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8 giugno 2011 3 08 /06 /giugno /2011 13:34

albert-einstein1.jpgHo un'intolleranza crescente per tutti quelli, uomini, donne e ragazzi, che parlano nel loro telefono, quando sono in luoghi pubblici e, soprattutto, urlando, come se la conversazione fosse fatta a beneficio di orecchie terze, perchè cosi facendo invadono con noncuranza la privacy altrui con cazzi e mazzi loro (esponendo dunque al contempo e senza pietosi veli la propria intimità), con eventi futili e fatti insignificanti, con bagatelle, beghe e quisquilie di vite quotidiane più o meno squallide di cui non mi garba sapere nulla.

Potrei tollerare, forse, di stare in ascolto d'una conversazione al telefonino condotta da Albert Einstein in persona.

Allora sì che tenderei l'orecchio e mi farei sotto per ascoltare meglio, desideroso di carpire qualche briciola delle Sue intuizioni sulla grandezza dell'Universo! Potrebbe essere euristico stare in ascolto di colui che disse "Do I Dare Disturb the Universe"?.

Ma ciò sarebbe irrealizzabile: se Lui vivesse nei nostri squallidi tempi, sicuramente non parlerebbe coram populo al cellulare. Forse, non ne terrebbe nemmeno uno con sè. La sua grande mente non gli consentirebbe di non essere catturato da simili banalità.

E come sarebbe se tutti, si dessero ad un grande potlach dei telefonini in una follia liberatoria, collettiva e condivisa, frantumando i propri cellulari sotto i piedi, lanciandoli in mare o semplicemente buttandoli via? Chi sa che non avesse proprio questo significato occulto (cioè di avvisaglia della notte dei lunghi coltelli prossima ventura, in cui tutti i telefonini saranno distrutti), la moda invalsa nell'estate del 2009, di praticare come sport (con tanto di demenziali gare) il lancio del telefonino?

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24 maggio 2011 2 24 /05 /maggio /2011 07:36

Arthur RimbaudIl Poeta si fa veggente mediante un lungo, immenso e ragionato sregolamento di tutti i sensi: Tutte le forme d'amore, di sofferenza, di follia; egli cerca se stesso, esaurisce in sé tutti i veleni, per conservarnesolo le quintessenze. Ineffabile torturain cui egli ha bisogno di tutta la fede, di tutta la forza sovrumana, in cui egli diventa tra tutti il grande malato, il grande criminale, il grande maledetto, - e il supremo Sapiente! - Poiché egli arriva all'ignoto! Avendo coltivato la sua anima già ricca, più di chiunque altro! Egli arriva all'ignoto, e anche se sgomento, finisse con il perdere la comprensione delle sue visioni, le ha viste! Crepi pure nel suo balzo attraverso le cose inaudite e innominabili: verranno altri orribili lavoratori; essi comimceranno dagli orizzonti dove l'altro si è accasciato!

 

(da Arthur Rimbaud, Lettere del veggente, Einaudi, 2011, p. 19)

 

La Lettera del Veggente (in francese Lettre du Voyant) è un importante documento non solo personale ma addirittura di tutta la storia della letteratura, che ha varcato i confini della stessa Francia, per coinvolgere generazioni di ogni epoca e correnti artistiche di tutto il mondo. È così chiamata la lettera spedita da Arthur Rimbaud a Paul Demeny il 15 maggio del 1871, nella quale viene definita pienamente, una volta per tutte, la direzione, le aspirazioni e il tipo di poetica che Rimbaud intendeva perseguire.

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20 maggio 2011 5 20 /05 /maggio /2011 08:09

A volte, perdi di vista una persona: non la vedi per qualche tempo.

Sapete - una di quelle persone che si sono frequentate in passato, condividendo qualcosa, come la passione per la corsa, e che poi si sono continuate a vedere sporadicamente in occasioni di interesse comune.

Poi, quella persona non la vedi più per qualche tempo, nemmeno nelle sporadiche occasioni. Ma non ci fai caso e non ti preoccupi più di tanto, perchè il regime di occasionali incontri è stato sempre molto diluito nel tempo.

E, poi, qualcuno ti dice, all'improvviso "Sai, il tizio è ricoverato in rianimazione, in coma farmalogico. Lo hanno trovato accasciato a terra nel posto dove andava a correre. Dicono che sia rimasto per terra per almeno 7 minuti prima che qualcuno chiamasse i soccorsi".

"Che mi dici"? - è la risposta che sorge spontanea alle labra, accompagnata da un moto di incredulità e sorpresa, di costernazione anche.

 

E poi ti rimane il sapore amaro della tristezza e della malinconia.

Il dispiacere per una persona che hai conosciuto e con cui hai fatto delle cose.

Ma, inevitabilmente, pensi che un'altra delle persone che hai conosciuto è "caduta" e che, forse, se ne andrà nell'Altrove.

E, altrettanto inevitabilmente, pensi alla tua traiettoria di vita.

Pensi alla fatto che quella campana ha suonato anche per te.

Pensi al fatto che c'è un fatidico appuntamento che ti aspetta, non sai quando.

Sai bene - non puoi sfuggire a questa consapevolezza - che, man mano che procedi in avanti e che vai sfogliando il calendario della vita, quell'appuntamento si fa sempre più vicino ed incombente.

 

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17 maggio 2011 2 17 /05 /maggio /2011 18:40

Palermo_viaRomavecchia.JPG

 

Ruby Rubacuori ce lo ha insegnato: fottere i potenti non è reato (grafitto in blu su di un muro di Padova e epigrafe di apertura al nuovo romanzo di Carlotto)

Il vero problema lo ponevano le escort che erano diventate parte integrante degli affari, ma non garantivano affidabilità. Ormai era impensabile chiudere un appalto, anche di una misera rotatoria, senza una quota pagata in natura, la corruzione era cambiata e quelli che si accontentavano dei soldi erano considerati delle mezze calzette. (...) Tutti volevano un regalino in più per consolarsi di essere dei corrotti. Solo che le escort erano diventate terreno di caccia di giudici e giornalisti e quelle galline non riuscivano a tenere la bocca chiusa, non avevano ancora capito che i telefoni possono essere intercettati e, se capitava l'occasione, si precipitavano nei talk show a peggiorare la situazione.

(Massimo CarlottoAlla fine di un giorno noioso, Edizioni E/O, 2011, p.12)

 

Dimettiti.JPG

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16 maggio 2011 1 16 /05 /maggio /2011 13:15

insegnaci-la-quiete_ok-large.jpgAlla fine, mi viene in mente che, almeno con i libri, le più belle esperienze non stanno nel trovare quel che si cerca, ma quando qualcosa di diverso ti sorprende e ti sospinge verso nuovi territori.

 

Tim Parks, Insegnaci la quiete. Uno scettico sperimenta le vie della guarigione, Mondadori, 2010 (p. 10)

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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