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24 settembre 2015 4 24 /09 /settembre /2015 10:00
La mucca e la porta murata

(Maurizio Crispi) Una mucca nera se ne sta ostinatamente ferma nei pressi di un antico portone murato.
Il cartello con la scritta "Vietato entrare" e il correlato simboletto di "pericolo" appaiono come una ridondanza comunicativa, visto che - salvo ad essere provvisti di una grossa mazza, di un palanchino gigantesco o di una carica di esplosivo - non c'è alcuna possibilità di transitare (break through) attraverso quel passaggio, aprendosi una breccia, come la famosa "Breccia di Porta Pia".
Vedere la mucca starsene ferma accanto al portone fa pensare.
Sembrerebbe quasi che la pia bovessa avvertendo l'attrattiva di succosi pascoli all'interno, indugi al limitare della soglia, aspettando che, per un qualche miracolo, nella cortina muraria si apra un passaggio.

Forse anche la mucca avverte le vibrazioni del genius loci racchiuso all'interno della muraglia.
E ciò a dimostrazione che il passaggio delle soglie delle wellsiane "door in the wall" sia universale...
Ma - naturalmente - questa è tutta una mia elucubrazione di stampo letterario, perchè si sa che la frequentazione della letteratura induce a fare dei salti pindarici e delle improbabili associazioni - probabilmente la mucca - e qui é di nuovo la letteratura ad entrare in campo con Hemingway - ha solo trovato una sua "querencia", cioè un luogo dal quale potrebbe risultare molto difficile farla sloggiare.

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19 settembre 2015 6 19 /09 /settembre /2015 19:13
Il grillo

Un verde grillo giulivo

è entrato dalla finestra

di primo mattino

e, con decisione, s'è posato

sulla mia mano

Forse, ha creduto di atterrare su di una foglia

o che io fossi entalbero

Non so

Il grillino è rimasto a riposare

e non mostrava intenzione alcuna di andar via

Si era allocato...

Era bello vedere la sua perfetta architettura

verde-smeraldina

Le zampine a contatto della pelle

a provocarmi un lieve pizzicorino

Ho temuto che si facesse male

o che smarrisse la via

Con delicatezza l'ho condotto fuori

ed egli, appena ha scorto

la fitta verzura degli alberi,

s'è involato con decisione

Bye Bye, grillino mio,

goditi la tua libertà

e abbi una lunga vita

Rimpiangerò il tuo verde brillante

che ha portato colore nella mia vita

Il grillo
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10 settembre 2015 4 10 /09 /settembre /2015 06:21
Il bronzeo leone rutelliano e un leone zodiacale si incontrano

Sotto gli artigli del bronzeo leone rutelliano, a guardia della statua equestre di Garibaldi, all'interno del piccolo omonimo giardino posto di fronte al Giardino Inglese.
E' uno scontro tra il possente leone bronzeo e un Leone zodiacale: chi avrà la meglio?
Quando ero piccolo, passavo ore intere a giocare con questo leone ruggente, visto che con la mamma venivamo di frequente in questo giardino, molto vicino alla vecchia sede della Scuola Media Alberigo Gentili, dove lei insegnava.

In una recente visita, mi sono seduto ai piedi del leone bronzeo per scattare un paio di foto e sono stato travolto da una marea di ricordi di quando io piccolino giocavo a rimpiattino con il gigantesco leone, nascondendo in un grosso cespuglio di piante di aloe, allora molto più rigoglioso e ricco di anfratti ombrosi, e balzandone fuori per improvvisare temibili agguati.
Il leone di bronzo, allora, mi pareva ancora più gigantesco e imponenti.

Qualche volta, sotto l'occhio attento della mamma, provavo anche ad arrampicarmi sul suo dorso.
 

Il bronzeo leone rutelliano e un leone zodiacale si incontrano
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26 agosto 2015 3 26 /08 /agosto /2015 23:28
Mosca e anguria

Mosca e anguria...

O meglio: mosca e quel che resta dell'anguria...
Dopo il lauto pasto anche la mosca vuole la sua parte.
Perché non accontentarla?
Lasciamo che anche la mosca sia nostro commensale!

Anche se questo continuo vagare indisturbato della mosca, indubbiamente, può creare qualche disturbo e rimandare ad un immagine di sconfinata libertà.

E' immadiatoilrimando al famoso testo "Elogio della Mosca" di Luciano di Samosata, che malgradoi suoi 2000 e passa anni di età manitiene immutata tutta la sua ironica frescheezza.

