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9 aprile 2024 2 09 /04 /aprile /2024 12:35
Le isole franche della munnizza che mai viene raccolta. Succede a Palermo

La foto che vedete è stata scattata dalle parti di via Ruggerone da Palermo

Ci sono delle zone della città - autentiche zone franche o zone d’ombra o non luoghi -  in cui i raccoglitori latitano per giorni e giorni, mentre la monnezza deborda sino ad invadere la sede stradale in montagne prorompenti.
I cassoni ricolmi e mai svuotate sono delle autentiche cornucopie della munnizza.
Perché continua ad accadere ciò?

Varie possono essere le cause

Mancanza di personale?
Penuria di mezzi?
Incapacità di pianificare e organizzare?
Oppure semplice strafottenza/negligenza?

Può anche darsi che l'incuria/negligenza dipendano da un mix letale di tutte le cause elencate sopra.

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4 gennaio 2024 4 04 /01 /gennaio /2024 21:04

E qui facciamo un bel salto indietro nel tempo
per arrivare alla parte conclusiva d'una passeggiata pomeridiana
lungo la spiaggia di Mondello
(ma già con il buio incipiente ed incombente)

Maurizio Crispi (28 dicembre 2011)

Le tre età dell'uomo di Caspar David Friedrich

Ero a casa

Un raggio di sole ha raggiunto
la mia finestra rimbalzando
da non so quale altra superficie riflettente 
e ciò mi ha indotto ad uscire
in tutta fretta e a salire in auto, 
per dirigere verso il luogo
che in assoluto preferisco,
ma avevo anche voglia di ascoltare 
in auto un nuovo CD 
che è la colonna sonora 
di This must be the place

A Mondello, sulla spiaggia, 
i colori erano già tenui, 
il cielo trasparente 
(con quella trasparenza cristallina 
che sembra annunciare la primavera,
anche se quel tempo è ancora lontano),
striato di nuvole tendenti a caricarsi 
d'una sfumature di rosa
Poche persone sulla spiaggia, 
alcuni con cani e con bimbi
Alcuni altri passeggiatori solitari,
come me
Qualcuno seduto sulla sabbia 
al limitare della linea delle piccole onde di risacca,
intento a scrutare l'orizzonte
Contemplazione
Riflessione mesta
Malinconia
Molti i corridori,
quegli impenitenti faticatori

Poi, i colori si sono spenti 
e l'ultimo guizzo di luce se n'è andato,
sostituito dal riverbero giallastro dei lampioni

 

E così un altro giorno è finito

C’é stato il ritorno, nel buio, 
interrotto dalle luci rutilanti 
dei fari delle auto

Il freddo della sera 
che attanaglia le tempie

L'attesa del sole che sorgerà domani

Le tre età dell'uomo (Friedrich)

Le tre età dell'uomo (Die Lebensstufen) è un dipinto a olio su tela del pittore romantico tedesco Caspar David Friedrich, realizzato nel 1835 e conservato al Museo delle Belle Arti di Lipsia.

L'opera raffigura un promontorio proteso sul mar Baltico al tramonto. Su questo paesaggio aspro e desolato sono collocate cinque figure umane che guardano altrettante imbarcazioni veleggiare sul mare. Vi troviamo un vecchio che, rivolgendo le spalle all'osservatore, osserva l'orizzonte poggiandosi su un bastone: il suo abbigliamento comprende un mantello e un berretto patriottico rinascimentale. Davanti a lui vi sono un giovane uomo e una donna accompagnati da due bambini, di cui uno intento a sollevare una bandierina della Svezia, ricordo della terra di origine del Friedrich.[1]

Alle cinque figure dipinte sul lembo di terra in primo piano Friedrich, come già accennato, contrappone le cinque navi che navigano sullo specchio d'acqua, reso con tonalità verdi-violacee. Le due imbarcazioni più piccole alludono alla giovane età dei due bambini, mentre le altre si identificano idealmente nei tre personaggi adulti.
Il veliero centrale, in particolare, rinvia all'anziana età di Friedrich, ormai pronto a congedarsi dalla vita: questa riflessione sulla morte è approfondita dal pittore con l'inserimento di una barca capovolta sulla spiaggia.

Il mare, tuttavia, non è agitato, bensì calmo e placido: Friedrich, infatti, è pienamente consapevole di aver appena passato la fase «burrascosa» della vita ed è quindi tranquillo. L'intero quadro, quindi, trasmette uno stato di calma e di quiete fisica e spirituale.

