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23 aprile 2024 2 23 /04 /aprile /2024 11:45

All’improvviso, quegli occhi
si sono accesi come due fari abbaglianti
e poi, in un istante,
con un unico movimento fluido
si sono ritratti nel buio
e il gatto con loro

Foto di Maurizio Crispi

Foto di Maurizio Crispi

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1 febbraio 2024 4 01 /02 /febbraio /2024 07:39

Mr Arancino. Buona la prima! 

Mr Arancino (foto di Maurizio Crispi)

Ecco cos’ho avvistato questa mattina! 
C’era questo tipo enorme obeso, 
proprio un pacchione, 
un ciccione di grossa stazza, 
tutto proteso in avanti 
Ho pensato, in prima battuta, 
che tenesse questa postura 
per via del peso immane della panza
che lo sbilanciava in avanti
In realtà, 
come ho potuto constatare,
proseguendo nella mia passeggiata 
e superandolo,
il suo corpaccione era 
tutto proteso su un tavolino a piantana 
- di quelli che si adoperano 
nei locali per la ristorazione 
per consumare direttamente in piedi
oppure assisi su scranni più alti 
delle normali sedie -
e vi s'appoggiava 
con tutto il suo peso 
puntellandosi su entrambi i gomiti 
In questo senso, 
egli era anaclitico 
(si badi bene, non Anacleto)
e teneva stretto 
tra le due mani a coppa
un’arancina ancora fumante,
con atteggiamento quasi di preghiera 
e di sacrale comunione
(eravamo davanti alla vetrina 
della rinomatissima rosticceria 
che a Palermo opera da forse 40 o 50 anni
sempre in questa location)
Il Nostro era con il viso proteso 
verso l’arancina 
e ne mangiava a piccoli bocconi
tenendola tra la mani
con religioso afflato
o forse per evitare 
che ne cadesse per terra 
anche soltanto una briciola
La teneva all’altezza della bocca
e ne staccava piccoli morsi,
senza fretta e avidità, 
quindi con lentezza 
per goderne in pieno, 
assaporandola
con voluttà 
e con fare protettivo
Erano le 7:30 del mattino, 
forse le 7:40 
e, quindi. il signore senza nome,
questo mangiatore cortese d’arancina
era ala sua prima della giornata
Considerando la stazza di Mr Arancino
c’è da chiedersi quante arancine,
o genericamente quanti altri "pezzi",  
avrebbe mangiato successivamente
nell’arco della giornata
Insomma questo è stato 
un incontro davvero memorabile
che mi ha colpito 
e che ho ritenuto di immortalare 
con una fotografia,
ovviamente non frontale 
ma di spalle
Non voglio urtare la sensibilità d'alcuno,
io!

 

(25 gennaio 2024)

Mr Arancino (foto di Maurizio Crispi)
Mr Arancino (foto di Maurizio Crispi)
Mr Arancino (foto di Maurizio Crispi)

Mr Arancino (foto di Maurizio Crispi)

Il custode della statua di Santo Pio

ll custode della statua di Santo Pio (foto di Maurizio Crispi)

Abita lì in un riparo improvvisato
Tiene lì tutte le sue masserizie
Tiene pulito
Accudisce amorevolmente 
la statua di Santo Pio
collocata a pochi metri di distanza
Per auto-elezione ne è divenuto
l’instancabile custode
È un derelitto
oppure sarà uno 
che ha trovato un senso
nel suo vivere da emarginato 
e che, a suo modo, è felice?
Sono le piccole cose
quelle che fanno un Uomo grande,
quelle che rendono perfetti i giorni

 

Vorrei che la nostra città distratta
si accorgesse
di questo piccolo, grande, uomo
e traesse insegnamento
dalla sua umiltà devozionale
che è piena di tesori e di cose belle

 

(8 gennaio 2024)

Il Custode della statua di Santo Pio (foto di Maurizio Crispi
Il Custode della statua di Santo Pio (foto di Maurizio Crispi
Il Custode della statua di Santo Pio (foto di Maurizio Crispi
Il Custode della statua di Santo Pio (foto di Maurizio Crispi
Il Custode della statua di Santo Pio (foto di Maurizio Crispi

Il Custode della statua di Santo Pio (foto di Maurizio Crispi

La vecchina con il deambulatore

La vecchina con il deambulatore (foto di Maurizio Crispi)

