Overblog
Segui questo blog Administration + Create my blog
1 agosto 2021 7 01 /08 /agosto /2021 08:53
Un avviso condominiale per la protezione dal contagio da Coronavirus

Un avviso condominiale per la protezione dal contagio da Coronavirus

Fomentatori di odio
Pro-vax contro no-vax
Vaccinati e covidati contro i non vaccinati
Adesso i non vaccinati vengono guardati in cagnesco come possibili untori
I non vaccinati rischiano di essere confinati nel ruolo di cittadini di serie B
(quelli cioè privi di green pass)
Manca una comune religione
(nel senso di re-ligare)
e cioè di qualcosa che sia condiviso e che abbia "capacità di unire")
In una società malata di narcisismo,
parlare di bene comune non ha molto senso
Manca la compassione
manca il rispetto
Il governo che deve governare non governa
limitandosi a navigare a vista, cercando di scansare i pericoli
e i danni da impopolarità
E, quindi, rinuncia alla chiarezza e alla determinazione
Altro che sapiente cabina di regia!
Paroloni vuoti come sempre
E siamo sempre qua!
Timorosi, spaventati,ubbidienti come pecore
E altri ribelli,
in blocchi contrapposti
intenti in conflitti che si acuiscono sempre di più
giorno dopo giorno
Mi sono stancato di tutto questo
Non ci resta che celebrare un appropriato e mesto funerale alla Democrazia
Intanto, sembra che la Natura voglia riproporre
spaccature e conflitti
Al Nord la pioggia infuria
e cadono grandinate patologiche
con chicchi grossi come uova di piccione
esondazioni e allagamenti
Al Sud e nelle isole, si brucia dal caldo e divampano gli incendi
Centinaia di ettari di bosco e di coltivazioni distrutti
animali morti, case evacuate
L'Etna riprende a sputare fiamme e lava,
ceneri e lapilli
Siamo in una scenario da apocalisse
in cui tutto sembra diventare precario ed incerto
Ed intanto si parla di "vacanze" e dell'esodo estivo
come a volere tornare ad una parvenza di normalità,
aggrappandosi ad una zattera di salvamento
assolutamente illusoria
Mettiamo ancora una volta la testa sotto la sabbia
(che è rovente)
Facciamo come gli struzzi
mentre dovremmo piuttosto fuggire a gambe levate
e andare altrove
Ma dove?
Ho l'impressione che non ci sia più un posto dove andare,
almeno per il momento...

 

 (1° agosto 2021)

Condividi post
Repost0
28 luglio 2021 3 28 /07 /luglio /2021 15:42
Io mi vaccino

(28 luglio 2021) In Italia siamo bravi a incasinare tutto e a creare le premesse di inutili discussioni e polemiche.
È palese ciò proprio nella questione dei vaccini.
Vaccinarsi dovrebbe essere in primis per i singoli individui una questione di coscienza o di opportunità (come nel caso di alcune particolari malattie in cui ciascuno secondo coscienza può decidere liberamente se vaccinarsi o no, come quando si decide di viaggiare alla volta di alcuni paesi cosiddetti "esotici"), a meno che lo Stato per una questione e di Salute pubblica non stabilisca l’obbligo vaccinale, come accade già per numerose malattie trasmissibili (le vaccinazioni "obbligatorie", tali per legge, a cui sottoponiamo i nostri figli, con la possibilità conseguente che lo Stato persegua gli evasori dell'obbligo vaccinale).
Nell'affrontare le vaccinazioni anti-Covid, il nostro governo si comporta come il proverbiale individuo che vuole avere nello stesso tempo la botte piena e la moglie ubriaca. E, quindi, i nostri governanti in questo ambito tentennano senza assumere una linea decisa: non vogliono scontentare nessuno, temono di parlare in maniera esplicita di "obbligo".
Anziché varare provvedimenti che odorano di obbligo, ma senza sancirlo (introducendo la specie dell'obbligatorietà del  Green Pass per svolgere determinate attività), chi ci governa dovrebbe dire senza stare a cianciare e in maniera chiara: “Per motivi inderogabili di tutela della salute pubblica la vaccinazione anti Covid è resa d’ora in avanti obbligatoria”, indicando chiaramente per quali classi di età e le eventuali cause di esenzione), e suggellando questa statuizione con apposito decreto, in altri termini legiferando e assumendosi di ciò tutte le responsabilità.
Non si può governare, sempre assillati dal pensiero che ci saranno gli scontenti e i riottosi e lasciandosi condizionare in ogni scelta cruciale si debba prendere da tale timore.
Quello che occorre, a fronte di una recrudescenza dei contagi (che sta conducendo alle soglie di una quarta ondata), dell'emergere di notizie preoccupanti circa la comparsa di contagi con sintomi nei bambini e nella consapevolezza di un programma vaccinale ancora largamente incompleto, è una misura di governance netta e decisa, senza equilibrismi e senza che i decisori debbano nascondersi dietro ad un dito.
I pavidi non possono ben governare e, in alcune circostanze, occorre che prendano delle decisioni eroiche. A volte non ci si può gingillare a tentare di sciogliere con perizia un nodo gordiano: per risolvere l'impasse, occorre reciderlo con un taglio netto.
Io sono per l'obbligo vaccinale per tutti (salvo che per coloro per i quali vi siano validi motivi per non dover affrontare la vaccinazione): il vaccino (assieme a tutte le misure di contenimento che rimangono sempre valide) è l'unica misura valida per proteggere il sistema sanitario italiano da un ulteriore collasso.
Questo mi aspetto da un governo di cui possa fidarmi.

Condividi post
Repost0
16 luglio 2021 5 16 /07 /luglio /2021 10:05

...dopo più di dodici mesi dall'annuncio del primo lockdown, è nata l'esigenza di raccogliere in un unico volume storie e testimonianze sul difficile momento 'storico' vissuto non solo dalla prospettiva delle componenti dell'associazione DonnaAttiva, promotrice di questa pubblicazione, ma anche di alcuni protagonisti del mondo della cultura, del giornalismo, dello spettacolo e delle professioni che hanno voluto esprimere il loro personale punto di vista su ciò che maggiormente ha caratterizzato l'esperienza della pandemia all'interno dei loro rispettivi ambiti di vita e d'azione.

