più famoso al mondo?
Com’è possibile camminare sulla m…a e non affondare?
Come fare sesso con migliaia di donne e fare l’amore con una sola?
A queste e ad altre domande Rocco Siffredi darà la sua risposta nello spettacolo teatrale “L'Ultimo Samurai” che andrà in scena da fine Febraio ad Aprile 2019, in programmazione itinerante nei teatri di diverse città italiane.
Con tanta ironia e leggerezza Rocco Siffredi racconterà la sua vita, condividendo le proprie esperienze ed emozioni, cercando di accompagnare il pubblico in un mondo fatto di debolezze e virtù.
Una riflessione attenta senza ipocrisie e tabù.

 

Lo spettacolo approderà il 26 febbraio 2019 anche a Palermo, al Teatro Golden

(Da un intervista con Rosa Caracciolo, moglie di Rocco Siffredi) Bella, ungherese, 39 anni mamma e moglie di uno dei pornodivi più famosi al mondo: Rocco Siffredi. Rosa svela a Panorama com'è nata la storia d'amore con il marito, i primi film hard insieme (“…la prima volta che ho visto Rocco nudo ho pensato aiuto… Poi, sa com'è, ci si abitua”). E il periodo in cui il pornostar aveva smesso di far film: “Andava con le prostitute, gli ho detto torna sul set!”.
Rosa ricorda la prima volta che ha incontrato Rocco: “Lavoravo come modella a Budapest e un giorno mi propongono di andare a Cannes per lavorare come hostess durante il festival del cinema porno. Arrivo in Francia dopo 16 ore di pullman e alla stazione mi ritrovo Rocco, spiritato, con una orribile tuta bordeaux, che mi dice: tu dormi nella mia villa”.
E il primo film hard insieme: “La protagonista del film diede forfait e lui, a bruciapelo, mi propose di sostituirla. Non ci eravamo neppure baciati (…) Accettai a una sola condizione: che le mie scene di sesso fossero girate soltanto con lui. Così dovettero cambiare la sceneggiatura e il film si trasformò in una versione hard di ‘The Bodyguard’. Lui faceva Kevin Costner e io Whitney Houston”. In tutto tre film, quello del debutto e “Tarzan e Jane” e “Il Marchese de Sade”.
Siffredi poi ha deciso di ritirarsi dal porno: “L'aveva fatto per i figli. Non voleva che fossero obbigliati a crescere con la curiosità morbosa della gente, fra le ironie dei compagni. Ma senza il set non stava bene, e per sfogarsi era costretto ad andare a letto con delle prostitute. Allora un giorno gli ho detto: amore mio, visto che io ai tuoi ritmi non ci sto, meglio che ricominci a girare. E così è stato”.
Infine una considerazione sul presente: “Quando mi raccontano dei mariti che cominciano a perdere colpi, forse un po’ di invidia c'è. Sa come lo chiamo nell'intimità? L'ultimo samurai”.

Rocco Siffredi

(Biografia di Rocco Siffredi) Rocco Siffredi è nato a Ortona Porto (provincia di Chieti) il 4 maggio 1964. All'anagrafe il suo nome è Rocco Tano.

Rocco, adolescente, a soli sedici anni si arruola nella Marina mercantile come volontario. Terminerà l'esperienza nel 1982 per recarsi a Parigi per raggiungere il fratello Giorgio.

Nella capitale francese dà una mano lavorando nel ristorante a conduzione familiare ma non disdegna nemmeno di posare come modello. E' in Francia che Rocco Siffredi inizia ad adoperarsi per entrare in quel mondo che lo affascina così tanto e che - da lì a pochi anni - lo vedrà protagonista indiscusso: il mondo dell'hard.

Rocco Tano si trova in un locale a luci rosse quando nel 1985 incontra Gabriel Pontello, attore hard di nota fama durante gli anni '80 (per intenderci quello il cui rricordo è consacrato a "SuperSex", la ben nota serie di fotoromanzi hard). I due fanno conoscenza e si crea da subito un buon feeling: Pontello gli apre le porte dell'hard. Le prime attività riguardano alcune foto per riviste porno, che saranno utili per presentarlo poi al produttore Marc Dorcel ed al regista Michel Ricaud.

Arriva così il suo primo provino dove, pur non privo di imbarazzo, Rocco supera la prova. Gli viene assegnata una parte: il primo film hard a cui partecipa si intitola "Belle d'Amour".

La sfera sentimentale - in questo periodo la sua compagna è Tina, splendida modella inglese di diciotto anni - lo coinvolge a tal punto che decide di abbandonare i set cinematografici e tornare sui passi della carriera di modello, strada che aveva già tentato in precedenza.

Rocco Siffredi, nella copertina del volume "Rocco Siffredi. Il Mito di un uomo italiano"

Vola a Londra con Tina e viene ingaggiato come modello dall' agenzia Gawin's; qui perfeziona il suo inglese e inizia una fase di studio e miglioramento del suo stile, cercando una raffinatezza sempre maggiore.

Dopo circa due anni, terminata la storia con Tina, non sentendosi pienamente realizzato nel campo della moda, Rocco decide di riprovare con il mondo dell'hard. L'occasione gli viene fornita da Teresa Orlowsky, pornodiva tedesca.

Il suo primo film hard italiano è destinato a rimanere un pezzo storico del genere, anche grazie alla presenza (anche nel titolo) della sua protagonista, Moana Pozzi, che diverrà un'icona-simbolo del genere: "Fantastica Moana" (di Carlo Reale) è il titolo del film.

Rocco è deciso a sfondare seriamente: nel 1990 parte alla volta di Los Angeles per bussare alla porta dell'agenzia di Jim South. Incontra il regista John Leslie, che aveva già avuto modo di conoscere qualche anno prima a Roma: per il suo film "Curse of the Catwoman" Leslie affida a Rocco Siffredi un ruolo importante. Il film sarà un successo anche grazie al fatto che rappresenta uno dei primi (pochi) film con una parvenza di trama, nonché interpretato da attori professionisti. Rocco spicca per la sua interpretazione tanto che l'anno seguente riceve a Las Vegas il suo primo "A.V.N. Award" (Premio Adult Video News), per il film "Buttman's Workout" (di John Stagliano); Rocco risulta "Migliore attore hard per scene di sesso a tre".

Dopo alcuni altri film torna in Italia, intenzionato a mantenere ed aumentare il successo fin lì ottenuto. Approfondisce gli studi di recitazione. Le più importanti case di produzione europee chiamano Rocco Siffredi per offrirgli ruoli da protagonista.

Tra i suoi film in questi anni ci sono anche molte parodie in chiave porno, come "Wild Attraction", "Gran Prix Australia", "Dr. Rocco Mr. Sodo" (parodia de "Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde"), "Portrait Passion" (che si rifà al romanzo "Il ritratto di Dorian Gray", di Oscar Wilde), "Ejacula" (di Max Belloccio, dove Rocco interpreta il protagonista vampiro).

John Leslie poi lo richiama negli Stati Uniti e gli affida il ruolo forse più importante per la sua carriera: il titolo del film è "Chamaleons" e si tratta, a detta di molti critici del settore, una delle più belle storie mai realizzate.

Tra il 1992 e il 1993 vince altri quattro "A.V.N. Award" a Las Vegas e due "Hot D' Or" a Cannes.

In occasione del premio di Cannes, nel 1993 conosce Rozsa Tassi (già Miss Ungheria), conosciuta in Italia con lo pseudonimo di Rosa Caracciolo. Con lei interpreta alcuni film, ma diverrà importante nella vita di Rocco soprattutto come moglie e madre dei suoi due figli.