In un libricino in mio possesso, assieme al menzionato testodi Luciano di Samosata,l'insigne studioso di Indologia Giuseppe De Lorenzo in suo breve saggio, fa una rassegna della mosca nella storia e nella letteratura (Le mosche nella Storia e nella Letteratura, Colonnese Editore, 1992).
E menzionerei anche il fatto non trascurabile che la Mosca è stata rappresentata in una moltitudine di opere pittoriche, come nel caso del "Ritratto di un certosino" di Petrus Christus (datato 1446, oggi al Metropolitan Museum of New York) che ha un valore storico, in quanto rappresenta la prima comparsa registrabile in assoluto della mosca nelle rappresentazioni pittoriche.

E' da notare che la mosca nella pittura compare in una duplice veste: o come "personaggio" delle scene rappresentate (e la sua presenza aggiunge un tocco di realismo o di ironia allo sforzo dell'artista di cogliere la realtà nei suoi più minuti dettagli) oppure, in altri casi - come è nel caso del quadro di Petrus Christus - la sua presenza periferica rispetto al soggetto sembrerebbe alludere ad un'interferenza al lavoro del pittore stesso: si può immaginare che in questi casi la mosca abbia svolazzato fastidiosamente attorno a lui e che si sia posata di continuo sui suoi strumenti di lavoro e sulla sua tela o sulla sua mano intenta al tratteggio, con tale insistenza che egli - stizzito - non ha potuto fare altro che aggiungerla al suo quadro come ornamento e soglia al testo pittorico, trasformando il fastidio in piccolo saggio di maestria.

La mosca oziosa e scioperata fruisce delle fatiche altrui, e da per tutto trova mensa imbandita: le capre sono munte per lei, l'ape lavora per lei come per gli uomini, e i cuochi per lei condiscono le più saporose vivande che ella as­saggia prima dei re, e aggirandosi sulle mense, banchetta con loro e gusta di ogni cosa. Covo o nido non fa in un luogo, ma col vagante volo va errando di qua e di là, a guisa degli Sciti, e dovunque la notte la sorprende, quivi fa casa e letto. Intanto all'oscuro non fa niente, come ho detto, né facendo cosa suole nasconderla, né crede turpe ciò che fa in piena luce.

da "Elogio della Mosca" di Luciano di Samosata

Mosca e anguriaMosca e anguria
Mosca e anguria
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24 agosto 2015 1 24 /08 /agosto /2015 17:44
Quell'urlo di dolore
Quell'urlo di dolore
Quell'urlo di dolore

Cammino per un viale alberato

una miriade di occhi enormi mi guardano minacciosi

occhi che come quello di un ciclope-lepre non possono esserer mai chiusi

 

Mi sento osservato da tutti questi occhi

puntati verso di me

 

Gli alberi mi guardano e non favellano,

eppure a modo loro mi parlano

Un paio di loro ha un ampio squarcio

nella corteccia morbida che lascia a nudo

il morbido midollo sottostante

e soto si suppongono

nervi scoperti ed esacerbati

 

Bocche urlanti

impegnate in un muto urlo di dolore

assordante

indicibile

Chi mi ha fatto male?

Chi ha lacerato la mia carne?

Un grido straziante ed inarticolato

come quello di Polifemo

dopo l'accecamento

 

E, a causa di quell'urlo,

gli occhi che guardano

sembrano ora minacciosi ed ostili

 

E i rondoni sono tutti volati via

con un frullo d'ali

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21 agosto 2015 5 21 /08 /agosto /2015 01:33
Il Muro del Pianto anche a Palermo

Anche Palermo ha il suo muro del pianto: quello dove i peccatori dovrebbero andare a piangere per cercare espiazione alle proprie e quello dove gli innocenti dovrebbero andare a pregare per ottenere quei miracoli di cui la città avrebbe tanto bisogno.
Il bello é che questo "muro del pianto" si trova nella "cattivissima" o "disgraziatissima"  - almeno di nome - via Scannaserpe, traversa di Via Resuttana..

Scannaserpe è il nome della zona, che anticamente era occupata dal vastissimo “fondo Scannaserpi”, così denominato dal soprannome dei fratelli Simone e Vincenzo D’Abbeni, detti appunto Scannaserpi, che avevano ricevuto la concessione del terreno nel 1603 da donna Diana Abbate.
Nella piazzetta omonima ed attigua alla via, vi è la Villa Marraffa, con il suo interessante arco d’ingresso alla corte. Un tempo la villa apparteneva ai frati domenicani e, successivamente, passò in mano alla famiglia Marraffa. Oggi è sede di una succursale della scuola media Vittorio Emanuele Orlando.

I Scannaserpi sono entrati a far parte della tradizione popolare come sinonimo di povertà e sfortuna.
Un detto dice: “Siamo ridotti come Scannaserpi, nudi, morti di fame e senza scarpe” indicando proprio l’attraversamento di un periodo negativo.