Questa sensazione è enfatizzata non solo dal comportamento disteso dei cinque personaggi, bensì anche dalla particolare tavolozza adottata da Friedrich, che ne Le tre età dell'uomo ha accostato la vitalità del rosso e del giallo ai toni scuri della riva, così da conferire profondità alla composizione.

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21 dicembre 2023 4 21 /12 /dicembre /2023 06:50
Monopattini e monnezza (foto di Maurizio Crispi)

Monopattini e monnezza
Palermo é la città delle due M

 

Lo dicono anche i più esperti cartografi

 

Avete notato che i monopattini elettrici
abbandonati in strada
si associano spesso
alla monnezza
a cassonetti straripanti
e a cesti debordanti come maligne cornucopie?

 

C’è, forse, in questo
una naturale affinità tra le due cose,
in omaggio ad un oscuro pensare delirante?

 

Oppure, forse, ciò accade
perché la monnezza è endemica,
ovvero ovunque e comunque presente,
assillante,
prepotente,
invadente,
tracimante,
come del resto son diventato endemici
i mono-trabiccoli elettrici
di sicuro altrettanto assillanti e invadenti?

 

Palermo, è dunque la città delle due M
o forse si potrebbe anche dire
la città delle tre M,
se includiamo anche
le epidemiche merde dei cani,
costantemente presenti,
inquinanti e assillanti

 

In questo mare magno,
siamo costretti a  navigare a vista,
eludendo,
scansando,
saltellando,
per scansare queste tre M
moleste e assillanti 

 

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19 dicembre 2023 2 19 /12 /dicembre /2023 08:24
L'unica targa rimasta delle 21 dedicate alle 21 madri costituenti nel "Teatro Donne della Costituente" a Palermo (foto di Maurizio Crispi)

Oggi voglio raccontare una storia edificante, ma edificante davvero.

Come sapete (anche se forse non tutti lo sanno) il 14 marzo 2019 in una cerimonia di grande spicco presso il giardino Rosa Balistreri (ex-Roseto), si è svolto l'evento "21 Madri Costituenti della Repubblica Italiana" nel quadro di un'intera giornata alla memoria delle 21 Madri Costituenti della Repubblica Italiana, promossa da A.N.D.E. Palermo e dall'Associazione Toponomastica Femminile.
I nomi delle 21 “madri costituenti” sono stati ricordati con delle targhe che sono state apposte sui gradini dell'Anfiteatro del Giardino “Rosa Balistreri” che è stato a loro dedicato (assumendo la denominazione di "Anfiteatro Donne della Costituzione") in una cerimonia pubblica alla presenza dell'allora sindaco della Città di Palermo Leoluca Orlando, di altri rappresentanti delle Istituzioni, del Dirigente del Settore Toponomastica del Comune, Michelangelo Salamone.
Questo l'antefatto.
Ma veniamo a ciò che mi ha colpito.
L'altro giorno, come faccio spesso al mattino, mi sono ritrovato a passeggiare nel giardino de Il Roseto (oggi dedicato a Rosa Balistreri).
Una bella giornata, non c'è che dire, con un bel sole e il cielo azzurro, percorso da nuvolette bianche. 
Forse, proprio perché i raggi del sole nascente piovevano sul giardino, ho intravisto un luccichio proveniente dalla recinzione metallica che delimita il giardino tutt'attorno.
Mi sono avvicinato, incuriosito.
Di cosa si trattava?
D'una targa metallica! 
Ed era - come ho scoperto accostandomi ancor di più - proprio una delle 21 targhe dedicate alle madri costituenti.
Ero là, esattamente alle spalle dell'anfiteatro.
Quindi, con il cuore in gola, ne ho disceso a balzi gli spalti, mi sono girato, abbracciando in una visione d'insieme l'intero anfiteatro.
Ebbene, delle 21 targhe commemorative, ne rimaneva al suo posto solo una, più l'altra che se ne stava infilata tra le sbarre dell'inferriata, due sopravvissute, 19 mancanti all’appello delle quali - come unica traccia della loro esistenza - rimaneva soltanto la superficie increspata dai resti della colla con cui erano state originariamente fissate.
Sono andato dai guardiani-giardinieri e ho chiesto loro cosa fosse accaduto alle targhe.
Uno di loro mi ha risposto: "Sono stati i picciuttieddi! Le hanno messe solo con la colla! Dovevano imbullonarle! Basta che di una si stacca un angolo e subito la scippano!"
È vero! Le hanno tolte via tutte, all’infuori di una.
Ma è una risposta debole, la sua: loro - i guardiani - dove sono? Dove erano quando lo scempio è stato compiuto? Non avrebbero avuto il dovere di controllare e di fermarli?
Hanno segnalato ciò che accadeva agli uffici preposti?
In ogni caso, il Giardino del Roseto è uno di quelli per i quali vige l'orario di chiusura notturno e, quindi, l'idea di vandali notturni che abbiano agito non attenzionati, non visti e non sentiti, è alquanto improbabile.
La rimozione delle targhe è stata portata avanti quasi sicuramente, mentre il personale era presente, ma - evidentemente - distratto.
Mi sembra che, nell'indifferenza generale, sia stato perpetrato un crimine molto grave, di annientamento e distruzione di un allestimento dall'elevato valore simbolico.
Un simbolicidio, dunque.
Ma nello stesso tempo - poiché le targhe rimosse ricordavano le 21 madri costituenti - si è trattato anche, a tutti gli effetti, d’un femminicidio, anche se soltanto metafisico e senza spargimento di sangue.
Un'azione casuale o premeditata?
E poi, perché nessuno è corso ai ripari?
Perché le targhe non sono state ripristinate?
Insomma, cose che succedono a Palermo! 
Ed è grave il fatto che ciò sia accaduto nell’indifferenza generale dei cittadini e non solo degli amministratori.
Non abbiamo speranze!
Non riusciamo mai a vedere la luce in fondo al tunnel!
Ci riusciremo mai a venire fuori nella luce?
Quando cambierà questo andazzo, se mai potrà cambiare?