L’anziana donna 
cammina faticosamente
appoggiata al deambulatore
La testa bassa,
piegata in avanti 
Lo sguardo orientato a terra
L’andatura incerta
La traiettoria pure,
perché ci sono mille ostacoli da superare
Si ferma di frequente,
ogni pochi passi,
a riposare e rifiatare
Nelle soste risistema gli oggetti
Poggiati sul piano di seduta
del suo dispositivo
Non è barbonesca oppure homeless
camminante o viandante
Indossa abiti puliti e di buona fattura
Ha la voce gentile ed educata
quando si scusa 
perché è venuta a sbattermi addosso
Lo stare con la testa piegata in avanti 
non la aiuta a seguire una rotta precisa
e a evitare gli ostacoli
e le insidie della nostra città caotica
Ai piedi indossa delle semplici infradito
senza calze
Da dove viene?
Dove va?
Forse a fare la spesa quotidiana,
non so
È un’immagine iconica
di solitudine vagante,
ma anche di coraggio
Una piccola cometa fulgida
di dolore gentile e composto,
e di grande, umanissima, dignità

(2 dicembre 2023)

La vecchina con il demabulatore (foto di Maurizio Crispi)
La vecchina con il demabulatore (foto di Maurizio Crispi)
La vecchina con il demabulatore (foto di Maurizio Crispi)
La vecchina con il demabulatore (foto di Maurizio Crispi)
La vecchina con il demabulatore (foto di Maurizio Crispi)

La vecchina con il demabulatore (foto di Maurizio Crispi)

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25 gennaio 2024 4 25 /01 /gennaio /2024 06:44

Un mio piccolo scritto risalente a molti anni addietro, recuperato attraverso i "ricordi" proposti quotidianamente da Facebook

Maurizio Crispi (25 gennaio 2010)

Il cagnolino decollato (foto di Maurizio Crispi)

Ero un simpatico cagnolino da cappelliera d'auto
Me ne stavo sul retro alle spalle del mio padrone e, mentre l'auto si muoveva, la mia testa oscillava festosamente salutando il mondo che scorreva ai miei piedi
Poi, un giorno, ho visto una cagnetta
Bellissima! Aveva le ciglia lunghe lunghe e mi guardò una sola volta, ammiccando con i suoi occhioni neri
E poi, mi ha lanciato uno sguardo lungo e languido
Io, in un attimo, di fronte a tanta bellezza e leggiadria, persi la testa per lei
Fu un vero colpo di fulmine, di quelli che più non si dimenticano
La mia testa, letteralmente, se ne andò appresso a quella meravigliosa cagnetta, e il mio corpo - una spoglia vuota - rimase indietro, senza vita
Il mio padrone, avendo constatato che io ero ormai ero andato via - la mia testa perduta in un sogno d'amore - e fallito ogni tentativo di rianimazione del mio corpo senza vita e decollato, pensò che fossi ormai inservibile: non potevo più fare oscillare il mio capo con quella eleganza che mi contraddistingueva, fingendo un sorriso che non era più dentro di me
Allora, crudelmente, in un attimo decise di sbarazzarsi di me e, con una gentilezza riparatoria (questo lo devo ammettere), mi depose sul marciapiedi, vicino a dove aveva parcheggiato la sua auto
Spero che, un giorno, la mia testa rinsavita possa ricongiungersi con il resto del mio corpo
Ma non c'è più molto tempo ormai: stiamo arrivando ad un punto di non ritorno
Presto qualcuno mi raccatterà e mi butterà nel cassonetto che si erge minaccioso a soli pochi passi da me
Lo sento
Attendo malinconicamente e consumo questi ultimi istanti come una fiammella morente, prossima ad estinguersi
La mia vita di giocattolo mi sta abbandonando a poco a poco
Ma sino all'ultimo non smetterò di sperare che la mia testa ritorni o che qualcuno mi raccatti e mi porti via con sé, anche così come sono, decollato

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24 gennaio 2024 3 24 /01 /gennaio /2024 09:57
C'è sempre una panchina per...

