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9 ottobre 2024 3 09 /10 /ottobre /2024 07:02

Scritto il 9 ottobre del 2010 e pubblicato su Facebook
Mai riprodotto nei miei blog di allora e nemmeno qui.
Eccolo dunque
Molto attuale, visto che ci sono alluvioni da tutte le parti

Maurizio Crispi (9 ottobre 2010)

Bici multipla (foto di Tiziana Torocoletti)

Ho sognato di essere in un paese alluvionato

Acqua ruscellante da tutte le parti, colate di fango. Vie e piazze allagate si possono attraversare solo a guado.
In alcuni punti nemmeno questo, perché il livello dell'acqua è pericolosamente alto
Case scoperchiate ed invase dalla mota, alcune parzialmente crollate, mostrano impietosamente i loro interni, desolati e sottosopra
Una catapecchia senza più il tetto e parte delle pareti è affollata di Cinesi. Molti di loro sono all'unisono al lavoro, montati su di un trabiccolo a pedali multiplo che, nell'emergenza, funziona da generatore elettrico. I Cinesi si adattano sempre con prontezza e lavorano alacri in qualunque condizione - penso tra me e me

Un gatto scivola lungo la facciata diruta d'un edificio, quasi fosse su di un toboga, il corpo affusolato lucido di fango: man mano che l'agile e sinuoso movimento lo trascina giù verso l'acquitrino e lo spesso strato di mota sembra trasformarsi in pesce, mutando la sua natura e facendosi esempio vivente di chimera, uscita dritta dritta da un Fisiologo o da un Manuale di zoologia fantastica 

Smarrito, sono bloccato in un punto della cittadina, senza poter più muovermi in alcuna direzione

Dovunque il livello dell'acqua s'è levato ancor di più e non v'è valico possibile, se non a guado o a nuoto

Uno sciancato con gli abiti colorati - sembra un clown o un giullare di corte - si materializza accanto a me e, senza parole, mi propone di farmi da guida, attraverso un passo periglioso, sino ad una spianata di roccia scistosa ancora all'asciutto

 

Ma cosa potrò fare una volta giunto lassù, in alto?

Continua a piovere senza sosta e la luce già fioca, a causa della fitta coltre di nubi nere, comincia a scemare, annunciando la fine del giorno

Ho l'urgenza di andare a recuperare la mia auto parcheggiata da qualche parte

E non so più dove sia…

Le vie sono un pantano

E non so più come raccapezzarmi

La mia guida sciancata è scomparsa

Come farò da solo e - ma che pensiero assurdo, date le circostanze - senza bagnarmi i piedi e senza dovermi levare le scarpe ad arrivare alla mia auto?

Come farò ad andar via di qui?

Un prete, pastore di anime, anche lui sperduto, continua a chiedere allo stuolo di scugnizzi che lo circondano, come un gregge di pecorelle smarrite, "Ditemi, come girano le vie qui"? 

In conclusione, sono senz'auto, smarrito

La mia guida-giullare-clown  è scomparsa e con lui l'attitudine sbeffeggiante e ironica nei confronti della vita e l'arte di sopravvivere comunque, come è nella natura del giullare che, facendo ridere i potenti, riesce sempre a trovare delle vie di uscita dalle situazioni pericolose; ma anche il pastore di anime è smarrito, non sa più come fare a guidare le sue pecorelle e e a loro chiede come girino le strade.

Ci sono dei momenti nella vita in cui ci si sente smarriti e senza guida

 

E' indubbio che, nel partorire questo sogno, sono stato colpito dall'alluvione in Liguria [il primo di una lunga serie di eventi alluvionali negli anni successivi] e dalla Marea rossa in Ungheria con le numerose - impressionanti - immagini trasmesse in televisione tra cui i dettagli dei pesci argentei morti e a galla sull'acqua fanghigliosa rossa e velenosa, ma c'è anche il ricordo delle letture che mi faceva mio padre, quando avevo 15 o 16 anni, e lui - avendo scoperto Borges - veniva spesso da me con il Manuale di Zoologia fantastica tra le mani e mi diceva: "Senti questa" e mi leggeva al descrizione di una delle creature fantastiche che vi erano descritte.
Poi se ne andava e, magari, ritornava il giorno dopo per leggermi la descrizione di un altro animale. Quel libro ce l'ho sempre con me.