dalla prefazione di Giuseppe Gangemi, curatore del progetto

AA.VV., Dalla pandemia alla Pangioia, Ex Libris Edizioni, 2021

Il volume "Dalla Pandemia alla Pangioia. Emozioni e sensazioni raccontano i duri mesi del Coronavirus (per i tipi di Edizioni Ex Libris, collana "Lo Zibaldone", 2021)  è il frutto di uno sforzo comune che ha coinvolto decine di protagonisti, come voci narranti dei mesi più duri della pandemia.
Si tratta di diverse tipologie di narrativa, come esprime la tripartizione del volume, ma tutte accomunate dal desiderio di esprimere qualcosa, di raccontare le emozioni e i turbamenti , le gioie e le speranze del periodopandemico, a partire dal primo lockdown, quello più duro,sino ai tempi recentissimi che ha visto ha visto per tutte le regioni italiane la conquista del colore bianco (nella gamma cromatica dell'Italia dei molti colori che aveva contraddistinto la terza ondata).
Conosciamo bene la parola "pandemia" nelle sue accezioni lessicali, mentre come lettori di questo volume ci ritroviamo davanti ad un neologismo, sin dalla titolazione,  e cioè la parola "pangioia", che si colloca quasi come antitesi ad una tesi, indicando in altri termini che ciò di cui si vuole discutere nel volume sarà un transito, una transizione da uno stato all'altro: come a dire che dopo l'epidemia diffusa su scala mondiale, dovrà aprirsi un nuovo capitolo caratterizzato da una gioia universale e "pandemica" anch'essa.
E questa è certamente una possibile narrativa, anche se non so sino a che punto sia lecito accettarla: ma è apprezzabile lo sforzo di voler vedere in quest'esperienza globale che ci ha coinvolti (e che continua a coinvolgerci) un andamento bifasico; e, cioè, prima la pandemia con il suo carico di restrizioni, di morti e di sofferenze   e, dopo, la gioia universalistica per la ripresa e per il ritorno ad una vita "normale", purchè - ma questo è il mio pensiero - la normalità non sia il ritorno agli assembramenti, alla retorica del calcio, alle celebrazioni vuote, a forme di economia drogata, ai licenziamenti e alle delocalizzazioni selvaggie.
In questo senso, se le cose dovessero tornare, a quello che erano prima di Wuhan, ci sarebbe forse poco da gioire: Mariana Mazzucato nel suo recente libro, "Non sprechiamo questa crisi" (Laterza, 2021) che contiene una raccolta dei suoi più recenti articoli divulgativi sulle difficoltà che fronteggiamo dall'inizio della pandemia, dice che la pandemia con le conseguenze economiche che ha avuto, ha aperto una crisi di immani proporzioni nell'economia mondiale e che questo potrebbe dare adito a due diverse strade nella fase della "ricostruzione" e nel ritorno ad una possibile "normalità". Una sarebbe quella di riportare lo stato delle cose a quello che erano prima della pandemia, nè di più, né di meno. L'altrapossibilità, forse più feconda, e che alcuni stati nel mondo hanno provato a costruire sarebbe quella di operare un radicale cambiamento dei principi su cui si é fondata l'economia del XX e dei primi due decenni del XXI secolo: una strada che porti a ridimensionare il ruolo dello Stato appaltatore che si limita a dare mandati a imprese che funzionano nella logica liberista (o peggio ancora neo-liberista o forse addirittura iper-liberista) enfatizzando (o recuperando), invece, il suo ruolo di imprenditore, in modo tale che i fondi stanziati non vadano ad implementare il tornaconto dei privati ma possano essere di supporto ad un'imprenditoria per così dire "sociale", che provveda al benessere delle moltitudini.
E quest'assetto, in una logica delle interconnessioni, potrebbe essere estremamente utile, dal momento che la pandemia di cui ancora oggi soffriamo è appunto figlia delle strategie dello sfruttamento del pianeta e delle strategie dell'arricchimento di pochi a fronte dell'impoverimento sempre maggiore delle moltitudini.
Forse un attteggiamento di "pangioia" sarebbe più appropriato se si intraprendesse la seconda via, quella che in altre termini porterebbe (o potrebbe portare) ad una rivoluzione copernicana dei fondamenti su cui si basa la nostra economia.
Poco c'è da gioire, quando - ad esempio - con l'arrivo di Luglio è stato posto termine alla moratoria dei licenziamenti sicché, di fatto, alcune aziende anche fiorenti hanno deciso di smobilitare licenziando in tronco (con una semplice mail) centinaia di dipendenti.
Ciò nondimeno, è apprezzabile il wishful thinking che pervade il titolo del volume e che trapela dalla maggior parte dei contributi contenuti in questo volume il cui tono generale sembra voler dire: un modo, un mondo nuovo, sono possibili e quindi gioiamo! Forse la colonna sonora adeguata per questo prezioso libro potrebbe essere l'Ode alla Gioia di Friedrich Schiller, incluso da Beethoven nella sua apoteosi sinfonica. L'ode alla gioia (An die Freude, 1785)  d'altra parte invitava ad esultare in un empito di fratellanza universale e condivisione, e - non a caso - è stato prescelto (ma senza le parole di Schiller) per essere - a partire dal 1972 - l'inno dell'Unione Europea
Come il movimento finale della IX introduce - in modo nuovo e inaudito per quel tempo  - il meraviglioso coro che intona con gioiosa solennità e potenza vocale, i versi dell'inno di Schiller, così questo volume si presenta come un coro di voci, le più diverse e tante soprattutto: infatti, Il progetto editoriale si è proposto di dare voce a quante più persone fosse possibile, per estendere democraticamente la possibilità di dar corpo ad una narrativa universalistica degli eventi pandemici e dei mesi che infine hanno portatoad una parvenza di normalità, temporanea quanto meno. Già, perchè malgrado si possa comprensibilmente essere animati da ottimismo e voler vedere ad ogni costo il bicchiere mezzo pieno, la pandemia non ha ancora cessato di colpire e, in più, in una lettura autenticamente universalistica, bisogna uscire dalle logiche regionalistiche per guardare al mondo come ad un tutto unico: e ancora molti dei paesi del terzo e quarto mondo non possono gioire per aver toccato con mano un autentico punto di svolta nel decorso della pandemia. Ma c'è anche da dire che qui  in Europa, a causa di certe scelte dissennate  e deliberate omissioni rispetto all'applicazione delle regole anti-Covid tuttora vigenti (si veda al riguardo quel che è successo con i turni di semifinale prima e con la finale poi degli Europei di Calcio 2020, nonchè con i festeggiamenti italiani per la vittoria) si è dovuto assistere purtroppo a degli scivoloni fenomenali per i quali si pagheranno forse alcune conseguenze.
Ma guardiamo più nel dettaglio l'architettura del volume.
"Dalla Pandemia alla Pangioia" nasce da un'idea di Ina Modica, giornalista siciliana e presidentessa dell'AssociazioneDonnaAttiva. Curatore del volume è stato Giuseppe Gangemi, mentre Teresa Di Fresco , Giada Adelfio e Cristina Guccione hanno fatto parte del Coordinamento Editoriale che ha tirato lefilaper mettere insieme i molteplici contributi indiiduali.
Il volume è suddiviso in tre parti. La prima è titolata "Il racconto della pandemia tra crisi e resilienza: professionisti e punti di vista a confronto", contenente il contributo di 13 professionisti siciliani, uomini e donne. La seconda, con il titolo "Testimonianze, esperienze e vissute al tempo della pandemia: l'Associazione 'DonnaAttiva' e le sue socie" dà voce appunto alle socie di DonnaAttiva, tutte professioniste impegnate in diversi ambiti lavorativi e imprenditoriali. E si tratta di ben 25 voci diverse. La terza sezione, infine, con il titolo "Le interviste ai protagonisti: le voci del mondo della cultura, del giornalismo e delle professioni" lascia la parola  in forma di intervista (e l'intervistatore è ogni volta differente) ad alcuni professionisti/e del panorama siciliano.
Ad eccezione che per quest'ultime che sono più ampie e discorsive, i contributi che costituiscono le prime due sezioni sono relativamente brevi (omogenei sotto questo punto di vista), democratici si potrebbe dire, nel senso che nessuno - finanche il curatore - ha voluto per seè uno spazio maggiore di quello che era concesso agli altri co-estensori, e si leggono velocemente: è chiaro che, come succede nell'approccio ai volumi collettanei, l'attenzione del singolo lettore nell'affrontare la lettura dei diversi contributi potrà essere maggiormente calamitata dalle titolazioni dei singoli capitoli oppure dal fatto di  conoscerne personalmente l'autore.
E, quindi, sotto questo profilo, si tratta certamente di un volume da sfogliare e da leggere, anche a saltare, entrando nel testo qua e là, motivati da un'improvvisa curiosità e/o dal desiderio di approfondimento.
Come succede in un coro, le singole voci si potenziano a vicenda e, pur nascendo da una traccia comune, si offrono ciascuna con la propria cifra individuale e fortemente caratterizzata.  E ancora - come succede in un coro - dei singoli contributi, delle riflessioni dei singoli, si perde poi l'individualità, poichè le singole voci si amalgamano in qualcosa che è molto più della semplice sommatoria delle singole parti che la compongono.
Quindi, per concludere, accogliamo con ottimismo il wishful thinking del titolo del volume e, usando la frase che chiude il contributo di  Giulia Noto, docente,  "Facciamo sì, tutti insieme, che alla pandemia possa seguire una 'Pangioia'!" (p.33), tenendo conto che le narrazioni possono avere la grossa responsabilità di innescare dei circuiti virtuosi nelllo scrivere gli eventi che verranno, ma anche di influenzarli negativamente e,dunque qualsiasi tipo di narrativa non è maii neutrale, ma assume su di sèil peso di una grande responsabilità morale. Si veda, al riguardo il brillante esempio del volume 1947 di Elisabeth Åsbrink (Iperborea, 2018) che mostra come - tra gli anni del dopoguerra fu proprio il 1947 un anno cruciale per lo sviluppo (e la rinascita dalle macerie della seconda guerra mondiale) delle singole nazioni e del mondo e che, nel corso di quei mesi, alcune narrative - piuttosto che altre - furono deliberatamente preferite per spingere il mondo in una direzione piuttosto che in un'altra, ritenuta meno gestibile o pericolosa in qualche modo.