C’è sempre una panchina dove sedersi
per riflettere
per guardarsi attorno
per riposarsi
per leggere
per consultare lo Smart Phone
per parlare con se stessi
ma anche per grattarsi la pancia,
se si ha voglia di farlo,
oppure per fissare l’ombelico
con insistenza meditativa
per smarrrircisi dentro
o, infine, per dormire in beatitudine

Maurizio Crispi (23.01.2023)

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9 gennaio 2024 2 09 /01 /gennaio /2024 07:15

Foto e commento risalgono al 14 settembre 2009 e furono postati nel mio profilo Facebook, allora molto giovane.
Credo di aver cominciato a trafficare con Facebook solo nel 2008
Prima, niente

Maurizio Crispi (2009)

Il ragno crociato da me avvistato (foto di Maurizio Crispi)

Un bel dì, alcuni anni fa, mi sono affacciato alla veranda. E cosa ti trovo?
Un inaspettato ospite!
Mai visto un ragno simile!
Mi sono chiesto, con un tipico fraseggiare nostrano, ma italianizzato: "Ma questo a chi appartiene?".
Se avessi creduto al mondo delle fiabe, avrei potuto pensare che si trattava di un ragno velenoso, mandato dalla strega cattiva.
Ho deciso - di primo acchito - di sospendere qualsiasi giudizio e di evitare qualsiasi lavoro di elaborazione narrativa, piuttosto, documentando oggettivamente l'evento
Ho tirato alcune foto in macro.
Poi, sono tornato dopo circa un'ora per osservare meglio il ragnaccio malefico (quanto era grosso!) e anche per vedere quali progressi avesse fatto con la sua tela
Ed invece…
Era scomparso
Forse il posto che aveva scelto per iniziare a tessere la sua tela non era del tutto idoneo
Non so
E non è più tornato, né questo, né altri simili
Per me, questa epifania rimarrà un autentico mistero

 

ARANEUS DIADEMATUS chiamato anche ragno "crociato" per il tipico disegno del corpo che ricorda una croce.

Bruno Beretta Dixit

Araneus diadematus, il ragno crociato

Esemplare di ragno crociato (dal web)

Spesso considerato pericoloso, in verità il ragno crociato è un aracnide del tutto innocuo. Il suo morso infatti non è velenoso per gli esseri umani. Vive anche nelle nostre case, dove soffitte e cantine impolverate sono ambienti perfetti per il suo stile di vita.

(kodami.it) Il ragno crociato, conosciuto anche tramite il suo nome latino Araneus diadematus, è uno dei ragni più diffusi in Europa e uno dei membri meglio conosciuti dell'intero gruppo Araneidae, la famiglia dei ragni per antonomasia. Visivamente riconoscibile, più grosso delle altre specie di ragno che comunemente è possibile trovare in casa, questa specie ha cominciato a disporre di una vera e propria fama da quando il cristianesimo ha introdotto il simbolo della croce in Occidente. In verità però già ai tempi dei primi studi zoologici, risalenti all'epoca classica e ai trattati di filosofia naturale, questo ragno veniva considerato come l'esempio migliore per rappresentare tutti i ragni europei. Tanto che lo stesso mito della trasformazione di Aracne (da fanciulla a ragno) compiuta da Atena vuole che la giovane si fosse trasformata proprio in una gigantesca variante di questa specie.

Vista la sua ubiquità in tutto il territorio europeo e vivendo non solo in natura, ma anche all'interno dell'abitazioni, nascondendosi fra gli angoli delle pareti e i tetti delle mansarde, spesso chi viene colpito da un suo morso si preoccupa se si tratta di una specie velenosa o pericolosa. Per quanto però possa essere urticante un morso di un ragno delle sue dimensioni, il ragno crociato non può essere considerato velenoso per l'uomo, escludendo soggetti che possiedono allergie particolarmente sensibili. Il suo morso risulta essere innocuo in quanto le tossine del suo veleno sono poco attive negli esseri umani e inoltre i suoi cheliceri – le parti del suo apparato boccale che incutono molto paura ad alcune persone – non sono lunghi a sufficienza per inoculare l'eventuale veleno a fondo sotto la pelle.

Bisogna anche chiarire che un suo eventuale morso scaturisce solo nel momento in cui il ragno si sente in pericolo. Non è infatti un animale molto coraggioso e vive una vita sedentaria, per la maggior parte trascorsa ad attendere sopra le sue ragnatele le prede.

