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15 settembre 2024 7 15 /09 /settembre /2024 03:55

Una mia piccola storiella di molti anni fa

Maurizio Crispi (15 settembre 2011)

La mia cagnetta Frida in un momento di relax (foto di Maurizio Crispi)

Questa mattina, mentre portavo a spasso la Frida, ho incrociato una signora che aveva al guinzaglio  tre cagnotti tracagnotti (tutti e tre minuscoli ed altezzosi, da "grembo" - come si suol dire...)...
Dall'altro lato, avanzava contegnosa una signora, anche lei portata al guinzaglio da un biancocane  (bianco come il bianconiglio) vecchiotto alquanto e dondolante sulle corte gambe.
Trafficato il marciapiede alle dieci del mattino!, ho pensato. 
Cose che succedono quando si è pensionati e non si è più costretti ad orari antelucani!
Un "tecnico" di qualcosa era intento, assieme ad un suo collega, a trascinare un grosso televisore demodé lungo lo stesso marciapiedi
Fatica improba, visto che il suddetto era poco più di un rottame con viscere catodiche oscenamente esposte e fili pendenti come nervi recisi.
Il tizio - moderno Sisifo - si è distolto un attimo dalla sua fatica e, evidentemente colpito dal profluvio di cani in transito, e - prendendo me come interlocutore privilegiato (forse per via dell'inevitabile complicità scaturente dall'appartenenza allo stesso sesso) - ha detto: "La prossima volta che nasco, voglio nascere cane... Almeno, la vita me la godo... senza pensieri".

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8 settembre 2024 7 08 /09 /settembre /2024 03:57

Si tratta del mio commento ad una foto che scattai nel settembre del 2009 nel corso di una mia passeggiata a Villa Sperlinga e Piazza Unitá d’Italia. Il commento è nato nel cono d’ombra dei miei duetti a distanza (attraverso FB) con il mio amico Enzo che di lì a poco scomparve dai social

Maurizio Crispi

Il telamonio e le nuvole (foto di Maurizio Crispi)

Un gigante di pietra - un telamonio - contempla le nuvole. 
La scultura, al centro di un’aiuola spesso rinsecchita perchè popolata da un tipo di albero di alto fusto che prosciuga letteralmente il terreno (si tratta dei Brachychiton), è stata voluta alcuni anni dall'Amministrazione comunale, assieme ad altre due collocate all’interno della vicina Villa Sperlinga. 
A differenza di queste ultime due alquanto indecifrabili (e, a mio parere, insignificanti), la prima (il torso di pietra) esercita sul passante una certa suggestione, forse perché in qualche misura induce a pensare ai "prigioni" michelangioleschi.
Il torso è possente e così pure la metà inferiore del corpo. La mancanza della testa e di parte degli arti superiore conferisce all'opera una certa inderteminatezza e un senso di incompiutezza.
In questo scatto, ravviso un doppio avvistamento.
Nelle mie infezioni, la foto doveva riguardare soltanto le nubi e non mi ero accorto - forse per via dell’incidenza della luce - che nell'inquadratura cadeva anche il prigione. 
Quindi, in questa prima specie di avvistamento si è verificato un effetto blow-up.
Ma, nello stesso tempo, sembra che il gigante pietrificato sia intento a sua volta nell'avvistamento delle nubi nel cielo sopra di lui e che il suo corpo sia percorso quasi da un fremito di annichilimento e disperazione nella percezione del divario esistente tra la levità delle nubi che veleggiano alte e i vincoli cui - come statua - è condannato.

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12 febbraio 2024 1 12 /02 /febbraio /2024 07:04
L'uomo con l'ombrello in un giorno di pioggia: accura agli spruzzi! (foto di Maurizio Crispi)

L'uomo con l'ombrello in un giorno di pioggia: accura agli spruzzi! (foto di Maurizio Crispi)

L'anziano signore, traballante su gambe incerte, vedendo sopraggiungere a velocità un auto che già da lontano solleva spruzzi di acqua sporca, dice, protendendosi in avanti: "Accura!".
Ma poi la macchina in avvicinamento a velocità sostenuta, è passata egualmente, senza prendere nessuna cautela e sollevando scuri baffi liquidi fanghigliosi
Al che, per consolare il vecchio, mentre ancora santiava e brontolava, prendendo in esame i danni subiti, gli ho detto: "M****a, non guardano in faccia a nessuno, 'sti stronzi!" e ho proseguito la mia corsa, stando attento - a mia volta - di non essere inondato dagli insensibili automobilisti in transito