E da esso nacque in me la passione della lettura dei libri di Borges, poeta e scrittore cieco che scriveva a memoria, attingendo un'infinità di storie dall'enorme libreria custodita nella sua mente.

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22 settembre 2024 7 22 /09 /settembre /2024 07:01
Ascesa finale per il Madangad Foet

Sono all'interno d'una strana casa verticale
Tutto è oltremodo ripido
Qualsiasi spostamento mi procura le vertigini
Si tratta di scendere lungo una ripida scaletta con delle alzate fuori norma, con lo spazio dove poggiare il piede molto stretto
Ci si addentra (o meglio si scende) in una vasta sala ad anfiteatro ad assetto verticale
[e - lo dico qui come inciso - mi sono ricordato di quando, nel corso del mio viaggio in Messico, mi ritrovai a visitare la Piramide dell’Indovino, a Uxmal. La giornata era umida e piovosa. Tutto era grigio e da lontano vedevo i turisti che si arrampicavano su per la ripidissima scalinata, sorreggendosi ad una grossa catena che fungeva da appiglio e da sicura, come se stessero percorrendo una Ferrata. Mi vennero le vertigini solo a guardarli, soprattutto quelli arrivati alla sommità che parevano esili figurette in balia del vento e della pioggia: e mi rifiutai di compiere quell’ascensione]
In questo frangente, c’è anche Gabriel con me, ma presto - preso come sono a dovermi confrontare con il mio terrore cieco - lo perdo di vista
Rimango paralizzato su uno dei primi gradini della discesa
Non riesco a muovere il passo successivo e rimango, tremolante, a guardare il vuoto sotto di me che mi vuole inghiottire, famelico
No, no, no!
Non posso!
NO! 
NON VOGLIO!

Comincio ad arretrare, ansimante, in preda ad un'incontrollabile fame d'aria, con la fronte imperlata di sudore freddo
Sia come sia, riesco a cambiare direzione e, volgendo le spalle all’abisso, ritorno indietro, emergendo attraverso una specie di botola in uno spazio relativamente piano e senza precipizi di sorta
Traggo un grande sospiro di sollievo
E Gabriel?
Non c’è!
Oh deus! 
È rimasto là sotto!
Provo a chiamarlo, ma la mia voce è flebile, priva di forza
Si tratta di andar via, al più presto possibile, da questo posto folle
Immagino che, ovunque, vi possano essere trappole e trabocchetti
che possono ricondurmi a confrontarmi con il vuoto e con l’abisso
Gli abitanti della casa
mi guardano con sufficienza
e con commiserazione
perché non ho superato la loro prova ordalica
Alla fine Gabriel arriva,
fresco e pettinato
(ma lui ha fatto climbing e non ha paura del vuoto)

 

E ci incamminiamo per fare ritorno a casa
Dobbiamo viaggiare con la Metro e, dunque, scendiamo sottoterra per prendere il primo treno utile
E viaggiamo, viaggiamo
Il treno sfreccia silenzioso
Supera stazioni illuminate, 
con le pareti dipinte con colori sgargianti,
alcune deserte,
altre affollate di gente in attesa
E poi arriva il momento di scendere
Risaliamo le scale, 
attraversiamo atrii grandiosi,
camminiamo lungo interminabili corridoi
Poi mi giro, guardo, cerco
Gabriel non c’è più 
Ero immerso nei miei pensieri
e mi ero dimenticato di tenerlo d’occhio
Che fare?
Penso di chiamarlo con il telefono
Armeggio con il mio, facendo una serie di errori, lancio chiamate a destinatari sconosciuti, per poi accorgermi che il suo telefono ce l’ho io
Gabriel l’aveva infilato nella tasca laterale della mia bisaccia (senza però dirmi niente)
Non so che fare
Magari me ne starò fermo ad aspettarlo, confidando nel fatto che lui possa ritornare indietro e raggiungermi
Poi, mentre sto elucubrando, mi giro e Gabriel è lì con me!
Pensavo che ti fossi perso!, gli dico
E lui: No, papà, no! Sono stato con te tutto il tempo!
Riprendiamo il viaggio verso casa e abbandoniamo lo spazio chiuso della Metro per venire alla luce
Dove siamo?
Non ne ho idea alcuna!
Non riesco ad orientarmi!
Effetto di derealizzazione e spaesamento
Mi guardo attorno e vedo che ci ritroviamo nel bel mezzo di un’immensa area portuale, dove grandi bastimenti attraccano di continuo e altri partono
E’ difficile procedere perché tutti gli spazi sono ingombri di catene enormi e di grosse gomene e, inoltre, giganteschi muletti entrano ed escono di continuo dal ventre delle navi, spingendo grossi carichi di mercanzie, autotreni e pesanti container
Poi, all’improvviso, intravedo la sagoma familiare di Monte Pellegrino e allora grido di giubilo: Allora, siamo a casa! E vaiiiiiii!
Si tratta soltanto di trovare una via di uscita da questo scalo portuale così caotico
Spero che riusciremo a farcela,
prima o poi