Durante gli anni '90 Rocco si sente abbastanza maturo per iniziare una carriera dietro la macchina da presa. Lavora come regista e produttore arrivando a vincere nel 1996 un "Hot D' Or" come miglior regista esordiente.

L'enorme successo di Rocco Siffredi fa di lui un'icona del genere; va detto che molta della sua notorietà va attribuita alle notevoli dimensioni del pene: 24 cm di lunghezza e 16 cm di circonferenza.

Successivamente crea una propria casa di produzione, la Rocco Siffredi Production. Nel 1997 esce uno dei suoi più importanti e famosi film "Rocco e le Storie Tese I e II", ad alto costo di produzione (con Anita Dark, Anita Blonde, Rosa Caracciolo), e che vede l'eccezionale partecipazione del gruppo musicale Elio e le Storie Tese come simpatico e sonoro contorno a tutto il film.

Nel 1999 viene pubblicato un libro dedicato interamente alla storia di Rocco e del suo personaggio ("Il mito di un uomo italiano", Patrizia D'Agostino, Rocco Siffredi).

Copertina dell'eizione italiana di "Io, Rocco"

Rocco Siffredi recita poi in tre film che si discostano dal genere hard: nel 1999 è in "Romance", pellicola-scandalo di Catherine Breillat, nel 2001 in "Amorestremo" di Maria Martinelli, e nel 2004 in "Pornocrazia", sempre della Breillat.

Annuncia di voler abbandonare il mondo dell'hard e, dopo un breve calo di popolarità, nel febbraio del 2006 torna alla ribalta interpretando la pubblicità di una marca di patatine fritte dove è presente un'audace gioco di parole che vede proprio "patatina", come nomignolo alludente l'organo genitale femminile. Lo spot viene censurato dal Giurì di autodisciplina pubblicitaria per volgarità, indecenza e mercificazione della donna. Successivamente verrà girata una versione alternativa.

A lui nel 1998 Patrizia D'Agostino, dedica il volume - biografico e di costume - "Rocco Siffredi. Il Mito di un uomo italiano" (Castelvecchi). Nel settembre 2006 viene pubblicata una sua autobiografia dal titolo "Io, Rocco", per i tipi di Mondatori.

Nel 2015 Rocco Siffredi è uno dei più attesi partecipanti alla nuova edizione del reality "L'isola dei famosi".

 

Ho iniziato a fare film porno più di vent'anni fa, e quando mi hanno offerta l'opportunità di parlare di me attraverso un libro l'ho accolta con entusiasmo, perchè sicuramente è la migliore occasione che potessi immaginare.
Dedico, dunque. questo libro a tutti i miei fan con i quali, purtroppo, anche quando li incontro durante i miei viaggi, non ho mai tempo di parlare con calma. A tutti voi che avete sempre seguito ed apprezzato il mio lavoro.
Intendo darvi qui un'immagine franca e sincera dell'ambiente della pornografiae, al tempo stesso,offrirvene una descrizione meno caricaturaledi quella che abita le fantasie dell'immaginario comune.
Voglio trasmettervi la mia passione e la mia energia, ma soprattutto era da tempo che cercavo il momento per ringraziarvi di essermi stati accanto per vent'anni: tutti i film che ho fatto, che mi hanno dato piaceri ed emozioni che non dimenticherò mai, sono tanto miei quanto vostri.
Spero di cuore di esserci riuscito.

Epigrafe a Io, Rocco (Rocco par Rocco), 2006.

Le sequenze di inizio del film "Rocco e le Storie Tese"

Frammenti tratti da: "Rocco e le Storie Tese" con una Mitica versione di "John Holmes" con Rocco Siffredi al concerto del Foro Italico a Roma il 3 Luglio 1996.

Rocco, il trailer del docufilm su Rocco Siffredi diretto da Thierry Demaizière e Alban Teurlai.

Rocco Siffredi

Rocco, diretto da Thierry Demaizière e Alban Teurlai.
Rocco Siffredi è per la pornografia quello che Mike Tyson è per il pugilato: una leggenda vivente. Sua madre avrebbe voluto che si facesse prete e lui è diventato un attore porno con la sua benedizione, dedicando la sua esistenza ad un unico dio: il Desiderio.
Nell'arco dei trent'anni che ha dedicato alla professione, Rocco Siffredi ha esplorato tutte le fantasie dell'animo umano e si è prestato ad ogni sorta di trasgressione. Attore porno dal destino eccezionale, in questo documentario introspettivo Rocco si immerge negli abissi più reconditi della sua dipendenza dal sesso e si confronta con i suoi demoni. Per questo mostro sacro del sesso è anche giunto il momento di appendere i guanti al chiodo. Per girare l'ultima scena della sua carriera, Rocco ha scelto questo documentario. Una galleria di personaggi – parenti, amici, soci e professionisti dell'industria del porno – lo accompagnano fino a questa spettacolare uscita di scena, in un road-movie corale dall'atmosfera crepuscolare.
Dai pasti in famiglia nella casa di Budapest alle riprese di film pornografici a Los Angeles, dalle stradine italiane di Ortona alle ville americane della Porn Valley, il film ripercorre la storia di una vita ossessionata dal desiderio e offre uno sguardo in filigrana ai retroscena dell'industria del cinema porno, oltre allo scandalo e all'apparente oscenità. In un periodo in cui la pornografia emerge dalla clandestinità e invade il cinema tradizionale, la moda e l'arte contemporanea, è un universo a tutto tondo filmato da vicino quello che ci viene rivelato in uno stile impressionista.

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10 novembre 2018 6 10 /11 /novembre /2018 07:45
Locandina di Love (2015) di Gaspar Noè

 “Love” è un film erotico-esistenziale del 2015 scritto, diretto, prodotto e montato da Gaspar Noé, un regista di origini argentine che da tempo si è stabilito in Europa e autore di una filmografia, il cui filo rosso è stato definito come "il cinema del corpo", con immagini e rappresentazioni che vogliono illustrare senza veli e senza pudori la realtà fisica dei protagonisti.

Il film è incentrato sulla vita del giovane Murphy, studente americano in una scuola di cinema a Parigi, e della sua ex-fidanzata Electra, che Murphy ha frequentato per due anni (all'insegna di una passione amorosa senza mezzi termini e senza compromessi, totale e coinvolgente), prima di tradirla con  Omi, loro vicina di casa, rimasta poi incinta.