 

 

Di seguito la scheda editoriale del volume

 

 

 

AA.VV (a cura di Giuseppe Cangemi), Dalla Pandemia alla Pangioia. Emozioni e sensazioni raccontano i duri mesi del Coronavirus, Ex Libris Edizioni (Collana Lo Zibaldone), 2021
(dal risguardo di copertina) Composto durante l'esperienza del lockdown, in contrasto alla prima ondata dell'emergenza da Coronavirus, questo libro racconta, con coraggio ed ottimismo, le esperienze di vita dei protagonisti delle varie testimonianze che compongono questa raccolta, in un percorso suddiviso in tre sezioni che accompagnano il lettore attraverso diversi punti di vista e chiavi di lettura dell'anno trascorso in piena emergenza. Dietro la scrittura di tali testimonianze si coglie la volontà da parte di tutte le voci dei protagonisti di voler lasciare una testimonianza del duro momento storico attraversato, in Italia e non solo, con la consapevolezza che la riflessione sui momenti difficili è storicamente foriera di riflessioni capaci di farci vedere il mondo che ci circonda con nuovi occhi carichi dei duri momenti vissuti ma pieni di speranza. La raccolta, promossa dall'Associazione DonnAttiva, rappresenta un prezioso contributo alla memoria storica del tempo vissuto capace di travalicare i confini del nostro presente, proiettandoci nel futuro attraverso le voci dei protagonisti che hanno animato con le loro testimonianze questa preziosa eredità.

Condividi post
Repost0
17 giugno 2021 4 17 /06 /giugno /2021 16:38
Bla bla bla (il balbettio dei media)

Bla bla bla
Sempre le stesse cose
I temi del giorno, i tormentoni
I media conformisti
si copiano a vicenda
Verrebbe da pensare che per certi argomenti
abbiano delle parole d'ordine
dalle quali non si deve derogare
Come ad esempio la difesa della strategia vaccinale (giusto),
oppure la quotidiana celebrazione della decrescita felice dei numeri pandemici
(argomento fuorviante)
E poi ci sono le altre topiche
che fanno da riempitivo
Gli Europei di calcio,
la notte prima degli esami,
gli esami,
il giorno dopo gli esami,
i nuovi contagi
i nuovi ingressi nelle terapie intensive
l'andamento della campagna vaccinale
il tormentone astra zeneca e le morti per trombosi
La rava e la fava
Sempre la stessa litania
Non cambia mai nulla
La musica è sempre la stessa
In fondo, i notiziari potrebbero essere dati
usando sempre gli stessi palinsesti,
modificandone soltanto i luoghi e le date
Un occhiata al calendario...
Cosa ricorre oggi...
Ah bene!
E lì a sciorinare la stessa minestrina di sempre cotta e ricotta,
fatte le dovute variazioni
mutatis mutandis

Quando capito casualmente in un'emittente
ed ascolto distrattamente
mi sento quasi nauseato,
per questo instancabile balletto,
apparentemente ridda di notizia,
ma si tratta sempre della stessa cosa
E poi i conduttori a pavoneggiarsi
a sciorinare le loro conoscenze,
a mostrarsi competenti e conoscitori di tante cose,
ma c'è alle loro spalle
una sapiente regia che li guida
nel parlare sempre delle stesse cose,
fornendo loro le veline con gli aggiornamenti necessari
o con qualche sintetica voce d'enciclopedia
o un gobbo per ogni intervento
per potersi mostrare competenti,
con gli stessi toni,
con le stesse voci flautate e suadenti.
Il vero messaggio sono gli inserti pubblicitari
onnipresenti
e le menzogne scodellate
per indurre a comprare questo o quel prodotto,
a "consumare"
In fondo, penso che sia meglio il totale silenzio di parole
che fa parte della rigorosa regola quotidiana in certi conventi
e istituzioni monacali.
Stare sempre - o quasi - in silenzio,
non proferire verbo,
poiché di fronte all'immenso immanente
qualsiasi parola possa uscire dalla bocca di un parlante
è inadeguata o blasfema
Tacere è un segno di umiltà e di accettazione della propria finitezza.
Detesto coloro che hanno sempre qualcosa da dire
e che danno di continuo aria alla bocca.

Diluvio di parole vuote: uno dei tratti salienti
del cosiddetto "intrattenimento" mediatico.
Quanto lo odio e quanto non sopporto i suoi rappresentanti!

(17 giugno 2021)

Condividi post
Repost0
28 maggio 2021 5 28 /05 /maggio /2021 16:22
Locale predisposto per una riunione condominiale , marzo 2021 (foto di Maurizio Crispi)

Ho sognato
Camminavo
Camminavo in una valle arida e desolata, piena di polveri e di miasmi: più che un luogo disegnato dalla natura, pareva una infossatura, simile ad una vallata - o meglio un avvallamento - che interrompeva la piatta distesa di un'infinita distesa di rifiuti solidi, interpunta da pozze di liquami fetidi e maleolenti, scintillanti sotto i raggi di un sole implacabile e fumanti.
Dopo aver compiuto questa lunga traversata, mi ritrovavo in una camera che mi risultava familiare nell'aspetto, ma in rovina, polverosa e puzzolente, con l'aria pesante, poiché le finestre erano state per lungo tempo rinserrate.
Uno che era stato mio silenzioso compagno di viaggio si muoveva in giro per aprire le finestre e per cercare di rendere l'aria più respirabile. Nello scostare i pesanti tendaggi i cui colori e disegni originali erano soltanto un'ombra, del tutto stinti ormai, questi si sbriciolavano e cadevano a pezzi. E ciò accresceva la sensazione di disperazione e di mancanza di speranza.
Il mio silenzioso compagno di viaggio, addirittura, per arieggiare meglio levava gli infissi della finestra e li appoggiava al muro.
Ma non c'era niente da fare, quella non era più casa: era solo una stamberga, un catoio degradato: nulla di ciò che era stata un tempo poteva essere salvato. Nulla poteva tornare a rivivere come prima.