Dissolvenza
 

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4 settembre 2024 3 04 /09 /settembre /2024 17:31
I Bagni Geliert (dal web)

È stato un sogno d’acqua

 

Ero con molte altre persone
Non so per quale motivo fossimo assieme
Ci muovevamo in armonia e silenzio
in un posto antico
Una vetusta dimora
fatta di grandi ambienti,
vasti saloni, giardini e serre
Tutto, però, era invaso dall’acqua
e, quindi, nel passare 
da uno spazio all’altro
andavamo a guado
oppure talvolta nuotavamo
quando la profondità si faceva maggiore
L’acqua era limpida e trasparente
Il movimento dei corpi
provocava senza tregua 
sciacquii e gorgoglii
ed anche sgocciolii
E sempre si sentiva 
in sottofondo
il mormorio dell’acqua che scorreva
nelle condotte
e quello più cupo dei getti di acqua
che si riversavano veementi
nelle vasche e nelle stanze
Piccole onde concentriche
si formavano di continuo,
si propagavano,
sbattevano contro le pareti,
ritornavano,
s’intersecavano, 
e tutto ciò in una persistente, soffusa,
armonia di suoni
Ci muovevamo e vivevamo
in una casa d’acqua 
d’ineffabile bellezza e pace,
ma anche di profondo mistero


Mi ricordai allora della mia visita 
al Qanat gesuitico basso della mia città 
e ritrovai le sensazioni 
di misterioso fascino che mi pervasero, mentre a guado percorrevo 
il condotto sotterraneo 
alla luce delle sole lampade frontali


E mi venne in mente con nitidezza anche quella volta in cui, a Venezia, mi ritrovai nel bel mezzo di un’acqua alta mai vista e, insofferente delle passerelle di legno sovraffollate, mi levai le scarpe, mi arrotolai i pantaloni sino a sopra il ginocchio e cominciai a camminare a guado, scattando dal basso foto suggestive e inedite ai visitatori incolonnati sui camminamenti di tavole di legno

 

La grande piscina coperta dei Bagni Gelléert a Budapest (dal web)

Ed anche mi sovvenne la visita, 
in anni successivi, ai bagni termali di Budapest ed erano, in particolare, i Bagni Gellérrt
Anche quell’edificio era, in definitiva, 
una casa da acqua di incomparabile bellezza e di pace, rasserenante per lo spirito


L’acqua è vita
Salus per Aquam

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18 agosto 2024 7 18 /08 /agosto /2024 13:51
La fiamma che arde (foto di Maurizio Crispi)

