Sono in viaggio alla guida di una macchina sportiva, tipo una Lamborghini o una Maserati, di quelle auto dove c’è spazio solo per il guidatore e un passeggero, scomodissime, e dove ti sembra di essere seduto a terra, tanto sono basse
Ricordo che mi sono dovuto fermare per fare rifornimento
Scendevo dall’auto, lasciandola parcheggiata vicino all’erogatore di benzina e andavo alla struttura vicina, un market con servizi di ristorazione, dove c’era grande movimento, poiché era scomparso un bambino e tutti erano accorsi per iniziare una grande ricerca collettiva
Parlavo con qualcuno, forse con qualche ragazzino, compagno o amico di quello scomparso
Chiedevo notizie, mi informavo
Poi tornavo all’auto che non era più dove l’avevo lasciata
Entravo in ansia al pensiero che l’avessero portata via poiché avevo lasciato le chiavi attaccate al cruscotto
Ma no!
Qualcuno l’aveva semplicemente spostata perché ingombrava il passaggio
Ed ero lì parcheggiata un po’ più lontana rispetto a dove io l’avevo fermata
Salivo in auto, riflettendo quanto fosse stretto e scomodo l’abitacolo, ma non c’era granché da fare: era questa la situazione e bisognava fare buon viso e cattivo gioco
Ripartivo senza fare benzina, benché il motivo iniziale di quella sosta fosse stato proprio il bisogno di fare il pieno
Al volante dell’auto mi dirigevo di nuovo nella direzione da cui ero arrivato, ma imboccavo una stradina secondaria che non conoscevo
Vedevo in lontananza la via principale intasata all’inverosimile di autovetture
La strada che percorrevo, invece, era disagevole, piena di buche oltretutto
Temevo di distruggere la mia auto con la scocca troppo bassa per un fondo stradale di questo tipo
A un certo punto, vedendo nella distanza che il traffico della via principale che avrei raggiunto di lì a poco era totalmente bloccato (non si muoveva più una foglia e si era formato un tappeto di vetture che si stendeva a perdita d'occhio), decidevo di fermarmi per fare una conversione ad U e poter così tornare indietro, sui miei passi e sulle mie tracce
Mi accorgevo che i comandi non rispondevano bene al tocco dei piedi: e che, soprattutto, i freni non reagivano adeguatamente, come se non ci fossero del tutto
Riuscivo a manovrare comunque, approfittando di un grande slargo, e riprendevo il cammino nella direzione opposta
Mi accorgevo che da una strada laterale iniziava a venire fuori un grosso mezzo agricolo, tipo una trebbiatrice, del tutto incurante del segnale di stop e dell’obbligo di dare la precedenza
Il suo muso, grande, grosso e alto quanto una casa sporgeva sempre di più ed io già mi prefiguravo, in una manciata di secondi, l’impatto violento, poiché i freni non rispondevano in alcun modo
Alla fine, mentre i miei piedi freneticamente si agitavano, muovendosi tra freno e frizione, senza nemmeno accorgermene, mi ritrovavo a premere con forza l’acceleratore e l’auto con un ruggito, spinta dalla forza propulsiva dei suoi 300 cavalli schizzava in avanti e riusciva a passare proprio per un pelo, scongiurando l’impatto
E lì, accovacciato sui talloni,
c’era mio figlio Francesco
che mi guatava
senza dire parola
Rimanevo basito
Era da tanto che non lo vedevo,
che non lo incontravo,
e non gli parlavo
Come reagire a questo improvviso,
inatteso, incontro?
Salutarlo?
Parlargli?
Riprendere un discorso interrotto?
Iniziarne uno nuovo?
O semplicemente non fare nulla del tutto,
lasciando scorrere questo momento,
e i successivi,
con naturalezza,
con fluidità,
come nel caso di due che,
dopo molto andare,
s’incontrano
e senza dire alcuna parola,
senza proferire verbo,
volgono assieme
lo sguardo al cielo notturno
per indagare le stelle e il Mistero?
Ecco due sognucoli, che mi ero dimenticato di riportare qui nel blog e che risalgono ad un anno addietro esatto.
Li avevo soltanto resi visibili nel mio profilo facebook
(2 luglio 2023) Ho sognato che sarei dovuto andare a processo per aver compiuto un reato
Casco dalle nuvole. Il reato di cui mi si accusa non è ben indicato nei documenti che mi sono stati inoltrati o notificati; non so di cosa si tratti
Poi vengo a sapere qualcosa di concreto
Avrei partecipato - così mi dice il mio difensore d’ufficio - al furto d'un enorme orologio che adornava la torre campanaria d'una città in Spagna.
