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23 maggio 2024 4 23 /05 /maggio /2024 11:00

Se effetto del sonno sono l’immobilità del corpo e la negazione del movimento, nel sogno niente sta fermo. Tutto in esso cerca un plurimo altrove che ogni desiderio vorrebbe esaudire: e il sonno diviene transito, ponte tra il corpo abbandonato a riposo e il mobile orizzonte additato dai sogni.
Hanno, gli ambienti del sogno, instabili confini e spazi indefiniti: privi di limiti certi e senza soglie che non siano varchi d’evasione da superare fuggendo, vagando, gravitando, volando.

Stefano Lanuzza, I sognAutori. Trame, linguaggi, scritture della notte, Stampa alternativa/Nuovi Equilibri (Collana Fiabesca), 2003, pp. 21-22)

Stefano Lanuzza, I SognAutori, Stampa Alternativa

I SognAutori è un piccolo libro che torno volentieri a leggere e rileggere di tanto in tanto, scoprendo pensieri nuovi e ritrovandone altri che già mi avevano colpito in precedenza.
L’autore, Stefano Lanuzza, ha pubblicato diversi saggi sempre per Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri
Il suo scrivere sui sogni è una fonte una fonte di inesauribili riferimenti a opere letterarie e artistiche che vengono citate ed esaminate in funzione del testo e come esemplificazione didascalica delle sue riflessioni sul sognare.
Mi si parla soprattutto - e questo ne è il filo conduttore - del motivo per cui molti, anzi moltissimi, dai più umili mestieranti - tra quali mi pongo io stesso - ai più grandi scrittori e artisti tendano a trascrivere i propri sogni:

Piaccia o meno a quanti credano solo alla luce del sole, metà della nostra vita è immersa nelle tenebre della notte: nel sonno e nei sogni che si esprimono per immagini talora parlanti e per lo più mute…
Non è tanto per comprendere i sogni quanto ‘per farli esistere’ che taluno li trasporta nella scrittura
” (dalla quarta di copertina)

Forse è per questo che io scrivo instancabilmente le trame dei miei sogni, quando me ne ricordo.
Considerando che io (come tutti del resto) passo una buona parte della mia vita dormendo e sognando, allora cerco di ricordare il più possibile delle molte vite che vivo nei sogni, dei molteplici viaggi ed avventure che mi trovo a sperimentare in quella magica dimensione onirica.

E per questo motivo sono sempre qui a trascrivere o a dettare a volte

A volte sembra proprio di non ricordare: eppure capita, in queste circostanze che si riesce a catturare un piccolo frammento e allora tirando piano piano viene fuori attaccato al frammento che emerge sul piano del ricordo consapevole un parte del sogno che subisce allora una trasformazione narrativa e rimane lì fermo a raccontare un pezzetto di mondo nel quale sono stato

Quando ritorno a leggere le trascrizioni dei miei sogni a volte rimango sorpreso, altre volte meravigliato, altre volte mi sembra che quel racconto riguardi un'altra persona e non certamente me.
Ecco perchè dico che, a volte, i sogni, raccontano di molte vite, di nostre varianti di cui non sappiamo poco o nulla, cose di cui vogliamo mantenere il ricordo o attivare la reminiscenza

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23 maggio 2024 4 23 /05 /maggio /2024 10:44
La mia Iris fritta (foto di Maurizio Crispi)

Qualcuno, in un mini-sogno istantaneo occorso all’interno del breve spazio di un micro-sonno, mi offriva un’iris fritta, ancora calda calda, e me l’avvicinava alla bocca già spezzata in due, in modo che io potessi vederne l’interno goloso con il ripieno di ricotta e pezzetti di cioccolata fondente, ma anche sentirne la fragranza
Ero veramente desideroso di assaggiare questa delizia 
Ma la mano che mi aveva offerto l’iris si è ritirata prima che io potessi addentare quella prelibatezza
E rimanevo con quel desiderio inesaudito e con l’acquolina in bocca
Insomma, una variante del supplizio di Tantalo!
Tengo a precisare che, nella vita reale, l’iris la mangio molto di rado, ma non perché non mi piaccia! 
Al contrario!
Direi piuttosto che faceva parte dei miei peccati gastronomici di gioventù, quando più facilmente mi lasciavo andare a merende e a merendine robuste, senza tema di prendere peso

 

Per chi non lo sapesse l'iris è un dolce tipico della gastronomia siciliana, la cui origine è palermitana. Come produzione tipica siciliana, è stata ufficialmente riconosciuta e inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T.) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf).
Ed ha anche una storia particolare
L'origine del nome è molto particolare. Antonio Lo Verso (? - 08 agosto 1960), pasticciere palermitano, preparò questo dolce nel suo laboratorio, nel 1901, in occasione dell'opera Iris di Pietro Mascagni
La sua creazione divenne talmente famosa che indusse Antonio Lo Verso a cambiare il nome del suo caffè proprio in Iris. 
La pasticceria Iris, da quel momento, divenne un punto di riferimento per tutta l'aristocrazia e la borghesia palermitana che lì si servivano per le proprie colazioni a base di caffè e appunto iris.
Il pasticciere Lo Verso creò questo dolce nel suo laboratorio di via Livorno 3-5-7, situato nel retro dello storico Caffè Iris di via Roma 148 a Palermo.