[stacco]

In un momento successivo, mi ritrovavo in un hub vaccinale.
Tutt'attorno stesso spettacolo di desolazione di prima, come se fossi nel bel mezzo di una città devastata da una catastrofe o da un evento apocalittico di inimmaginabili proporzioni.
E dovevo fare due cose urgenti.
Ricevevo dal mio medico curante una serie di schede e di vaccini: zaino in spalla, dovevo andare in giro a fare delle vaccinazioni domiciliari.
L'altro motivo per cui mi ritrovavo nel centro vaccinale era che io stesso dovevo sottopormi alla vaccinazione di richiamo.
Mi presentavo allo sportellino blindato e dicevo, parlando attraverso una stretta fessura, che ero lì per questo.
Dall'interno, l'addetto alla reception mi chiedeva il documento attestante la precedente somministrazione e le schede già compilate.
Mi accorgevo con imbarazzo e fastidio che non avevo nulla con me.
Andavo a rovistare nel mio zaino che avevo lasciato da parte. Guardavo dovunque, tasche e tasconi compresi nella mia meticolosa ricerca, e niente! Non avevo con me nessuno dei documenti richiesti.
Tornavo allo sportello e, pieno di frustrazione, riferivo all'impiegato della mia ricerca infruttuosa.
Lui a questo punto mi chiedeva se avessi il codice che mi era stato attribuito, al momento della prima vaccinazione, come fosse il numero che veniva impresso, in forma di tatuaggio, sulla superficie anteriore dell'avambraccio dei deportati nei campi di concentramento.
E, sì, tornavo a rovistare nello zaino e vi trovavo un talloncino autoadesivo, con un codice a barre e sotto di esso, anche un codice numerico.
Mostravo il talloncino all'impiegato che a questo punto annuì: "Vediamo cosa posso fare!" per poi andarsene, ciabattando abbuttato, in un'altra stanza, probabilmente a rovistare in uno schedario.
Wow! L'Uomo dell'Hub ha detto yes!, pensavo tra me e me, sollevato e giulivo.
Rimanevo in attesa, ma - nello stesso tempo - respiravo di sollievo, perché così avrei potuto completare la mia vaccinazione e svolgere la mia attività di vaccinatore itinerante, senza che le dosi di vaccino che mi erano state affidate andassero a male.

Inaugurazione dell'Hub vaccinale di Cinecittà (da internet)

 


Dissolvenza

Chi sa perchè si parla di "Hub" vaccinali, e non di "centri" vaccinali? Cosa è mai questa anglofonia ridicola da parte di persone - come siamo mediamente noi italiani - che per lo più non hanno molta propensione a parlare le lingue straniere? E invece abbiamo espressioni come hub vaccinale, oppure road map delle vaccinazioni e altre espressione che invadono i comunicati e che diventano come un'epidemia. Già l'infodemia è anche questo. L'uso a tempesta di determinate parole, senza in alcun modo chiedersi il perchè e il per come. Come, ad esempio, l'altro tormentone che à la "bomba d'acqua" per indicare un piovasco improvviso e violento.

Molti non sanno che "hub" può avere questi significati, limitandosi a ripetere pappagalescamente la parola:

  1. In una rete informatica, dispositivo che collega i vari clienti al server, raccogliendo i cavi provenienti dai diversi computer.
  2. Aeroporto internazionale di transito, cui fanno capo numerose rotte aeree e che raccoglie la maggior parte del traffico di un dato paese.

La parola "hub" peraltro entra in alcune parole composte come, ad esempio, "wheel hub" che è l'espressione equivalente in Inglese del nostro termine "mozzo della ruota".
L'immagine del mozzo della ruota estende i possibili significati della parola "hub", al di là dei riferimenti informatici, poichè starebbe ad indicare il punto in cui tutti i raggi convergono: e dunque potrebbe diventare illuogo di convergenza di attività di vario tipo, un nodo, un punto focale.
Per noi che siamo Italiani, tuttavia a ben vedere, la semplice parola "centro" per dire "Centro vaccinale" rimane molto più azzeccata e pertinente.

Condividi post
Repost0
20 maggio 2021 4 20 /05 /maggio /2021 06:46
Adam Kucharrski, Le Regole del Contagio, Marsilio

Il libro di Adam Kucharski, Le regole del contagio (nella traduzione di Francesco Peri, Marsilio, 2020) fa davvero riflettere e fornisce degli strumenti per comprendere gli eventi epidemici e non solo. E' una lettura appassionante e importante perchè collega assieme tutta una serie di fenomeni che il buon senso comune rifiuterbbe di mettere assieme sotto lo stesso cappello.
In primo luogo, Kucharski statuisce chiaramente che l'epidemiologia  è una scienza matematica che ha delle applicazioni in medicina e nella tutela dalla salute pubblica, oppure che nata da questo terreno ha subito sconfinato per invadere altri campi inizialmente insospettabili.
In secondo luogo, egli ci fa comprendere come contagi da microorganismi (batterici e virali), epidemie e pandemie siano inquadrabili all'interno di una più generale "teoria degli accadimenti", dove tutto è collegabile, dai fenomeni finanziari, alla diffusione della violenza, passando per i contagi in rete (o anche in altri modi) di idee e di opinioni.
Secondo me, "Le regole del Contagio" è un libro che tutti dovrebbero leggere. Per saperne di più e per potere avere strumenti di comprensione maggiore. Solo che le persone che sicuramente dovrebbero farlo per documentarsi e per essere aggiornati, i politici e i decisori non lo faranno mai perchè sono fondamentalmente personaggi ignoranti che d'abitudine non leggono (e si scusano costoro dicendo che "non hanno tempo") e se le leggono si limitano a scorrere velocemente le rassegne stampa che altri incaricati, possibilmente altrettanto ignoranti, preparano per loro.

Eppure, si tratta di un saggio che dà al lettore degli strumenti per comprendere come si originano e si evolvono certi fenomeni (i più disparati dalle malattie infettive, alla diffusione degli atti di violenza, alle condotte suicidiarie, ai fenomeni virali in rete etc etc).

L'epidemiologia la cui prima nascita si attribuisce a Ronald Ross con i suoi studi magistrali (e pionieristici) sulla connesione tra diffusione della malaria e zanzare si sviluppò come una scienza matematica: e dunque si trova ad essere in uno snodo importante tra la medicina, la matematica e la sociologia. Lo stesso Ross che per i suoi studi venne insignito con il premio Nobel per la Medicina disse che, secondo lui, l'epidemologia era a tutti gli effetti una "scienza matematica" e, per questo motivo, egli ritenne - anticipando i tempi - che a partire dai modelli epidemiologici costruiti per spiegare la diffusione delle malattie infettive si potesse costruire una "teoria generale degli accadimenti" con un un apparato di formule e di calcoli che consentisse di spiegare in chiave epidemiologica i meccanismi con cui si diffondono gli eventi più svariati, ponendo al tempo stesso le basi per degli studi predittivi scientificamente fondati, con l'utilizzo di modelli matematici.