L’avvocato mi chiede di spiegargli il perché di questo gesto, non capisce
Io gli dico che sono stato un fesso
Ho soltanto incontrato due miei conoscenti che mi hanno trascinato in questa loro impresa
Non ho fatto materialmente nulla
Sono stato soltanto a guardare
Non ho fatto però nulla, del pari, per impedire loro di portare a termine il gesto criminoso
L’avvocato mi dice che la mia difesa é piuttosto debole
Verrò egualmente incriminato e processato
non solo in Italia, ma anche in Spagna,
dove il reato è stato originariamente compiuto
“Ma si rende conto?”
Ed io:
“Avvocato, ha ragione! Sono stato un fesso! Anzi un fessacchione! Un vero pinnazzuolo!”
L’avvocato scuote la testa.
“Avvocato, ce la farò a venirne fuori?”
E’ questo il mio ultimo grido prima che mi portino via in manette
(3 luglio 2023) Dei tecnici informatici
vengono per sistemare il computer
da cui lavoro abitualmente
e per rendere più sicuro
l’accesso ai diversi programmi che contiene
Io stesso sono andato a cercarli
da qualche parte
e, per arrivare al posto dove si trova il PC,
abbiamo dovuto fare un lungo viaggio
in un van
per poi fermarci
in un vasto spiazzale deserto
ad una estremità del quale
c’è un emporio
dove rivendono hardware e software
Qui c’è una calca immensa
Tutti vogliono comprare qualcosa
Mi faccio strada a gomitate
e arrivo al banco
per chiedere ciò che mi serve
L’intervento dei tecnici è efficace
Le password nuove sono impostate
Ma nemmeno io le ricordo più
dopo che se ne sono andati
Facevo un viaggio,
un lungo viaggio,
In un paese remoto,
in lontane contrade orientali
su percorsi poco battuti
e poco frequentati da chicchessia
La cosa più curiosa in assoluto
era il fatto che, per procedere,
dovessimo costruirci la strada
letteralmente sotto i piedi,
perché non v’era alcuna strada
e, quindi, andavamo a rilento
La strada doveva essere fatta
metro per metro
su un terreno impervio e roccioso
che non faceva sconti,
attraverso contrade impervie e accidentate
Era una strada concepita
per poter essere percorsa
anche da automezzi
Mi ricordava l’impresa titanica
di Lord Horatio Herbert Kitchener,
ai tempi della guerra contro il Mahdi in Sudan,
quando per condurre
truppe e rifornimenti dal Nilo
al punto in cui si erano radunate
le forze ribelli a Khartoum e a Omduram
venne fatta costruire nientemeno
che una ferrovia, metro per metro,
al prezzo di sudore, sangue e vite umane
Del sogno ricordo alcuni dettagli,
come la messa in posa di alcune pietre
per definire il bordo della strada
(ed era qualcosa
di cui mi occupavo personalmente:
come in un videogioco in soggettiva
vedevo le mie mani al lavoro,
trasportare e poi posare quelle pietre)
E ricordo anche
un’automobile vecchio stile
(di quelle dei primordi
che ancora somigliavano
a carrozze senza cavalli)
che veniva avanti
tutta traballante e scoppiettante
carica all’inverosimile
di passeggeri e masserizie
e noi - costruttori della strada -
tutti fermi a guardare con meraviglia
quella faticosa avanzata
e poi vederli imboccare,
malgrado il nostro affannarci e sbracciarci,
una deviazione che non portava nulla,
ma il guidatore persisteva
come un crasto
nella direzione sbagliata,
ostinata e contraria
Mi sembrava di essere in un film
di esotiche atmosfere
o in un romanzo
oppure immerso
in una delle affascinanti narrazioni
tra storia e geografia
di Stefano Malatesta
E mi sono ricordato, ovviamente,
del romanzo “Le quattro piume”
di un certo Alfred E. W. Mason
che lessi anni fa,
avendo poi occasione di vedere
un film recente omonimo
su di esso ispirato
e si tratta di “Daniel Martin”
il cui omonimo protagonista
persegue il sogno di diventare
uno sceneggiatore hollywoodiano
e in particolare quello di poter elaborare uno script
per un film che racconti vita e imprese di Kitchener
E qui non ricordo altro
(da Wikipedia) Horatio Herbert Kitchener, comandante in capo delle armate anglo-egiziane, venne incaricato di riprendere Khartum. Il 18 marzo 1896 Kitchener entrò in Sudan con 11.000 uomini armati delle armi più moderne e sostenuto da una flottiglia di barconi dotati di mitragliatrici e cannoni. Il 7 giugno Kitchener raggiunse Ferkeh, una guarnigione lungo il fiume Nilo in mano alle forze mahdiste.
La battaglia di Ferkeh venne vinta facilmente dal generale britannico, che procedette lungo il fiume in maniera metodica.
La ferrovia dal Cairo venne estesa a Wadi Halfa, permettendo l'arrivo di nuove truppe e approvvigionamenti.
Agli inizi del 1898 Kitchener disponeva di oltre 25.000 uomini.