Caratteristiche. L'iris è una preparazione fatta di pasta lievitata dolce fritta. Nonostante sia dolce, viene annoverato tra i classici cibi di strada della cucina palermitana, venendo gustato caldo e a tutte le ore da cittadini e turisti.
L'iris è un lievitato dolce di forma sferica (similmente al krapfen o al bombolone) che racchiude un ripieno: quello tradizionale prevede crema di ricotta dolce e cioccolato fuso (talvolta sostituito con pezzetti di cioccolato). Nel catanese è diffusa la variante al pistacchio, cioccolato e crema bianca ovviamente anche quella alla ricotta.
Una certa diffusione ha anche una variante dell'iris al forno.

Il sogno dell'Iris

Avendo fatto il sogno dell’Iris, non ho resistito alla tentazione e, quindi, stamane sono passato dal panificio vicino casa e ho comprato una magnifica iris fritta ancora calda calda e calda e, appena tornata a casa, me la sono pappata tutta quanta, in parte condividendola ovvio, accompagnandola con il caffè, e non in unica sessione: una parte è rimasta come dessert per dopo pranzo
Devo anche aggiungere che, benché nel ripieno mancasse la cioccolata fondente, é risultata essere davvero squisita!

Maurizio Crispi (23 maggio 2024)

La storica locandina della Pasticceria Iris

La storica locandina della Pasticceria Iris

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23 maggio 2024 4 23 /05 /maggio /2024 10:19
Bob Arctor nel film di animazione tratto da Un oscuro scrutare

Partecipo, nel sogno, ad una riunione di gruppo  che si svolge in una grande stanza luminosa, le cui pareti sono in massima parte costituite da enormi vetrate
Siamo tutti seduti su di un grande tappeto a vivaci colori su cui sono disposti dei cuscinoni ai quali ci appoggiamo comodamente
É in corso una discussione ma non ricordo su quale tema specifico: forse qualcuno a turno dice semplicemente la sua, cosa gli passa in mente, senza restrizioni, una specie di brainstorming o una discussione in stile “freewheeling”, per libere associazioni
Non so chi siano tutti gli altri presenti
Non li conosco, o forse i loro volti sono continuamente mutevoli, come quelli dei mutaforma, oppure come per effetto della mascheratura (lo "scramble suit") utilizzata da Bob Arctor, il poliziotto sotto copertura, protagonista del dickiano “Un oscuro scrutare”, in cui centinaia di volti si ricompongono di continuo sino a creare l’impressione che quella persona sia tutti e nessuno al tempo stesso
Ma l'identità dei miei interlocutori, invero, non pareva essere rilevante, né io ero assillato dalla necessità di far loro un volto e un nome
Oppure - riflettevo - avrebbero anche potuto essere delle mie varianti, o dei sosia o doppelgänger  che dir si voglia
Ipotesi plausibile, perché non registravo il suono di voci parlate e dialoganti
Era come se fossimo in contatto telepatico
Mi accorgo che il tappeto ha delle grinze in quanto c’è un mobile che ostacola la sua perfetta distensione 
Una grinza in particolare mi disturba profondamente e, quindi, mi alzo per rimediare
Anziché cercare di spostare il mobile in modo tale da poter distendere il tappeto senza nessun ostacolo, mi son dato da fare per realizzare delle complicate pieghe del tappeto in modo tale che quest’ultimo potesse, in un certo senso, aggirare l’ostacolo
Non so come spiegarlo meglio 
Quel che so e che ricordo é che lavoravo alacremente, come se avessi dovuto realizzare a partire dal tappeto un origami
Una piega qui, una piega qua, un raddoppio là, un’altra piega e così via 
Sono profondamente concentrato su questo lavoro e perdo del tutto di vista la riunione del gruppo 
Ma ne vale la pena, perché alla fine riesco nel mio obiettivo
La sapienza orientale, in fondo, ci dice che non ha senso faticare a rimuovere un ostacolo e che è molto più economico, in termini di bilancio energetico, cercare di neutralizzarlo
Nel mentre arrivano altri, ritardatari, per partecipare alla stessa riunione 
Altri miei sosia? 
Non so!
Li accolgo, li saluto tutti uno per uno, stringendo loro la mano e li invito ad accomodarsi, raccomandandogli però di sfilarsi le scarpe, ma non i calzini anche se questi dovessero essere bucati
Abbiamo un’elevata tolleranza per i calzini bucati! - dico loro - L’importante è che non siano puzzolenti!

 

Dissolvenza

Philip K. Dick, Un oscuro scrutare

Philip K. Dick, Un oscuro scrutare (A Scanner Darkly), Fanucci

Los Angeles 1994: una droga misteriosa, la sostanza M, invade il mercato seminando follia e morte. La sua origine è ignota come la sua composizione e l'organizzazione che la diffonde. Bob Arctor, agente della sezione narcotici, si infiltra tra i tossici che ne fanno uso, per scoprire chi dirige le fila del traffico illegale: un abito speciale nasconde ai colleghi la sua identità e una sofisticata apparecchiatura elettronica gli consente di spiare se stesso nella sua nuova condizione di drogato. Giungerà alla verità solo dopo essere sprofondato nel buio e nella disperazione della dipendenza. 