L'ignoranza si annida ad alti livelli, come ad esempio nelle interviste rilasciate da parte delle persone più insospettabili e dotate di presunte competenze e nelle battaglie in punta di fioretto tra virologi ed altri esperti, come è accaduto nel caso delle parole assolutamente supponenti espresse da Giorgio Palù, virologo ed microbiologo, nonché professore di neuroscienze all’Università di Philadelphia, nei confronti di Andrea Crisanti, Professore ordinario di microbiologia all'Università di Padova, quando questi proponeva l'attivazione di un lockdown duro presto e subito alle soglie della "terza ondata" (in corso di un'intervista rilasciata a TV7 a ottobre 2020).

Tra le diverse risposte, Palù non ha mancato di esprimersi pesantemente nei confronti di Crisanti: "Crisanti è un mio allievo, nel senso che accademicamente l’ho chiamato io da Londra. Non è un virologo, non ha mai pubblicato un lavoro di virologia. Devo dire che negli ultimi dieci anni non ha neanche pubblicato lavori di microbiologia. Ho fatto una certa difficoltà a chiamarlo, dico le cose per quello che sono. È un esperto di zanzare".

E ancora: “Una persona che fa queste predizioni… questi sono Dpcm di pseudo virologi. Fa anche lui il suo decreto della presidenza della Repubblica e sancisce un lockdown? Io mi domando: ma a che titolo? Su quali basi? A differenza di Andrea Crisanti, il professore pensa che “un lockdown generalizzato questo Paese non se lo può permettere, lo hanno capito tutti”.

Naturalmente queste "autorevoli" dichiarazioni sono state subito riprese da politici ignoranti che hanno preso ad inveire contro Crisanti  vile "zanzarologo".
"Crisanti, è meglio che stai zitto, non hai titolo  per parlare di Covid-19, perchè non ti sei mai occupato di virus e affini!"
Ecco sono queste le persone che, anche ad i più alti livelli, ma prive di conoscenza delle basi fondamentali dell'epidemiologia, per ignoranza le sparano grosse e sono loro a dover tornare sui banchi di scuola per leggere il semplice ma profondo saggio di Kucharski.

(soglie del testo) Le forme e la logica profonda del contagio, dalle pandemie alle crisi economiche, dalle fake news alla violenza sociale. Come scienza, intelligenza artificiale e nuove tecnologie possono aiutarci a comprendere il caos, a convivere con la complessità e a controllare i fenomeni più imprevedibili del nostro presente.
Le nuove scoperte scientifiche stanno rovesciando i luoghi comuni sul meccanismo delle epidemie. Ma per fermare un virus è necessario dare un nome ai fattori concreti dai quali dipende la sua propagazione. E per riuscirci, a volte, bisogna ripensare su basi nuove quello che credevamo di sapere.
Mese dopo mese, la pandemia di Covid-19 sta cambiando la forma del mondo in cui viviamo. La sua diffusione ha sconvolto norme politiche ed economiche, e le conseguenze del distanziamento sociale continueranno per lungo tempo a influenzare comportamenti e relazioni. Nonostante si tratti di un'emergenza sanitaria senza precedenti, non è però la prima di cui siamo a conoscenza né la più letale. Che cosa dobbiamo aspettarci, quindi, in futuro? E che cosa possiamo fare per evitare di trovarci impreparati? Per rispondere a queste domande bisogna comprendere i meccanismi nascosti che regolano la diffusione globale di contagi di ogni genere, anche al di là dell'ambito delle malattie infettive. In questo saggio brillante e ricco di spunti di riflessione, Adam Kucharski elabora modelli matematici capaci di ricostruire i diversi set delle «regole del contagio»: una logica soggiacente a fenomeni complessi o apparentemente irrelati come le fluttuazioni dei trend topics sui social, l'aumento esponenziale degli omicidi nelle periferie in cui la regolamentazione delle armi è meno stringente, fino ai meccanismi finanziari che hanno portato dalla bolla speculativa dei mutui subprime negli Stati Uniti alla crisi globale del 2008. Partendo dalla storia recente delle epidemie, Kucharski dimostra come il caos che ci circonda possa essere controllato, in che modo l'utilizzo dei big data e dell'intelligenza artificiale sia utile per imparare a convivere con questi eventi e non ripetere gli errori del passato.

Di questo saggio hanno detto:
«Una mappa esaustiva di ciò che sta succedendo nel mondo, grazie alla conoscenza approfondita della storia delle epidemie dell'ultimo secolo» – The Financial Times
«È difficile immaginare un libro più attuale. Dopo averlo letto molti aspetti del nostro mondo non avranno più senso» – The Times

Adam Kucharrski

L'autore. Adam Kucharski insegna alla London School of Hygiene and Tropical Medicine. Le sue ricerche riguardano l’applicazione di analisi matematiche per prevenire la diffusione di pandemie. Come divulgatore scientifico ha vinto numerosi premi, tra cui il prestigioso Wellcome Trust Science Writing Prize nel 2012. Collabora con Scientific American, Wired, Financial Times, The Observer, BBC. Tra i suoi libri, in Italia è stato pubblicato La scommessa perfetta. La scienza che sbanca ai casinò (2016).

 

Per approfondire...

Condividi post
Repost0
19 maggio 2021 3 19 /05 /maggio /2021 10:23
Covid manager (immagine presa da internet: vegaformazione.it))