Ho fatto un sogno
E te pareva!
Molto lungo e articolato, come sempre
Ma ne ricordo solo una parte in cui ero a casa dei nonni paterni
C’era anche il nonno Totò (che stava per Salvatore) per come lo ricordo nei suoi ultimi anni, seduto accanto a me, al tavolo rotondo della stanza da pranzo (tavolo che, all’occorrenza diventava semi-ovale con l’aggiunta d’una estensione centrale).
La nonna Ia (Erminia), come la chiamavo io da bambino (ma anche successivamente i miei cuginetti, nel senso che fui io - primo nipote - a creare quella tradizione), sfaccendava e volteggiava attorno a noi
C’erano altri convitati che non ricordo
Il tavolo era rivestito con una ceratina protettiva decorata con una fantasia policroma di riquadri e cerchi.
Ricordo che io mi affannavo (ma con discrezione) a pulirne a superficie dalle briciole che si erano formate quando avevamo spezzato il pane
Mi accorgevo che una piantina di prezzemolo veniva fuori rigogliosa da una fessura della cerata stessa
Il mio primo impulso, di fronte a tale anomalia, fu quello di strappare via quel piccolo cespo vigoroso, ma poi mi trattenevo e riflettevo
Mi chiedevo se non fosse stata fatta crescere lì a bella posta, in modo che i commensali potessero approvvigionarsi di petrosino (come diciamo noi) fresco e fragrante durante il pasto per decorare e impreziosire le pietanze che si trovavano davanti
Mi accorsi che, quando sfiorai la piantina verde e fragrante con la mano, il nonno prese a fissarmi accigliato con la sua espressione burbera di sempre (quella che io ricordo dal tempo in cui ero piccolo)
Mi fermavo appena in tempo e la mia mano che stava per strapparla si addolciva allora in una postura di morbida carezza alla pianticella
Ma non riuscivo a star fermo: volevo capire qualcosa di più di quella pianta che spuntava e prosperava direttamente dal ripiano del tavolo
Volevo sondarne il mistero, in altri termini
Le mie mani allora frugavano e frugavano sino a strappare parte della cerata davanti a me per scoprire…
Cosa?
Per scoprire che, al disotto di quella cerata, ce n’era un’altra, identica, solo un po’ più sbiadita e consumata
La piantina di prezzemolo attraversava anche quella
Dove pescavano allora le sue radici?
Da dove attingevano i nutrienti necessari alla crescita dei sottili fusti e delle foglie? 
Ma non potei andare oltre nella mia esplorazione, perché il nonno Totò mi guardò accigliato, burbero in volto, con quei suoi occhi chiari, un po’ acquosi, mentre la Nonna Ia, strillava e invocava mia madre perché mi punisse per essere stato tanto screanzato

 

[la nonna Ia era molto permalosa e si rabbuiava per poco, anche se poi era, per altre cose, meravigliosa (per esempio, una volta che ero da loro di mattina, per farmi passare il tempo e per occuparmi, mi fece dei dolcetti squisiti - e solo lei li faceva in quel modo - dalla A alla Z e, cioè, dall’impasto della farina sino alla frittura dei piccoli panzerotti con ripieno di marmellata e alla loro decorazione con lo zucchero ed io man mano che erano pronti mi ci strafogavo…). Tornando al fatto che fosse burbera e permalosa, quando ero proprio piccolo e andavo da loro con i miei (potevo avere circa tre anni), da quella piccola peste che ero, appena arrivavo cominciavo a dire (forse anche a gridare come un ossesso) a modo di saluto: “Nonno Totó e Nonna Ia cacca e pipì!” E ripetevo questa frase all’infinito, suscitando l’ira della nonna che, rivolgendosi alla mamma, diceva: “Non devi permettergli di dire queste cose! Quando lo fa, pungigli la lingua con uno spillo, così s’insegna!”. Ma la mamma che, sul momento, diceva sisì (ma solo per amor di pace) si guardava bene dal mettere in atto un simile suggerimento. Con le parole - con bonomia - cercava sì di convincermi a non farlo, ma poi l’inconveniente si ripeteva egualmente, sino a che la cosa non passó da sola, senza drastici interventi correzionali]

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9 agosto 2024 5 09 /08 /agosto /2024 01:41

Keep-a-going along the road.
Vai avanti e più non dimandare

Oggi, possiamo lecitamente parlare
di tre quarti di secolo
Sono sbalordito
Penso a quando da piccolo
con mio fratello
mi chiedevo
come sarebbe stato entrare nel 2000
e facevo calcoli
per stabilire l’età che avrei avuto allora
che era per me
un’età impensabile,
irrapresentabile
Oggi, quasi al concludersi
del primo quarto del XXI secolo,
sono ancora qui

E vai allora!
Keep-a-going along the road,
Keep your eyes on the road
Stay always on the run

Cammina,
cammina,
segui sempre la strada,
di giorno segui il sole verso Ovest,
di notte orientati con le stelle

Seconda stella a destra, questo è il cammino
E poi dritto fino al mattino
Poi la strada la trovi da te
Porta all'isola che non c'è

Maurizio Crispi (9 agosto 2024)

Autoscatto (Maurizio Crispi)

Autoscatto (Maurizio Crispi)