Protagonista assoluto è il tossicodipendente Bob Arctor, che vive alla giornata in una casa affollata insieme ad altri, come lui dipendenti dalla micidiale Sostanza M. Le giornate del gruppo di Bob trascorrono tra sballo, conversazioni sconclusionate, avventure tra il comico e il tragico.

Bob Arctor nasconde però un segreto: è un agente infiltrato della narcotici. Nella sua casa vi sono telecamere che riprendono tutto quel che avviene. Bob è il classico agente usato in operazioni sotto copertura, che riferisce ai suoi superiori nascosto da una tuta disindividuante (scramble suit nell'originale) che ne confonde i lineamenti e l'aspetto; questo per evitare che qualche talpa all'interno della polizia possa rivelare la sua vera identità alle organizzazioni di narcotrafficanti.

Bob quindi conduce una doppia vita: ogni tanto diventa l'agente di spionaggio Fred, spione e nemico di quelli che nella vita da tossico sono suoi amici. La situazione è complicata dal fatto che uno degli effetti collaterali della Sostanza M è la progressiva separazione dei due emisferi cerebrali, che porta gradualmente a una vera e propria schizofrenia. L'emisfero della razionalità e della logica diventa sempre più autonomo da quello dei sentimenti e dell'intuizione.

La vita di Bob/Fred va pian piano a pezzi, e con lui quella dei suoi amici/vittime tossicodipendenti, fino al tragico finale.

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20 maggio 2024 1 20 /05 /maggio /2024 11:55
Display della pompa di benzina che mi ha tradito (foto di Maurizio

Nel fare benzina, l'altro giorno sono caduto in una trappola (mai capitata prima una cosa del genere)
Ho parcheggiato l'auto davanti all'erogatore, e sono andato alla colonnina per fare la transazione di autorizzazione con il Bancomat (scegliendo anche correttamente l'erogatore dal quale dovevo fare rifornimento).
Sono tornato all'auto e ho sollevato la pistola dell'erogatore inserendola nell'imboccatura del serbatoio.
Il display della pompa segnava un importo che era - se non ricordo male - di 27 euro e qualcosa.
Solitamente, non appena uno solleva la pistola dell'erogatore dal suo alloggiamento, l'importo precedente si azzera e la pompa è pronta ad erogare.
Questo non è accaduto.
Ho sentito un rumore strano, come quando la pompa inizia a darti il carburante, ma poi nulla si è più mosso e l'importo precedente è rimasto fisso.
Indispettito mi sono assai.
Sono tornato indietro alla colonnina del pagamento e ho rifatto la procedura per il pagamento tramite bancomat.
Tempo che sono arrivato alla pompa mi è arrivato attraverso sms un accredito per l'importo di 27 e rotti euro (identico a quello segnato prima nel display della pompa).
In sostanza, mi sono stati presi quei soldi senza che io avessi spremuto una sola goccia di benzina.
Con la seconda autorizzazione di accredito disposta, il display si è azzerato, come dovrebbe succedere di solito.
E ho potuto procedere con il rifornimento.
Ma, mistero!, l'erogazione questa volta s'è bloccata all'importo di 18,98 euro.
Ho fantasticato che in questo modo si è predisposto il tranello per il prossimo utente.
In sostanza, per avere 18 euro di carburante, ne ho spesi 45.00!!!!
Preso per i fondelli!
Tutto difficile da dimostrare poiché, a giudicare dalle notifiche ricevute tramite sms relativamente ai pagamenti Bancomat, mi erano stati detratti entrambi gli importi.

 

La notte prima avevo fatto un sogno che preconizzava una situazione simile…
Una sorta di sonno di vaticinio e di premonizione, quasi profetico, insomma
La notte dopo aver subito il piccolo disguido-truffa, peraltro, ho fatto un sogno che rievocava in qualche modo la situazione appena vissuta

 