 

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24 dicembre 2023 7 24 /12 /dicembre /2023 10:31
Una Barbie abbandonata (foto di Maurizio Crispi)

Una Barbie abbandonata 
cestinata e bidonata,
una bella principessa delle fiabe,
esiliata da un sovrano malvagio

Un qualche sadico scherano
le ha mozzato mani e piedi
Del suo fulgore antico conserva 
una splendida chioma bionda
e un abito di raso viola
Se ne sta riversa 
a faccia in giù
Homeless!
Hopeless!
L’ho raccolta da terra
e l’ho messa in piedi
accanto alla staccionata di ferro
A stento si reggeva sulle gambe
(capitela, era senza piedi la poverina)
Però almeno sul muretto 
poteva starsene tranquilla
ad osservare il mondo
Ciao!, le ho detto
Dovrò lasciarti qui
Non vorrei, ma devo

E lei mi ha ringraziato comunque,
mentre una lacrimuccia 
scendeva sul suo volto tornito,
sussurrando poi:
Non ti scordar di me!

Io l’ho più volte fotografata
e queste foto 
sono il mio modo di portarla con me e ricordarla
Mi è venuto in mente un precedente incontro
con una sua consimile
e quella l’avevo salvata,
portandola meco

E di un'altra ancora
- ma non era una Barbie -
di cui rimaneva soltanto la testa
dai bei capelli fluenti
spiccata dal corpo
e con lo sguardo malinconico

Queste Barbie - e bambole -
abbandonate e derelitte
m'intristiscono oltre modo
e mi fanno venire in mente

la caducità e l'impermanenza
di tutte le cose

Una Barbie abbandonata
Una Barbie abbandonata
Una Barbie abbandonata
Una Barbie abbandonata
Una Barbie abbandonata
Una Barbie abbandonata
Una Barbie abbandonata

Era una barbie
ed è stata smembrata
e fatta a pezzi
dal mondo crudele

Maurizio Crispi (23 marzo 2022)

(foto di Maurizio Crispi)

(foto di Maurizio Crispi)

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20 ottobre 2023 5 20 /10 /ottobre /2023 07:45
Il sigaro consunto (Foto di Maurizio Crispi)

Odori letali,
fetori e afrori,
escrementi freschi/vecchi,
tracce di piscio pluristratificate
(raramente dilavate via dall'acqua),
organico decomposto,
Il sontuoso concerto di odori e molecole vaganti
favorito dal caldo anomalo
e degno dei giorni mitici
della Grande Puzza londinese

 

C’è da morire!

 

Le mosche impazzano
ronzano,
ti si appiccicano addosso,
ti molestano

 

Il sole picchia
Il sudore scorre
Di nuovo, gli incendi divampano
attizzati da bastardi piromani

 

Per terra abbandonato,
giace un oggetto marroncino
un po’ nerastro e smangiato
ad un’estremità
Non è - come qualcuno potrebbe pensare - uno stronzo 
abbandonato dal Malefico e Strafottente Padrone di Cane,
figura archetipica di questi nostri giorni tristi

bensì un sicarro semi consumato,
sin quasi alla radice,
da avide boccate

 

E per oggi
ne ho avuto abbastanza!

 

Vedremo domani

 

Siamo ammare!
 

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15 settembre 2023 5 15 /09 /settembre /2023 19:05

nevièra s. f. [der. di neve]. – Grotta o cantina destinata in passato a deposito della neve che si raccoglieva nell’inverno e si adoperava nella stagione calda per raffreddare cibi e bevande.

treccani.it

Una neviera etnea (una scoperta casuale)

Nella foto che ho scattato nel 2017, mentre mi accingevo a lasciare la postazione fotografica al posto di ristoro della 100 km del Vulcano, sito a Piano dei Grilli (Bronte), si vede quel che resta di una neviera etnea.
Ed è stato un avvistamento davvero singolare ed emozionante.
Una di quelle cose che si scoprono per caso, da turisti non canonici, per via di un'improvvisa e non pianificata serendipity.
Ho notato questa formazione, ho parcheggiato l'auto e mi sono avvicinato (la curiosità è fattore determinante di qualsiasi cosa su cui il Caso porta ad imbatterci) e nei pressi della staccianata parzialmente danneggiata che metteva in sicurezza l'intera area, ho letto una nota esplicativa piazzata su di un cartello e parzialmente scolorita dal sole.
Ho così appreso che ciò che vedevo (ed ammiravo) era quel che restava di un'antica neviera che era riuscita ad attraversare il tempo sino a me.