Alla battaglia di Atbara (aprile 1898) le forze mahdiste (60.000 uomini, ma mal armati) vennero battute, permettendo quindi la marcia di Kitchener verso Omdurman, la città che sorge di fronte a Khartum e che era stata trasformata nella capitale dello Stato mahdista.
La battaglia di Omdurman ebbe luogo nel settembre 1898, e fu vinta dai britannici grazie all'uso delle mitragliatrici Maxim. Dopo il superamento della crisi di Fascioda, la vittoria britannica costrinse il khalīfa ʿAbd Allāh al-Taʿāysh a fuggire verso il sud, dove morì durante la battaglia di Umm Diwaykarat, il 24 novembre 1899.
I britannici divennero i nuovi governatori del Sudan, sebbene una parvenza di codominio con gli egiziani sia rimasta in vigore fino all'indipendenza del paese nel 1956; infatti Sudan Anglo-Egiziano fu il nome ufficiale del paese per tutto il periodo.
Alfred Edward Woodley Mason ( Dulwich, 7 maggio 1865 - Londra, 22 novembre 1948) è stato uno scrittore e politico britannico. Il suo romanzo più conosciuto è Le quattro piume (1902), da cui sono...
Ero in un’altra città, forse Bergamo, poiché il tessuto urbano era articolato in una parte alta antica e una bassa, moderna
Mi recavo in un ufficio pubblico a richiedere dei documenti
Dovevo fare certe operazioni: mettermi a turno, specificare il tipo di documento che mi serviva e infine aspettare la chiamata da parte dell’impiegato preposto al rilascio di quel tipo di documentazione
Sin qui andava tutto liscio
Mi ritrovavo successivamente nell’ufficio d’una società assicurativa: qui dovevo rinnovare una polizza
Le cose si facevano lunghe
I due impiegati (o funzionari) con cui mi ritrovavo a parlare avrebbero dovuto soltanto farmi firmare delle carte per il rinnovo della polizza, ma non cessavano di propormi altre ipotesi, cosicché io mi decidessi a impegnarmi in servizi assicurativi aggiuntivi alla polizza di base, di cui mi facevano balenare gli incredibili vantaggi
Di fronte a questo atteggiamento furbesco, mi innervosivo non poco e dicevo all’impiegato che ero lì solo per rinnovare la mia polizza e nient’altro, niente di più e niente di meno, e che doveva smetterla di cercare di vendermi cose che non volevo
Detto questo, pigliavo armi e bagagli e me ne andavo con foga, senza concludere
Mi trovavo a risalire su per il colle, per raggiungere di nuovo gli uffici municipali ubicati appunto nella città alta
Quando ero quasi arrivato, notavo un grande assembramento: all’inizio immaginavo che si trattasse di persone accalcate in attesa anche loro di entrare negli uffici comunali, ma poi mi rendevo conto che c’era stato un grande incidente con morti e feriti
Vedevo vittime scomposte, distese sull’asfalto, e altri viventi sanguinanti, confusi, dalle movenze incerte e traballanti
Non riuscivo a capire cosa fosse accaduto, se si fosse trattato di un incidente del traffico, oppure se ci fosse appena stato un attentato dinamitardo
Certo, lo spettacolo era terribile ed impressionante: sembrava di essere in zona di guerra
Ciò nonostante io perseguivo il mio scopo, senza lasciarmi coinvolgere, scavalcando i corpi delle vittime, scansando i feriti e non ascoltando le loro richieste di aiuto
Quindi, accertato che non dovevo rispettare i tempi d’attesa di una coda, con rudezza, cominciavo a fendere la calca e a farmi strada
Ricordo, in particolare, tra i sopravvissuti una tizia con il volto striato di sangue e con i vestiti laceri che cercava di rialzarsi da terra, compiendo in maniera stereotipata una sequenza di gesti senza scopo e ripetendoli senza fine al rallentatore
Sia come sia, riuscivo alla fine ad entrare negli uffici del municipio
Edotto dalla mia visita precedente conoscevo perfettamente la procedura da seguire: di conseguenza, potevo andare dritto allo scopo
Ma c’è un ma...
Come per un’improvvisa folgorazione, mi rendevo conto che nessuna della tipologia di servizi offerti si poteva adattare alla mia attuale esigenza
Infatti, mi rendo conto che sono salito per la seconda volta sino al colle del municipio per fare autenticare un documento che é, giusto giusto, proprio quello dell’assicurazione rinnovata
Ma io non sono in possesso di quel documento, poiché me ne sono andato dall’ufficio dell’agenzia assicurativa, interrompendo le trattative con l’impiegato che voleva vendermi altri prodotti, lasciando la procedura in tronco, senza firmare il rinnovo e soprattutto senza il documento prezioso in mano!