(19 maggio 2021) Sommo gaudio! Mentre diventa concreta la possibilità che, a breve, riaprano le cerimonie nuziali con relativi banchetti, ma anche tutta una serie di altri eventi collettivi, viene statuita la creazione di una nuova figura professionale (occhio dunque ai corsi di formazione che verranno presto attivati per ottenere il relativo brevetto!) che sarà quella del "Covid Manager", ovvero colui che avrà la responsabilità - in tali contesti - della corretta applicazione delle norme anti-Covid, oltre che della conservazione per un periodo di tempo congruo di tutti i documenti di supporto della sua attività in ogni singolo evento (quali tipologia e natura dell'evento, elenco dei partecipanti con relativi numeri di cellulare nonché estremi del Green Pass, etc etc).
Il Covid Manager sarà una specie di sommo controllore, ma anche maestro delle cerimonie, in tali eventi, la materializzazione del Grande fratello che controlla capillarmente tutti i partecipanti e ne analizza i comportamenti con occhio severo. Con pieni poteri di esclusione e di allontanamento nei confronti di tutti coloro che non sono in regola. Entro anch'io! "No tu no!" - egli dirà.
Ma il fatto è che, siccome per questa tipologia di eventi collettivi ci sono, da un lato, le norme generali che riguardano l'ambiente, la collocazione degli arredi, l'adeguata aerazione dei locali etc etc, e dall'altro lato la necessità di  monitorare i comportamenti delle singole persone partecipanti oltre alle necessarie verifiche sulla validità del green pass (o dei certificati vaccinali, di avvenuta guarigione o di negatività del tampone nelle48 ore precedenti), la normativa varata prevede anche che un Covid Manager debba avere - al massimo - la tutela di 50 partecipanti. Di conseguenza se ad un evento X prendono parte 100 persone, i Covid Manager da reclutare dovranno essere in due, se ci sono 150 persone ne saranno richiesti tre e così via.
In effetti, questa nuova "professione" potrà essere molto richiesta nei mesi futuri. E dunque occorre darsi da fare. E' un'occasione ghiotta per organizzatori di corsi di formazione, poiché non sarà cosa semplice fare il Covid Manager, dal momento che le normative in materia evolvono di continuo e quindi occorre avere di continuo il polso della situazione (con attività di aggiornamento, etc).
Se consideriamo che nella conta del numero dei partecipanti vanno inclusi anche tutti coloro che lavorano all'evento (camerieri, personale di sala, musicanti, intrattenitori vari) è facile anche dire che i futuri Covid Manager (attualmente ancora non esistono i soggetti con questi requisiti) andranno a ruba, ma anche che i costi degli eventi lieviteranno notevolmente, poiché bisognerà includervi i costi del/dei Covid manager.
Anche qui staremo a vedere.
Io non so all'estero, ma qui in Italia abbiamo la capacità di burocratizzare velocemente tutto, creando delle infrastrutture aggiuntive che appesantiscono il funzionamento delle cose, anziché facilitarle.
Sono di quelle cose incomprensibili. In Italia, siamo maestri nell'incasinare le cose e nel creare burocrazia inutile. Voglio vedere se in altri paesi europei hanno reso indispensabile ai fini delle riaperture una figura come questa.
Aggiungerei che negli anni che fecero seguito alla grande pandemia influenzale del 1918-1919, gradatamente le persone presero a riunirsi, i teatri furono aperti, i concerti all'aperto furono riavviati, i grandi raduni di massa furono di nuovo possibili, ma non credo che nessuno si preoccupò di istituire delle figure tipo "Covid Manager", che - a quel tempo - avrebbero dovuto essere battezzati "flu-manager".
Inutili del resto, perché - dopo le diverse ondate pandemiche di quei due terribili anni del secolo scorso - le persone (i cittadini) seppero semplicemente usare il buonsenso,
E allora?
Il fatto è preoccupante, in verità, perché rappresenta la prova tangibili di quanto, attraverso il passaggio - avventuroso e fortunoso - all'interno della "zona rossa della mente"
ne siamo usciti più proni e più arrendevoli, argilla malleabile nelle mani del grande Leviatano hobbesiano, ovverossia la "ragion di stato" che sempre di più e sempre più estensivamente, ha preso a controllare i nostri corpi e le nostre menti.


PS - del Covid Manager ne ho sentito parlare proprio ieri in radio, eppure facendo una rapida rassegna nella rete, risulta chiaro che già molti hanno cominciato da tempo ad attrezzarsi promuovendo dei corsi che conferiscano ai partecipanti il brevetto di "Covid Manager".
Ci sono quelli che fiutano immediatamente l'odore del denaro che si annida nelle pieghe di norme e decreti. E quindi fanno in modo da essere sempre pronti.
Quindi c'è da pensare che i primi Covid Manager abilitati e brevettati, al momento delle riaperture saranno pronti ad essere reclutati.
Evviva!

 

Quello che segue è una dettagliata disamina dei compiti e delle funzioni del"Covid Manager" come si può trovare in un sito web che si occupa di attività di formazione (Formazione Vega), con il titolo "IL RUOLO E I COMPITI DELLA FIGURA DEL COVID MANAGER"

 

(vegaformazione.it) Il legislatore italiano ha sin da subito provveduto ad emanare dei protocolli anticontagio da applicare nelle attività produttive industriali e commerciali, indicando specifiche misure di sicurezza da adottare attraverso protocolli anticontagio interni.

A fronte di questi protocolli nazionali, la Regione Veneto ha pubblicato nel mese di aprile 2020 il “Manuale per la riapertura delle attività produttive” con lo scopo di dare indicazioni esaustive per consentire la riapertura delle attività economiche dopo il periodo di lockdown che aveva colpito l’intero territorio italiano. Nel manuale, per la prima volta a livello nazionale, viene indicata la figura del Referente Unico Covid o Covid Manager con compiti di coordinamento per l’applicazione delle misure anticontagio in azienda. Riportiamo nel seguito lo specifico passaggio del Manuale dove si descrive il ruolo e i compiti del Covid Manager: “Premesso che anche per l’attuazione delle misure di prevenzione dal contagio da SARS-CoV-2 negli ambienti di lavoro rimangono confermati ruoli e responsabilità previsti dal decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, per ogni azienda potrà essere individuato dal datore di lavoro un referente unico (“COVID Manager”), con funzioni di coordinatore per l’attuazione delle misure di prevenzione e controllo e con funzioni di punto di contatto per le strutture del Sistema Sanitario Regionale. Tale referente deve essere individuato tra i soggetti componenti la rete aziendale della prevenzione ai sensi del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, verosimilmente nella figura del Datore di Lavoro stesso (soprattutto per le micro- e piccole aziende) o del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), o comunque tra i soggetti aventi poteri organizzativi e direzionali. Rimane confermata in capo a dirigenti e preposti di ciascuna organizzazione aziendale, in sinergia con il comitato previsto dal protocollo nazionale di regolamentazione, la vigilanza e la sorveglianza dell’attuazione delle misure di prevenzione, sulla base dei compiti e delle attribuzioni di ciascuno come ripartiti dal datore di lavoro”.

  • I COMPITI DEL COVID MANAGER

In base a quanto affermato i compiti del Referente Unico Covid (Covid Manager) sono sia di coordinamento all’attuazione delle misure anticontagio aziendali, sia di punto di riferimento con il Sistema Sanitario Regionale anche per agevolare le attività di contact tracing. Il Referente Unico Covid (Covid Manager) dovrà ovviamente relazionarsi con il Comitato per l'applicazione e la verifica delle regole del protocollo di regolamentazione, istituito in azienda come previsto dal Protocollo nazionale del 24 aprile 2020. Ricordiamo che nel Comitato è necessaria la partecipazione delle rappresentanze sindacali aziendali e del RLS (ove presenti) ed il suo compito è proprio quello di verifica del protocollo aziendale per evidenziare le eventuali sue carenze, suggerendo al datore di lavoro le necessarie implementazioni e aggiornamenti.

Analogamente i soggetti deputati a verificare l’applicazione delle misure di sicurezza definite dal protocollo aziendale sono, come previsto dallo stesso Manuale della Regione Veneto, i dirigenti e i preposti con i quali il Referente Unico Covid (Covid Manager) potrà interfacciarsi proprio per garantire il coordinamento per l’applicazione del protocollo anticontagio aziendale.

  • QUANDO E’ OBBLIGATORIO IL REFERENTE UNICO COVID?

La figura del Referente Unico Covid, se facoltativa nelle aziende, risulta invece necessaria in taluni settori quali le Scuole e le Residenze Socio Sanitarie Assistenziali.

  • COVID MANAGER NEI MATRIMONI: QUANDO E COME?

La figura del Covid Manager è prevista nell’organizzazione di matrimoni e cerimonie dalla Prassi di Riferimento UNI/PdR 106:2021 (ratificata dall’UNI il 11/5/21).