Il sogno di anticipazione è questo

De Chirico

C’è un evento scolastico importante e ci sono tutti i ragazzetti della scuola di Gabriel
Forse si tratta di una sessione d’esame o d’un test di qualificazione, una famigerata prova Invalsi, ad esempio
I ragazzi sono indisciplinati e caciaroni come non mai, per nulla intimoriti dalla solennità dell’evento
Ci dicono che si è verificata un’anomalia e che, per poter dar corso alla situazione, occorre che ci rechiamo in segreteria per pagare una tassa extra (e te pareva!)
Io e altri due genitori, molto ubbidienti e ligi, ci muoviamo per raggiungere la Segreteria che si trova al piano superiore e ci mettiamo in coda per effettuare il pagamento richiesto
Ci sono molte lungaggini 
Colui che deve ricevere i soldi appare molta imbranato e incerto sul da farsi 
Gli spieghiamo per bene tutto quanto e lui si prepara a ricevere il dovuto 
I due che mi precedono pagano (ovviamente tramite bancomat per la tracciabilità) e, quindi, viene il mio turno
Alla fine dell’operazione ci rilascia, quel cazzone crozzone con la testa piena di cotone, splendido esempio da manuale di burocrate borbonico, un unico scontrino per l’importo complessivo di tre euro, laddove ciascuno di noi ne aveva sborsato diverse decine
Protestiamo vivacemente di fronte a questa anomalia, dicendo che ci sembra di essere vittime d’un imbroglio 
Discutiamo, i toni si accendono, urliamo 
Quel crazzone é irremovibile nella sua convinzione di essere nel giusto
Sarebbe cosa da prendere un remo e sbatterglielo sulla testa 
Dice con assoluta superficialità che non importa 
Noi replichiamo con veemenza:  Come non importa?
Uno: se dovessimo richiedere un rimborso a che titolo richiederlo visto che la ricevuta é cumulativa per tutti e tre e per l’importo di tre euro soltanto??
Due: anche potendo dimostrare tramite gli estratti bancari che avevamo pagato individualmente e diverse decine di euro per ciascuno, rimarrebbe sempre l’inghippo di non avere nessuno valido un documento di riscontro 
In più, come dimostrare di avere pagato i soldi richiesti per l’esecuzione della prova, avendo a disposizione soltanto uno scontrino per l’importo di tre euro?
Un dilemma paradossale, irrisolvibile! 
Siamo impigliati in una situazione senza uscita, da Comma 22
Quel procione continua a sostenere che è impossibile restituirci i soldi già pagati e rifare tutto daccapo, poiché possiamo dimostrare di aver pagato solo tre euro: con quella sua faccia da schiaffi continua a sostenere di essere nel giusto
Siamo in un’impasse
Bocce ferme impigliate nel cemento
Bloccati 
Nessuna mossa è più possibile 
Stallo totale 

 

Dissolvenza

Il paradosso del Comma 22 è formulato nel romanzo Catch 22 di Joseph Heller (Tranello 22, di norma tradotto con Comma 22).
Il paradosso riguarda un'apparente possibilità di scelta in una regola o in una procedura dove, per motivi logici nascosti o poco evidenti, in realtà non è possibile alcuna scelta bensì soltanto un'unica possibilità. Nella lingua inglese viene citato, di solito, con il significato di circolo vizioso.

I regolamenti a cui i piloti erano soggetti contenevano il Comma 22:
«Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo.»
Si tratta di una norma regolamentare che, in realtà, non è mai esistita.

È una versione del paradosso di Jourdain (a sua volta derivato dall'antico paradosso di Epimenide) con le seguenti due frasi:
«La frase seguente è vera.
La frase precedente è falsa

Questo è invece il sogno successivo al piccolo disguido dal benzinaio

Ho sognato tanto
Tanto tanto 
La mia testa ha ribollito di sogni 
È diventata come la famosa ribollita toscana 
Sognavo che il mio orologio si sfasciava e dovevo portarlo in manutenzione 
Faceva molta fatica a trovare un posto dove lo potessero riparare, perché-mi spiegavano-ormai gli orologi non si riparano più ma si gettano via se sono sfasciati e se ne comprano di nuovi
Questo esige il consumismo illimitato ed estremo dei nostri giorni - e sarà ancora peggio in futuro (il consumismo ci consuma)
Riesco a trovare dopo molta fatica un riparatore di orologi e gli lascio il mio pataccone
Il tizio sgangherato e avvolto in uno scuro tabarro, dietro un bancone ingombro di oggetti i più disparati la cui congerie dà più l’idea di essere in un banco di pegni che in un luogo dove vigano la precisione e il nitore dell’Orologiaio, dopo aver esaminato il mio orologio con attenzione estrema e minuziosa indossando il tipico strumento oculare che mettono gli orologiai all’occhio quando devono riparare i più minuti meccanismi, mi dice: Sì, si può fare! Me lo lasci e ci rivediamo fra qualche giorno! La consideri cosa fatta!
Lascio l’orologio e me ne vado
Rifletto che non mi ha dato nessuna ricevuta, niente di niente, nessun documento cartaceo che mi consenta, eventualmente, di reclamare il mio oggetto 
Qualche giorno dopo  - c’è un salto temporale - devo ritornare a ritirarlo e mi trovo di nuovo a passare da quel luogo, come mi è stato detto 
Faccio fatica a ritrovare il posto 
Sembra scomparso 
Non riesco più a riconoscere le insegne e nemmeno la vetrina 
Poi, dopo numerosi passaggi dalla stessa via, strizzando gli occhi e guardando meglio, mi rendo conto che la bottega del riparatore ha cambiato funzione e sembra essere diventata un magazzino dove affluiscono merci rubate di tutti i tipi 
Infatti, davanti all’ingresso sono ammassati colli delle più diverse dimensioni che vengono immagazzinati all’interno oppure caricati sui camion e, inoltre, vi sono numerosi lavoranti dall’aria patibolare che si danno da fare, caricano e scaricano, parlano, gridano, bestemmiano 
Mettendo da parte le mie paure, mi avvicino e chiedo loro se conoscano quel tale riparatore di vecchi orologi 
Quelli - dopo una certa esitazione - mi dicono che si, lo conoscono quel tipo, è il loro datore di lavoro - il nostro principale, dicono - e lo potrò trovare all’interno del fondaco
Con molta esitazione entro in quel luogo dove ero già stato e mi addentro nei meandri bui e oscuri, percorrendo lunghi corridoi di cui non ricordavo l’esistenza, creati dalle grandi casse accatastate e contenenti - come ora capivo bene o meglio intuivo - mercanzie rubate
Temendo ad ogni passo di perdermi in quel labirinto, arrivavo sino al bancone dove qualche giorno prima avevo sbattuto il mio orologio e chiamavo con voce stentorea: C’è nessuno? 
Si affacciava da un angolo scuro l’orologiaio e gli chiedevo se il mio orologio fosse pronto 
Ma lui cadeva dalle nuvole 
Faceva finta di non capire
Faceva lo gnorri
Faceva l’indiano 
Mi chiedeva: Ma di quale orologio stai parlando? Io qui non riparo orologi!
Ma se proprio vuoi un orologio, sappi che qui gli orologi non mancano e ce ne sono a bizzeffe, di tutti i tipi e per tutte le tasche! 