La gravidanza inaspettata di Omi pone fine - con grande astio da parte di Elektra - alla storia d'amore tra i due, intensa pur se anticonformista. Per Elektra, infatti, il deragliamento di Murphy è stato un tradimento imperdonabile, perchè - per accordo condiviso nel progetto di realizzare una fantasia comune - Murphy e Elektra avevano scelto  proprio Omi come partner sessuale in un terzetto trasgressivo che desse corpo e sostanze alle loro fantasie.
Qualche tempo dopo Murphy, infrangendo il codice di comportamento vigente in questi casi e approfittando di una momentanea assenza di Elektra, ha incontrato Omi per un rapporto esclusivo: da qui la percezione dell’imperdonabile tradimento da parte di Elektra.
Un giorno come tanti Murphy, quando è già diventato padre da due anni e si sente inscatolato in una routine familiare che non gli appartiene riceve una telefonata da Nora, la madre di Electra, che gli chiede se ha delle informazioni su sua figlia, dato che lei non ne riceve da diverso tempo.
Così il protagonista inizia a ripercorrere nella memoria la sua turbolenta e sregolata vita sentimentale con Electra, incluse le numerose trasgressioni di droga e di sesso che hanno compiuto assieme, alla ricerca del proprio piacere e per rafforzare il senso della condivisione e della complicità nel rapporto di coppia.
"Love" è decisamente un bel film che dimostra come si possa realizzare un’ottima cinematografica erotica senza veli e di qualità, abbinando assieme i temi dell’erotismo e gli stilemi del dramma essitenziale, in cui il protagnista intrappolato in una routine di vita nella quale non si riconosce più idealizza quel rappoerto amoroso del passato come fosse attinente ad una dimensione edenica ormai irrevocabilmente perduta.
Il film, inoltre, presenta senza pudore e senza veli alcuni trend contermporanei nei costumi sessuali, di una sessualità che, se da un lato continua a valorizzare i rapporti di coppia, dall’altro tende a diventare sempre più “liquida” e trasgressiva, ma sempre per far ritorno al "santuario" della coppia che anzi verrebbe ad essere rafforzata dalle trasgressioni condivise: è questo il senso della scena di sesso a tre oppure della frequentazione da parte dei due protagonisti di un locale scambista al quale i due approdano per consiglio di un commissario di polizia (davanti al quale Murphy è stato portato per via delle sue pbbliche intemperanze in preda alla gelosia nei confronti di Elektra), in modo tale da poter stemperare in una situazione di scambio di partner, condivisa ed esplicita, gli assalti e gli effetti della possessività esclusiva. Ma - come risulto essere in una comunità utopica del XIX secolo il cui fondatore aveva abolito il principio del rapporto di coppia esclusivo, considerato la causa della gelosia che finiva con l'avvelenare ed inquinare tutte le relazioni sociali, sostenendo viceverso il principio della promiscuità, assunta a regola di vita, la gelosia finisce sempre con il far la sua ricomparsa malgrado la "cura".
In questo senso “Love” è, a tutti gli effetti, un documento sul nostro tempo e delle derive contemporanee delle pratiche della sessualità cosiddetta "trasgressiva" che costiuisce certamente una delle forme di "sdoganamento" del Porno nella vita quotidiana, ponendo questo genere - o attitudine - entro i limiti posti dallo psichiatra e psicoterapeuta statunitense Robert J. Stoller che si è occupato di ciò in un uno studio di grande interesse, Il Porno. Miti per il XX secolo (Feltrinelli, 1993), opera fondamentale per la comprensione di alcune radici del fenomeno. In questo senso, siamo di fronte ad un'opera che testimonia efficacemente del processo illustrato nei numerosi saggi critici che compongono il volume "Il porno espanso: dal cinema ai nuovi media" (a cura di Enrico Biasin, Giovanna Maina, Federico Zecca, Mimesis, 2011).
Il lungometraggio, inolte, è come altri prodotti cinematografici d'avanguardia, un esempio notevole del fenomeno avanzato di "normalizzazione" dei linguaggi del Porno, cioè dell'abbattimento dei recinti dentro cui la rappresentazione pornografica stava racchiusa e che faceva sì che qualsiasi scena disesso esplicito oppure la visione integrale dei corpi dei protagonista, portassero immediatamente all'etichettatura di "pornografico" e facessero immediatamente scattare la repressione censoria.

Il film, che di recente è stato incluso nel portale Netflix, è stato presentato per la prima volta il 20 maggio 2015 al Festival di Cannes, mentre è stato distribuito nelle sale francesi dal 15 luglio dello stesso anno.
In Italia è stato presentato il 14 gennaio 2016 a Torino, durante il festival internazionale di cinema erotico Fish&Chips Film Festival.
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27 aprile 2017 4 27 /04 /aprile /2017 07:42

Paul Theroux, Nel cuore di Chicago, RizzoliNel cuore di Chicago (titolo originale: Chicago Loop, nella traduzione di di Gianni Pilone-Colombo), pubblicato da Rizzoli (nella collana che fu sicuramente di belle scelte, Mistral), nel 1991, è un interessante romanzo dell'eclettico Paul Theroux, sua opera non degli esordi e contenuta in numero di pagine, a differenza di numerose delle sue successive produzioni sia nell'ambito della narrativa (fiction) sia della nonfiction e, per di più, con un'ambientazione né "esotica", né di viaggio.
Come è noto, Theroux, personaggio dalla vita mobile e certamente non sedentaria, ha scritto anche degli straordinari diari di viaggio, frutto di sue esperienze avventurose, con una certa sintonia letteraria con il grandissimo ed ineguagliato viaggiatore-scrittore Bruce Chatwin, assieme al quale ha firmato un piccolo volume sulla Patagonia (pubblicato da Adelphi).
Le prime righe del risguardo di copertina sono piuttosto ingannevoli, in quanto portano il lettore che nel romanzo si sia alle prese con un serial killer.
Le cose stanno un po' diversamente, ma non mi prononcerò su di esse per timore di rovinare a qualcuno il piacere della lettura, anche se mi pare alquanto improbabile che qualcuno lo possa leggere, poiché è introvabile negli ordinari circuiti librari (ma ce n'è qualche copia disponibile sul mercato dell'usato nel web).
Si tratta piuttosto di un romanzo di colpa ed espiazione, con una tematica vagamente dostoijevskiana, condita da un'interessante incursione nel campo della doppia personalità, dell'identità di genere e del transgender, oltre che nella tematica degli "appuntamenti al buio" che, a quei tempi (prima dell'avvento della rete), venivano portati avanti per mezzo di inserzioni sulla carta stampata. Un po' uno psico-thriller, se vogliamo, in cui gli elementi noir e pertinenti ad una sessualità distorta fanno più che altro da contorno ad una vicenda essenzialmente psicologica: con una forte segno sull'effetto impriogionante di scelte ed ossessioni che si tramutano in prigione soffocante dalla quale si può uscire soltanto con scelte dirompenti. Non a caso il titolo dell'edizione originale inglese contiene il termine "loop" che se da un lato ha una valenza geografica poichè il "Chicagfo Loop" è il centro storico della zona finanziaria e degli affari di Chicago, dall'altro lato il "loop" è una sorta di anello ricorsivo in cui un individuo si ritrova catturato, costretto a ripetere sempre le stesse cose. 
Si legge con piacere, anche se la prosa di Theroux (ma questa è soltanto la mia opinione personale) non sempre é agevole ed accattivante.
Si tratta di un romanzo che è stato "trovato" a casa in un momento di riorganizzazione dei miei libri, giacente in uno scaffale dove lo avevo riposto al momento dell'acquisto, potrei dire "secoli addietro". Ma anche per lui è giunto il tempo di essere aperto e letto...

 

(dal risguardo di copertina) Un'afosa estate a Chicago, una catena di raccapriccianti assassinii, compiuti da un criminale spietato che sceglie le proprie vittime tra le donne giovani e nubili. E che riesce a a sfuggire abilmente alla polizia. Intanto, in un quartiere ricco della metropoli, Parker Jagoda, un affermato uomo d'affari, batte le strade oppresse dalla calura appagando un suo vizio segreto. Neppure la bellissima moglie, Barbara, sa sa quale tremenda ossessione si annidi dietro le piccole perversioni, da lei conosciute e assecondate, dell'uomo. Un'ossessione ai limiti della follia che esplode in un crescendo di colpi di scena fino a tramutarsi in devastante senso di colpa, preludio di un agghiacciante destino.

