Ho deciso di trascorrere
alcuni giorni
del Natale
in una località montana
andandoci con la bici,
la mia bella bici da corsa
che, per l’occasione,
ho tirato fuori dal box
e ho rimesso a posto
Pedalo e pedalo
La strada si inerpica in mezzo ai monti
Al bordo c’è uno spolvero di neve fresca
L’aria è frizzante
Pedalo e pedalo
Mi sento ancora in forma
malgrado tutto
Ogni tanto tento un’acrobazia
per scansare gli ostacoli
che mi si parano innanzi
Pedalo e pedalo
Arrivo a destinazione
Il luogo è un grande resort montano
affollato di vacanzieri
Fendo la folla vociante
e mi dirigo verso la sala da pranzo,
chiedendomi se non ci siano
degli amici podisti
dei quali so per certo
che avrebbero dovuto alloggiare qui
Le mie ricerche sono infruttuose
Solo in uno mi imbatto
già in tenuta da corsa
che trotterella gagliardo
giù per le scale
Mi annuncia che andrà di corsa
in una lontana località del Sud
per disputare una 120 ore podistica
(Sono Tutti Pazzi Questi Podisti)
Mi chiede se per caso io non voglia
accompagnarlo in bici
e assisterlo sia durante il viaggio
sia in corso di gara
Io dico Ok
e con effetto immediato partiamo
all’avventura
Sono in un gruppo
scolastico o terapeutico,
non so
Si discute di un autore
del quale assieme
in seguito si dovrà leggere un libro
per discuterlo sempre assieme
Faccio vedere ai partecipanti
delle schede
desunte dal web
che mostrano chi fosse quest’autore
e quali siano state le sue opere
I partecipanti del gruppo
non ne sanno nulla
e sono molto interessati,
ascoltano intenti
e la discussione è animata
Arriva nel bel mezzo
la telefonata di un controllore
che ci chiede cosa stiamo facendo
Sono io a rispondere
e, dunque, mi soffermo a spiegare
la rava e la fava di tutto
pur sentendomi infastidito,
poiché la telefonata intrusiva
sta levando slancio al lavoro del gruppo
Ma il Grande Fratello
esige rispetto e priorità assoluta
Non si può derogare
Non ci è concesso
Non si scherza con il grande fratello
Poi, dopo, bisogna svolgere
un’attività esterna
uscendo nel territorio
e portando dei dischi in vinile a 45 giri
da fare ascoltare in giro
(azione educativa?
Terapeutica? Ludica?
Non so…)
Non ho mai fatto una cosa simile
Il mio diretto superiore mi rifornisce
d’una custodia di plastica nera
nuova di zecca
il cui interno è fornito di scomparti
per alloggiare i vinili
senza che si rovinino
Un parcheggio
Una vasta distesa
Per uscire soltanto un piccolo viale stretto tra due file di alberi giganteschi e fronzuti
Quando mi muovo con la mia auto e mi dirigo all’uscita, quando cioè sto per imboccare il vialetto, vedo che sono arrivati i tagliatoti di alberi armati di motoseghe e che, senza indugio, si sono messi all’opera, con rumori stridenti
Già il vialetto è ingombro di grossi pezzi di tronco e ramaglie e sono costretto ad improvvisare una faticosa gimkana per quanto il passaggio si è fatto stretto e tortuoso
Sono adirato e fuori di me per lo scempio che stanno facendo ai poveri alberi
Quando sto per arrivare all’uscita ecco che arriva un’enorme ruspa semovente chiamata per completare lo sradicamento dei ceppi (quindi non si tratta solo di capitozzatura selvaggia, ma di uccisione!)