Quindi, ora che mi ritrovo al municipio con la possibilità di fare una copia autenticata, senza il documento originale ho in mano solo un pugno di mosche in mano
Sono piuttosto irritato con me stesso e per la mia leggerezza
Non vorrei perdere il turno
Non vorrei rinunciare alla posizione di vantaggio che ho acquisito rispetto a tanti altri ma non c’è nulla da fare, senza il documento originale non ho dove andare
Sopraffatto da un senso di inutilità, esco dal municipio per ritornare da basso seguendo a ritroso tutta la strada già fatta e per tornare a bussare nuovamente alla porta dell’agenzia assicurativa
Mi avvio per la lunga strada che scende dal colle e devo nuovamente immergermi nel cuore della folla dolente dei feriti sanguinanti e delle vittime distese per terra
Ed è uno strazio
Poi mi ritrovo a scendere per quella strada, lungo quei tornanti in discesa, su uno skateboard
(su cui io non sono mai riuscito ad andare… e sembra invece che me la cavi alla grande)
Ho fatto lunghissimo sogno che pareva non dovesse finire mai
Andavamo a casa del dottor Corrao, il mio psicoanalista di un tempo
Io dovevo fare la mia seduta ma, arrivando, trovavo una situazione totalmente diversa dall’usuale
C’era tanta gente per lo più persone che ritenevo di non conoscere e di non avere mai visto prima
L’atmosfera era festosa
Francesco Corrao si mostrava come un padrone di casa gioviale, un anfitrione quasi, e vedevo che cercava di mettere tutti a suo agio
Vicino a lui c’era una piccola lince, chiaramente addomesticata, che si comportava come un gatto e richiamava molte attenzioni su di sé, da parte del dottor Corrao e anche da tutti gli altri presenti
Avrei voluto sedermi sul lettino, quello che usavo allora, ma non ce n’era traccia
Al suo posto c’era una piccola dormeuse scomponibile in due parti
Io avrei voluto comunque accomodarmi e lui diceva: “Siediti pure!”
Ma c’era seduto qualcun altro sulla dormeuse e, quindi, io titubavo
Francesco Corrao, eludendo la mia perplessità, mi diceva: “Vieni! Andiamo! Dobbiamo sbrigare qualcosa!”
Mi conduceva in un piccolo studiolo dove erano già seduti ad un tavolo tre psicoanalisti anziani, tre donne, e anche lui si accomodava al tavolo.
Io, invece, rimanevo in piedi davanti a loro, come se fossi sotto esame o forse soltanto per deferenza
Il dottor Corrao mi ingiungeva in maniera garbata di raccontare ciò che avevo visto e sentito di una precedente situazione in cui era coinvolta mia cugina Patrizia, nella sua veste di psicoanalista, a cui io avevo partecipato come co-terapeuta ed io cercavo di sviscerarne il ricordo, recuperando quanti più dettagli - sensazioni, intuizioni e associazioni - fosse possibile
C’era, in particolare, una frase che era stata detta in quella seduta che rimandava ad altri significati e che era particolarmente evocativa d'un potenziale problema che sino a quel momento era rimasto occultato
Io cercavo appunto di riferire quel particolare momento di quella seduta, focalizzando le frasi dette sia nel loro contenuto manifesto sia in quello più occulto e tale da dover essere sottoposto ad una ermeneutica, tuttavia mi confondevo, non riuscivo ad essere chiaro nella mia esposizione
Quello che era chiaro nella mia mente, nel momento in cui cercavo di tradurlo in parole pronunciate ad alta voce, si faceva confuso ed evanescente
Loro tuttavia mi ascoltavano con grande attenzione (e dunque anche con molto apparente interesse) e prendevano appunti, benché io avessi l’impressione che stavo blaterando di cose senza senso
Pareva che stessi liberando della verità nascoste e loro porgevano alle mie farneticazioni un orecchio attento
Ero lusingato di questo, ma - al tempo stesso - anche preoccupato: oscillavo nel pensare che fossimo così riuniti per una seduta di supervisione ad un caso oppure perché essi, psicoanalisti esperti ed anziani, stessero conducendo delle indagini su una situazione di potenziale malpractice
La mia argomentazione - quella che invano cercavo di sviluppare in maniera chiara - era abbastanza fondata sull’intuizione che, nel corso di quella seduta a cui mi riferivo, la paziente avesse portato l’attenzione - con il suo materiale onirico - ad una situazione in cui in una relazione a due si introduceva o occultamente un terzo personaggio, con un coinvolgimento scabroso
Sia come sia, ad un certo punto, il consesso di psicoanalisti anziani mi congedava e io ritornavo alla grande sala di ricevimento di cui non potevo fare a meno di apprezzare gli arredi, le suppellettili e i quadri (ed era sempre onnipresente la lince-gatto, con i suoi voluttuosi stiramenti e le sue fusa) e, a ruota, tornava anche il dottor Corrao
Ancora una volta venivo invitato ad accomodarmi sulla "dormusa", ma - stavolta - c’erano già sedute altre persone con cui cominciavo a conversare come se fossero conoscenze di vecchia data
Parlavamo e celiavamo
Anche Corrao, di ritorno, si univa a questi scherzi e lazzi
Cominciavamo a fare un gioco su chi é chi