Negli eventi organizzati per il festeggiamento dei matrimoni la UNI/PdR 106:2021 prevede l’individuazione di una Covid Unit o di un Covid Manager che operano con specifica delega da parte dei “clienti” e dei vari fornitori e professionisti impiegati nell’organizzazione e nello svolgimento dell’evento, impartendo direttive vincolanti per lo svolgimento in sicurezza del matrimonio. Ovviamente il Covid Manager si accerterà che i festeggiamenti per il matrimonio avvengano in accordo con quanto previsto dalle “Linee guida per la ripresa delle attività economiche e sociali” emanate dalla Conferenza permanente Stato Regioni.

  • DOCUMENTI UTILI: MODULO DI NOMINA DEL REFERENTE UNICO COVID (COVID MANAGER)

Per effettuare la nomina del Referente Unico Covid (Covid Manager) e del suo sostituto, Vega Engineering ha predisposto un fac-simile di nomina utilizzabile dal datore di lavoro.

Condividi post
Repost0
17 maggio 2021 1 17 /05 /maggio /2021 10:20
Giorgia Meloni, Io sono Giorgia

Questa notte ho sognato nientemeno che Giorgia Meloni
C'erano altre due persone con me, due amici o conoscenti, non so.
I loro volti rimanevano anonimi, come se il loro volto fosse stato cancellato, lasciando una sorta di chiazza vuota.
Io parlavo e parlavo, facevo l'avvocato del diavolo. Elogiavo - davanti ai miei due interlocutori che mi ascoltavano in silenzio - la Giorgia Meloni che, del pari, non proferiva una parola.
In particolare, andavo dicendo che il libro autobiografico della Meloni recentemente uscito [Io sono Giorgia] era un buon libro ed anche ben scritto.
Dicevo che ingiustamente alla Giorgia stavano facendo la guerra e siccome i suoi detrattori non potevano appigliarsi a nulla, poiché sostanzialmente il racconto narrava di cose vere, tutti quanti - e in testa a tutti quella Selvaggia Lucarelli di Radio Capital [LeMattine di Radio Capital] - si accanivano a contestarle che lei aveva mentito spudoratamente su un punto che è poi l'incipit della sua narrazione autobiografica, quando la madre decise coraggiosamente di non abortire e di tenersi il figlio (che poi sarebbe stata la figlia, cioè Lei, la Giorgia), andando - invece che a farsi fare l''interruzione di gravidanza - a festeggiare mangiando in un bar cornetto e cappuccino, riconciliata con la vita. Ebbene  tutti (e in testa all'orda sempre quella Selvaggia Lucarelli) le rinfacciavano di aver  mentito poiché negli anni cui si riferisce la Meloni (il 1975-76) l'aborto era ancora clandestino.
Io, nel mio sogno, supportavo invece Giorgia Meloni, quasi fossi un suo devoto o un suo fan, ma sicuramente in contrapposizione con la Selvaggia.

Questo sogno rimane per me un mistero. Non è che faccia pazzie per la Giorgia. Ma al tempo stesso quando noto da parte di altri ingiustificati accanimenti, allora io tendo a mettermi immediatamente dalla parte di chi viene viene vilipeso ed offeso, anche se ideologicamente sono in dissenso con costui/costei.
Saltando di palo infrasca, evviva! Si riaprono le danze, le danze delle aperture, delle ri-aperture e delle tri-aperture, danze e ri-danze e perfino le tri-danze. L'Italia divenuta finalmente (quasi) monocromatica riapre all'economia drogata delle ristorazioni e delle spese dissennate. Questo significa per i più e per chi ci governa "fare ripartire l'economia".
Orsù, caliamoci le maschere e gettiamoci nella mischia!
Piatto ricco mi ci ficco!
Esperimenti sociali, vaccini antivirus in pillole, conviveremo con il virus.
Taralluci e vino.
Festeggiamo, festeggiamo!
Il mondo riapre. Halleluiah! Deo Gratias!
Negli USA è stata decretato l'abolizione dell'uso obbligatorio della mask e i cittadini sono stati invitati a cominciare di pensare di farne a meno nelle situazioni domestiche, quando si va in visita a parenti ed a amici.
Addirittura si parla di dare il via ad attività di ri-condizionamento all'avere il viso libero e scoperto a favore dei renitenti.
Le ville di Palermo invase da folle vocianti.
Molte le famiglie di pacchioni che sfilano in rassegna, pacchione il padre, pacchiona la madre, pacchioni i figli.
Boteriani fidanzati pacchioni che si tengono per mano grassoccia e camminano con andatura ondulante, come pinguini, la ciccia tremolante,i ventri penduli.
Evviva la "panza" del palermitano tipo!
Ma dove andremo?
Cosa ci ha insegnato un anno e qualche spicciolo tra parentesi causa Covid?
Io speravo che ci avrebbe insegnato tanto.
Ma temo che tutti i possibili insegnamenti ne avessimo potuto trarre  siano già stati buttati alle ortiche.
O, in altri termini, temo che - affrettandoci a buttare via l'acqua sporca e lurida del bagno - stiamo buttando via anche il bambino che stava dentro la vasca.
Follia, follia, follia.
Non amo l'umanità, così come è.
Forse capisco perchè GIorgia Meloni abbia messo lo zampino nel mio sogno: in fondo lei è stata la più accanita nello strepitare contro le chiusure e le limitazioni. E dunque proprio in questi e nei prossimi giorni, eccola accontentata.
In fondo, di fronte a tanta dissennatezza, si possono comprendere in qualche misura le scelte di alcuni survivalisti che non volendo dipendere in alcun modo dal mondo tecnologico e rifiutando in blocco le regole della convivenza e le leggi e i regolamenti che la normano vanno a ritirarsi a vivere in qualche luogo isolato, sulla cima di una montagna o nel bel mezzo del deserto, e lì stanno senza collegamenti tecnologici, ma attrezzati di tutto punto per poter sopravvivere alla catastrofe e alla fine del mondo incombente di cui, secondo costoro, un evento pandemico, come quello che ci afflige, può essere un avvisaglia.

 

Condividi post
Repost0
11 maggio 2021 2 11 /05 /maggio /2021 07:25

Anche oggi mi sono avventurato nella solita passeggiata mattutina con i cani
Un po' più tardi del solito: e, quindi, è stato inevitabile confrontarmi con l'inaudito traffico mattutino, con le polveri sottili e con la nube di gas di scarico.
Ormai la quiete (totale) del primo lockdown e quella (relativa) del secondo sono una reliquia del passato.
Siamo tornati alle vecchie abitudini di prima.
Traffico indicibile (anche perché, adesso, le persone, al mezzo pubblico, preferiscono l'auto privata), motociclette e ciclomotori, scooter, monopattini elettrici: un carosello infernale ed impazzito.
E poi, a farla da padrona, c'è la suonata del clacson. Ad ogni pie' sospinto.
Sono degli idioti quei suonatori di clacson, - lo dico senza mezzi termini - una razza boriosa ed insopportabile. Io capisco che lo si possa suonare, quando si configura una situazione di pericolo (come mi hanno insegnato alla scuola di guida tanto tempo fa). Al di là di questa evenienza, io mi rifiuto di farlo: la considero una trasgressione gratuita alle norme ma anche segno di profonda maleducazione.
Ma anche espressione di stupidità profonda e abissale: se tu se bloccato nel traffico, cosa cambia nella tua vita, tra il suonare nervosamente il clacson (HONK! HONK! PEEE! PEEEE!), creando una babele di suoni discordanti, ed l'attendere pazientemente?
Nulla, sostanzialmente. Eppure quelli che lo fanno si illudono che così facendo riusciranno prima a superare il blocco. In altri termini, si illudono di poter aver un maggior controllo sulle proprie vite: se poi, dopo aver suonato, il traffico si sblocca e loro - gli impenitenti suonatori - riescono a procedere di mezzo metro, ecco allora che si crea un immediato rinforzo tra suonata e senso di autoefficacia ("Io può!").