Io voglio uscire, la ruspa vuole entrare
Siamo muso contro muso a fronteggiarci
Io non intendo recedere
Stiamo fermi per un po’ quasi a misurarci
Poi, alla fine, la ruspa prende a rinculare ed io appresso a lei, con un senso di trionfo
Poi, poco dopo, vorrei andare a parcheggiare l’auto in un cortile interno al quale si accede percorrendo uno stretto budello, poco più che un camminamento fiancheggiato da alte mura
Arriva una tizia con il suo cane a passeggio e sono costretto ad indietreggiare per farle spazio, ma anche per evitare che il mio, già allertato alla vista del botolo, possa agitarsi e farmi in auto un’assordante inferno di sonori abbaii e ringhi sordi
Poi vedo un grosso SUV e, seduto al volante, un mio collega di molto più giovane, il quale si sporge dal finestrino aperto per chiedermi una foto, cosa che io faccio volentieri
Ancora, ancora!, mi dice con giocosità infantile
Ed io scatto e scatto a ripetizione, variando l’inquadratura e zoomando
Ogni tanto controllo nel display e vedo che i risultati sono buoni
Mi rendo conto di avere catturato nelle immagini anche una bambina di pochi anni - di cui non mi ero affatto accorto - pure lei con la piccola testa arruffata aggettante fuori dal finestrino
Mi accorgo che le foto in cui compare la bimba, assieme al papà, sono ancora più belle
Penso che gliele farò avere e che ne sarà contento
Dissolvenza
C’era una volta una poderosa magnolia,
oggi rasa al suolo da uomini stolti
La sentenza è stata pronunciata
L’albero è stato smembrato
senza pietà alcuna
Mi sono rattristato profondamente
e ci sono stato male
tutto il giorno
Ancora devo metabolizzare
il tormento che questa violenza
mi ha dato
È cosa buona e giusta
il taglio di alberi
che danno ombra e vita
e che sono baluardo
al sovrariscaldamento della città?
Questi tagli si consumano
nell’indifferenza generale
Non ci sono difensori civici
che alzino la mano
per rallentare queste frenesie distruttive
C'è un gruppo di persone, uomini e donne che giocano con una palla
Ed io li guardo
Chi sono? Forse si tratta di un gruppo di degenti in una Casa di Cura per disturbi psichici (o una Comunità Terapeutica per pazienti psichiatrici)
Improvvisamente, la palla scompare, smarrita.
La situazione di armonia del gioco si interrompe bruscamente: chi si lamenta, chi piange, chi diventa aggressivo e accusa qualcuno di aver rubato la palla o di averla distrutta
Da una situazione collettiva in cui i diversi individui formavano un'unità attraverso il gioco si passa ad una di frammentazione e di frattura
Intervengono gli addetti: vorrebbero attivare delle pesanti misure repressive, in altri termini curando il sintomo, invece che cercare di rimuovere la causa o di trasformarla in qualche modo, facendola divenirte un elemento propulsivo verso un possibile cambiamento
Io mi sento obbligato ad intervenire
Quello che faccio suona come un intervento pedagogico, ex-cathedra
Lo scenario dunque cambia: adesso è come se fossi in una sala per conferenze
Sono seduto in una delle file di poltrone, peraltro vuote, in una grande sala deserta
Accanto a me, una donna che rimane senza volto, ma da cui mi sento ispirato
Più in alto su di una specie di proscenio sta il relatore che parla a nome di quelli che volevano attivare le misure repressive nei confronti dei giocatori frustrati
Ma, in un rovesciamento della situazione, sono io a parlare, io che sto in basso espongo il mio pensiero al relatore che sta in alto
Espongo le mie teorie con fervore e dico che, nella situazione appena accaduta, si sarebbero potute adottare diverse strategie non repressive, bensì creative
Una avrebbe potuto essere quella di mettersi tutti a discutere della scomparsa della palla, invitando ciascuno dei partecipanti alla discussione a costruire una storia sulla scomparsa della palla e fare in modo che i diversi racconti sulla palla svanita nel nulla rimbalzino dall'uno all'altro: come a dire, continuiamo a giocare a palla, anche se la palla - fisicamente - non c'è più. Lasciamo che la palla diventi un oggetto intangibile che, ciò nondimeno, si muove all'interno del campo di energie psichiche sprigionate da ciascuno.