Così dicendo, indicava con enfasi alcune delle casse ammucchiate, aggiungendo poi: Qui, qui e qui, di orologi ce ne sono di tutti i tipi! Non hai che da scegliere! Ti farò un buon prezzo, vedrai!
Sono tutti orologi di ottima qualità! 
Fai pure la tua scelta! 
Ma ricordati che sono tutti orologi usa e getta!

Ricaccio le mie proteste in gola
So bene che non ho alcuna speranza di riavere indietro il mio amato pataccone
Penso che sia più saggio fare buon viso a cattivo gioco, se posso - voglio - sperare di uscirmene vivo da questo posto
Quindi non posso fare altro che abbozzare, per quanto stancamente
Lo pseudo-orologiaio mi guarda di sottecchi, sornione e con una certa malizia, come a dire: ecco hai capito tutto adesso! Comportati bene e andrà tutto a posto e nessuno ti farà del male!

 

Dissolvenza

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20 maggio 2024 1 20 /05 /maggio /2024 09:54
Interni. Il mio studio (foto di Maurizio Crispi)

C’è una casa in grande disordine
E' come se questa condizione fosse dovuta ad una smobilitazione recente e mai completata, oppure ad un trasloco appena fatto e, dunque, tutti gli oggetti e gli arredi sono accatastati in totale disordine e senza logica alcuna
Altre cose sono davanti la casa, alcune ammucchiate sul marciapiedi e altre ancora dentro un furgone parcheggiato lì davanti
Dai molti indizi sono portato a pensare che si tratti di un trasloco in entrata piuttosto che di una smobilitazione per un trasferimento altrove, ma non c’è nessuno a cui chiedere
Spio all’interno del furgone e mi pare di vedere degli oggetti a me familiari, ma non sono del tutto sicuro del loro riconoscimento 
Risalgo le scale per raggiungere di nuovo l’appartamento: entro al suo interno e mi ritrovo ad aggirarmi da una stanza all’altra, come se fossi in un sogno 
Al centro della stanza d’ingresso ci sono delle rose spiaccicate a terra
Sembra che qualcuno sia passato su quel grande, enorme,  mazzo di rose con un rullo compressore oppure che le abbia calpestate in una frenesia di folle danza derviscia sino a renderle bidimensionali e sottili come sfoglie
Questi fiori spiaccicati a terra mi procurano una grande pena

 

C’è Gabriel con me 

 

Anche lui sembra soffrire davanti allo spettacolo dei fiori malmenati 
Rosa fresca aulentissima… e amen dissolvente 

 

Desolation
Dissolution
La fine di tutte le cose

 

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15 maggio 2024 3 15 /05 /maggio /2024 11:59
libri in studio (foto di Maurizio Crispi)

Questa notte ho compiuto imprese spettacolari, di sport e di resistenza (badate bene: non sto dicendo "resilienza"!)
Non ricordo i dettagli 
Ogni volta che mi riaddormentavo, ripiombavo in sogni analoghi, tutti di performance mirabolanti
Nell’ultima parte del mio dormire dovevo percorrere a piedi - e forse anche in canoa - la distanza che separa Palermo da Cefalù 
Prima di partire telefonavo all’ospedale di Cefalù per sapere se avevano a disposizione una camera per raccogliermi (appropriato lapsus, anche se nelle mie intenzioni la parola era “accogliermi”!) 
Quando telefonavo mi qualificavo come medico, ma dal tono della telefonata si comprendeva bene che mi stavo rivolgendo ad un’ipotetica reception della struttura ospedaliera, come se la struttura fosse dotata di una foresteria per ospitare medici pazzi 
Benché per tutta la notte abbia sognato di compiere le dodici fatiche di Ercole, al risveglio mi sono sentito particolarmente riposato e in pace con me stesso 
Purtroppo mi mancano i dettagli 
Peccato davvero, perché sarebbe stato sicuramente un bel racconto

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13 maggio 2024 1 13 /05 /maggio /2024 12:43
Cielo nuvole e palma (foto di Maurizio Crispi)

Che sogno, ragazzi, che sogno!