Per esempio, Francesco Corrao, indicando un gruppetto di tre, diceva agli astanti, “Vediamo chi è capace di riconoscere tra questi tre chi è mio figlio”
Io lo sapevo ma tacevo, perché non volevo rovinare il gioco agli altri
Quindi, lasciavo che il dottor Corrao parlasse e - come si fa in questi giochi sociali - seminasse degli indizi utili all’identificazione
Raccontava anche delle cose che riguardavano il suo rapporto con il Centro di Salute Mentale (CSM) e con il fatto che periodicamente operatori del CSM telefonavano per ottenere una certificazione e che non c’era mai alcun problema, perché lì riconoscevano immediatamente la sua voce
Poi, il Corrao proponeva un altro gioco nello stesso filone e diceva indicandomi “Vediamo chi è il dottore Corrao di noi due”
Io pensavo che non ci fosse alcuna possibilità di sbagliare
Eppure stavo al gioco e cercavo di imitare Francesco Corrao, parlando e dicendo delle frasi e cercando di modulare la mia voce come quella sua
E qui il sogno finiva
È stato un sogno strano e meraviglioso che mi ha lasciato sensazioni speciali
Mi sentivo in pace, anche se c’era l’imbarazzo incombente di dovermi sottoporre (o meglio di dover partecipare) ad una seduta psicoanalitica alla presenza di tante persone diverse molte delle quali non conoscevo e di cui ignoravo l’identità (Erano colleghi? Erano studenti? Erano apprendisti?).
Sentivo che la mia identità sarebbe stata come violata, se altri avessero ascoltato; e cosa avrei detto, sapendo che tutti avrebbero ascoltato le mie confessioni, le mie confidenze, i miei turbamenti?
Malgrado ciò ero anche tranquillo e godevo la situazione, momento per momento
Sapevo che se avessi dovuto affrontare una seduta di psicoanalisi lo avrei fatto comunque, magari chiudendo gli occhi, astraendomi, oppure entrando in una dimensione onirica per annullare l’effetto intrusivo di tanti spettatori
Mi sono allertato,
mi son guardato attorno,
i miei sensi tesi
C’era sul tavolo un sacchetto di plastica
pieno di reginelle
tanto belle
E ho notato
con stupore e con sorpresa
che l’estremità del sacchetto
accuratamente annodata
(il nodo l’avevo fatto io stesso,
poco prima, giuro!)
si stava srotolando
con estrema lentezza,
animata di vita propria
Sembrava una serpe
intenta a sciogliere con pigrizia
le sue spire
e a levare la testa lanceolata verso di me
Mi sono allarmato
Ho pensato:
Ecco, in un film horror
o in un racconto del Re
davanti a me ci sarebbe per davvero
un malefico serpente
ed io non avrei alcuno scampo
Ma qui che non siamo in un film horror
ho la possibilità di scegliere
e quindi andrò a farmi uno sciampo
Ma il mio pensiero è stato soltanto
un wishful thinking
Davanti a me c’era ora un serpente
in carne ed ossa, vibrante, enorme,
eretto in tutta la sua possanza
con una lingua biforcuta saettante
fuori dalla stretta bocca,
gli occhietti malevoli stretti tra le squame
a fissarmi giallastri ed ipnotici
Uno sguardo cattivo e paralizzante
Capivo che era giunta la mia ora,
recitavo le ultime preghiere
e mi disponevo a ricevere
dritto negli occhi
lo schizzo di veleno fatale
1. Un sogno davvero grandioso e mi ci sono immerso
Ero al mare
Riconoscevo il luogo ed era quasi certamente la sede nautica del Club Canottieri Roggero di Lauria, ma c’era qualcosa di diverso
La discesa al mare era diventata molto più scoscesa ed erosa e quindi lo scivolo per le imbarcazioni era estremamente disagevole
Io andavo lì con l’idea di uscire in barca e di fare un bell’allenamento di voga come un tempo
Osservavo il mare dall’alto e vedevo la baia di Mondello tutta grigia e tempestosa
Era uno splendido spettacolo, orrido, per alcuni versi, ma anche maestoso, ma non c’erano certo le condizioni ideali per vogare con il canoino o con il K1
Me ne stavo lì a guardare le grandi ondulazioni delle onde, pieno di desiderio
Arrivava Paolo, antico mio compagno di allenamento, e gli chiedevo se fosse già uscito (a vogare si intende)
Lui mi diceva di sì, poiché al mattino presto le condizioni del mare erano più che accettabili
Io gli dico che, dal lato del paese, ancora adesso c’è calma piatta, perché da quel lato la baia è solitamente più riparata dal vento
Intanto, ho modo di osservare che lo scivolo per le barche s'è fatto ancora più ripido e scosceso, con una pendenza che si avvicina al 90% e che, in pratica, è divenuto inutilizzabile: per poterlo percorrere da su verso la superficie del mare occorre ora avere la perizia di un rocciatore
Nel sogno accadevano molte altre cose di cui non ho più memoria
16 giugno 2024
2. Ero in viaggio ancora una volta e dovevo prepararmi per un transfer in aereo
Controllavo accuratamente il mio bagaglio e ricordo anche che il mio intento era quello di viaggiare leggero
Quindi cercavo di sfrondare il più possibile il mio bagaglio delle cose inutili e superflue
Era un’operazione lunga e difficile
Mi rendevo conto di quanto ordinariamente siamo appesantiti da oggetti inutili che tuttavia ci portiamo appresso per abitudine o per motivi affettivi