L'altra, invece, avrebbe potuto essere una soluzione "magica", con un intervento degno di un deus-ex-machina
Mentre i giocatori privati del loro trastullo sono in preda alla frustrazione e alle loro variegate emozioni, facciamo in modo che qualcuno del personale prenda una palla e, da un luogo nascosto, la faccia ripiombare nel bel mezzo del gruppo dei giocatori che immediatamente sarebbero presi da un senso di meraviglia di fronte alla palla caduta dal cieli e, grati di un simile portento, riprenderebbero a giocare come se niente fosse accaduto, ciò nondimeno segnati dall'esperienza di un contatto improvviso con un'entità trascendente che, come ha levato, così restituisce.
A questo punto, il relatore sul podio cerca di frenarmi, ma il flusso del mio eloquio è veramente irrefrenabile.
Ecco: si è affacciato il mio brutto vizio di assumere nel momento meno opportuno un piglio troppo professorale
Eurinome, Dea di tutte le cose, sorse nuda dal Caos, ma non trovò nulla su cui poggiare i piedi, così divise il mare dal cielo e incominciò a danzare sulle onde.
Presa dalla sua danza si diresse verso Sud e per la prima volta sentì il vento turbinare alle sue spalle: decise quindi di iniziare la creazione proprio con il vento.
Si girò all'improvviso e afferrò fra le mani quel Vento del Nord, lo modellò finchè prese la forma di un serpente, il gran serpente Ofione. A quel punto continuò la sua danza frenetica per scaldarsi danzando ad un ritmo sempre più incalzante finchè Ofione, ebbro di desiderio, si accoppiò a lei. E così come fecondatore Vento del Nord, Borea, che solo sfiorando con il suo leggiadro tocco ingravida le giumente, Ofione fecondò Eurinome.
E subito ella si mutò in bianca colomba e danzando sulle acque depose l'Uovo universale.
Poi comandò ad Ofione di avvolgere 7 volte l'uovo con le sue spire ed allora l'Uovo si dischiuse e tutto ciò che esiste uscì da esso: il caldo sole, la candida luna, le stelle brillante ed i pianeti e la terra tutta con i monti incantati, i fiumi sinuosi e le erbe e gli alberi maestosi e i teneri fiori e con essi tutte le creature viventi. Eurinome prese residenza con Ofione sul monte Olimpo, ma Ofione cominciò a vantarsi di essere lui il Creatore di tutte le cose, così Eurinome si vide costretta a punirlo: gli sferrò un gran calcio in viso che gli fece perdere tutti i denti e venne relegato nelle buie caverne sotto la Terra.
Poi Eurinome creò i sette pianeti e i Titani e le Titanesse che governano le loro potenze: al Sole, Tia e Iperione; alla Luna Febe e Atlante; a Marte Dione e Crio; a Mercurio Meti e Ceo; a Giove Temi e Eurimedonte; a Venere Teti e Oceano; a Saturno Rea e Crono. Creò poi Pelasgo, il primo uomo.
Egli emerse dal suolo dell'Arcadia seguito da una schiera di suoi simili a cui insegnò a fabbricare capanne, a nutrirsi di ghiande e a cucirsi tuniche di pelli di maiali.
Eurinome, rappresenta un aspetto della Grande Madre delle origini (dalla Mitologia Greca - Mito Pelasgico ed in questo senso vedasi anche Robert Graves - storico - I miti greci, Longanesi)..
Eurinome Eurinome (a destra) e Teti con Efesto infante ed Oceano in tutta la sua grandezza Nome orig. Εὐρυνόμη Caratteristiche immaginarie Specie Oceanina e titanide Sesso Femmina Professi...
rubrica a cura di Silvana Narducci - Stadi, palla, squadre, folla, tifosi, non sono una prerogativa dei nostri giorni. Nell'antichità, infatti, il gioco già infiammava le folle. Per i Maya, civiltà
All'inizio Eurinome, Dea di Tutte le Cose, emerse nuda dal Caos e non trovò nulla di solido per posarvi i piedi: divise allora il mare dal cielo e intrecciò sola una danza sulle onde. Sempre ...