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30 aprile 2016 6 30 /04 /aprile /2016 08:27
Giacomo Casanova in un ritratto di Alessandro Longhi (ritratto presunto)

Giacomo Casanova in un ritratto di Alessandro Longhi (ritratto presunto)

(Maurizio Crispi) American Casanova. Le nuove avventure del leggendario seduttore, curato da Maxim Jakubwoski (Mondadori, 2009) é un romanzo collettaneo, scritto a più mani, in cui ciascun aurtore si è assunto il compito di scriverne una parte capitolo di questa saga erotica di un Casanova redivivo, con una vicenda che si va sviluppando da un capitolo all'altro, per progressive aggiunzioni in una vera e propria sarabanda di avventure all'insegna dell'erotismo.
Per Casanova che si risveglia misteriosamente nella nostra epoca, il mondo è cambiato, ma - stranamente - altre sono rimaste identiche: e tra queste i rituali del sesso e dell'eros "modificati", alla luce dei gusti dilaganti nel XX secolo.

American Casanova. Le nuove avventure del leggendario seduttoreE dunque il nostro Giacomo Casanova si ritrova presto in un vortice di torbide avventure alla ricerca della - anch'essa - rediviva O (se ricordate la O di Histoire d'O), di cui presto si ritrova ad essere perdutamente innamorato, tanto da essere disposto a sobbarcarsi alle prove più estreme e severe, per trovarla e poi ritrovarla, traendone tuttavia da queste prove imprevisti piaceri.
Abbandonata presto Venezia sulle tracce di O, Casanova apporda negli Stati Uniti e qui, con l'aiuto di occasionali "maestri" che lo rendono edotto di usi e costumi del XX secolo (ma solo fino ad un certo punto, perchè egli potrà imparare soltanto attraverso l'esposizione diretta alle più diverse esperienze), inizia un carosello di viaggi che lo portano da New York alla California e quindi passando dalla Florida di nuovo in California e, infine, a New York, esplorando tutte le nuove frontiere del libertinismo sessuale, come il sesso di gruppo, il sadomaso, il bondage, il fetish e perfino una singolare esperienza di naked skydiving: e da libertino della sessualità da ogni esperienza Casanova trae piacere senza porsi alcun problema, né sperimentare sensi di colpa, inclusa l'estrinsecazione di una sua omosessalità latente.
Casanova e il suo membro ringiovanito, tornato a nuovi turgori, sono pronti ad affrontare tutte le nuove avventure che l'epoca contemporanea offre loro.
Da leggere per divertirsi, più che altro: alcune descrizioni di copule, improbabili accoppiamenti, situazioni estreme sono davvero ben fatte (e soprattutto ben scritte), con molto sadomaso e bondage che ne rappresentano l'apoteosi finali.
Casanova e O finiscono con il diventare in queste pagine due effettive icone pop di una estrema declinazione di una vita dedicata alla pansessualità.


(Dal risguardo di copertina) Venezia, 2005. Giacomo Casanova si sveglia in una stanza familiare. Il suo ultimo ricordo è di essere morto la notte prima, ma egli si ritrova giovane e, soprattutto, sessualmente al massimo della sua potenza. Si avventura quindi per le calli di una Venezia non poi così mutata, in cerca di una spiegazione a questa strana resurrezione. Le donne sono belle come sempre e il fascino di Casanova non ha perso smalto: in poco tempo riesce a sedurre Cristiana, cameriera in un bar, e con lei si getta in un'avventura ad alto tasso erotico.

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30 dicembre 2015 3 30 /12 /dicembre /2015 00:08
Lussuria di João U. Ribeiro. Un pseudo-memoir erotico di una libertina brasiliana che diventa critica serrata e sorniona delle ipocrisie della morale corrente
Lussuria di João U. Ribeiro. Un pseudo-memoir erotico di una libertina brasiliana che diventa critica serrata e sorniona delle ipocrisie della morale corrente

(Maurizio Crispi) A prma vista lo pseudo-memoir erotico "curato" da João U. Ribeiro ed edito con il titolo di Lussuria. La casa dei Budda Beati (Cavallo di Ferro, 2006; titolo originale: A Casas dos Budas Ditosos, nella traduzione di Cinzia Buffa). potrebbe sembrare l'occasione per l'esposizione dissacrante di una serie di atti libertini nel racconto di una donna brasiliana ormai matura, appartenente alla buona società e al Jet Set sudamericano, ma in realtà come potrà accorgersi quasi immediatamente un lettore avveduto si trasforma rapidamente in una sorta di compte philosophique dove l'autore, celandosi dietro l'identità femminile del personaggio del cui manoscritto sta curando la pubblicazione del memoir (menzionata solo in sigla CLB), espone le sue idee sulla vita e sul vivere, assumendo il sesso e le pratiche erotiche più spinte come una cartina di tornasole per mettere in luce i movimenti dell'anima e soprattutto come strumeno di evoluzione edi progresso di una Società con con le sue regole, con i suoi pudori, i suoi divieti e tabù si pone come un organismo sostanzialmente ipocrita i cui pilastri principali sono rappresentati dalla "monogamia" spinta e dal mita dell'amore "unico" che non contempla partner alternative o mix e combinazione erotiche di vario genere.
Solo in una pratica erotica "liberata" - afferma l'autore per bocca della sua narratrice - sta la possibilità di una reale evoluzione degli esseri umani e di un effettivo progresso verso una libertà che sia vera - vissuta - e non soltanto dichiarata.

E' un'opera che in certa misura si pone come sovversiva e bonariamente ostile nei confronti della cosidetta "fedeltà" coniugale ad oltranza, mentre la trasgressione erotica fornisce carica emozionale, divertimnto, gioia di vivere e libera da condizioni di vita in cui si èsoltanto apparentemente liberi, mentre si è piuttosto chiusi in una gabbia che consente ben pochi movimenti.

E, naturalmente, l'autore trasforma i ricordi erotici di CLB in uno strumento per scagliarsi in modo graffiante contro le ipocrisie della società brasiliana in cui i valori predicati, sottobanco, vengono sistematicamente contraddetti da pratiche opposte, come i tradimenti coniugali, le piccole libertà erotiche, zii che seducono le nipoti, preti che scopano senza freno e senza ritegno e che in letizia si fanno sodomizzare: di tutto e di più, mentre in superficie tutto rimane chiaro e limpido e soprattutto ligio e ossequioso alla morale imperante e condivisa.

Il meccanismo narrativo fa comprendere come e perchè in altri tempi le opere erotiche venivano messe al bndo come "libri proibiti": non tanto perchè esponevano pratiche sessuali diverse dall'ordinario, quanto piuttosto perchè esponavano il lettore ad un punto di vista alternativo e lo mettevano in condizione di deiderare vincli più lenti rispetto alle regol sociali e ai valori sociali.

Ricordiamo che De Sade - il Divin Marchese - venne messo in prigione soprattutto perchè con i suoi scritti destabilizzava la società del suo tempo e, con le sue visioni di pan-sessualità, metteva a repentaglio i principi stessi su cui si basava il mantenimento della stratificazione sociale e la gerarchia del potere, nonchè il suo esercizio.

In linea generale, il porno - per quanto nomalizzato - è destabilizzante.
 

Il volume edito nel 2006 da Cavallo di Ferro edizioni (l'equivalente in Italia della omonima Casa editrice portoghese), è stato successivamente ristampato in un nuova edizione Beat.
E’ un libro che, sicuramente, un buon pornofilo dovrebbe leggere e possedere ed la riprova che la "buona" pornografia ha un carattere universale e che consente ai suoi Autori di parlare d’altro, mentre apparentemente si sta disquisendo solo di sesso.