 

È stata una notte di sogni molto agitati ed intensi 
Una vera e propria tempesta onirica boreale, ed anche australe
Mi sembrava di vivere nel tempo di questa singola notte un’intera vita 
Ogni volta che mi riaddormentavo, era come se il sogno continuasse a svilupparsi lungo uno stesso filo conduttore
È stato faticoso questo sognare, perché mi ha dato l’impressione, che stessi vivendo un’intera vita parallela 
Ricordo due parti, in modo speciale e più vivido
In una arrivavo in un posto dove avevo lavorato in passato e da cui ero andato via a causa dei cattivi rapporti che si erano creati con alcuni operatori e che mi avevano fatto sentire - nelle loro conseguenze - vittima d'una forma di mobbing verticale
Ma nel sogno il luogo era totalmente differente 
Riconoscevo alcune facce di quel periodo tra cui quella di un operatore (di cui non dico la professionalità) con un volto alquanto grifagno e savonarolesco
Portavo dei libri che, nelle mie intenzioni, avrebbero dovuto essere utili a tutti  per l’aggiornamento 
Entravo nella stanza degli operatori per collocarli in una grande scaffalatura
Mentre li ponevo al loro posto, parlavo e ne illustravo il contenuto 
In particolare, mi rivolgevo con enfasi al Grifagno e gli dicevo: questi sono adatti per te e potresti presentarli tu a tutti gli altri colleghi 
In questo gruppetto di volumi c’era anche il mio sul disagio giovanile, di cui ho recentemente parlato in occasione di un altro sogno 
Lui mi guardava di rimando e dalla sua mimica capivo che mi disprezzava e che quei libri non li avrebbe mai letti e nemmeno presentati agli altri
Pensavo anche che il mio darmi da fare non avrebbe portato alcuno frutto
In questa circostanza, portavo con me anche dei CD  che avevo acquistato nel corso di un mio viaggio in un luogo lontano e, tra questi, ve ne era uno di un gruppo americano che faceva musica blues e, proprio su di questo, mi mettevo a concionare, dicendo quanto questi musicisti fossero all’avanguardia per l’uso spregiudicato delle chitarre duellanti
Qui, l’inquisitore si mostrava un po’ più interessato e condiscendente 

 

In una fase successiva, ero con Gabriel in un posto di mare: una lunga spiaggia, enorme, immensa, di sabbia bianca e, davanti, la distesa infinita del mare azzurro, scintillante nel sole
Facevamo qualcosa, ma non ricordo bene: forse dovevamo compiere una qualche impresa, al termine della quale ci avrebbero consegnato uno o più trofei 
Poi eravamo seduti ad un tavolo della zona dello stabilimento balneare adibita ad area di ristoro e bar
Qui compariva un altro personaggio della mia vita passata, un altro psicologo, con il quale avemmo modo di scrivere, proprio agli esordi della mia attività di medico psichiatra, un libro sulle tossicodipendenze giovanili (il cui nucleo centrale nasceva dalla mia tesi di specializzazione in psichiatria)
Sembrava il boss di questo luogo, lo psicologo che aveva un’aria furbetta e volpina: parlavamo del più del meno, ricapitolando gli eventi della nostra vita come se fosse trascorso un tempo lunghissimo dal precedente incontro
Le cose andavano per le lunghe: intanto, Gabriel era scomparso dal mio campo visivo, non lo vedevo più in giro ed ero preoccupato per il protrarsi della sua assenza
Dopo un po’ ricompariva, tuttavia, ed era tutto contento: mi diceva che aveva appena fatto da solo una lunga nuotata e mi chiedeva anche di prodigarmi perché gli venisse consegnato uno dei trofei in palio
Me lo sono meritato!, ribadiva
Mi rivolgevo allo psicologo che sembrava essere a capo di tutto 
Lui si metteva in piedi, incombendo su di me dalla sua alta statura, e si toglieva l’accappatoio bianco che indossava, rimanendo in costume da bagno e rivelando di avere la pelle lussuriosamente affrescata di tatuaggi policromi
Ed io rimanevo turbato ma anche ero preso da un senso di meraviglia nell’osservare quasi guizzanti sotto la pelle una folla di fantastiche creature che parevano vive
E qui questo secondo frammento finiva e andava in dissolvenza

Questo il libro reale che emerge dalla tessitura del sogno:
Giovani e droga: aspetti psicologici delle tossicodipendenze giovanili da oppiacei. Riflessioni sulla letteratura in margine ad una esperienza presso la divisione neurologica dell'Ente ospedaliero Villa Sofia di Palermo / M. L. Benincasa, M. Crispi, A. Travaglino; prefazione di G. V. Caprara, Casa editrice Bulzoni (Collana: L'Uomo e la Società), 1981

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11 maggio 2024 6 11 /05 /maggio /2024 10:01

«Un uomo può sopportare molto finché può sopportare se stesso. Può vivere senza speranza, senza amici, senza libri, perfino senza musica, fino a quando può ascoltare i propri pensieri.»