Questa notte, nel sogno,
sono stato a lungo con mio fratello
Mi incontravo con lui e con il suo badante
davanti ad un centro di selezione dell’esercito
C’era anche il cagnardo Black con noi
Lo portavo all’interno del compound
e, dopo aver camminato per un po’, entravamo in una struttura
simile ad un enorme bunker,
però a cielo aperto
Dopo aver superato alcune barriere architettoniche
lo collocavo davanti
ad una postazione di puntamento
Qui lui doveva sparare dei colpi
da un arma
dopo aver guardato nel mirino
e seguendo le istruzioni
impartite dal sottufficiale addetto
C’erano delle difficoltà, ovviamente,
ma mio fratello cercava di eseguire
con buona volontà e disposizione
Per lui era tutto nuovo
(del resto anche per me)
Mio fratello era contento,
eccitato positivamente,
ben disposto
Ciò che mi infastidiva
era il tono paternalistico di quel graduato
che quando si rivolgeva a lui o a me
lo chiamava “ragazzo”,
mentre il mio fratello del sogno,
per quanto in carrozzina,
era un uomo fatto e finito
Mio fratello non superava la selezione,
però ci aveva provato
e questo era di certo
un grande passo per lui
Poi, per un po’, da solo,
giravo per quella struttura
a forma di bunker
Girando dall’altro lato
scoprivo che vi era addirittura
una postazione di tiro
per carri armati
Li vedevo in azione
mentre sparavano colpi su colpi
Che paura!
Poi ritornavo
dove avevo lasciato mio fratello
Per raggiungerlo dovevo scendere
al piano di sotto
per mezzo di una stretta scaletta
di legno, precaria e scricchiolante
Intravedevo in fondo il Black
che vedendomi scendere
mi veniva incontro
e mi saltava addosso festosamente
poggiando con le zampe anteriori
sul mio torace,
creando un gran subbuglio
e mettendomi in pericolo
di cascare giù
assieme a tutta quella scala
così incerta ed instabile
(traballante)
Poi ero ancora lì ad aggirarmi
nel compound,
cercando un posto
dove sistemarmi con il sacco a pelo
per passare la notte
Alcune reclute sfaccendate
mi dicevano che di lì a poco
sarebbe arrivato un esperto di sostanze d’abuso
per parlar loro dei rischi derivanti dal loro utilizzo
Mi dicevano anche il suo nome:
io capivo che in passato
ne avevo fatto la conoscenza
e ci avevo anche lavorato insieme
Mi sorprendeva il venire a sapere
che avrebbe dormito
in sacco a pelo,
lì, accanto a me, nel compound,
assieme alle reclute
Pensavo che ciò era
una mossa tipica del personaggio
che, con gesto istrionico e di volpone populista,
metteva in atto
una strategia per potenziare
la sua credibilità oratoria
e per indurre i destinatari
dei suoi messaggi
a pensare che fosse uno di loro Mah! Che mezzucci!