Muro del Pianto a Palermo (via Scannaserpe) - Foto di Maurizio Crispi

Muro del Pianto a Palermo (via Scannaserpe) - Foto di Maurizio Crispi

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18 agosto 2015 2 18 /08 /agosto /2015 13:18
Occhi verdi e cuori rossi

Fioccano i messaggi scritti con la vernice o con lo spray per terra o sui muri.
Spesso il loro tema dominante è l'amore.
In genere, una declinazione dell'amore sdolcinato e da soap opera.

Ma alcuni di essi, nel contenuto che intendono veicolare, sono belli.
A volte, per poter raggiungere il top richiederebbero un quid in più, un tocco di originalità, che farebbe il discrimine tra banalità quotidiana e genialità comunicativa.
Come nel caso della scritta della foto, rinvenuta sulla pavimentazione di uno dei Viali del Giardino Inglese di Palermo.
Secondo me, i cuori avrebbero dovuto essere colorati in verde, piuttosto che in rosso!
Il messaggio con i cuori in verde sarebbe stato davvero originale!

Verde, il colore della speranza.

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15 luglio 2015 3 15 /07 /luglio /2015 06:16
La Biblioteca Itinerante di Antonio La CavaLa Biblioteca Itinerante di Antonio La Cava
La Biblioteca Itinerante di Antonio La Cava
La Biblioteca Itinerante di Antonio La CavaLa Biblioteca Itinerante di Antonio La Cava

Antonio La Cava è un insegnante lucano. Quando è andato in pensione, dopo 42 anni di insegnamento, ha deciso di dar vita ad un'iniziativa originale, riesumando d'altra parte un'antica tradizione, per portare cultura, conoscenza e passione per i libri nei borghi sperduti della Lucania.
Utilizzando una MotoApe adattata al suo scopo, ha dato vita nel 2003, ad una biblioteca itinerante con la quale si muove da un luogo all'altro della Lucania (Basilicata).
La prima versione di questa iniziativa si chiamava “I libri hanno le ruote”, ora invece si chiama “Bibliomotocarro” che, carico di libri per tutte le età, raggiunge anche i paesini più sperduti della Basilicata per portare un po’ di passione ai bambini.
Nella seconda versione della sua Motoape modificata, Antonio La Cava, può trasportare sino a 700 volumi.
Quando arriva nelle piazze i bambini gli si raccolgono intorno e cominciano a curiosare e a sfogliare quelle meravigliose e magiche raccolte di parole su carta e qualche volta se le fanno spiegare dal maestro Antonio; se vogliono continuare a leggere il libro scelto possono tenerlo per un mese quando quella strana Biblioteca ambulante tornerà a ritirarlo e magari lasciargliene un altro.
Non contento di soddisfare solo i bimbi, raccoglie anche testi di scuola elementare che regala agli anziani che non hanno mai potuto studiare e magari sono arrivati alla seconda o terza classe e pur sapendo leggere, fanno molta fatica. Un maestro resta sempre un maestro dice Antonio, felicissimo dell’accoglienza che riceve ogni giorno da questi “alunni” piccoli e grandi che riempiono la sua vita.
Percorre oltre 500 km al mese: ed è tutto a sue spese.
Antonio La Cava nel 2013 è stato insignito del premio "Histonium d'Oro" per aver dato vita alla biblioteca ambulante e per il valore altamente sociale della sua iniziativa.
La sua fama e l'originalità dell'iniziativa, assieme al suo indubbio valore sociale, hanno raggiunto anche il Regno Unito, attraverso i social network e hanno raccolto plauso e parole di stima.

Antonio the Cava is a retired teacher. After 42 years of teaching he decided that he could do more by spreading the love of reading to children who were unable to get to a library. Thus, in 2003, he bought a second-hand motorbike and modified it to create a portable library that contains 700 books and has been traveling since then.
Each week he drives to the villages in the region of Basilicata in southern Italy. The sound of an organ announces his arrival. When they hear the song, excited children run to the mobile library for their next book. Antonio travels over 300 miles a month without any compensation, just to make children smile and invest in their futures. What an incredible inspiration he is. Thank you Antonio for all that you do
!

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3 luglio 2015 5 03 /07 /luglio /2015 07:16
A Palermo, dicesi scarrozzo
A Palermo, dicesi scarrozzo

A Palermo, quello che nel resto d'italia è un "passo carrabile" viene indicato nella segnaletica privata come "scarrozzo", intendendosi con il termine il passaggio per cui le carrozze di un tempo "scarrozzavano".
Dunque, "scarrozzo" é un termine siciliano, presto divenuto siculo-italiano, che é indicatore come molti altri della creatività gergale delle sicule genti.
In verità, la parola "scarrozzo" si trova nel dizionario italiano, essendo sinonimo di "passo carraio" o "carrabile", me nel resto d'Italia è sostanzialmente desueta.