Da questo tipo di dispositivo i nostri antenati ricavavano il ghiaccio per fare deliziosi sorbetti oppure per tenere in freddo i cibi d'estate.
Naturalmente questo ghiaccio ottenuto dalla neve era un lusso solo per pochi...
In sostanza, si depositava la neve nella cavità ombreggiata da una volta (che in questo sito è crollata in tempi recenti) e, quindi, dopo aver creato uno strato di neve di un certo spessore, vi si stendeva sopra uno strato di paglia e quindi di nuovo neve; poi ancora paglia. E così via.
La paglia serviva alla coibentazione termica, sicché il freddo della neve non si disperdeva.
La pressione degli strati soprastanti, invece, consentiva la trasformazione della neve in ghiaccio: insomma, un metodo derivante dall’attenta osservazione osservazione di quanto accade in natura ed affinata dall’esperienza tramandata da una generazione all’altra attraverso il fare.

Questa grotta della neve è ubicata a Piano dei Grilli, sull'Etna, sopra Bronte, a circa 1100 metri di altitudine e, aggiungo qui, dalle fonti che ho consultato, riulta essere la neviera più grande dell'intero territorio etneo. 
Mentre ammiravo la conformazione della neviera sono stato colpito da un intenso brulichio sul terreno rossastro ed ecco che ai miei piedi ho visto l'imboccatura d'un formicaio dal quale sciamavano enormi formiche, alacri ed indaffarate ad accumulare riserve per i mesi di grama.

La foto sopra é di Maurizio Crispi (2017)

(da wikipedia) La ghiacciaia o neviera è un locale o manufatto in cui si immagazzinava in un luogo freddo la neve pressata o il ghiaccio durante l'inverno, per poterne disporre durante le altre stagioni. Il ghiaccio poteva essere ricavato e tagliato quando le acque (ad esempio di un fiume) venivano deviate e trasformate in ghiaccio durante l'inverno, attraverso l'azione della temperatura ambientale sotto 0°C, per poi essere immagazzinato e prelevato successivamente al momento del bisogno. Un'altra tecnica (neviera) consisteva nel raccogliere e immagazzinare neve pressata durante l'inverno, che - nel processo - si trasformava in ghiaccio. Questo sistema è stato usato con diverse tipologie in varie parti del mondo.

La ghiacciaia è sia l'ambiente in cui veniva prodotto e/o immagazzinato il ghiaccio, sia quell'armadio con intercapedine isolante rifornito di ghiaccio, che - in ambito prevalentemente domestico - assolveva alla funzione che in seguito avrebbe assunto il frigorifero.

Con l'invenzione dei sistemi refrigeranti che portarono al diffondersi delle fabbriche del ghiaccio la ghiacciaie così come il commercio del ghiaccio naturale persero la loro economicità.

Il termine viene talora utilizzato impropriamente come sinonimo di congelatore o freezer.

Storia. La prima traccia storica dell'utilizzo di una ghiacciaia si ha dai tempi degli antichi Sumeri, descritta nella Tavoletta di Zimri-Lim, re di Mari, concernente la costruzione di una ghiacciaia a Terqa nel 1780 a.C. circa. Nell'antichità fino all'era moderna l'uso del ghiaccio era comunque un uso di lusso, per lo più per raffreddare le bevande dei signori. Nelle terme romane più facoltose veniva usato nel frigidarium.

Nathaniel Jarvis Wyeth brevettò nel 1825 un aratro da ghiaccio (ice plough) trainato da cavalli che rese più facile ed economico l'estrazione nei laghi degli Stati Uniti e diede un ulteriore impulso all'industria di esportazione mondiale del ghiaccio che declinò dopo il 1930, con l'avvento del frigorifero domestico meccanico. I primi frigoriferi domestici del 1800, infatti, erano in realtà armadi con intercapedine isolante che venivano riempiti regolarmente con un blocco di ghiaccio proveniente da ghiacciaie. Grazie alla meccanizzazione e la concorrenza del mercato, il costo del ghiaccio commerciale scese e divenne accessibile anche alle fasce meno abbienti della società. In un certo senso, la diffusione e il successo di massa del primo frigorifero a ghiaccio (ghiacciaia) dette impulso all'invenzione del frigorifero meccanico.