Maurizio Crispi (9 febbraio 2012)

Venditore di ombrelli in un giorno di pioggia (foto di Maurizio Crispi)

Qui di seguito, brevemente annotate, le circostanze di questa foto.
Il 9 febbraio 2012, dovendo sbrigare alcune commissioni in parti diverse della città, mi sono deciso ad andare di corsa, assieme alla mia cagnetta e con il mio ombrello (visto che il tempo era molto incerto). 
Decisione saggia quella di prendere l'ombrello, poiché - appena messo il naso fuori casa - ha cominciato a piovere stizzosamente - e non vi dico il freddo.
Le montagne attorno tutte innevate
Eppure, di tanto in tanto, quasi per incanto  le nuvole pesanti si diradavano e venivano fuori scampoli di cielo azzurro, allietati da raggi di sole sbarazzini - e allora si stava bene e io potevo chiudere l'ombrello che, peraltro, durante la corsa è utile come energico dissuasore per gli automobilisti non rispettosi delle strisce pedonali, quando ti trovi ad attraversare (la tecnica è quella di sollevare imperiosamente l'ombrello chiuso, quasi fosse uno scettro o il bastone da pellegrino di Mosè, quando impone alle acque del Mar Rosso di aprirsi per consentire il passaggio alle schiere del popolo eletto.
Il mio giro è stato da casa mia all'estremità di corso Leonardo da Vinci, passando poi per Viale della Regione Siciliana, Via Pitrè, Piazza Indipendenza, Corso Alberto Amedeo, e quindi, dopo l'attraversamento di via Dante e Via Notarbartolo sino a casa. 
 

Il venditore di ombrelli, approfittando della giornata, è già in azione
Oggi, si vendono solo ombrelli
Pare soddisfatto: ha la consapevolezza che oggi riuscirà a fare buoni affari

Maurizio Crispi (9 febbraio 2012)

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10 febbraio 2024 6 10 /02 /febbraio /2024 09:28
Foto di Maurizio Crispi

Foto di Maurizio Crispi

Un'anziana signora ha calato il classico "panaru" e lo sta ritirando
Scene d'altri tempi, tutt'ora presenti
U' panaru è legatissimo ai miei ricordi d'infanzia, quando la signora che abitava da noi come collaboratrice (come si dice adesso), calava "u panaru" dalla ringhiera delle scale per ritirare la frutta e la verdura che compravamo dal venditore ambulante che passava ogni giorno dalla via dove abitavamo, declamando con voce stentorea le sue mercanzie, esposte su di una carrettella a trazione animale (e ricordo che era trainato da un paziente asinello),

Io (da piccolo ero una piccola, autentica, peste e ne facevo di tutti i colori), ogni volta, approfittando della sua distrazione, quando rientrava in casa a prendere i soldi - uscivo dal nascondiglio dove mi ero rintanato, come un fulmine, rapido ed invisibile, e slacciavo la corda con cui il panaro era fissato sospeso ad altezza d'uomo nell'androne
Sicché poi la signora (che, tra l'altro, era sofferente claudicante per una forma trascurata di diabete) era costretta a scendere le scale per recuperarlo (o l'omone a salire le scale irritato e vociante contro di me: Tosto sì!, mi gridava.
Mi voleva bene, la Marietta, e tollerava pazientemente queste mie piccole crudeltà (di cui da adulto non posso che pentirmi), anche se il ricordo delle mie continue marachelle ancora oggi mi fa sorridere.

Maurizio Crispi (10 febbraio 2012)

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4 dicembre 2023 1 04 /12 /dicembre /2023 17:46

Un mio piccolo scritto dimenticato del 2 dicembre 2009. E appartiene alla categoria delle 'foto raccontate' o delle "foto parlanti'.
La foto da cui scaturisce la piccola storia è un bell'esempio di quelle foto che suscitano delle storie; ma si potrebbe anche dire che ci sono delle storie nella mia testa che prendono corpo in una foto e che la foto che allora scatto la scatto proprio perché c'è quella storia che preme per essere espressa e raccontata.
In questa faccenda è difficile comunque trovare il bandolo della matassa, come è impossibile, del resto, rispondere alla fatidica domanda: 'Viene prima l'uovo o la gallina?'