Soprattutto dal mio zaino - quello con cui vado sempre in giro - tiravo fuori ogni sorta di cose
C’erano - ad esempio - un piccolo coltello serramanico multiuso ed anche un paio di cesoie da giardinaggio
Inizialmente entrambi gli oggetti li riponevo dentro lo zaino poiché - mi dicevo - avrebbero potuto tornarmi utili, ma poi mi ricordavo che avremmo dovuto viaggiare in aereo e, di conseguenza, con molte complicazioni ritiravo fuori entrambi gli oggetti e li lasciavo, molto a malincuore
Non ricordo se poi, in effetti, partivamo con l’aereo
Ci ritrovavamo comunque a camminare lungo una spiaggia molto bella, di sabbia fine, davanti ad un paesaggio marino mozzafiato
Camminando ci imbattevano in una grande comitiva di turisti e loro, quando ci fermavamo a scambiare quattro parole, ci dicevano che la strada era bloccata e che non avevano potuto proseguire nel loro viaggio e che si trovavano lì per una sosta in attesa di trovare un percorso alternativo
Io dicevo loro che sarebbero potuti venire con me e che avrei indicato loro una strada
Ci incamminavamo, procedendo con un certo impaccio per via del peso dei bagagli, ma anche del fatto che la sabbia molle non si prestava ad una andatura più svelta
Arrivavamo così ad una costruzione di legno e muratura proprio sul mare, costruita a ridosso d'una caletta e con un piccolo molo di pietra per facilitare l’approdo di piccole barche
C’era anche una struttura per il rimessaggio delle imbarcazioni di piccola stazza
Entravamo e davamo un’occhiata in giro
Il resto della comitiva mia e del gruppo di turisti privi di direzione era adesso scomparso
Ero solo con altre due o tre persone tra cui un bambino con sindrome di Down che nel suo comportamento era molto agitato, inquieto e continuamente bisognoso d'un arginamento di un’eccessiva esuberanza comportamentale
Entrava dentro l’hangar per l’imbarcazioni accompagnato da una donna forse (identità ignota, o forse - per come posso pensare - il suo nome era Damiana) ed io temevo che si potessero verificare dei problemi o degli incidenti
Invece no: poco dopo sentivo l’eco di un animata e gioviale conversazione, molto amichevole, e venivano fuori nuovamente accompagnati da un signore anziano il quale sembrava molto apprezzare la compagnia del ragazzino con sindrome di Down, come se fosse aduso da lungo tempo ad avere a che fare con soggetti portatori di questa problematica
Mi sentivo di molto sollevato e respiravo liberamente, mentre sino ad un attimo prima avevo ottenuto il fiato sospeso
E di nuovo ci camminavamo questa volta camminando nella direzione da cui eravamo giunti e quindi nuovamente verso quella spiaggia
L’altra persona che era con me, oltre alla donna e al ragazzino di cui ho detto, era un bodybuilder
con muscoli mostruosamente sviluppati, una specie di Schwarzenegger, e camminava davanti a me e esibendo i muscoli che ad ogni banale movimento serpeggiavano sotto la pelle
A poca distanza c’era un altro bodybuilder il quale indossava sopra i muscoli ipersviluppati e scintillanti per via di oli ed unguenti abbondantemente spalmati sulla pelle, una leziosa vestaglietta di plastica trasparente
Questo bodybuilder, in particolare, si muoveva leziosamente e con movimenti effemminati che conferivano alle enorme massa dei suoi muscoli un aspetto grottesco
E quindi adesso c’era questa sorta di piccolo circo fatto da questi due bodybuilder che sembravano essere quasi in competizione l’uno con l’altro, dalla donna dall’identità incerta (Damiana) e dal ragazzino mongolo
Mi sentivo un po’ confuso come se mi fossi imbarcato in una sorta di corte dei miracoli
Temevo anche che altri, osservando le movenze di questo strano quintetto potessero pensare di me che io fossi gay ed ero quindi alquanto incerto nei miei movimenti, cercando di evitare qualsiasi gesto che potesse dare adito a dei dubbi o a far pensare che vi fosse tra me e i due body builder una qualche forma di intimità
Ci addentriamo di nuovo lungo la spiaggia che ora avevo un aspetto lievemente diverso
Infatti, pur essendo di base larga e piatta presentava sparse qua e là delle formazioni granitiche sviluppate in senso verticale che sembravano enormi sculture a volte dritte come obelischi e talaltra aggettanti come immensi archi o formanti delle curvature che sfidavano la forza di gravità
Cercavamo un posto dove fermarci e dove delineare i confini di un improvvisato campo da gioco per una partita di beach-volley
Era difficile trovare una spianata di spiaggia sufficientemente libera sia perché vi erano tanti distesi al sole sopra le loro tovaglie da mare oppure intenti in giochi balneari, sia perché vi erano queste enormi e ardite sculture di pietra che uno le guardava e rimaneva a bocca aperta per la meraviglia
A questo punto si univa alla comitiva un mio paziente attuale il quale pareva molto contento di essere lì con noi
(Dissolvenza)
30 maggio 2024
3. Ho sognato, tanto per cambiare
Dov’ero questa volta?