A volte, 
mi sorprendo a pensare
che vorrei tornare ad essere adolescente, ritornando all’età dell’oro in cui
c’erano ben poche cose 
di cui preoccuparsi 
quando c’erano papà e mamma 
che di tutto si occupavano,
c’era solo da prendere il meglio, 
una vita rilassata, 
senza problemi da risolvere 
senza responsabilità da assumere
Era il tempo felice 
dei giochi e degli svaghi 
Era come essere in un giardino dell’eden

 

Autoscatto (in versione Matusalemme) - foto Maurizio Crispi

Eppure, 
quando vivevo allora quei giorni scalpitavo 
fremevo 
mordevo il freno 
desideravo che il Tempo 
accelerasse il suo corso 
e non vedevo l’ora di diventare “adulto“
e c’era anche l’irrequietezza dell’attesa,
quando il sogno tracimava nella realtà 
e pensavo che tutto fosse possibile,
quando i miei denti e la mia pelle
erano ancora giovani

Ora, invece, guardo nostalgicamente 
a quella stagione 
e la considero il mio Eden perduto
I miei genitori mi hanno lasciato giocare,
consentendo 
che io potessi trastullarmi 
con l’inutile e con il superfluo 
hanno lasciato che io leggessi i libri 
e che mi immergessi 
in universi fittizi e in mondi alternativi 
hanno lasciato che io potessi sognare

Eppure, quando ero adolescente, 
un mio me scisso 
non voleva stare in quel mondo 
voleva piuttosto schizzare in avanti, andando verso realtà sconosciute
Quel mio me era impaziente 
e viveva con sofferenza l’attesa e la stasi

E ora eccomi qua 
a desiderare un ritorno 
a quel tempo 
che ora vedo felice,
come forse non è mai stato

Mr Natural (Robert Crumb)

Forse, ciò accade 
perché mi accingo a varcare 
la soglia dei tre quarti di secolo 
- e quindi mi avvicino 
sempre di più a quel punto fatidico 
in cui gli opposti estremi 
tendono a reincontrarsi e a coincidere
e le età della vita 
si confondono e si mescolano

Vorrei andare lontano, via dove nessuno possa bussare la mia porta e schiaffarmi davanti agli occhi la dura realtà
Vorrei evadere 
essere un nessuno 
essere un Errante 
libero di cercare ciò che vuole 
o di non cercare affatto

E questo è quanto, 
dissi, accorgendomi
che mi era cresciuta 
una barba da profeta,
come quella di Mr Natural

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21 giugno 2024 5 21 /06 /giugno /2024 11:54
Salvatore Crispi (foto di Maurizio Crispi)

Sembra ieri

 

E intanto sono già trascorsi
nove anni
dalla tua dipartita,
caro fratello

 

Il tempo è un grande scultore

 

Io, man mano che il tempo scorre,
e mentre il conto degli anni
si fa più lungo,
non dimentico,
mi esercito piuttosto
a ricordare meglio
e a tenere in vita
coloro che non sono più 
Quindi, carissimo fratello,
voglio dirti che sei ancora
qui con me
Ogni giorno,
Ti vedo
Ti parlo 
Ti saluto
Rivolgo lo sguardo
alle tue molte foto
sparse in giro per casa
Ogni tanto vieni 
a trovarmi nel sogno
Ogni tanto,
in occasione delle ricorrenze principali
e degli eventi cruciali,
faccio celebrare una Messa
in memoria
per te,
per la mamma,
per Papá,
e queste sono le uniche volte
che vado a Messa
È un rito che ogni anno si rinnova

 

Forse, a modo mio,
recito anche qualche preghiera

 

I Morti non si dimenticano

 

I nostri Defunti vivono
attraverso queste attenzioni
É nostro compito tenerli in vita
Tenere vivo il loro ricordo
Tramandarlo se possibile
in modo che alla nostra dipartita
qualcuno possa continuare a ricordarli
e noi con loro

 

21 giugno 2015 - 21 giugno 2024

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15 maggio 2024 3 15 /05 /maggio /2024 12:44

Fa parte delle vicissitudini umane che uno tra molti sia destinato a continuare a vivere per interpretare la parte del sopravvissuto
Io sono un sopravvissuto.
Chi rimane, deve ricordare costantemente chi non c'è più.
Lasciare una porta sempre aperta al flusso dei ricordi.
Mantenere in vita in questo modo le persone care che non sono più.
Tenere la stanza dei ricordi costantemente aperta, arieggiata, festosa, piena di colori e di suoni.