 

#femminicidio
#madricostituenti
#andepalermo 
#associazionetoponomasticafemminile
#toponomasticafemminile
#avvistamenti

 

(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)

(foto di Maurizio Crispi)

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14 dicembre 2023 4 14 /12 /dicembre /2023 08:03
Al posto della Libreria Sciuti di un tempo (foto di Maurizio Crispi)

Qui su tre vetrine (o luci, come si dice oggi), in via Sciuti a Palermo, si affacciava la Libreria Sciuti (ingresso al 91/F), una storica attività in questa parte della città.
I titolari, assillati dalle ristrettezze sempre crescenti in cui versa il mercato librario a causa della spietata concorrenza di Amazon e di altri venditori online ma anche per motivi connessi con la necessità, oggi, per chi esercita questo mestiere, di reinventarsi radicalmente allo scopo di potere attrarre un pubblico sempre più distratto, hanno dovuto abbandonare la partita, con grande dolore loro e degli affezionati clienti.

L’ultimo atto si è consumato, in silenzio e quasi senza che nessuno se ne accorgesse.
Nella fase di smobilitazione, con le scaffalature prima gremite di libri e ora sempre più desolatamente vuote, più volte mi sono ritrovato a parlare con Alessandro Cusimano e con Massimo, da sempre il mio preferito referente quando mi ritrovavo a ordinare dei volumi, e a discorrere del futuro della libreria, se avrebbe riaperto i battenti, dove e quando.

Mi sono ritrovato spesso, nel corso di queste conversazioni, spesso fortemente emozionali, a dover trattenere lacrime e singulti, perché vedevo dissolversi - con questa progressiva smobilitazione - un pezzo della mia vita che si è esteso nell'arco di diverse decenni.

Ho voluto intendere nel corso di queste chiacchierate che essi nel dover chiudere fossero stati assillati da richieste esose da parte dei proprietari dell'immobile, a cui non avevano più potuto far fronte, ma non è così, in realtà: questa è stata indubbiamente una mia narrazione personale che forse si è originata da loro non detti di cose a cui dare parola sarebbe stato imbarazzante e faticoso.

In realtà, la causa principale di questa chiusura (in verità, una morte annunciata) è stato il cambiamento dei tempi e il restringersi sempre più grave dei profitti, con la necessità - come ho detto - di doversi reinventare, cosa peraltro non facile e che come mostra Shaun Bythell, nel suo "Una Vita da Libraio", richiede enormi enormi energie e una non indifferente creatività organizzativa, sconfinando in attività che non sono esattamente connesse con la vendita di libri ma che fanno cultura, commercio, aggregazione e, per questo, non bastano le semplici e tradizionali, canoniche, presentazioni di libri con annesso firma-copie: la stessa causa che, in definitiva, ha portato alla decisone dei conduttori della Libreria Sciuti di non riaprire più in altri locali ubicati in zona (e in questo caso, sì, venivano davvero avanzate richieste di pigioni assolutamente esose); oltretutto, nella nostra realtà, per l'avvio o il riavvio di un'attività commerciale qualsivoglia sono enormi gli intralci burocratici e innumerevoli le norme da applicare, i certificati da richiedere, le specifiche tasse da pagare: non è come in altri paesi europei dove tutte queste procedure sono semplificate al massimo e, soprattutto, sono meno costose.