Maurizio Crispi

Halloween, quel che resta (foto di Maurizio Crispi)

Sono un ricordo di Halloween

Nessuno mi vuole più 

Mi hanno lasciato solo, al freddo, esposto alla pioggia

Prima, la mia vita era stata una bella festa, vedevo tanti bimbi ciarlieri attorno a me

Non immaginavo che, senza alcun preavviso sarei stato considerato una vita di scarto e gettato via con tanta indifferenza
I miei occhi vuoti non vedono più niente nuovo
Ma ho scoperto il modo di trarre consolazione da questa nuova esistenza che mi rimane - anche se non so per quanto tempo ancora
Guardo il cielo, così alto ed immenso sopra sopra di me, e le nuvole che, a volte, viaggiano come fiocchi cotonosi simili a pecorelle e che, altre volte, si addensano minacciose, incutendomi timore
Guardo il sole nel suo ciclo giornaliero e qualche volta la sua radiosità mi fa male, perchè sono una creatura della penombra
Guardo la luna benevola e le stelle di cui è tempestata la volta celeste, di notte
E tutto questo mi tiene compagnia
Ora sei arrivato tu con quella macchinetta fotografica e mi hai salvato: anche se il mio corpo di carta si dissolverà presto, la mia immagine sopravvivrà per molto tempo ancora
Grazie, amico sconosciuto, per avermi preso con te!

 

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6 novembre 2023 1 06 /11 /novembre /2023 06:53
6 novembre 2011, sulla spiaggia di Isola delle Femmine (foto di Maurizio Crispi)

6 novembre 2011, sulla spiaggia di Isola delle Femmine (foto di Maurizio Crispi)

Il 6 novembre 2011 mi ritrovai a fare una passeggiata lungo la spiaggia di Isola delle Femmine, come spesso mi capitava di fare. La giornata era grigia e ventosa. Grosse nubi scure e aggrondate si addensavano e subito venivano spazzate via dal vento oppure, semplicemente mosse dalle raffiche, mutavano di forma.
La giornata ideale per cimentarsi nel kite-surf e per i dilettanti degli aquiloni. C'erano infatti molti (singoli o intere famiglie) che varavano i propri aquiloni e li facevano navigare in cielo, cercando di tenere le corde ben tese. I bambini si cimentavano o guardavano: in entrambi i casi, quando il loro aquilone si librava in cielo) lanciavano grida di gioia e meraviglia.
Quella che ho scelto, di quella giornata, è la foto che preferisco.
Quello che segue ciò che scrissi allora.

Maurizio Crispi

Sin da ragazzo mi sono piaciute sempre molto le foto in cui le figure umane, minuscole, sembrano perdersi - dissolversi quasi - nell'immensità del paesaggio, di cui anziché essere il fulcro, come vorrebbe una visione antropocentrica, sono - come è invece giusto nel rispetto di una concezione globale e olistica - un semplice accessorio, si potrebbe pensare anche un optional.
Cancellate quelle figure e il paesaggio rimarrebbe quello che è, immutabile.
Generazioni di giocatori e cacciatori di aquiloni possono succedersi nei secoli, ma il loro tempo sarà sempre breve, brevissimo come un battito di ciglia, nella vita lunga di quella montagna sullo sfondo, del cielo e del mare i cui unici cambiamenti saranno la mutevolezza dei colori e piccole variazioni di forma e di composizione chimica.

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23 ottobre 2023 1 23 /10 /ottobre /2023 06:13
Quando mio fratello parlava in pubblico