Maurizio Crispi (2 ottobre 2015)

I miei genitori (foto dal mio archivio personale, Maurizio Crispi)

(Un cassetto pieno di ricordi, giugno 2023) Qualche giorno fa, ho cominciato ad esaminare un cassetto nell'armadio della stanza che era di mia madre (e prima ancora di ambedue i miei genitori, sino alla morte di papà), dove la mamma aveva raccolto una serie di ricordi degli anni di guerra che furono anche quelli del loro fidanzamento e del loro matrimonio.
Pieno di emozioni ho preso a prenderne in rassegna il contenuto.
Non che non l'avessi fatto già prima.
Ma adesso ho deciso di guardare tutte le diverse cose con maggiore attenzione ai dettagli.
O, forse, mi sono autorizzato a farlo, riflettendo al fatto che la mamma mi diceva sempre che voleva distruggere tutto ciò che era relativo ai suoi ricordi.
Malgrado la mamma avesse più volte esplicitata questa intenzione, soprattutto nei suoi ultimi anni, poi non lo ha fatto.
Ed io sono felice di ciò. 

Vorrei che di tutto questo potesse perpetuarsi la memoria e che queste tracce, segni tangibili della storia personale delle persone che più mi sono state care, possano passare di mano un giorno.
Ma non so se i miei figli lo faranno, se vorranno mai raccogliere questa fiaccola e portarla con sé.

Viviamo in tempi di mortificazione assoluta delle memorie storiche e delle memorie personali.
Sembra che il passato, le storie che ci fanno capire da dove veniamo, quelle che ci danno indicazioni sulla nostra genealogia, non interessino più a nessuno.

I giovani di oggi, imbevuti di una cultura fortemente narcisistica e autoreferenziale, sono portati a negare fortemente la trans-genitorialità, cioè il riconoscimento che prima di loro c'è stata una linea di sangue che li ha preceduti, che è anche una linea di narrazioni da perpetuare e trasmettere e che, invece, sono destinate - purtroppo - a cadere nell'oblio. 

Una regina senza volto (foto di Maurizio Crispi)

Non ricordo più
Non ricordo di avere ricordato 
Per ricordarmi di avere ricordato debbo leggere ciò che scrivevo nel tempo in cui ricordavo 
Ricordo di avere ricordato
So anche che adesso ho smesso di ricordare e di scrivere di ciò che ricordo
La buona vena del ricordo s'è esaurita, forse
Perché scrivevo nel tempo in cui ricordavo di ciò che era stato? 
Forse lo facevo spinto dal desiderio che qualcuno leggesse ciò che scrivevo  e che quindi potesse utilizzare ciò che avevo scritto come “fonte” (in senso storiografico) per ricordare a sua volta e per aggiungere alla propria memoria personale profondità e spessore ed anche una componente intergenerazionale
Poi mi sono reso conto, però, che ciò che scrivevo era soltanto un vomitarmi addosso e che i ricordi non interessavano a nessuno 

È un dato di fatto che oggi il ricordare non interessi più a nessuno: questo è un dato di fatto generale che travalica la semplice e limitata esperienza personale mia o di qualcun altro 
Ricordare è faticoso 
Mettere continuamente a confronto il presente con il passato é mentalmente dispendioso 
Trarre insegnamenti dal passato non è più un’attività mentale praticabile 
Si vive, in generale, senza passato e senza memoria
La storia viene continuamente riscritta senza considerare l’importanza di ciò che è accaduto prima 

Siamo uomini senza memoria, purtroppo

Ma buona parte dell’identità di un individuo si basa sul ricordo
Quando si cancella il ricordo, l’identità attuale diventa fluttuante, fragile, incerta, liquida - come dice Baumann
L’Io senza memoria è un Io senza radici

Ricordo, sì, io ricordo 
Finché c’é ricordo, c’è speranza

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13 maggio 2024 1 13 /05 /maggio /2024 12:43
Cielo nuvole e palma (foto di Maurizio Crispi)

Che sogno, ragazzi, che sogno!