La cosa curiosa ed esaltante
era che al compound,
prima dell’incontro con mio fratello,
io fossi arrivato librandomi
su d'una fantastica sedia volante
Nulla di tecnologico, però,
si badi bene
Si trattava d’una comune sedia in legno
con davanti un vassoio reclinabile,
priva di qualsiasi dispositivo di sicurezza,
tipo cinture o imbracature
Ci si doveva soltanto sedere su
e, quindi, premere un pulsante
dopo di che la sedia andava
per conto suo,
seguendo la sua rotta,
o meglio la mia, in questo caso,
ma non v’era alcun dispositivo di guida,
a parte quel pulsante rosso,
per lo start iniziale
Mi rendevo conto
che spostandomi per la città,
allo scopo di evitare ostacoli vari,
tipo pali della luce, segnaletica verticale,
cavi elettrici aerei
e cartelli pubblicitari e altri veicoli volanti,
occorreva volare più in alto possibile
La sedia, pur in assenza di comandi manuali,
ubbidiva docilmente al mio pensiero
e mi portava in alto
dove l’aria si faceva rarefatta
e gli uomini e le auto in basso
si rimpicciolivano
sino alle dimensioni di soldatini e modellini di plastica
All’improvviso mi rendevo conto
dell’altitudine che mi dava le vertigini
e cominciavo a sudare freddo,
preso dal timore
di poter scivolare giù
non essendo assicurato a nulla
Mi si torcevano le budella
La sedia imperturbata
continuava il suo volo
ed io con lei
Non avendo nient’altro da fare
mi aggrappavo spasmodicamente
a quella ribaltina mobile
di cui era corredata la sedia volante
Mi sentivo decisamente ridicolo,
eppure continuavo a volare
Era un volo perturbante,
ma nello stesso tempo bellissimo
Pur spaventato,
ma ad un tempo affascinato,
pensavo che avrei dovuto far provare
quella sedia magica a mio fratello
Cammino a piedi, percorrendo una lunga strada che porta ad una località di mare, caratterizzata da una vasta spiaggia, fiancheggiata da grandi alberi ombrosi
È uno di quei giorni in cui tutti vanno al mare, creando muri di folla spasmodica, urlante, sudata, accaldata, febbrile
Non è certo uno dei giorni migliori per andare al mare, perchè si deve faticare per trovare un posto dove fermarsi e, dopo che lo si è conquistato, bisogna starsene con il culo incollata alla tovaglia perché appena ti muovi invadono la tua postazione o calpestano, incuranti, i tuoi effetti personali
Mentre mi avvicino sempre di più al lungomare passo accanto ad un rudere molto grande e sbircio attraverso alcune brecce nei muri
È davvero affascinante!
Vorrei penetrare al suo interno ed esplorarlo
Sento però delle voci provenire dall’interno e ciò mi trattiene dall’entrare a mia volta
Ho l'impressione che le voci provengano da una struttura a forma di sarcofago posta al centro di un grande ambiente fatiscente
“C’é qualcuno lì dentro”, penso
Contemporaneamente, mi si rafforza nella mente l’idea che tornerò in seguito ad esplorare quella struttura, possibilmente di notte o in una giornata meno frenetica, e che mi infilerò proprio dentro a quel sarcofago
Riprendo a camminare verso il mare ed incrocio un ragazzino che cammina in direzione opposta
Lo fermo e gli dico: “Hai notato quella struttura? È affascinante! E poi, all’interno c’è una specie di sarcofago. Da ragazzo, di sicuro, sarei penetrato al suo interno per starci dentro e vivere le avventure che leggevo nei romanzi. magari ci si potrebbe trovare anche un tesoro!”
Sono adesso al margine della spiaggia superaffollata
Non sono da solo, ma la mia comitiva rimane indistinta
Mi sono sistemato su di una piccola piattaforma di cemento rialzata, con effetti personali e tovaglia, ma ho anche con me un piccolo marchingegno piazzato su di un carrello a ruote che serve per friggere
Indubbiamente qualcosa di insolito da portarsi al mare, ma questo dispositivo c’é (incongruamente: del resto i sogni sono spesso il reame di accadimenti incongrui e bizzarri)
Nel mentre arriva un friggitore vero con il suo baracchino
Mi squadra e comincia a piazzare le sue cose, proprio a ridosso delle mie, bofonchiando qualcosa circa il fatto che quello sia da sempre il suo posto, la SUA postazione, nei secoli dei secoli ed amen. E insinuando, dunque, che io sia, di quel suo spazio, un illegittimo usurpatore.