Le neviere in Sicilia.  L'uso della neve in Sicilia è certamente abbastanza antico. Gli arcivescovi di Monreale, Palermo e Catania, godevano del privilegio sicuramente medievale di conservare e vendere la neve conservata sui monti delle rispettive diocesi. A partire dal XVI secolo, quando il ghiaccio non venne più utilizzato per esclusivo uso medico, si incrementa la richiesta di ghiaccio naturale e il suo commercio. L'uso di scavare fosse sulle montagne (i nivieri) nelle quali la neve era accumulata e conservata, può benissimo collegarsi alle pratiche e metodologie del mondo antico greco-romano. Le neviere più grandi si trovavano sulle Madonie e sul monte Etna, dove era più facile mantenere bassa la temperatura. 
Sono documentate neviere sui Peloritani e sui Nebrodi con articolate strutture per l'immagazzinamento e il rifornimento delle località sulle coste. Ma anche sui monti Iblei nei dintorni di Buccheri, Buscemi e Palazzolo Acreide.

Se fino al XV secolo la neve veniva utilizzata quasi esclusivamente per uso medico, successivamente venne richiesta per raffreddare il vino e per confezionare sorbetti o gelati.

Le neviere siciliane avevano varie forme:

a grotta
a cupola
a dammuso
in genere l'ingresso per l'estrazione della neve era rivolto a nord e la neve veniva caricata dall'alto.
Vi era un commercio della neve che interessava i vari comuni della Sicilia e che poteva giungere persino a Malta.
Il trasporto avveniva di notte a dorso di muli.

 

La neviera di di Piano Grilli (Bronte). Foto tratta dal web

La neviera di di Piano Grilli (Bronte). Foto tratta dal web

Vi sono diversi cartelli (anche se sbiaditi) che ci indicano la strada per raggiungere la Grotta della Neve. Nelle vicinanze della grotta bisogna lasciare il sentiero principale per qualche centinaio di metri. Arrivati alla grotta (recintata) possiamo vedere la profondità e immaginare come una volta si conservava la neve in questi luoghi. Oggi, dalla volta costruita in pietra lavica resta solo un arco, ed è questo che dà alla grotta quel tocco di fiabesco.

siciliadagiocare

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1 settembre 2023 5 01 /09 /settembre /2023 06:20
La mitica buccia di banana (foto di Maurizio Crispi)

La mitica buccia di banana (foto di Maurizio Crispi)

Quella che vedete nella foto è la classica "buccia di banana", abbandonata per strada…
La buccia di banana è rinomata (un classico topos delle gag e storielle comiche nel cinema e nei fumetti) perché l'incauto che vi mette sopra il piede, mentre cammina, irrimediabilmente scivola rovinosamente a terra, facendosi anche mooolto, molto male, anche se per chi guarda l'evento dall'esterno lo scivolone ha qualcosa di intrinsecamente comico e che strappa la risata o un sorriso divertito. 
Sarebbe del resto lo stesso se si mettesse il piede su di una cacca di cane (lasciata esposta dal proprietario di un cane cittadino) particolarmente molle e ancora non rinsecchita dal sole.
Tutto questo è ovviamente riferito alle città, non certamente alle campagna dove è lecito (ed è possibile) trovare roba scivolosa sui sentieri che si percorrono.
Ma là non succede nulla. Sarà probabilmente, nelle città, a provocare i summenzionati incidenti, la combinazione dell'oggetto molle e scivoloso e il suo giacere su una superficie dura che non offre aderenza di sorta (come è appunto il caso dei marciapiedi rivestiti di cemento o di altri materiali)

Tuttavia oltre alla buccia "reale" nella quale ci possiamo sfortunatamente imbattere, ritengo che la buccia di banana abbandonata per terra abbia anche una sua valenza metafisica.
Ognuno ha - in fondo - la "sua" buccia di banana sulla quale prende prima o poi grandi scivoloni…
Quale sarà la mia?
Quale la vostra?

 

Il lapsus freudiano si può spiegare ricorrendo alla metafora dello scivolone sulla buccia di banana.

(Treccani.it) Per affrontare adeguatamente il lapsus forse ci può essere di aiuto la metafora dello “scivolone”, uno degli altri significati espressi dal termine latino. In genere lo scivolone è un evento con delle cause banali e degli effetti per lo più insignificanti (come il classico scivolone su una buccia di banana), che generalmente non richiede altro intervento al di fuori di un sorriso, ma che talvolta può indicarci, se accompagnato da altri segni, la presenza di una sottostante disfunzione (pensiamo all’esordio di una patologia neuro-muscolare), diventando quindi meritevole di un approfondimento.