Ecco il mio fratellone impegnato in un discorso pubblico:
Non si tirava mai indietro, malgrado le sue difficoltà.
E qui lo si vede infervorato, determinato, trasfigurato quasi.
Era sempre così.
Si sforzava di non essere impacciato dalla sua disartria, poiché la spasticità si estendeva anche - in parte - ai muscoli fonatori, ma soprattutto incideva sul controllo del respiro
Quando iniziava a parlare in pubblico la sua voce usciva molto più forte e chiara - si sforzava - mentre a casa talvolta - non essendoci la tensione di essere sentito da tutti - alcune sue parole si perdevano e io non capivo bene ciò che mi diceva.
Quando parlava in pubblico riusciva ad essere sempre magico, era d’ispirazione e si capiva che attingeva s riserve di forza e di coraggio e di determinazione che si portava dentro.
Quando lo sentivo parlare appassionato, io sempre mi emozionavo (forse addirittura, talvolta, mi veniva la pelle d'oca), qualche volta non riuscivo a resistere all'onda d'urto dell'emozione e mi allontanavo.
Mio fratello, pur essendo disabile, riusciva a fare delle cose normali che erano, al tempo stesso, non comuni e straordinarie ed espressione di grande coraggio.
Con il suo esserci, mio fratello rendeva sempre testimonianza dell'importanza dell'assumere un atteggiamento di lotta, nei confronti della sua disabilità, di qualsiasi disabilità.

La foto fu scattata il 23 ottobre 2012, a Villa Niscemi, in occasione di un incontro pre-elettorale sulle tematiche della tutela dei diritti delle persone con disabilità.

 

#fotodimauriziocrispi

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17 febbraio 2023 5 17 /02 /febbraio /2023 10:09
Autosberleffo (foto polaroid di Maurizio Crispi)

Negli anni Ottanta acquistai una macchina Polaroid. 
La usai solo per un periodo di tempo limitato: mi piaceva sperimentare e, soprattutto, mi piaceva poter vedere subito la foto già pronta.
Era l'unica tecnologia visuale, al tempo, che consentiva ciò. 
Oggi al tempo della fotografia digitale, uno può vedere subito l'immagine che ha catturato e di foto ne può fare quante ne vuole, non essendoci il limite posto dal costo delle pellicole, e del loro sviluppo e stampa. Tutto oggi è immediato, senza la necessità di "mediatori".
Allora, benché con quella macchina polaroid la tentazione di fare tanti scatti polaroid fosse enorme, occorreva limitarsi, poiché quelle pellicole - se ben ricordo - avevano un costo abbastanza elevato elevato.
E quindi ogni scatto andava ponderato attentamente.
Queste foto che ho trovato dentro una busta sono gli unici scatti polaroid che mi rimangono di quel periodo. Per la loro stessa natura che consentiva una fruizione immediata (ma nello stesso tempo una non "riproducibilità"), spesso e volentieri gli scatti polaroid venivano regalati ad altri soggetti che vi comparissero.
Di quel periodo ce n'erano, in effetti (le ricordo), ma si sono disperse. 
Molti degli autoritratti (oggi si direbbe selfie) li ho fatti nel corso di una mia permanenza solitaria a Levanzo nell'Aprile del 1988, o giù di lì.
Fu una settimana di solitudine totale e benefica.
L'isola - che era ed è la mia preferita delle Egadi - in quel periodo era poco frequentata. 
Passavo le giornate correndo, andando in canoa, passeggiando e leggendo. 
Ricordo che ebbi il dono di giornate con un meteo eccezionalmente bello e temperature miti. Nessun contatto esterno.  Allora la telefonia mobile era ai suoi primordi e quindi non c'era nessuna possibilità di essere "connesso" o "wired", come si direbbe oggi.

Se uno si metteva fuori tiro, lontano da tutto e da tutti lo era per davvero.
 

Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
Le foto raccontate. Quelle foto polaroid
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31 gennaio 2023 2 31 /01 /gennaio /2023 12:15
A Trieste - estate 1962 - Abbazia (dal mio archivio di immagini)

Nell'Agosto del 1962, io e la mamma andammo a fare un viaggio estivo e fu la prima volta che partimmo assieme durante le vacanze.

 

La nostra metà fu Trieste, dove era allora di stanza mio zio Luigi che era ufficiale dell'Esercito, assieme alla sua famiglia. 
Fummo loro ospiti in una vecchia casa che era il loro alloggio d'ordinanza. 

 

Quasi ogni giorno facevamo delle escursioni con la zia Adele alla guida di una vecchia  e gloriosa Dauphine. 

 

Andammo un po' dappertutto nei posti più facilmente raggiungibili: ad Abbazia, a Zagabria, alle grotte di Postumia e persino al maestoso Sacrario di Redipuglia (a questa visita partecipò anche lo zio, in divisa). 