Foto Carmelo Di Rosalia

A giugno scorso (2023) la Libreria Sciuti ha chiuso i battenti, alla fine del doloroso sgombero e ancora per diverso tempo è rimasta l'insegna a sormontare le vetrine, come testimonianza del passato.

Il vicino negozio di arredi s'è espanso ad occupare i locali che furono della Libreria Sciuti.

Sono state rapidamente cancellate tutte le tracce che possano far dire che qui c’era una libreria “storica” della mia (della nostra città) con una necessaria azione di restyling e di omologazione alle vetrine già preesistenti del negozio di arredi che si espandeva già lungo tutto il marciapiedi.

Ancora di più - con la cancellazione delle ultime tracce - mi sento affranto e dispiaciuto.
Sono stato da sempre cliente affezionato di questa libreria che era a pochi passi da casa e per me, oltretutto, comodissima da raggiungere per soddisfare qualsiasi ghiribizzo librario mi saltasse in mente.
Qui potevo sempre entrare a dare un’occhiata alle novità, a ordinare i libri che andavo selezionando per i miei approfondimenti, ad acquistare quelli da dare in regalo, a scambiare quattro parole con i titolari e i dipendenti, circostanze che, a volte, si trasformavano in vivaci conversazioni e scambi di idee.
Ora, è tutto finito.

Ma è una storia che si ripete
Come è successo prima e come, sicuramente, succederà ancora
Per esempio, come non menzionare la scomparsa della Libreria L'Aleph in via Vincenzo di Marco, condotta dal mitico Lorenzo Giordano e soppiantata da un emporio cinese, o - ancora prima - con la storicissima Libreria Flaccovio in via Ruggero Settimo, che è persino nei miei ricordi di infanzia, perché mi ci portava mio padre, al cui posto s’è insediato un venditore di intimo femminile e che, negli anni del dopoguerra sino certamente alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, è stata un centro pulsante della intellighenzia culturale di Palermo e della Sicilia, per non parlare di tante altre librerie cittadine (e mi viene in mente la Libreria Ciuni, collocata di fronte al Teatro Massimo) e di tanti altri storici esercizi invasi e metarmofizzati in attività di tipo diverso che sono effimere e che, soprattutto , non hanno tradizione alcuna e un mondo di cultura alle loro spalle.

 

Questi casi che ho menzionato sono vividi esempi di un mondo che scompare, che viene cancellato sistematicamente senza che si faccia nulla per serbarne tracce per una futura memoria collettiva e senza che si reagisca.

Siamo diventati torpidi e indifferenti.

La civiltà dello spettacolo in cui tutto passa ed è effimero, senza un reale valore, ci ha abituati a questo.

Non voglio essere o apparire sterilmente nostalgico o dare l'idea di essere uno che si piange addosso e guarda continuamente al passato, rimuginando e rimpiangendo ciò che non è più; e che è disgustato dal modo in cui il mondo sta cambiando velocemente, troppo velocemente persino.

Se fossimo in altri paesi con una maggiore vocazione culturale e un’attitudine a conservare le tracce del passato e a farle vivere nella memoria individuale e collettiva, nei luoghi che hanno ospitato queste tre librerie verrebbero affisse delle targhe in bronzo o in marmo per fissare il ricordo e così tramandarlo.

Ed è quello che io propongo agli amministratori distratti di una città che si avvia a vivere una crescente condizione di “non luogo”, senza conoscenza delle proprie radici storiche e culturali e senza memoria collettiva
 

Salvatore Cangelosi. La città e i Libri. Avventure di un libraio

Salvatore Cangelosi, La Città e i Libri. Avventure di un libraio, Torri del Vento Edizioni (Collana I Capperi), 2014

Il volume è arrichito dalla prefazione di Marcello Bonfante. Vi si parla di pezzi di storia delle librerie di Palermo e vi si chiariscono anche i rapporti "di parentela" per così dire tra Libreria Ciuni e la Libreria Sciuti

Andrebbe sicuramente letto per chi ha desiderio di consolidare ulteriomente le radici delle proprie memorie

(risguardo di copertina) Alla fine degli anni settanta, un giovane monrealese si impiega, per puro caso, in una libreria, senza sapere che quel lavoro diventerà tutta la sua vita. Attraverso le vetrine delle librerie in cui negli anni lavorerà, Cangelosi vedrà una città in continuo cambiamento, incontrerà volti noti e meno noti, stringerà la mano a scrittori più o meno famosi, ma soprattutto inizierà a conoscere se stesso. Un'autobiografia scritta come un romanzo di formazione, una prosa asciutta e ponderata frutto di anni di frequentazioni intellettuali e di meditate letture.