 

È stata una notte di sogni molto agitati ed intensi 
Una vera e propria tempesta onirica boreale, ed anche australe
Mi sembrava di vivere nel tempo di questa singola notte un’intera vita 
Ogni volta che mi riaddormentavo, era come se il sogno continuasse a svilupparsi lungo uno stesso filo conduttore
È stato faticoso questo sognare, perché mi ha dato l’impressione, che stessi vivendo un’intera vita parallela 
Ricordo due parti, in modo speciale e più vivido
In una arrivavo in un posto dove avevo lavorato in passato e da cui ero andato via a causa dei cattivi rapporti che si erano creati con alcuni operatori e che mi avevano fatto sentire - nelle loro conseguenze - vittima d'una forma di mobbing verticale
Ma nel sogno il luogo era totalmente differente 
Riconoscevo alcune facce di quel periodo tra cui quella di un operatore (di cui non dico la professionalità) con un volto alquanto grifagno e savonarolesco
Portavo dei libri che, nelle mie intenzioni, avrebbero dovuto essere utili a tutti  per l’aggiornamento 
Entravo nella stanza degli operatori per collocarli in una grande scaffalatura
Mentre li ponevo al loro posto, parlavo e ne illustravo il contenuto 
In particolare, mi rivolgevo con enfasi al Grifagno e gli dicevo: questi sono adatti per te e potresti presentarli tu a tutti gli altri colleghi 
In questo gruppetto di volumi c’era anche il mio sul disagio giovanile, di cui ho recentemente parlato in occasione di un altro sogno 
Lui mi guardava di rimando e dalla sua mimica capivo che mi disprezzava e che quei libri non li avrebbe mai letti e nemmeno presentati agli altri
Pensavo anche che il mio darmi da fare non avrebbe portato alcuno frutto
In questa circostanza, portavo con me anche dei CD  che avevo acquistato nel corso di un mio viaggio in un luogo lontano e, tra questi, ve ne era uno di un gruppo americano che faceva musica blues e, proprio su di questo, mi mettevo a concionare, dicendo quanto questi musicisti fossero all’avanguardia per l’uso spregiudicato delle chitarre duellanti
Qui, l’inquisitore si mostrava un po’ più interessato e condiscendente 

 

In una fase successiva, ero con Gabriel in un posto di mare: una lunga spiaggia, enorme, immensa, di sabbia bianca e, davanti, la distesa infinita del mare azzurro, scintillante nel sole
Facevamo qualcosa, ma non ricordo bene: forse dovevamo compiere una qualche impresa, al termine della quale ci avrebbero consegnato uno o più trofei 
Poi eravamo seduti ad un tavolo della zona dello stabilimento balneare adibita ad area di ristoro e bar
Qui compariva un altro personaggio della mia vita passata, un altro psicologo, con il quale avemmo modo di scrivere, proprio agli esordi della mia attività di medico psichiatra, un libro sulle tossicodipendenze giovanili (il cui nucleo centrale nasceva dalla mia tesi di specializzazione in psichiatria)
Sembrava il boss di questo luogo, lo psicologo che aveva un’aria furbetta e volpina: parlavamo del più del meno, ricapitolando gli eventi della nostra vita come se fosse trascorso un tempo lunghissimo dal precedente incontro
Le cose andavano per le lunghe: intanto, Gabriel era scomparso dal mio campo visivo, non lo vedevo più in giro ed ero preoccupato per il protrarsi della sua assenza
Dopo un po’ ricompariva, tuttavia, ed era tutto contento: mi diceva che aveva appena fatto da solo una lunga nuotata e mi chiedeva anche di prodigarmi perché gli venisse consegnato uno dei trofei in palio
Me lo sono meritato!, ribadiva
Mi rivolgevo allo psicologo che sembrava essere a capo di tutto 
Lui si metteva in piedi, incombendo su di me dalla sua alta statura, e si toglieva l’accappatoio bianco che indossava, rimanendo in costume da bagno e rivelando di avere la pelle lussuriosamente affrescata di tatuaggi policromi
Ed io rimanevo turbato ma anche ero preso da un senso di meraviglia nell’osservare quasi guizzanti sotto la pelle una folla di fantastiche creature che parevano vive
E qui questo secondo frammento finiva e andava in dissolvenza

Questo il libro reale che emerge dalla tessitura del sogno:
Giovani e droga: aspetti psicologici delle tossicodipendenze giovanili da oppiacei. Riflessioni sulla letteratura in margine ad una esperienza presso la divisione neurologica dell'Ente ospedaliero Villa Sofia di Palermo / M. L. Benincasa, M. Crispi, A. Travaglino; prefazione di G. V. Caprara, Casa editrice Bulzoni (Collana: L'Uomo e la Società), 1981