Axel Munthe (da "La storia di san Michele")

Locandina di Baby Reindeer

Ieri sera, sono andato a letto dopo aver guardato, mentre cenavo, il secondo episodio di Baby Reindeer che è, evidentemente angosciante al punto giusto
Sono scivolato in un sonno di piombo e ho sognato 
Ero ad un raduno di vecchi compagni di scuola e alloggiavamo tutti quanti in un hotel che avevamo affittato in esclusiva per l’attuazione di questo meeting del sessantesimo anniversario dell’esame di maturità  
Ognuna delle stanze era occupata da uno o più degli ex-compagni
Non so come, non so perché c’era una tipa, bruttissima, orrenda come un’arpia che mi perseguitava, mi seguiva, mi tampinava, non mi dava respiro e io cercavo di fuggire da lei, perché sapevo che mi avrebbe potuto far del male, molto male
In una scena del sogno, cercavo rifugio in una delle stanze occupate dagli ex compagni 
Ricordo che entravo a perdifiato e chiedevo loro di ospitarmi fintantoché le acque non si fossero calmate
Per essere più al sicuro uscivo fuori sul balcone e me ne stavo lì ansimante come un Axel Munthe (ma perchè proprio qui viene fuori questo Axel Munthe?) spaventato a morte
Dopo un periodo di tempo piuttosto lungo venivo fuori circospetto sperando che dopo la lunga attesa, logorata, l’arpia se ne fosse andata, che avesse demorso, ma no!
Era ancora là a scrutare, ad osservare con occhi da avvoltoio, fiancheggiata da una sua scherana, altrettanto orrenda
Mi rintanavo di nuovo nel rifugio sicuro, ma pensavo anche che non avrei potuto passare tutta la vita a nascondermi
Trascorso un altro po’ di tempo, di nuovo riemergevo, pensando che, correndo a gambe levate, sarei potuto andare a ripararmi nella sala cinematografica vicina, dov'era in programmazione un certo film intitolato “Reindeer” (senza "baby")
Uscivo fuori dall’albergo, cominciando a respirare di sollievo e invece… 
I peggiori incubi non hanno mai fine
La mia stalker era là, proprio davanti davanti all’albergo, intenta a parlare con una mia cugina
Scappa, scappa! 
Corri, corri! 
Pensavo di poterla fare franca 
Invece, proprio quando stavo per girare l’angolo e dileguarmi, guardando indietro alle mie spalle per un’ultima volta intercettavo lo sguardo implacabile di lei e capivo che non avrei avuto scampo

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10 maggio 2024 5 10 /05 /maggio /2024 11:05
Il disagio giovanile contemporaneo: immagini di un'adolescenza tradita

Ho fatto uno strano sogno questa notte
Ero in una città sconosciuta 
Ero andato a trovare un mio collega, uno con il quale tempo addietro abbiamo lavorato assieme per scrivere un libro sul disagio giovanile 
Mi ritrovavo in una stanza della sua abitazione dove regnava una grande confusione 
In mezzo agli oggetti sparsi sul pavimento dovevo cercare e raccogliere dei grandi volumi del formato di raccoglitori ad anelli contenenti delle mie opere, scritti ed articoli vari
Con grande fatica riuscivo a raccattarli tutti 
Ne afferravo un grosso fascio e me ne andavo reggendoli sotto il braccio: dovevo trasferirli da qualche altra parte
Lo spostamento non era semplice perché i grossi volumi - in considerazione delle loro dimensioni e del loro peso - non potevano essere portati agevolmente in quel modo e mi scivolavano continuamente: ne perdevo la presa e mi cadevano per terra, costringendomi a continue soste per raccattarli 
Ricordo che questi volumi erano molto impolverati
Prima di uscire, gravato del loro peso, avevo sì provato a ripulirli, ma molto grossolanamente, per cui, sparse su di essi, rimanevano chiazze d'uno spesso strato di polvere secolare che, nell'inevitabile struscio, mi imbrattava i vestiti 
Arrivavamo, infine, ad un altro edificio circondato da un alto porticato monumentale, indubbiamente antico, per non dire vetusto
Il mio amico era con me, ma non nel mio campo visivo: ne percepivo la presenza alle mie spalle 
Mi diceva (voce incorporea) che dovevo salire le scale dell’antico palazzo e portare quei volumi a casa sua, dopo di ché sarei dovuto scendere per ritornaresino al luogo da dove eravamo partiti per prenderne altri
Ero un poco titubante, anche perché avevo capito inizialmente che quei volumi erano destinati a me (per il mio uso personale), ma lui no, sosteneva una tesi diversa dicendo che li doveva regalare uno a ciascuno dei suoi ospiti e che glieli avrebbe consegnati in dono nel corso di un banchetto che egli avrebbe offerto loro di lì a poco
I suoi ospiti sarebbero stati nel numero di otto: motivo per cui occorreva che io stesso sarei dovuto andare a prenderne altri quattro nel luogo di partenza 
Ero molto indispettito per questo 
E comunque, pur recalcitrante o riluttante che di si voglia, mi accingevo a penetrare nell’antica dimora per assolvere il compito, ma c’erano delle difficoltà: l’edificio pareva impenetrabile.
Il portone di legno massiccio appariva solido ed impenetrabile, non vi era traccia di citofoni esterni e nemmeno d'un battente di ferro sull’uscio
Il mio amico che ora riuscivo a vedere e che - come all’improvviso realizzavo - era seduto su una carrozzina a rotelle mi diceva che forse avrei dovuto fare un lungo giro seguendo il perimetro dell’edificio e lì sul retro avrei trovato una porticina (quella della servitù) che mi avrebbe consentito l’accesso
Ero molto disturbato dall’idea di dover fare questa lunga scarpinata reggendo il peso degli enormi volumi, ma sapevo anche che dovevo fare buon viso a cattivo gioco 
Non mi allietava nemmeno l’idea che, dopo aver depositato il primo carico, avrei dovuto ritornare indietro per il secondo
Mi sentivo costretto a fare un lavoro da mulo (senza nessuna offesa per i muli)
Ero piuttosto scontento