Mi trovavo in un grande stabilimento balneare
Quello che vedevo era insolito
C’era un’enorme quantità di cabine e piccoli bungalow ben allineati in lunghe file attorno a grandi spazi pieni d’acqua
Sembrava uno stabilimento balneare lacustre costruito su di un labirinto di specchi e vie d’acqua comunicanti
Tutto l’insieme aveva un aspetto bellissimo, indubbiamente
Vedevo dispiegarsi in lontananza canali e superfici liquide che si ramificavano e si connettevano tra loro
Ogni bacino d’acqua immobile e scintillante era contornata da cabine di legno dipinte con vivaci colori che sulla liquida superficie si riflettevano
Vedevo anche dei tipi, cioè delle persone, muoversi pigramente in lontananza su piccoli natanti che potevano essere tavole da stand surfpaddling oppure oppure canoe o anche semplici sandolini
O forse era soltanto una mia falsa percezione per colmare un’intollerabile desertitudine
Ero in esplorazione, ma non c’era nessuno in giro, a parte quelle figurette lontane e irraggiungibili come in un dipinto di Guardi e di altri paesaggisti veneziani
Pareva che tutto il mondo fosse andato in rovina o che tutto quanto fosse stato all’improvviso abbandonato e svuotato, lasciando però ogni cosa intatta a futura memoria
Ero lì con altri di cui avevo consapevolezza, ma che rimanevano sempre fuori dal mio campo visivo, e con loro, come in esplorazione, andavamo passando da uno specchio d’acqua all’altro a guado, provocando nell’acqua fredda e immobile, come unico rumore, un debole sciaguattio
L’acqua, peraltro, era trasparente ed era popolata dall’affaccendamento di piccoli animali marini dai colori vividi che non mi parevano appartenere a specie viventi conosciute
Andando avanti e avanti, stesso identico panorama, ma il fondale adesso non era più sabbioso
Ora si trattava di vere e proprie vasche, costruite con pietre e grandi lastroni perfettamente combacianti o, in alternativa, decorate con altre pietre rocciose, disposte ad arte per simulare una costa scogliosa
Dentro le grandi vasche si scorgevano delle cavità più piccole, alcune delle quali apparivano parzialmente riempite di macerie
Sguazzavo con gioia e con curiosità dentro queste vasche e, intanto, mi guardavo attorno ammirato e meravigliato dalla magnificenza di ciò che vedevo, da quelle vestigia, tracce di un’antica civiltà ormai del tutto estinta
In particolare, mi sorprendevo ad ammirare un’enorme vasca di pietra, collocata davanti alla facciata di un magnifico palazzo nobiliare il cui ingresso monumentale, contornato da grandi colonne intarsiate e scolpite, era dotata di una grande scalinata - come un Ghat sulla riva del Gange - che consentiva un tempo agli abitanti della magione di entrare direttamente nell’acqua per compiere abluzioni rituali
Dominava dentro di me, durante tutto il sogno, il senso di una grande meraviglia
(5 aprile 2024)
4. Sono in un posto diverso dall'ordinario
Forse è Malta,
ma nello stesso tempo non lo é
Ci sono edifici grandiosi
che rievocano antichi fasti,
baroccheggianti
e gigantesche mura di difesa, ciclopiche
Soffia un vento eterno,
dal quale non c’è riparo
Sono estasiato,
pieno di meraviglia per ciò che vedo,
curioso anche
di conoscere questa nuova realtà,
di mangiarla con gli occhi
sino alla sua essenza più profonda
Lungo le strade affollate corrono
come in un giorno di festa
degli autobus coloratissimi
che vanno su e giù per le strade ripide,
carichi di gente ed alcuni anche sul tetto
Non sono da solo,
ma appartengo ad una comitiva di viaggiatori
(che non conosco)
Poi siamo in un albergo enorme
e ci aggiriamo lungo un’infinita serie
di stanze comuni
alla ricerca di quella dove si fa il breakfast
Sono affamato (tutti lo sono)
Non sappiamo dove andare
perché la responsabile del nostro gruppo
s’é dileguata
senza darci spiegazioni