Animato da un improvviso ed irrefrenabile impulso che non mi è usuale, io - con un calcio violento - rovescio a terra il baracchino del friggitore, con tutto il suo contenuto
L’olio fuoriesce e si spande sul terreno
Il friggitore mi rivolge allora uno sguardo assassino, preparandosi a consumare una vendetta per l’affronto subito
Io lo fisso impassibile, pronto a fronteggiare le conseguenze del mio gesto, quali che siano, e a rintuzzare l’attacco che verrà
Sono sicuro che sarò in grado di difendere la postazione dal friggitore impazzito
Un brivido mi corre per la schiena
Sudore freddo scende per la mia fronte
Che non si tratti del friggitore seriale,
pericoloso serial killer
(omologabile quanto a stravaganza
al famoso Illinois Enema Bandit)
di cui scrissi in una mia traccia
alcuni anni fa?
Ho sognato che ero alle prese con un pericoloso omicida seriale Lo chiamavano Il Friggitore perché usava calare le sue vittime designate in un grande calderone pieno di olio bollente e friggerle ...
Sono in una struttura della ASP
Non è un presidio adibito alle degenze
o ad attività ambulatoriali,
ma solo ad uffici
Ci sono andato per sbrigare qualche pratica
o per conferire con qualche funzionario
Adesso non ricordo bene
L’edificio è fatiscente,
cadente,
decadente
È come se portasse addosso
il peso di anni di incuria,
di abbandono,
di trascuratezza
Arrivo in una stanza
occupata da alcuni
Mi sembra di ricordare
di esserci già stato prima
La disposizione dei mobili da ufficio
mi ricorda qualcosa
C’è un grosso buco nel muro
dai contorni irregolari,
come per effetto di un bombardamento
Mi dicono che stanno per iniziare dei lavori di ampliamento della stanza
Prima di andare via
vorrei andare in bagno
per fare due gocce
Entro nel locale adibito
e mi ritrovo in una spelonca
umida e gocciolante
Il Wc è inutilizzabile
poiché è intasato sino all’orlo
di una brodaglia maleodorante
Tutti gli altri pezzi sanitari
sono pieni d’acqua,
apparentemente pulita,
tenuta di riserva
(evidentemente qui
ci sono degli stacchi
consistenti nell’erogazione di acqua potabile)
e inoltre ogni superficie
e persino il pavimento
sono occupati da recipienti
di ogni tipo e dimensione
pieni di d’acqua pulita di riserva
Non so che fare
In quel WC intasato di melma
mi rifiuto di pisciare
(a parte il fetore orrendo,
mi dà l’idea che un essere immondo,
serpentiforme,
possa balzare fuori da quelle tetre acque
e ghermirmi in un sol boccone)
Non ci sono soluzioni alternative,
a meno di non fare la pipì per terra
(e ciò mi sembra scorretto)
Oppure, mi balena in testa l’idea geniale,
potrei svuotare uno dei recipienti
pieni di acqua pulita,
e usarlo come pitale
per depositarci dentro la mia nobile urina!
Mi sembra una soluzione accettabile
e, quindi,
cerco di selezionare il recipiente più idoneo
È come andare alla ricerca di un Graal
La situazione potrebbe essere
quasi comica,
ma è in realtà disperata
Alla fine lo trovo,
non troppo grande
e neppure troppo piccolo
Si pone il problema non indifferente
di dove riversare il suo contenuto
(l’acqua pulita)
e siccome non vi è alcuno scarico libero
o funzionante
mi risolvo a versarlo a terra
sulle piastrelle sbreccate e consunte
E poi procedo
Con mio imbarazzo
il contenuto
man mano che procedo nella bisogna,
tracima oltre l’orlo
e va ad aggiungersi
all’acqua che ho già versato
La mia strategia s’è rivelata fallimentare!