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23 novembre 2023 4 23 /11 /novembre /2023 07:15
Nuvole )foto di Maurizio Crispi)

Oggi le nuvole in cielo,
di fogge e sfumature diverse,
sparse qua e là come bisonti al pascolo,
oppure adunate in grandi placche
o in cumuli torreggianti,
formavano un affresco aereo di ciclopiche proporzioni

 

Costruivano le quinte di un’immensa scenografia
aggiungendo bellezza alla consueta, selvaggia, bellezza dei Monti
il cui profilo ormai conosco fin troppo bene,
arricchendoli in profondità
e creando giochi di ombre e luci e di effetti chiaroscurali

 

Con queste centurie di nubi
che erano anche come possenti astronavi aliene
il paesaggio che osservavo
e che mi sfilava accanto attraverso i finestrini dell'auto
è diventato per me una cosa viva e vibrante

 

Non ho potuto scattare alcuna foto
poiché guidavo, proteso verso casa

 

Ho fatto delle foto mentali,
per quel che ho potuto
Click, click e poi ancora click

 

Forse mi è sembrato persino di vedere
il profilo di un’isola lontana
Ed ho visto anche
(questo per certo) 
la sagoma scura di un aereo
che si levava in volo,
quasi fermo,
nello sforzo immane di vincere le catene della gravità,
come volesse arrampicarsi
sino alle nubi in alto
e poi sparire alla vista

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12 ottobre 2023 4 12 /10 /ottobre /2023 07:38

Ho scritto questa nota su Facebook (a corredo di alcune foto) il 12 ottobre 2022. E poi mi sono dimenticato di trasferirla qui nel mio blog.
La ripropongo adesso a distanza di un anno esatto.

Maurizio Crispi

Villa accanto allo stadio (Foto di Maurizio Crispi)

Dopo molto tempo, arrivo nel corso della mia passeggiata mattutina allo Stadio di Atletica di Palermo
E, sempre camminando, mi affaccio sulla villa adiacente detta anche "la villa dell'Atleta" (conosciuto anche - secondo il toponomastico più antico come "Case Rocca" e ribattezzata di recente come Giardino Vincenzo Florio secondo una lapide che vi è stata collocata in tempi recenti)
Nella bruma del primo mattino ha un aspetto insolitamente bello.
Al di là del suo fronte incorniciato da due filari di Ficus adornati di panchine ombreggiate dalla loro densa canopia si stende l'ampio prato che sembra essere in buona salute, forse per via delle recenti piogge, piuttosto che per costanti irrigazioni a pioggia (benchè il prato sia dotato di n impianto all'uopo, raramente - per arcani motivi - vi si ricorre: sarebbe quasi perfetto, se non fosse per qualche chiazza ingiallita, dovuta all'usura, dal momento che - specie nell'orario pomeridiano che è di massima frequentazione - ci sono molti che vi giocano o si allenano al calcio (e questo moltiplicato per centinaia di volte all'anno si traduce in un'inevitabile usura).
Del filare di palme in fondo che furono le prime ad essere corrose dal punteruolo rosso qui a Palermo (anzi furono proprio quelle che vi furono importate ammalate, acquistate - forse proprio per questo motivo - ad un prezzo stracciato dal Comune di Palermo) si stende un fronte di verde fitto, lussureggiante, dato da diverse essenze arboree che con il loro vigore preludono a quella zona di vegetazione intricata che si stende oltre la stradella asfaltata delimitante la villa sul lato est (dove si trovano anche le Case Rocca che danno il nome all'intera area), ben nota ai runner palermitani i quali, in considerazione della densità della selva e del sottobosco, l'hanno battezzata con molta fantasia "la Cambogia".
Sono arrivato ad un orario strano: la maggior parte dei podisti che si allenano di mattina presto se ne sono già andati e, ancora, non sono arrivati quelli che, in assenza di impegni lavorativi stringenti, vengono a correre ad orari più comodi.
Quindi, l'aspetto della villa è semidesertico: sembra di osservare uno scorcio di campagna semi-addomesticata con una nebbiolina leggera che sembra levarsi dal prato ancora non inondato dalla luce piena del sole. E quest'aspetto di campagna è accresciuto da un debole odore di letame, proveniente da stalle non lontane che gravitano ai margini dell’impianto dell’ippodromo.
Mi incrocia un podista un po' ingobbito che corre a piccoli passi: e mi sembra di riconoscerlo.
"Spinelli!", lo chiamo per cognome ad un suo successivo passaggio.
Lui si ferma e si gira verso di me, interdetto. 
Sul momento non mi riconosce. 
Poi, guardando bene, sì.
"Maurizio, sei tu!" 
Ci fermiamo a chiacchierare, rievocando i vecchi tempi andati: lui fu uno dei primi compagni di corse al tempo in cui decisi di correre la mia prima maratona a New York e facemmo parte della stessa società podistica amatoriale, allora pressoché unica nel nostro contesto e capeggiata dall'impareggiabile Pino Sutera, che purtroppo ci ha lasciati non molto tempo fa.
"Altri tempi", faccio io.
"Eh sì"
"Gareggi ancora?"
"No, non più, solo le corsette con gli amici"
"Eh, faccio io, adesso sono cambiate tante cose e tutti sono malati di corsa. Noi ,invece, ci divertivamo!"
Ci congediamo, lieti di questo imprevisto incontro.
Io proseguo per la mia via, e il panorama della villa, così europea nella sua nettezza, è guastato dagli immancabili mucchi di rifiuti, attorno ai cestini mai svuotati
Ci si può illudere - dalle nostre parti - di essere in un posto bellissimo, ma la monnezza ci ricorda sempre che siamo a Palermo e che anneghiamo nei rifiuti (posti bellissimi, i nostri, infestati dai demoni dell'incuria e della monnezza)