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23 marzo 2024 6 23 /03 /marzo /2024 10:23

Noi che ancora ricordiamo siamo dei dinosauri in via di estinzione.
Incalzano orde di più giovani che si sono disabituati a ricordare, che - anzi - detestano dover ricordare e che considerano tutti i supporti materiali connessi al ricordo e al ricordare qualcosa di inutile e di ingombrante.
Queste orde di più giovani vanno inesorabilmente incontro ad un futuro senza memoria che sarà, inevitabilmente, più vuoto e più sterile, che non avrà più voci dialoganti con un passato che hanno reso muto ed insignificante..
Quelli che ci seguono avranno ciò che vorranno, su questo non si può sindacare.
Ma per noi che ci siamo abituati a vivere nel ricordo è cosa ben triste pensarlo.
Parlo per me, dunque: finché potrò, io continuerò a ricordare.

Maurizio Crispi (8 marzo 2023)

La mamma nel giorno del suo 90mo compleanno. Persino nostra cugina Giorgia è venuta a trovarla da Roma e lei è felice (Foto di Maurizio Crispi)

Oggi 8 marzo 2024 ricorre il compleanno di mia mamma Irene.
La mamma nacque l’8 marzo del 1918 e ci ha lasciati il 4 gennaio del 2010, quando mancava ormai poco al suo 92° compleanno.
È una data che non dimentico, quella del suo compleanno, come anche quella della sua dipartita.
La mamma continua a vivere nei miei ricordi e in quelli delle persone che l’hanno conosciuta e amata.
Mamma, ovunque tu sia, buon compleanno!
E voglio ricordare qui la mia cara cugina Maria Patrizia, figlia dello zio Aldo, il fratello più piccolo di mamma, la quale pure celebrava il suo compleanno l’8 marzo, essendo nata quasi esattamente sei mesi dopo di me.
Con Maria Patrizia nel corso degli anni abbiamo condiviso alcune scelte di studio e professionali, ma soprattutto negli anni cruciali dell’infanzia e dell’adolescenza siamo stati cresciuti come fossimo fratelli, più che semplici cugini.
Voglio anche ricordare qui che Maria Patrizia ci ha lasciato l’anno scorso, proprio poco dopo il ricorrere del suo compleanno.

 

La mamma nel giorno del suo 90mo compleanno. Persino nostra cugina Giorgia è venuta a trovarla da Roma e lei ne fu davvero felice (Foto di Maurizio Crispi)

La mamma nel giorno del suo 90mo compleanno. Persino nostra cugina Giorgia è venuta a trovarla da Roma e lei ne fu davvero felice (Foto di Maurizio Crispi)

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10 febbraio 2024 6 10 /02 /febbraio /2024 09:28
Foto di Maurizio Crispi

Foto di Maurizio Crispi

Un'anziana signora ha calato il classico "panaru" e lo sta ritirando
Scene d'altri tempi, tutt'ora presenti
U' panaru è legatissimo ai miei ricordi d'infanzia, quando la signora che abitava da noi come collaboratrice (come si dice adesso), calava "u panaru" dalla ringhiera delle scale per ritirare la frutta e la verdura che compravamo dal venditore ambulante che passava ogni giorno dalla via dove abitavamo, declamando con voce stentorea le sue mercanzie, esposte su di una carrettella a trazione animale (e ricordo che era trainato da un paziente asinello),

Io (da piccolo ero una piccola, autentica, peste e ne facevo di tutti i colori), ogni volta, approfittando della sua distrazione, quando rientrava in casa a prendere i soldi - uscivo dal nascondiglio dove mi ero rintanato, come un fulmine, rapido ed invisibile, e slacciavo la corda con cui il panaro era fissato sospeso ad altezza d'uomo nell'androne
Sicché poi la signora (che, tra l'altro, era sofferente claudicante per una forma trascurata di diabete) era costretta a scendere le scale per recuperarlo (o l'omone a salire le scale irritato e vociante contro di me: Tosto sì!, mi gridava.
Mi voleva bene, la Marietta, e tollerava pazientemente queste mie piccole crudeltà (di cui da adulto non posso che pentirmi), anche se il ricordo delle mie continue marachelle ancora oggi mi fa sorridere.

Maurizio Crispi (10 febbraio 2012)

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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