Vado via subito, alla chetichella,
sperando che nessuno abbia registrato
la mia presenza
Arrivo a casa mia nel cortile
dove solitamente parcheggio l’auto
Ci sono dei lavori in corso
alla ricerca di una falla
nelle tubature più profonde
Tutti i box
hanno le saracinesche aperte
e dovunque squadre di operai
stanno facendo degli scavi
Gli oggetti contenuti nei box
da molti usati anche come magazzini
per cose vecchie e di scarto
sono stati tutti posti all’esterno,
senza alcun criterio
Provo una grande rabbia per questo
Vorrei porre rimedio
ma non c’è nulla da fare
I box sono diventati cantiere
e non vi si può più accedere
Ci avviamo con Gabriel,
comparso all’improvviso
per andare da qualche parte
Un cane (sconosciuto)
ci segue trotterellando
tenuto al guinzaglio
Ma ecco che arriva l’altro Black
che caracollando come un cavallo
si affianca gioiosamente
e ci fa da scorta
Mi preoccupo subito
di non poter gestire la situazione
Black senza guinzaglio
è un pericolo costante
soprattutto nei riguardi dei cani
più piccoli e minuti
E allora risolvo il problema
salendo in groppa a Black
e cavalcandolo
come fosse un nobile destriero
Entro in un locale strano
Parrebbe un luogo deputato ad incontri
di sesso per coppie e singoli
alla ricerca di trasgressioni e di giochi
(Insomma, come si dice
nel linguaggio corrente, un privé)
Luci scarne ed essenziali,
ampi ed accoglienti divani,
puffi collocati strategicamente,
e perfino un ampio sommier quadrato
al centro di una stanza
circondato da sedie e divanetti,
perfino un piccolo palco rialzato
per chi volesse cimentarsi
nel pole dancing,
e poi ampi tendaggi sontuosi
in velluto rosso
dietro i quali il visitatore un po’ voyeur
possa osservare
senza esser visto
C’è anche una postazione per il DJ,
al momento vuota,
anche se le apparecchiature sono accese,
con una miriade di lucine pulsanti
rosse, gialle, verdi
Tutti gli spazi sono vuoti,
pervasi solo da una musica ambient
tenuta a basso volume
Ancora è presto, probabilmente
Penso che i primi cominceranno
ad arrivare verso le 23.00
e che i giochi non avranno inizio
prima di mezzanotte
É tutto molto strano e misterioso,
anche se questo apparato scenografico
ispira un forte senso di solitudine
C’è, sullo sfondo olfattivo,
un vago sentore di disinfettanti per pavimenti
Mi aggiro per quelle stanze
indolentemente,
forse in po’ annoiato,
chiedendomi
cosa io ci faccia lì,
cosa mi ci abbia portato
A volte l’oscurità è tale
che per vedere bene
dove mettere i piedi
devo strizzare gli occhi
E poi ecco, c’è qualcuno!
E quel qualcuno è Rocco,
Rocco,
vestito come un califfo,
perfino con un turbante in testa,
e drappeggiato in ampie vesti
vivacemente colorate
in tonalità di rossi e di blu
Sarà forse lui il proprietario
di questo privé,
in attesa che arrivino
i suoi primi ospiti della serata
Ecco che mi ricordo,
perché sono lì,
uscendo da una condizione
di apparente smemoratezza:
sono venuto proprio
per intervistare Rocco
e porgli domande
sulla sua carriera di Re del Porno
Ci sistemiamo
e siamo pronti a cominciare,
quando all’improvviso
spunta fuori
al gran galoppo una cagnetta,
oltremodo simpatica,
con il mantello tricolore,
a chiazze bianche
e di due differenti sfumature di marrone,
ed un musetto
dominato da liquidi occhi scuri,
terribilmente espressivi,
quasi umani
La riconosco
É la mia ex-cagnetta Flash
che mio figlio ha voluto
prendere con sé
ribattezzandola “cociola”
Sono contento di rivederla
Penso che ci sarà anche mio figlio,
allora
Ma che ci farà qua, penso
Mollo Rocco,
senza avere iniziato l’intervista,
e parto alla ricerca di mio figlio
che trovo, in effetti,
nella sua tenuta da videomaker
Mi dice che è qui
perché aveva preso accordi online
per vendere al bartender
un accessorio della sua attrezzatura fotografica
di cui voleva sbarazzarsi
Dopo un po’ stiamo salendo
delle interminabili rampe di scale
Non si arrivava mai in cima
Avverto un senso di infinita pesantezza
con la sensazione che
una rampa dopo l’altra
le mie gambe si facciano di piombo
e i muscoli sempre più rigidi
ed inceppati
Ma andavo avanti,
o meglio sempre più in alto,
malgrado tutto
Quella che era cominciata
come una semplice salita
diventava presto
una gara all’ultimo sangue
tra me e mio figlio,
in cui io cercavo di non soccombere
e non solo
Ci sono molti pazienti
(o utenti in carico
che dir si voglia)
che devono depositare campioni di urine
Tutti fanno storie
o escogitano stratagemmi
per non rilasciare la loro pipì
E sono le solite vecchie storie di sempre
Si potrebbe ricorrere,
in alternativa all'esame del piscio,
ad altri e più infallibili test,
come ad esempio all'analisi del capello
(anche se questa è probabilmente un'indagine più costosa)
anche se di certo infallibile,
sia dal punto di vista quantitativo
sia per ciò che riguarda
una proiezione temporale
dell'abuso delle diverse sostanze
Ci sono lunghe discussioni,
prostranti, faticose,
poiché il repertorio delle scuse è limitato,
in ogni caso - come è nelle indagini relative al doping -
rifiuto equivale a positività
E dunque qual è il senso di tutto ciò?