L'uso persiste nel tempo, anche adesso che la Sicilia non è più un'isola (o almeno non dovrebbe esserlo più, culturalmente, quanto meno) e l'uso del termine "scarrozzo" persiste gloriosamente immutato.

Ma non avevo mai visto la parola "scarrozzo", distorta come nella foto che ho occasionalmente scattato in una piccola parallela di Via San Martino (nei pressi di via Dante).

"Scarpozzo", ho letto su di una saracinesca, una scritta realizzata ad arte. Sul momento non avevo capito, poi ho compreso!
Rimane lecito chiedersi se questa non sia stata un'ulteriore distorsione creativa o un errore lessicale non riconosciuto.
Non ci sono tracce di correzione e di incertezze del tratto nella scrittura che appare deciso, pieno, ben tornito.

E' senz'altro un interessante esempio dell'evoluzione di un termine improprio.

Le saracinesce raccontano - con le loro scritte - delle storie e veicolano dei messaggi, a volte intimidatori relativamente al mancato rispetto del divieto di sosta davanti ad una saracinesca: e badiamo bene che non tutti gli "scarrozzi" sono a norma di legge, nel senso che non di tutti vengono pagati i diritti al Comune che, nel concedere l'autorizzazione, diventa il tutore del rispetto del divieto di parcheggio davanti alle vie di uscita.
A volte le scritte denunciano, la necessità di tutelarsi da prevaricazioni da parte di utenti che sono in una posizione debole in quanto per il loro passo carrabile non hanno mai richiesto l'autorizzazione al Comune.

Insomma, sono espressione di un "fai-da-te" normativo: è il cittadino stesso che enuncia una norma, promettendo una correlata sanzione in caso di mancato rispetto della stessa.

A Palermo, dicesi scarrozzo
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19 giugno 2015 5 19 /06 /giugno /2015 06:38
Il cantaro ritrovato: il grado zero del water closet (ma senza sciacquone incorporato)Il cantaro ritrovato: il grado zero del water closet (ma senza sciacquone incorporato)

(Maurizio Crispi) L'altro giorno, immerso in una calura insopportabile, camminavo nei pressi di Villa Sperlinga e la mia attenzione è stata all'improvviso attratta da un grosso vaso in terracotta smaltata: l'ho immediatamente raccolto (minchia, quanto pesava) e l'ho portato a casa, rifacendo la strada all'incontrario, benchè avessi delle cose urgenti da fare. Ma ho pensato che la salvaguardia di un così importante e prezioso reperto meritasse pure qualche ritardo nello svolgimento degli atti banali della vita quotidiana.
Ma di cosa si trattava, esattamente? All'inizio, non mi ritornava la parola giusta: sentivo di avercela sulla punta della lingua, ma niente! Poi, ho chiesto in giro, tramite FB, e la mia amica Anita me l'ha ricordato.
Ma sì, era un "cantaro", vale a dire - banalmente un "vaso", utilizzato - quando ancora non esistevano i gabinetti, per l'espletamento dei propri bisogni corporali in casa, con il comodo di non dovere uscire all'aperto (salvo poi a svuotarlo del suo contenuto ancora fumante fuori dalla finestra, sulla testa di incauti passanti).
Un prezioso reperto, decisamente: anche perchè, con il declino delle sue utilizzazione (visto che, oggi, tutte le case - anche nei luoghi più remoti - sono fornite di gabinetti) non ne vengono più fabbricati di nuovi.
Quando ero piccolo, dicevo sempre: "Mamma, voglio un cantaro! Con questa sua forma svasata che capovolgendolo sembra il copricapo di un dignitario etrusco, mi piace troppo! Me ne compri uno?

E lei mi rispondeva: "Maurizietto, non ne fabbricano più di cantari".

Ed ecco che la buona sorte, in età decisamente matura, me ne ha fatto trovare una.
Non presentava tracce recenti di uso (fortunatamente).
Quello che ho trovato é di struttura molto semplice: senza foro di scarico sul fondo, come erano i tipi più elaborati, pur in costanza di forma.

Testimone di questo fortuito è stato il mio amico FB Roberto Alabiso il quale mi ha detto, nel vedermi carico del prezioso e singolare fardello: "Anche io, se lo avessi trovato, me lo sarei portato a casa: ma mi hai preceduto".
In un certo senso, questo ritrovamento ha un valore storico.
Ho anche potuto soddisfare, il piacere di metterlo sulla testa a mo' di cappello...

Il Cantaro è, in pratica, è il grado zero del Water Closet: è, in sostanza, il dispositivo popolare che si usava nelle case di città (più che in quelle di campagna, almeno in quelle dei "viddrani") prima dell'arrivo dei moderni water closet a valvola con sciacquone.

 

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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