(Dal risguardo di copertina) Romanzo dedicato alla Lussuria: quarto volume della famosa serie 7 Peccati Capitali, promossa dalla casa editrice brasiliana Objectiva. Il libro ottiene enorme successo di vendite in Brasile (per 36 settimane primo in classifica) e all'estero. In Portogallo la sua vendita viene propibita nei supermarket per via dei suoi contenuti pornografici e la prima edizione di 15.000 copie si esaurisce in pochi giorni. Anche in Francia, Spagna, Stati Uniti e Germania ottiene lo stesso strepitoso successo.
Proprio mentre i giornali annunciano che João Ubaldo Ribeiro sta scrivendo un libro sulla lussuria, lo scrittore riceve un manoscritto. Sono gli originali del testo che viene pubblicato e permettono ai lettori di conoscere la storia di un personaggio affascinante ed eccezionale in tutti i sensi: CLB, una donna di 68 anni di Rio de Janeiro che, nella sua vita, non si è mai tirata indietro quando si è trattato dei piaceri e delle infinite possibilità offerte dal sesso. Impudico e provocatore, il grande maestro della letteratura brasiliana ha scritto un libro senza censure, provando che sotto l'Equatore il peccato non esiste…

 

La casa editrice (wikipedia). Cavallo di Ferro è una casa editrice italiana, fondata a Roma da Diogo Madre Deus e Romana Petri sulla base dell'esperienza della casa editrice portoghese Cavalo de Ferro con sede a Lisbona.
Specializzata in letteratura lusofona, propone prevalentemente traduzioni di autori moderni e contemporanei portoghesi, brasiliani e africani di fama internazionale ma non ancora noti al pubblico italiano. Dal 2008 offre anche una selezione di autori italiani.
Tra gli autori pubblicati, Miguel Sousa Tavares con il romanzo Equatore (Premio Grinzane Cavour 2006), Zélia Gattai, Martha Medeiros, Carlos Drummond de Andrade, José Rodrigues dos Santos. Tra gli scrittori italiani, il compositore Carlo Pedini, finalista alla LXVI edizione del Premio Strega con il romanzo d'esordio La sesta stagione.

L’autore. João Ubaldo Ribeiro è uno dei nomi più importanti e di successo della letteratura brasiliana. Appartiene alla prestigiosa Academia brasileira de Letras. E’ tradotto in più di 16 paesi del mondo e ha ottenuto diversi premi letterari (per due volte lo Jabuti). Due film e una fiction televisiva sono tratti da suoi romanzi.
Bahiano dell'isola di Itaparica, è nato il 23 gennaio del 1941 d è morto il 18 luglio del 2014.
Per approfondimenti vai alla scheda bio-bibliografica su Wikipedia.

 

Lussuria di João U. Ribeiro. Un pseudo-memoir erotico di una libertina brasiliana che diventa critica serrata e sorniona delle ipocrisie della morale corrente
Lussuria di João U. Ribeiro. Un pseudo-memoir erotico di una libertina brasiliana che diventa critica serrata e sorniona delle ipocrisie della morale corrente

(Una recensione di Alessandra di Gregorio su www.scritturainforma.it) Lussuria, edito da Beat passando per Cavallo di Ferro Editore e Objectiva, è un volume che in parte si presenta da sé sin dal titolo. Emblematico, addirittura asettico nel suo essere totalmente sintetico e riassuntivo, evocativo e impertinente. Al suo interno, invece, di asettico c’è poco… Quella che troveremo è una ricognizione vera e propria nel cassetto dei più subdoli segreti di una donna – con la particolarità che la nostra narratrice non tratta i ricordi della sua vita e le sue considerazioni in merito come qualcosa di subdolo, né tanto meno di segreto… Il che, a voler essere sinceri, è forse la cosa più sconvolgente tra quelle reperibili nell’intero libro. Da donna e da scrittrice, nonché lettrice, la prima cosa a cui ho pensato aprendo il libro – e l’ultima chiudendolo – è stata che non è davvero una donna a parlare… E’ qualcuno che imita il pensiero di una donna, toccando tutto fuorché l’eros, quello vero, quello che interesserebbe una donna e che l’aiuterebbe a fare un quadro sociale, etico e morale universale, oltre che relativo. Dunque è necessario lasciar sedimentare un po’ la lettura e le considerazioni in merito.
Quale sia il fine reale dello scrittore, fatico ancora a comprenderlo; direi che questo “trattato”, questa sorta di “deposizione” – come ripete spesso la narratrice – usa il sesso come ariete o meglio ancora come “cavallo di troia”, per sciogliere altri nodi, parlare un po’ di questo un po’ di quello; non rompere gli schemi, questo no, ma provocare, autorizzare il lettore a provare cose contrastanti in seno a un tema che non si finirà mai di esplorare – ma anche in seno a qualunque argomento, se ci riflettiamo (anche se i più saggi sanno perfettamente che il sesso è meglio farlo, più che parlarne, parlarne in un certo modo, in una civiltà evoluta come la nostra in questo senso, equivale al farlo, è una sorta di “devianza”, di feticismo). Nel nostro caso, parlandone, si demistificano, declassificano, decodificano, modi e comportamenti propri della società in generale. Il sesso è il travestimento all’interno del quale Ribeiro cela di tutto un po’. Una donna, all’opposto, forse non avrebbe neppure avuto bisogno di usare lo stesso camuffamento. Quindi Ribeiro infiocchetta, in questa satira molto più intellettuale di quello che si possa credere, un pacchetto di gustose oscenità, mirando però a tutt’altro. Eccitare, certo, sconvolgere mente e corpo del Lettore, in una parola: STIMOLARE. Il verbo più appropriato da affibbiare a un pamphlet moderno in piena regola.

Prendo online qualche notizia sull’autore e trovo anche la precedente versione – grafica molto accattivante, non c’è niente da dire.
Il libro viene presentato ricorrendo all’antico topos del rinvenimento di un manoscritto altrui – qui addirittura si ricorre all’utilizzo del suddetto topos con tutte le varianti moderne del caso, vale a dire: dopo la divulgazione, da parte dei giornali, della notizia che Ribeiro è alle prese con la stesura di un testo commissionatogli dalla casa editrice brasiliana Objectiva, un'allegra e discretamente stronza sessantottenne, gli fa recapitare una autobiografia poco ortodossa – per niente ortodossa – chiedendo che venga pubblicata. L’Autore [del manosrit] dunque chi è davvero? Un lui o una lei? A giudicare dalle nozioni della misteriosa CLB, maschio o femmina è poco importante; lei vuole incarnare l’essere completo, totale – esprimibile, in modo essenziale, attraverso la sua sessualità panica (e anche pantagruelica, passatemi la dizione). Un essere totale è un essere molto primordiale, ma CLB non si ferma qui, va oltre; va oltre nel senso che se da una parte parla di sé, dando riferimenti molto precisi sulla società di Bahia, dall’altra dà stoccate di ogni genere alla vera corruzione dei costumi sociali delle culture più in voga, non risparmiando uomini e donne di ogni tempo, nazione, estrazione e così via. CLB in pratica se la prende coi cliché e li butta giù a modo suo: ridendo loro in faccia, in toni molto farseschi e teatrali, esasperando di volta in volta soggetti diversi che diventano oggetti, complementi, non più agenti ma agiti. Comincia scardinando gli scricchiolanti pavimenti dell’istituto della famiglia e prosegue via via toccando chiesa, scuola, mondo del lavoro…
Lo fa attraverso un dettato colloquiale eppure senza lasciare mai niente al caso; è brillante, irriverente, sa parlare molto sporco e in maniera molto elegante, e spesso alterna entrambi i registri in uno stesso periodo, il che rende la lettura, nell’insieme, anche molto variegata – seppure qualche parte appaia monotona (più che altro quando si perde in divagazioni tutte sue). A volte, infatti, esce fuori il “filosofo” o addirittura il “critico” della situazione, quello che si perde in disquisizioni sulla linguistica o altro, come se in qualche modo avesse perso di vista lo scopo della farsa. A volte la coordinazione dei periodi si complica e si perde un po’ il filo ma suppongo che la cosa sia voluta, dato che l’Autore continua a farci credere che la narratrice, alias CLB, ha spedito una bozza che intendeva ancora rimaneggiare; infatti la narratrice, specie all’inizio, specifica che poi tornerà su questo o quel punto e via dicendo.
Il resoconto, dunque, si compone di un lato molto romanzesco, magari realmente biografico o autobiografico, e dall’altro di una cornice intellettuale molto mirata, in cui vengono prese e rovesciate le figure stereotipiche della società e tutte le ricorrenze del caso, un po’ come accadeva nella satira inglese o in quella classica, in cui il sesso è usato in modo altrettanto massiccio e il lettore è talmente scioccato da non prendersi la briga di accantonare per un momento l’idea di gente che fotte a destra e a manca per vedere di cosa si sta realmente parlando.