Il consumatore di sostanze,
colui che è addicted
ama il sotterfugio,
è suo habitus ricorrere alla menzogna,
la sua mente è incrostata di cattive abitudini
che finiscono per avvolgere ciascuno
come in una corazza
e che generano automatismi comportamentali
disfunzionali
Nel sogno - differentemente dal solito andazzo -
non succedevano molte altre cose
Era tutto molto noioso e ripetitivo
Un sogno che non mi è granché piaciuto,
troppo vicino alla mia realtà quotidiana
e ai tempi andati!
Questo frammento di sogno è della notte tra il 7 e l’8 novembre 2023.
L’algoritmo di Facebook me lo ripropone come “ricordo”.
Ho fatto i debiti controlli e mi sono reso conto di aver trascurato di averlo riportato qui nel blog.
Dunque, eccolo!
Maurizio Crispi (Facebook)
Mi ritrovo in un posto lontano
a seguire con tanto di macchina fotografica
una gara internazionale sulla distanza di 100 km su strada
Faccio parte del team italiano
come reporter e fotografo
Mi aggiro, mi muovo, cammino qua e lá
alla ricerca delle migliori inquadrature
cercando di abbinare
attenzione al paesaggio
e alle bellezze architettoniche
con le necessità della ripresa sportiva
Così facendo,
perdo di vista il contesto sportivo
e mi ritrovo in un punto distante
ed anche caratteristico della città
Si tratta di un luogo più unico
che raro,
un’installazione di panchine
che racconta la storia della panchina
attraverso i secoli
e quindi con panchine di varia foggia
ed anche costruite con i materiali più diversi
Ci sono anche panchine a due o tre elevazioni,
panchine a castello,
si potrebbe dire,
con le panchine dei piani alti
raggiungibili mediante graziose scalette
Le panchine non sono da esposizione
ma sono tutte fruibili
Infatti c’è gente seduta
chi a leggere
chi a conversare
chi a rilassarsi e a contemplare
chi a sonnecchiare
Ci sono molte scolaresche in visita,
compitamente chiassose
e per terra un tappeto di giocattoli
vivacemente colorati
Io sono avvolto da un senso di maraviglia
Faccio scatti su scatti
cercando le inquadrature migliori
Poi, scelgo anch’io una seduta libera
e mi accomodo
per poter godere anche da seduto
di cotanta bellezza
Il dovere presto mi richiama
Mi rimetto in strada
per ritornare al percorso di gara
Ci sono mille ostacoli che si frappongono
e non riesco mai a raggiungere
la mia meta
Mi imbatto tuttavia
in altre cose
strane e meravigliose
di cui al risveglio
non ho più ricordato i dettagli
Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre
armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro
intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno
nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).
Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?
La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...
Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...
Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e
poi quattro e via discorrendo....
Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a
fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.
E quindi ora eccomi qua.
E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.