 

Per questo motivo dire che "uno ha preso uno scivolone su di una buccia di banana" è anche un'espressione metaforica per dichiarare il fallimento di una costruzione di pensiero o di un'impresa ben congegnata per un nonnulla, come è appunto una buccia di banana.
Questa della foto, per fortuna, era stata misericordiosamente posta in alto.
Ma chi è davvero sfigato sarebbe capace di prendersi uno scivolone anche quando la buccia di banana - come in questo caso - viene messa in sicurezza...

La fisica dello scivolamento su una buccia di banana è stata studiata dagli scienziati giapponesi Kiyoshi Mabuchi, Kensei Tanaka, Daichi Uchijima e Rina Sakai.
 Questi hanno misurato il coefficiente di attrito radente (μr) tra la buccia di una banana Cavendish e un pavimento in linoleum, che risulta essere di 0,07. Inoltre, è stato calcolato che l'angolo del passo, di solito di circa 15°, per non scivolare su una buccia deve essere ridotto a 3,8°. Per questa ricerca, gli scienziati giapponesi hanno ottenuto il Premio Ig Nobel per la fisica nel 2014.
Dal punto di vista biologico, gli stessi ricercatori giapponesi hanno scoperto che sulla superficie interna della buccia di banana sono presenti dei piccoli follicoli che se schiacciati sono in grado di rilasciare un gel lubrificante composto da polisaccaridi e proteine[1], che provoca la scivolosità della buccia di banana.

imprevisto di più o meno grave entità, che provoca un danno, una perdita: il ministro è scivolato sulla buccia di banana di uno scandalo.

Dizionario De Mauro

Quando New York aveva un grave problema di bucce di banana
E da lì viene il cliché dello scivolone.

New york e bucce di banana (foto d'epoca)

(Enrico Pitzianti, pubblicato il 05/08/2019) Avete presente la scenetta di qualcuno che scivola su una buccia di banana? È un cliché così diffuso che lo diamo per scontato, come se fosse sempre esistito, perché è tanto datato da sembrare quasi ovvio - ma al contempo privo di fondamento: chi mai scivola sulle bucce di banana nella realtà? Ovviamente nessuno.

Eppure in passato succedeva eccome. Sembra strano pensarci oggi, ma in una città come New York le bucce di banana furono un problema enorme, così grosso che il sindaco dell'epoca, Theodore Roosevelt (sì, proprio lui) dovette intervenire dichiarando "guerra alle bucce di banana". Disse proprio una frase del genere.

Per avere un'idea di quanto grande fosse il problema basta guardare un articolo che uscì alla fine dell'ottocento proprio in un importante giornale newyorkese, era intitolato: “Banana Peel Causes Death”, cioè le bucce di banana causano la morte.

Come mai tanta attenzione alle bucce di banana? Le cause erano molte: l'immondizia si buttava in strada, e non perché poi qualcuno sarebbe passato a raccoglierla (cosa che capitava molto raramente) ma proprio perché la strada funzionava da discarica. Erano altri tempi, è passato più di un secolo, ma la mentalità era così diversa, così ingenua, ignorante e disattenta alle conseguenze ambientali dell'azione umana (vi ricorda qualcosa?) che oggi appare quasi irreale.

Per leggere tutto l'articolo segui il link sotto

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29 agosto 2023 2 29 /08 /agosto /2023 06:33
Notte incombente (foto di Maurizio Crispi)

Il vento soffia lieve e fresco
nel giorno che si spegne
Le ultime retroguardie
delle centurie di nubi
che si sono inseguite
nelle ore di luce
senza mai soffermarsi
indugiano ancora
tinte di rosa sui bordi

 

Un cane in solitudine abbaia 
ossessivo la sua desolazione
e c'è anche un gatto che s’inarca di schiena
drizzando il pelo
e allargando le fauci 
da piccolo predatore
mentre fischia minaccioso

 

Si avvia alla sua conclusione
il terzultimo giorno d’agosto
Siamo sempre qua,
mentre le luci notturne 
prendono a pulsare

 

Attendiamo 
pieni di meraviglia
l’avvento della luna rosso-sangue

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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