Una volta riordinate le idee, infatti, ci si accorge del lato giullaresco e non di questa donna promiscua, ninfomane e mezza matta, che alterna il bastone e la carota con uomini e donne, di qualunque estrazione, professione, nazionalità o altro, pronta a seminare disapprovazione, più che terrore, andando a toccare – quale termine migliore – i lati più ipocriti e sordidi della società brasiliana e non solo (vedi il fratello e lo zio… il primo pensiero riguarda la pedofilia, ad esempio; vedi la suora e i preti, gli insegnanti etc etc). Il senso quindi è che in questa farsa collettiva che la Civiltà – nome proprio della macchina progressiva che ci congloba tutti – ha messo in piedi con l’andare del tempo, tutti gli attori recitano malamente ruoli scontati o inflazionati, e al tempo stesso tali figure spacciate come fondamentali, rigorose e uniche, in realtà sono corruttibili e marce e non esiste morale, non esiste etica, non esiste una impostazione corretta. Esiste, invece, una umanità teatrale, ipocrita e bifolca, che ha generato proprio in forza di queste forzature ed estremizzazioni in senso “positivo” (ma finto), tutte le aberrazioni di cui si proclama nemica.
Società stereotipa per eccellenza, quella statunitense per alcuni versi, come quella italiana per altri piuttosto che la francese, la portoghese o la tedesca…
Per Ribeiro, in questo libro, il sesso funge, opportunamente, da grimaldello per una critica più trasversale – ora più diretta ora più sottile.

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9 dicembre 2015 3 09 /12 /dicembre /2015 07:11
After Porn Ends. Cosa accade alle star del Porno, quando decidono di dare un taglio alle loro carriere?

Il porno oggi è sempre più "espanso" e permea i mezzi di comunicazione di massa e i social, oltre ad essere divenuto di facilissimo accesso e universale fruizione. Si tratta di un porno sempre più frammentato, tuttavia, in cui ciò che dominano sono singole "scene" e non tanto parvenze di storie, con una loro sceneggiatura (per quanto povera) e con uno sforzo recitativo da parte degli attrori/perfomanti.
Nei tardi anni Ottanta e negli anni Novanta si sviluppò negli Stati Uniti un vero e proprio Porn Star System, con le sue star e con i suoi premi e, a seguire, in Europa, questo trend sbarco in Europa, e in particolare in Francia (con l'attore/leader Marc Dorcel) e in Italia (con le geniali intuizioni di Riccardo Schicchi, dalla creazione di una sua "scuderia" alla creazione di un'etichetta indipendente).
Ed è così che anche in Italia nacquero le pornstar, simili a quelle d'oltreoceano, come Cicciolina, Moana Pozzi, Milli D'Abbraccio, per non parlare delle altre e gli equivalenti maschili (anche se al maschile la vita delle pornstar è molto breve ed effimera e, per lo più, salvo che non riescano a "vendersi" bene, hanno una vita effimera come le falene): nel sistema americano vi furono delle eccezioni, tra le quali potremmo ricordare John Holmes ("the King of Porno" o anche meglio conosciuto come Mister Trentatré Centimetri) e dalle nostre parti un Rober Malone o il celebratissimo Rocco Siffredi (che ha dato vita ad un suo marchio personale ed ha avuto grazie alla sua abilità e al suo farsi cercatore di talenti al femminile lunga durata).
Oggi, le regole sono ancora le stesse, ma è ancora più facile entrare nel mondo del Porno: unica condizione è quella di essere in condizione di giocare tutto sulla propria visibilità mediatica e l'inserimento "virale" di se stessi nel web, oltre che diventare una presenza espansa nei social, con la capacità di essere e di bene apparire, curando al tempo stesso delle proprie linee di merchandising (film, oggettistica erotica, fumetti e quant'altro o partecipando ad eventi tipo fiere o feste erotiche in cui è possibile stabilire un contatto de visu con i propri fan). E di questo "stile" una Valentina Nappi ce ne dà un esempio, come anche una Michelle Ferrari una Vittoria Risi o altre che sono transitate al porno dopo aver percorso le tappe di una carriera come modelle e di performer a luci rosse, nei teatri e nei nightclub.

Oggi, ognuno si muove abbastanza isolato e cerca di seguire le proprie strade, inventando ogni giorno delle nuove soluzione e cercando di essere imprenditore di se stesso/a, Chi non è capace di questa continua innovazione naufraga nel mare della rete e di lui/lei si perde ogni possibilità di contatto con la Realtà.
Perché un porno-attore abbia successo le contaminazioni con la realtà dell'apparire e dell'autodivulgazione di Sè (quella che Norman Mailer ha definito "pubblicità per me stesso") devono essere continue ed incessanti.
In passato i performer del Porno, uomini o donne che fossero, costituitvano una piccola grande comunità, si conoscevano tra loro e - al di fuori delle scene - vivevano in modo alternativo alcuni, in modi super-convenzionali altri.
Erano un vero e proprio "bunch of friends", come del resto ai tempi del massimo successo di Schicchi coloro che erano entrati a far parte della sua scuderia.
Ci si chiede quali debbano (o possano essere) le traiettorie di vita dei porno-attori/attrici, quando la voglia di stare dentro questo mondo si fa per loro più tenue e vogliono passare ad altro.
Non ci sono studi significativi al riguardo: una risposta possibile viene dal film-documentario di Bryce Wagoner, dal titolo "After the porn Ends" (2012) che ha ha cercato di seguire retrospettivamente - con lo strumento di interviste fatte nel presente - le carriere delle star, nate all'interno del porn star system californiano e statunitense, cui hanno accettato di sottoporsi ex attori e attrici del porno che raccontano le loro scelte o “non scelte”, nel senso che tutti ebbero l’opportunità di entrare nel mondo del porno, in situazioni in cui non avevano altri talenti e altre possibilità di guadagnare dei soldi.