 

 

Nelle due foto uno scorcio dello spazio verde conosciuto come “Villa dell’atleta”, accanto allo Stadio di Atletica (Palermo) e nelle altre l'incuria della monnezza abbandonata

Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi

Foto di Maurizio Crispi

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5 ottobre 2023 4 05 /10 /ottobre /2023 07:06

Scrissi questa nota di diario nell'ottobre del 2022, il 5 precisamente, in occasione di una delle mie pochissime andate al mare di quell'anno, forse l'unica.

Maurizio Crispi

Al mare a Capo Zafferano dei sogni e dei ricordi (foto di Maurizio Crispi)

Ogni tanto, al mare si ritorna

 

Con immane fatica, prima

 

Poi, ci si sente a casa (quasi),
con vista sul quel promontorio
legato a molti ricordi

 

Il sole che batte
lo sciabordio dell’onda,
l’asperità dello scoglio e del cemento,
la brezza lieve,
uno schooner che si approccia alla riva
e si mette alla fonda
E vederlo porta ad immergermi
in una visione onirica,
Mompracem e i suoi tigrotti

 

Chiudendo gli occhi,
ho la sensazione di essere un navigante
del Kon-Tiki
oppure un naufrago sulla zattera della Medusa

 

E al cambio della marea
sono risvegliato dalla spruzzaglia
dell’acqua ribollente

 

Poi, il mattino dopo,
di nuovo in prossimità del mare
sul lungomare di Isola
È tutto buio
posso solo vedere la sabbia,
sentirla soffice sotto i piedi
mentre avverto un tenue odore di salsedine
mescolato ad un sentore aspro di bruciato
e quello di putredine dei detriti abbandonati
e di escrementi rinsecchiti dal sole

 

Poi ad Est il cielo si rischiara
Compare la sagoma familiare dell’isolotto,
con la torre diruta
mentre il cielo si tinge di un rosa
che presto volge all’arancio

 

I gabbiani planano
salutando il sole 
con i loro versi

 

Una visione onirica (foto di Maurizio Crispi)

Una visione onirica (foto di Maurizio Crispi)

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27 settembre 2023 3 27 /09 /settembre /2023 06:56
Magnolia abbattuta (foto di Maurizio Crispi)