 

Dissolvenza

I libroni (raccoglitori ad anelli)

Cosa sono i "libroni" del sogno?  Credo che corrispondano a dei raccoglitori ad anelli, dove all'interno di buste trasparenti collocavo, in ordine cronologico, tutto ciò che scrivevo, sia che fosse stato pubblicato a stampa, sia no (e quindi anche tutto ciò che andavo via rendendo visibile sul web o che veniva pubblicato in blog e/o testate giornalistiche digitali).
All'interno di ogni busta collocavo anche le diverse versioni, sino a quella definitiva.
Ho mantenuto questa abitudine a lungo.
Ci voleva un sacco di lavoro, oltre che materiali (carta, cartucce per stampante, raccoglitori ad anello, buste trasparenti) con un dispendio non indifferente
Poi, ad un certo punto smisi.
Conservo tuttora questo imponente archivio costituito al momento da decine di "libroni".
Se avessi perseverato in questa abitudine adesso sarebbero centinaia, con un non indifferente problema di immagazzinamento…
Diciamolo pure: in un certo periodo della mia vita e poi per molti anni a seguire (almeno 12, credo) ho coltivato questa smania di "archiviare me stesso"...



 

Maurizio Crispi e Eugenio Mangia, Il disagio giovanile contemporaneo. Immagini di un'adolescenza tradita, Ila Palma, 1999

Maurizio Crispi e Eugenio Mangia, Il disagio giovanile contemporaneo. Immagini di un’adolescenza tradita, Ila Palma, 1999

Credo che questa monografia mantenga tutt’ora una sua attualità, anche se quando fu scritto un po’ precorreva i tempi perché il nostro sforzo fu quello di cercare di trovare un filo rosso conduttore che unisse temi e problematiche solo apparentemente diversi.
Oggi richiederebbe di sicuro qualche ulteriore approfondimento per quanto concerne la pervasività delle moderne tecnologie digitali
Peccato che il volume in formato cartaceo non sia più disponibile nel commercio se no con qualche copia di seconda mano.

(Quarta di copertina) Perché sono oggi così attratti dai “non luoghi“ e dai “luoghi eterotopici“, moderni scenari metropolitani generatori di solitudine?
E che cosa li spinge ad impegnarsi ripetutamente in comportamenti rischiosi o corteggiare la morte?
In una società che è stata definita “normalmente tossicomanica“, ha ancora un senso parlare di prevenzione delle tossicodipendenze?
A quali motivazioni risponde il crescente consumo di designer drugs da parte dei giovani della “ecstasy generation”?
Quale valenza psicologica assume il moderno fenomeno delle “pubbliche confessioni“ televisive: storie di vita, di separazioni, di disastri familiari e fallimenti educativi, raccontate dagli adolescenti e dei loro genitori, all’interno dei salotti o delle platee di quella che è stata definita la “TV del dolore”? 

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7 maggio 2024 2 07 /05 /maggio /2024 13:30
Testa di legno con borsalino (foto di Maurizio Crispi)

In un frammento di sogno sono in divisa da ufficiale dell’esercito
Entro in una stanza dove ci sono molti altri (che non conosco), ma in abiti civili; e, poi, - unico in divisa, pure da ufficiale - c’è anche un mio zio, fratello di mia madre
Mi esercito a mettermi sull’attenti, scattante e teso 
Voglio mostrare a mio zio che ci so fare e che sono all’altezza
Ripeto per diverse volte il passaggio dalla posizione di riposo a quella di attenti 
Dico anche a mio zio che, per realizzare un’impeccabile posizione di attenti bisogna stendere la colonna vertebrale verso l’alto, alzando contemporaneamente il mento e quindi protendere anche la testa verso l’alto, in modo da apparire il più possibile marziali, con lo sguardo fisso verso un punto lontano e l’espressione del volto assolutamente immobile

 

Mio zio approva

 

(Dissolvenza)

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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