Vengono intervistati - con un abile e accattivante montaggio che riprende scene della vita di ciascuno all'apice della carriera “porno” - molti dei più grandi rappresentanti del filone porno-chic statunitense, degli anni dell’opulenza della pornografia, quando ancora si giravano dei veri film con grossi budget, e non solo - come oggi accade - solo scene frammentarie.
La cosa interessante è anche quella di vedere questi attori nelle loro scelte di vite attuali, nei momenti in cui coltivano i propri hobby o le attività lavorative in cui si sono reinventati.
L'interrogativo è proprio questo: cosa succede a queste persone quando finisce per loro l'età del porno?
Riusciranno a distaccarsi del tutto oppure rimarranno totalmente invischiati e "contaminati" da un'immagine di sè che hanno creato e che non potranno più dismettere?
Certo è che alcune, allora (come del resto oggi) passarono alla carriera di escort di lusso, come è - ad esempio - accaduto con la nostrana Milly D'Abbraccio (al riguardo fa fede un'intervista rilasciata ad un quotidiano online).
Ciò che è stato vero per gli attori dell'hard americano di trent'anni fa, non è detto che sia vero per quelli di oggi.
Per le pornostar americane, sì, c'era la diffusione dei loro film secondo i canali convenzionali, ma non c'era ancora il web con la sua capillarità e la possibilità di inserirvi qualsiasi cosa.
I contemporanei si trovano di fronte al fatto ineludibile che quando vorranno lasciarsi l'esperienza del porno alle loro spalle, non potranno farlo per tutto e vi rimarrano parzialmente invischiati, poiché tutto quello che loro hanno fatto nel mondo e nello stile dell'hardcore continuerà a rimbalzare di continuo da un sito web all'altro.
Cosa potranno dire questi uomini e donne ai propri figli che divenuti adolescenti o adulti faranno le proprie ricerche "a luci rosse" nella rete e vi troveranno foto e filmati di papà e mamma?
Non si può dare una risposta certa a questo quesito: quelli che lo fanno probabilmente lo fanno soltanto per esprimere un pesante giudizio morale.
Un'ipotesi plausibile è che negli sviluppi odierni che sono quelli - come già detto - del "porno espanso" si vada verso una "normalizzazione" del Porno e verso una sua concezione/rappresentazione di attività di puro "intrattenimento" e che ognuno sarà libero di esprimere la propria sessualità come meglio crede e di contaminare la rete con le immagini di se stesso ruolo di sex performer.
Staremo a vedere.

 

After Porn Ends (Director: Bryce Wagoner. Studio: Oxymoron Entertainment, 2012). After Porn Ends, is a documentary that not only examines the lives and careers of some of the biggest names in the history of the adult entertainment industry; but what happens to them after they leave the business and try to live the average lives that millions of others enjoy.
They hailed from the rural South, steel towns, and the San Fernando Valley. As teenagers, and young adults, none of them thought that porn was in their future. They were artists, baseball players, child prodigies, and even Ivy Leaguers. Now, after their lives in porn; they’re television stars, bounty hunters, writers, and social activists. What happened in between? And now that they’ve moved on, can they really live a normal life after porn?

After Porn Ends has taken a look into that fascinating industry from the other side of it. What happens when a porn star wants to quit? By interviewing and examining the experiences of stars like Asia Carrera, Houston, Randy West and others, the film seeks insight into the chapter of their lives after the bright shine of fame wears off.

It sounds a bit like still being in a strip club when the main lights go up. Except the strip club is your life.


 

After Porn Ends. Cosa accade alle star del Porno, quando decidono di dare un taglio alle loro carriere?
After Porn Ends. Cosa accade alle star del Porno, quando decidono di dare un taglio alle loro carriere?
After Porn Ends. Cosa accade alle star del Porno, quando decidono di dare un taglio alle loro carriere?
After Porn Ends. Cosa accade alle star del Porno, quando decidono di dare un taglio alle loro carriere?
After Porn Ends. Cosa accade alle star del Porno, quando decidono di dare un taglio alle loro carriere?
After Porn Ends. Cosa accade alle star del Porno, quando decidono di dare un taglio alle loro carriere?
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13 ottobre 2015 2 13 /10 /ottobre /2015 00:49
Piccola storia senza parole (Mondello Beach, Palermo, ottobre 2015)
Piccola storia senza parole (Mondello Beach, Palermo, ottobre 2015)
Piccola storia senza parole (Mondello Beach, Palermo, ottobre 2015)
Piccola storia senza parole (Mondello Beach, Palermo, ottobre 2015)
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Piccola storia senza parole (Mondello Beach, Palermo, ottobre 2015)

Piccola storia senza parole (Mondello Beach, Palermo, ottobre 2015)

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7 settembre 2015 1 07 /09 /settembre /2015 06:23
Leona Johansson e la nuova frontiera verde del Porno

(Maurizio Crispi) Scartabellando nei motori di ricerca di Internet ed incrociando tra loro parole, per ottenere risultat iinediti, ci si può imbattere a volte in sorprese inattese, come è stata la scoperta della norvegese Leona Johansson e della sua tribù di seguaci e devoti (tribù che, in pochi mesi, ha raggiunto il numero di oltre 1000 adepti), con i loro slanci sessuali che vengono etichettati a volte come una forma di "Tantric Tree Hugging"
Si tratta dei cultori del cosiddetto "porno-ambientalismo", i cui cultori praticano una sessualità libera, facendosi riprendere in contesti naturali e con il fine di ottenere come risultato energetico finale un maggior benessere dell'ambiente, lanciandosi in attività di sesso in open spaces naturalistici che, debitamente registrati e immessi nella rete, assumono le caratteristiche di una "danza della pioggia tantrica".
I due ideatori dell'iniziativa, Leona Johansson e il suo partner Tom Hol Ellingsen, facendo base a Berlino, hanno creato, a questo scopo, un proprio sito web - wwwfuckforforest.com - che va al di là della classificazione come semplice sito porno, in cui portano avanti queste tematiche ambientalistiche, con un connubbio stretto tra rappresentazione pornografia e mission ambientalista.

Nelle foto e nei video che nel loro sito web sono contenuti (e offerti alla fruizione del pubblico senza insidiose richieste commerciali) trapelano in modo abbastanza chiara gli elementi della loro filosofia e il loro approccio eco-ambientalista: come vi è stato - e vi è - un movimento di "eco-terroristi" che si propongono di salvaguardare l'ambiente con azioni di stampo terroristico, così loro si pongono - con la stessa filosofia - come "porno-ambientalisti".

Si tratta di riprese prive dei consueti stilemi della pornografia, anche di quella più recente, cioè del tipo "performativo" e da "entertainment", con il consueto repertorio di artifici retorici e di esacerbazione dell'atto essuale e dei suoi dettagli o variazioni.
Ci sono riprese nel bel mezzo di scenari naturali di bellezza incontaminata, ma anche di altri che si suppone siano degradati a causa dell'inquinamento o di guerre devastanti che hanno decretato la fine delle foreste, tronchi abbattuti, decorticati, cadenti e traballanti.

Ci sono - equidistanti - scenari di vita (naturale) rigogliosa e scenari di morte cupi e opprimenti.

Ci sono anche altre riprese in cui l'atto sessuale avviene su di un palco, nelcontesto di un concerto rock, quasi che lacopula avesse un ruolo principe nella liturgia musicale e servisse a sprigionare una sublime energia, facendosi da tramite e da catalizzatore delle energie individuali attivate dalla musica.

In tutti i contesti esaminati, sembrerebbe quasi che da quei corpi copulanti, essenziali e primitivi, senza eccesso di muscolazioni da palestra trasudanti ormoni e di altre concessioni agli estetismi contemporaei, quali - ad esempio - importanti abbronzature UV, seni siliconati. Forse ancor di più proprio i corpi dei performer appaiono mingherlini e denutriti, con delle capigliature acconciate con i dreadlock, sembrerebbe che dalle loro figure si sprigioni un'energia primordiale che s'irradia tutt'attorno sino a creare quasi un'aura misticheggiante: i copulanti si presentano - in definitiva - come dei moderni porno-sciamani, per i quali il culmine dell'orgasmo coincide con l'estasi trasformativa.