E quindi uno, da passante, oltre a respirare le esalazioni tossiche, deve subire il concerto dissonante dei clacson e il costante brusio dei motori.

E non parliamo dei marciapiedi che nelle ore di punta diventano piste per motocicli, motociclette e quegli infernali monopattini elettrici che io prenderei volentieri a calci (se non ci fosse la mia coscienza morale ad impedirmelo)!

Ma è questo veramente il mondo che vogliamo?
Sembra davvero che la sola cosa importante sia ritornare a percorrere la strada della vita velocizzata e del "consumismo che ci consuma".
Istruiti dalla lezione che stiamo vivendo, non dovremmo educarci a modelli di vita più sostenibili e più rispettosi dell'ambiente?
In realtà, la lezione che se ne trae è che, mediamente, le persone si rifiutano di apprendere dall'esperienza e di voler tornare, invece, implacabilmente alle vecchie abitudini nocive.
Quindi, tutto si sta rimettendo a posto esattamente come prima. E andrà ancora peggio, visto che tutti spingono verso la direzione delle riaperture e del "liberi tutti" senza più alcuna restrizione. Costoro scalpitano e non vedono l''ora di correre liberi all'aperto, con la massima libertà, come cavalli troppo a lungo trattenuti nelle stalle.
Consumiamo tutto, via! Consumiamo le risorse, consumiamo l'aria. Facciamo attorno a noi terra bruciata.
Lasciamoci consumare dal consumismo!
Tutto sommato il sogno di una vita diversa con cieli più puliti e limpidi, con un aria respirabile, con meno tecnologia obsolescente (e la condanna di doverne costantemente rinnovare gli oggetti) è stato (e rimarrà) soltanto un sogno. Abbiamo toccato con mano qualcosa di ciò, al tempo del primo lockdown,quando animali prima assenti hanno ricominciato ad avvicinarsi agli spazi metropolitani e a colonizzare le periferie.
Adesso, ciecamente, riprenderemo a viaggiare verso la catastrofe.  La maggior parte dell'Umanità, totalmente ottenebrata, ostaggio di un manipolo di super-ricchi che sempre decideranno cinicamente per le soluzioni più vantaggiose per loro e per proprio esclusivo interesse che, stranamente, risultano essere sempre le più devastanti per l'ambiente.
E la catastrofe prossima ventura, potrà configurarsi come una recrudescenza di questa pandemia, oppure potrà essere nella forma di una nuova pandemia che ci attende nel futuro; oppure in forma di qualche disastro ambientale che ci aspetta dietro l'angolo. E tutti, quando l'evento X si verificherà, cascheranno dalle nuvole, si sentiranno oppressi e sconfitti, immagineranno di essere colpiti da un destino avverso oppure da un dio crudele. Diranno: "Ma come! Cosa sta succedendo? Che colpa abbiamo noi?"
Nessuno imparerà mai, purtroppo.
Così la vedo io.
E sono sicuro che ci sono molti altri che condividono questa mia linea di pensiero, ma purtroppo siamo noi a dover soccombere o a dover rimanere ostaggio di una differente fetta di "Umanità".
Una Umanità "non umanità", forse, costituita dai furbi, dai prepotenti, dai vanagloriosi, dagli arroganti, da quelli che bramano per il potere, dai consumatori ad oltranza che poi sono quelli che non pensano, non riflettono, non leggono (si limitano a vivere da predatori che soddisfano i propri bisogni primari).
Eppure, saranno loro a sopravvivere: come nel caso di una catastrofe su scala planetaria, saranno gli insetti a prendere il sopravvento.
Un punto di vista forse sin troppo estremo, forse.
Certo è che quelli che veramente vogliono un mondo migliore, sono i più visionari e per ciò stesso sono anche i più vulnerabili.

Condividi post
Repost0
9 maggio 2021 7 09 /05 /maggio /2021 07:12
Foto di Maurizio Crispi

Oggi (è domenica) sono uscito per la solita passeggiata mattutina con i cani.
Dopo avere percorso diverse centinaia di metri, mi sono accorto di essere senza la mascherina.
Sul momento, preso quasi dal panico, avrei voluto tornare indietro e mi sono incamminato verso casa, a passo deciso.
Persistono queste reazioni anomali, come ieri - ad esempio - quando essendo in una Villa di Palermo per una festa di compleanno ci siamo tutti levati la mascherina, mantenendo le distanze nella conversazione, ovviamente. Ma vedere tutti quei volti ignudi mi metteva un certo disagio ed anche ansia .
Non siamo più abituati a stare con il volto libero, ecco. Almeno quelli di noi che da sempre si sono attenuti all'indicazione della mascherina.
Tornando a questa mattina: poi non ne ho fatto niente, ho rinunciato. Non mi sono voluto accollare il disagio di tornare a casa per prendere la mia amica/nemica.
E sono rimasto a viso nudo. Per una volta libero.
Per darmi un contegno , ho preso a corricchiare, invece di stare semplicemente a camminare, anche se non era nei miei piani e nei miei desideri: la corsa infatti dà licenza di non utilizzare la mascherina.
E così ho fatto un bel circuito sempre tapascionando.
Una corsa ridicola, diciamocelo pure, ma pur sempre corsa era.
Devo anche dire che, dopo tanto rumore per nulla, i resti del razzo cinese sono caduti dalle parti delle Maldive. Pericolo scampato, dunque.
Oggi il cielo è di un azzurro intensamente acrilico, sparatissimo, che - se lo si fissa per qualche istante - fa male agli occhi, ma soprattutto al cuore, perché ti entra dritto nella mente e nel petto, come una scheggia acuminata.
E c'è il profluvio dei profumi della primavera, così intenso nel suo melange che quasi stordisce, come quella parete di recinzione interamente ricoperta da una fittta cortina di jasminum rincospermum che quasi stordisce con il suo profumo sontuoso ed intenso.
Gli alberi selvaggiamente capitozzati qualche mese fa hanno cominciato a riprendersi e, dove i tronchi sono stati mozzati, si sono già formati (per fortuna) fitti cuscinetti di vegetazione giovane e tenera.
Oggi, è anche a festa della mamma e quindi auguri a tutte le mamme del mondo..

Condividi post
Repost0

Mi Presento

  • : Frammenti e pensieri sparsi
  • : Una raccolta di recensioni cinematografiche, di approfondimenti sulle letture fatte, note diaristiche e sogni, reportage e viaggi
  • Contatti

Profilo

  • Frammenti e Pensieri Sparsi

Testo Libero

Ricerca

Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


frammenti-e-pensieri-sparsi.over-blog.it-Google pagerank and Worth