 

Nella visita al Castello di Miramare, si unirono a noi anche la zia Jole e la cugina Adamaria che proprio in quell'estate aveva conseguito il diploma di maturità classica.

 

Le foto sono davvero ruspanti, scattate con una macchinetta fotografica 6X6 che mi era stata regalata come mia prima camera. Niente più che una scatoletta e un pulsante per azionare l'otturatore. La pellicola doveva essere estratta e sigillata al buio per evitare che si alluciasse. 

 

Le foto quindi sono assolutamente ruspanti e naif.

 

Ogni tanto si insinua davanti all'obiettivo un dito (in genere è quello della mamma). 
Queste foto hanno un gusto davvero antico, ma fanno riemergere spensierati ricordi di un tempo che fu

Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
Le foto raccontate. Il viaggio a Trieste nell'estate del 1962
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27 gennaio 2023 5 27 /01 /gennaio /2023 09:26
Festa di Cosma e Damiano a Sferracavallo, Anni Sessanta (foto di Maurizio Crispi)

Negli anni Sessanta i miei zii con i miei cugini andarono a trascorrere i mesi estivi a Sferracavallo, borgata marinara di antico corso e apprezzato luogo di villeggiatura estivo sin dai primi del Novecento, che è tuttora una frazione di Palermo, e lo fecero per molti anni sino a quando non si spostarono in una casa di proprietà alla Fossa del Gallo.


Io ci andavo spesso, perché con loro eravamo da sempre molto vicini. Io era già autonomo perché avevo le due ruote motorizzate e prima ancora mi muovevo con molta determinazione con la bici.

Poi, papà prese una piccola concessione della Capitaneria di Porto su terreno demaniale costiero per allocarci una piccola capannuccia di legno proprio sulla scogliera su cui si affacciavano le case di altri amici di famiglia e di più lontani parenti.
Ho un ricordo molto bello di quelle estati, straordinario. 
Estati felici e spensierate. 

 

Grazie ai miei cugini scopersi la festa di Cosma e Damiano che si svolge proprio lì, a Sferracavallo nell'ultima settimana di settembre culminante con la processione dei due santi che vengono portati sulla loro vara per tutte le vie del paese, da i componenti della confraternita che svolgevano (e svolgono tuttora, credo) questo ufficio a piedi scalzi, con soste più o meno prolungate davanti alle diverse case, soprattutto quando veniva elargita un'offerta generosa.

 

Le offerte in denaro venivano appuntate sul petto dei due santi.
Se l'offerta era particolarmente generosa i portatori inscenavano una "danza" portentosa (con movimenti in avanti e indietro e laterali) davanti alla casa da cui proveniva l'offerta, muovendosi avanti e indietro e di lato incoraggiati costantemente dal suono della banda che intonava in queste circostanze dei ritmi bersagliereschi.

Nessuna via del paese veniva tralasciata, anche quelle che allora erano a fondo naturale e pietrose (e allora erano molte), irte di asperità.

Ero alle prime armi con la mia attrezzatura fotografica: credo di aver fatto queste foto con la prima reflex (una Asahi Pentax) che avevo avuto in dono dai miei il Natale precedente.

Nel corso degli anni sono tornato diverse volte a seguire questo evento, ma questi primi scatti sono rimasti in assoluto delle foto "seminali". Anche oggi, riguardandole, ne sono contento.

 

Certo, se allora avessi avuto un teleobiettivo o uno zoom avrei potuto lavorare di più sui dettagli, ma anche così vanno abbastanza a bene e riescono a cogliere lo spirito dell'evento.

 

I portatori erano i pescatori di Sferracavallo che avevano le piante dei piedi callose perché allora non usavano quasi mai scarpe, e questo gli consentiva di portare i Santi a piedi scalzi. Alla fine della giornata c'era una danza frenetica davanti la chiesa con la musica della banda che si faceva sempre più incalzante e con i portatori che ne seguivano il ritmo sempre con i Santi sulle spalle.
Credo proprio che sia così anche oggi.

Gianfranco Salatiello

È così anche oggi... E la vara, in ultimo, doveva entrare in chiesa senza toccare la cornice della porta se no era un anno di sventure e per i pescatori era veramente pericoloso. Ne sono morti, in mare. Viva i Santi Cosimo e Damiano!

Guido Marino

Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi

Foto di Maurizio Crispi

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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