Leona Johansson, il suo partner Tommy Hol Ellingsen e i loro seguaci ed emuli appaiono come la sacerdotessa e i diaconi di un rito pagano che garantisce - con quel surplus di energia che da essi si sprigiona - il mantenimento della natura e che serve - nello stesso tempo - ad esorcizzare la sua perdita, ma forse anche ad attivare il suo ripristino.

Quello della rappresentazione pornografica è proprio un lungo viaggio: dalle prime immagini carpite attraverso il buco della serratura si è passati al porno-chic degli anni '80 e '90, per andare poi alle rappresentazioni performative con uno sconvolgimento della netta divisione tra chi osserva e chi agisce e con la tendenza ad muoversi verso la messa in scena dell'estremo con virtuosimi, eccessi e acrobazie, tendenti a sorprendere lo spettatore, ammicando a lui nello stesso tempo con lo sguardo in camera (vedi a titolo di esemplicazione le considerazioni di Clarissa Smith in suo breve saggio), sino alla porno-guerrilla e al porno-ambientalismo di cui si parla in questo post.
E sicuramente il viaggio rappresentativo attraverso l'Eros (che - come punto di inizio nell'era moderna - potrebbe avere forse il celebre dipinto di Gustave Courbet, detto L'Origine du Monde) non é ancora finito.
Ciò che colpisce di questa recente evoluzione è la quasi-sacralità della rappresentzione erotica che, in parte, si connette al movimento naturista tedesco degnli anni Venti del Novecento (poi soppresso dal Nazismo), ma anche alle tematiche tantriche (e alla connessa sacralità del Lingam e dello Yoni), ma anche a talune eresie medievali sorte nell'ambito del cattolicesimo, come quella dei Catari o dei suoi postumi tardivi - come la fu la Comunità Adamita dei "Fratelli del lIbero Spirito" che - si dice - siano state alla base dell'intera rappresentazione nel Trittico "Il Giardino delle Delizie" di Hieronymus Bosch, come suggerisce Wilhelm Fraenger, nel suo approfondito ed insuperabile studio "Il Regno Millenario di Hieronymus Bosch" (Guanda, 1980).

Grazie e Leona Johansson e a Tommy Hol Ellingsen, la rappresentazione pornografica tende a diventare una vera e propria religione della mente e una liturgia per la salvaguardia dell'ambiente.
 

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5 luglio 2015 7 05 /07 /luglio /2015 21:11
Recitare il porno. Clarissa Smith spiega perchè le performanti del porno debbano considerarsi delle "attrici"

(Maurizio Crispi) Il breve saggio di Clarissa SmithRecitare il porno. Il sesso e il corpo performante (Mimesis Cinema, collana Minima, 2013) contenuto in questo volume è stato già pubblicato con il titolo "Reel Intercourse", nel volume - fondamentale - curato da da E. Biasin, G. Maina, F. Zecca, Il Porno espanso.Dal cinema ai nuovi media, Mimesis, 2011.

In questo volumetto di solo poche decine di pagine, il saggio originale vede la luce in traduzione italiana.
L'autrice si interroga su cosa significa nella cinematografia porno la "recitazione", in altri termini si chiede se soprattutto le figuranti donne vanno considerati alla stessa tregua di "attrici" impegnate in una recitazione o semplicemente delle "performanti", ciascuna delle quali presenta delle propie peculiarità ed un proprio stile inconfondibile.
Una domanda interessante e che implica, nel percorso che potrà consentire di dare una risposta, l'esame specifico delle sequenze filmiche, allo scopo di individuare categorie e caratteristiche.
Al quesito posto dall'autrice non si può dare una risposta teorica: soltanto accumulando dati ed osservazioni di tipo antropologico e comportamentale di alcune specifiche performer si potranno raccogliere delle evidenze sufficienti ad elaborare una teoria.

A questo scopo, l'autrice si è concentrate su due porno star con caratteristiche abbastanza dissimili l'una dall'altra, rispettivamente Eva Angelina e Allie Sin, sviluppando la tesi secondo cui "...la perfomance di un attore porno può essere qualcosa di più del semplice 'trovarsi lì' a fare sesso ed essere ripreso" (ib., p. 8).
In questo senso, il volumetto della Smith sfata decisamente alcuni luoghi comuni (e i relativi pregiudizi) secondo cui i corpi delle pornostar siano soltanto carne da penetrare, da categorizzare o, al limite, da salvare.
E le conclusioni della Smith sono in linea, del resto, con quelle di altri studiosi nel campo, secondo cui il porno nella sua recente evoluzione tende verso una sempre maggiore spettacolarizzazione delle perfomance sessuali (riprese dalla telecamera o dal vivo) che richiedono per essere messe in scena abilità specifica, allenamento, resistenza e presenza di scena, tutte quelle qualità che si richiedono insomma a personaggio dello spettacolo e dello sport, unitamente alla precisa consapevolezza di sè, a presenza di scena e meticoloso studio delle sequenze performative.
E, ovviamente, ne consegue che ciascun perfomante travasa nella sua presenza scenica le sue specifiche caratteristiche ed il proprio "carattere" dando vita ad una perfomance unica ed irripetibile, come appunto mostra la Smith, mettendo a confronto le due porno-attrici oggetto della sua indagine.
E ciò è in linea con quanto ha dichiarato in una delle molte interviste rese ai media la nostrana Valentina Nappi, quando ha detto che per essere una porno-attrice di buon livello e per costruire un proprio stile personale, occorre molta applicazione, molto esercizio allo scopo di essere sempre più brave nell'arte del "sesso messo in scena", rappresentato e, in definitiva, recitato.
E badiamo bene che queste due attrici-perfomanti, selzionate ai fini del suo studio dalla Smith, appartengono - come la nostra Valentina Nappi - ad una generazione di frequentatori del porno del tutto nuova: quella in cui il porno non viene più realizzato per spettatori-voyeur che occhieggiano dal buco della serratura, per così dire, ma per cultori della sessualità spinta che traggono spunto da ciò che vedono rappresentano nello schermo del propio PC o nel display di uno smart-phone e che sono pronti ad entrare in azione a loro volta, riproducendo - se possibile - ciò che hanno appena visto.
In questa recente rivisitazione del porno le categorie di esibiziosta e voyeur tendono a scomparire e a farsi labili

(Dalla quarta di copertina) Cosa s’intende con il termine “recitare” quando si parla di pornografia? Le attrici (e gli attori) porno recitano? La concezione del porno come mera documentazione del sesso ha da sempre fugato ogni possibile dubbio al riguardo. Questo volume, piuttosto che limitarsi a considerare il sesso hardcore alla stregua di una proprietà “inerte” del processo filmico (o, viceversa, condannarlo come una forma di violenza), sceglie di esaminare la scena sessuale nelle sue caratteristiche performative. Per dimostrare che, nel porno, un attore (e, a maggior ragione, un’attrice) in realtà compie un lavoro molto più complesso di quanto non siamo portati a credere.

Clarissa Smith, University of Sunderland(Nota sull'autrice) Clarissa Smith è Senior Lecturer presso il Centre for Research in Media and Cultural Studies dell’University of Sunderland. Coordinatrice del progetto Porn Research, e membro del network di ricerca Onscenity, è autrice di numerosi articoli dedicati a pornografia e sessualità in riviste e volumi collettanei. Tra le sue pubblicazioni, One for the Girls! The Pleasures and Practices of Reading Women’s Porn (Intellect, 2007).

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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