Oggi stanno deturpando con la motosega le magnolie di Viale delle Magnolie, qui a Palermo.
Manutenzione intrapresa per quelle che insistono su terreni privati con taglio dei rami ammalorati.
Nello stesso tempo hanno cominciato un intervento su quella che si trova al centro della piazzetta triangolare, a metà circa del tratto di Viale delle Magnolie tra Via Boris Giuliano (ex Via Piemonte) e Via Sciuti
Questa la stanno proprio “azzerando”. Grrrr!
Ho chiesto ad uno dei "boscaioli" selvaggi, perché stiano deturpando così un albero che é sostanzialmente in buona salute. 
Mi ha risposto che l’albero, dentro, è cavo e che, dunque, è a rischio di caduta.
Mi hanno detto altri, in particolare il portiere di uno stabile proprio di fronte, che giorni addietro, avrebbero esplorato con una sonda questa cavità per constatare che arrivava sino alla base del tronco e che, per di più, era infestata dai sorci (il boscaiolo disse: “Sorci”; un altro lì presente aggiunse: “Pantegane!
Qualcun altro degli astanti ha aggiunto che dopo il crollo della grande magnolia ubicato all'angolo tra Via delle Magnolie e Via Boris Giuliano e dopo che il comune ha dovuto rimborsare i danni causati dal crollo alle vetture parcheggiate sotto, l'Amministrazione comunale ha deciso di seguire la via maestra del totale azzeramento del rischio, non già procedendo ad un accurato censimento delle piante di grandi dimensioni e all'attuazione di tagli essenziali, ma sostanzialmente conservativi e che tengano conto della necessità di mantenere ben bilanciata la chioma, ma di abbattimenti indiscriminati e di sostanziale azzeramento della vegetazione arborea nelle vie dei diversi quartieri (quindi, detto in soldoni, senza la previsione di alcun rimpiazzo). Da diversi miei contatti mi sono giunte testimonianze in tal senso.
Dirò che questa magnolia per anni (ben me la ricordo da quando ero piccolo) era stentata e che - solo negli ultimi tempi (forse aiutata per via delle connessioni radicali sotterranee con altri alberi che, nel frattempo, si sono sviluppati pure loro rigogliosi) ha decollato nella sua crescita - diventando folta e mostrandosi nello splendore d'una buona salute.
Proprio il momento giusto per fare questi tagli indiscriminati!
E, tra l'altro, alla dissezione delle prime grosse ramificazioni la linfa bianca colava abbondante, segno anche questo di buona salute, indubbiamente.
La formulazione che “l’albero è cavo e che è per questo instabile e a rischio di crollo” è pretestuosa e, se applicata coerentemente, dovrebbe portare all’abbattimento di molti degli ulivi e di altri alberi plurisecolari, come ad esempio del platano millenario di Curinga (in Calabria) che ha al suo interno una vasta cavità che può accogliere ben venti persone in piedi (ci sono entrato dentro).
Sono sconcertato: questa azione è un vero e proprio albericidio!
Non solo i fuochi, anche i tagli indiscriminati!
Ora sono preoccupato per quello che faranno alle altre magnolie della via e, in generale, ad altri alberi cresciuti e svettanti della città, visto che la "filosofia" operativa sembra essere quella del taglio indiscriminato.
Cosa si può fare per fermarli?
Cosa si può fare per fermare quelli che sembrano né più né meno dei crimini, considerando che, secondo le teorie più avanzate gli alberi non sono delle creature isolate, ma si connettono in reti e comunità di auto-aiuto e capaci di comunicazione e si possono considerare dunque delle creature in qualche modo (diverso dal nostro) senzienti?
Questi crimini avvengono nell’indifferenza generale e, come sempre, nel silenzio dei governanti e senza il parere di botanici esperti.
Tra l’altro la cosa - secondo me - grave è che quest’attività non è svolta dell’apposito servizio del Comune ma da un’azienda privata con la vocazione dichiarata dell'"ingegneria naturalistica", come si vede dal logo del camioncino, una Srl che si chiama Sicilville.
Ora, se si dà ad un’azienda privata l’appalto per simili lavori, c’è il rischio molto elevato che - per puro lucro - vengano decise ed attuate potature selvagge e non necessarie.
Si può capire che alcuni alberi con rami ammalorati possano essere fonte di rischio per i cittadini.
A volte, però, in simili azioni, soprattutto quelle portate avanti dalla pubblica amministrazione, manca la trasparenza e sembra di essere davanti a scelte arbitrarie e non motivate.
Qualcuno che ha letto la prima stesura di questo post ha scritto: "Se si tagliano rami di diametro superiore a 20 cm la squadra incaricata deve avere un 'piano per la compensazione biologica del danno'. Tagli di questa portata sono da considerarsi già 'abbattimenti'. Se non c'è questo piano non si può procedere con i tagli (da regolamento comunale del verde, che si trova in internet). In teoria si possono chiamare le forze dell'ordine, é un abuso. Serve un avvocato, perchè usano la scusa dell'urgenza per lavorare fuori norma".

Inoltre esiste una procedura che si chiama "Valutazione di stabilità degli alberi" e che si può fare sia con l'ispezione ma anche con l'utilizzo di strumentazioni apposite e che l'amministrazione locale dovrebbe utilizzare oculatamente con le propria popolazione arborea, in modo da tutelarne assieme la salute e stabilità, proteggendo - ma solo in maniera mirata, con azioni minimali, ma necessarie, la sicurezza dei propri cittadini.

Qua, invece, mi pare che si proceda all'insegna dell'empiria più pura!

 

 

Fate circolare questo post!

Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
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Foto di Maurizio Crispi
Foto di Maurizio Crispi
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23 settembre 2023 6 23 /09 /settembre /2023 07:43
Fuochi a Palermo, il 22 settembre 2023

Stop roghi!
Che tristezza!
Che orrore!

Arriva lo scirocco, temperature africane, sovrumane, non comuni e, puntualmente si scatenano i roghi (in verità, sono scatenati)
E' una guerra, animata da un disegno criminoso
Non posso credere che decine di roghi possano accendersi spontaneamente (o per distrazione)
E ogni volta, a fronte di un'esigua capacità di intervento (pochi uomini, pochi mezzi), ci sono feriti e morti, animali uccisi dalle fiamme, ettari di bosco e di colture distrutti.
Adesso, negli ultimi dei due giorni trascorsi, in cui un inferno di fiamme si è scatenato da Scopello a Cefalù, sono andate bruciate sui cavalcavia di Viale della Regione Siciliana anche le auto e abbiamo avuto modo di vedere foto degne della rappresentazione di una guerriglia urbana.
Cosa fanno i nostri governanti?
Nulla, non fanno nulla.
Tacciono e, in questo caso, il silenzio non è quello degli innocenti, bensì di quelli che stanno dalla parte dei colpevoli.
Il non fare nulla per prevenire, in quanto odioso ed imperdonabile negligenza, diventa connivenza con i disegni criminosi dei piromani e degli incendiari e di coloro che, per interesse, armano la loro mano, di esche, acceleranti e accendini.
Visto che è una cosa certa che ad ogni ondata di scirocco ci saranno i roghi, allora sarebbe ora che si intraprendano azioni di prevenzione efficace, con un capillare monitoraggio dei territori a rischio, anche con utilizzo di droni eventualmente, per sopperire alla pochezza dei mezzi e delle risorse
Forse sarebbe anche ora di stanziare più soldi per bonificare i territori, per fare manutenzione, per estirpare - prima che si attivino situazioni di pericolo - sterpaglie, ramaglie, rifiuti abbandonati, istituendo anche un'accurata sorveglianza per evitare che questi soldi rimangano non spesi oppure che prendano misteriosamente altre vie. 

Per non parlare dei soldi che prendono la strada maestra del finanziamento per alle aziende (private) che gestiscono i Canadair e gli altri mezzi per lo spegnimento dal cielo delle fiamme (e tutto l'indotto correlato).

 

Siamo stanchi
Presto non ci sarà più nulla da bruciare
Ma forse troveranno il modo di far bruciare anche il mare, i fiumi, i laghi e gli invasi
E saremo così pronti, in anticipo, per la sesta estinzione di massa

 

E intanto una preghiera accorata per coloro che sono morti, come la sfortunata e coraggiosa Maria Davids che voleva mettere in salvo i suoi cavalli dalle fiamme.
Colpisce inoltre il silenzio dei governanti
Il loro silenzio diventa un’autoaccusa

Maria David morta nei fuochi di Cefalù il 22 settembre 2023 (dal web)

(Lillo Saguto, da Facebook) Cefalù: le fiamme spengono la giovane Maria che voleva liberare le sue creature
(23 Settembre 2023, da un'imprecisata fonte giornalistica nel web) 
Voleva liberare le sue creature dalle fiamme ma è stata travolta dall’incendio che si è abbattuto su Cefalù nella giornata di venerdì. Che venerdì fosse una giornata di caldo lo sapevano tutti, che il territorio fosse a rischio fiamme lo si era già visto giovedì sera quando il fuoco si era alzato sulla vicina Gratteri. Eppure nonostante tutti sapessero che venerdì sarebbe stata una giornata di caldo torrido le fiamme hanno potuto percorrere indisturbate chilometri e chilometri, attraversando anche il territorio cefaludese.
Una cosa impossibile tanti anni fa quando non c’erano gli strumenti che l’uomo ha oggi a disposizione. Eppure oggi un cammino così lungo, veloce e indisturbato delle fiamme sembra una cosa normale.
Maria David aveva i suoi cavalli nella zona di Mazzaforno. Con il padre e il fratello ha fatto di tutto per liberarli ma qualcosa per lei è andato storto. E’ stata trovata senza vita. Muore una donna coraggiosa che non ha esitato un istante a mettere a repentaglio la sua vita pur di salvare delle creature.
Su facebook quanti la conoscevano la ricordano come una ragazza buona e sempre pronta a dare il suo aiuto a quanti ne avevano bisogno. Sono passate poche ore dalla sua morte e la rabbia cresce ogni minuto di più, sui social e non solo

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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