e siamo abbandonati a noi stessi
Finiamo in una stanza
dove è allestito un buffet
che é in realtà riservato
alla comitiva dell’agenzia Kiwi Tour
(così recita un cartello scritto a grossi caratteri)
Siamo fuori posto, degli estranei,
dei clandestini,
ma l’addetta al servizio, gentilissima,
ci offre comunque da mangiare
e a me tocca uno squisito sandwich
con ripieno di prosciutto e formaggio,
ben farcito e arricchito di maionese
Mangio di gusto
(avevo proprio fame)
Poi ci avviciniamo all’uscita
poiché dovremmo partire
per un tour di visita alle bellezze dell’isola
Non sappiamo dove andare,
perché la nostra responsabile
se n’è andata chissà dove
e ci ha abbandonati
Vedo che altri gruppi
seguono disciplinati le istruzioni
dei rispettivi capi cordata
(ognuno di loro dotato
d’un bastone di comando)
e che, a poco a poco,
s’imbarcano sui torpedoni in attesa
Dove andremo?
Cosa faremo?
Mi ritrovo ad armeggiare con un I-Phone
Scatta una suoneria
(o forse è un brano musicale)
che parte a tutto volume
Cerco di manovrare i diversi comandi
per smorzare il suono insistente
Niente da fare!
Non ci riesco Aiutooo!
Le mie dita sono intorpidite, impacciate
come fossero diventate rigide salsicce
Il suono continua insistente
Temo che gli altri dormienti
possano esserne risvegliati
e che poi vengano a lamentarsi con me
Mi sveglio di colpo
Allora era solo un sogno!
Respiro di sollievo
E il vento continua ad ululare,
feroce
(C’era molto altro
che però mi è sfuggito)
(7 gennaio 2024)
5. Sono in un grande resort vacanziero
e faccio parte di una comitiva
composta da intere famiglie con bambini
Riconosco anche alcuni genitori
della scuola di mio figlio
Siamo tutti in questo posto, enorme,
pieno di attrazioni marine e non,
un’ammucchiata,
una confusione inaudita
con pasti abbondanti, al buffet,
garantiti ad intervalli regolari,
ma bisogna rispettare gli orari,
perché se si arriva fuori tempo
si rimane senza
(a bocca asciutta)
É un resort misto,
perché c’è anche una cittadella proibita,
un’area interdetta ai bambini,
al cui interno è possibile partecipare
ad intrattenimenti erotici e a partouze
Per accedervi bisogna pagare
un pedaggio, più cospicuo
se ad entrare sono uomini soli,
di minore entità per le coppie,
mentre le donne single non accompagnate
usufruiscono della gratuità
Fuori ai due lati del botteghino,
dove si paga per l’accesso
e dove occorre dar prova della propria età,
sono disposte delle bacheche
nelle quali sono esposte foto esplicite
che mostrano al visitatore novizio
ciò che accade all’interno
Vedo due ragazze
che indugiano davanti
alle bacheche
e che, conversando tra loro,
si chiedono dove si possano acquistare
le foto che le ritraggono
Io sono nella comitiva
e vengo risucchiato oltre
(stacco)
Siamo di ritorno
da un qualche divertimento collettivo
e siamo bene in ritardo
rispetto all’orario della mangiatoia
Siamo costretti ad accelerare il passo
ma siamo come una mandria imbufalita
che è difficile tenere assieme e compatta
Poi, i bambini creano
continui diversivi e rallentamenti
Occorre imbarcarsi
su una specie di cestello funicolare
per arrivare alla mensa
che si trova molto più in basso
e così facciamo
stipati all’inverosimile
Il cestello così carico
oscilla nel vuoto
e pare che qualcuno possa volare giù
Io scongiuro il pericolo,
tenendomi convulsamente aggrappato
ad una sbarra,
le nocche sbiancate per lo sforzo
Uno accanto a me
mi sussurra all’orecchio:
Grazie! Il suo coraggio
mi è d’ispirazione!
Quando al termine della discesa
il cestello affollato
Oscilla pericolosamente
senza toccare terra
e siamo ancora troppo alti
per potere saltare giù
Il manovratore è una bestia!
Tutti gridano impauriti!
Alla fine con molte scosse atterriamo
e tutti si riversano fuori,
starnazzando
Ma la porta che immette nella sala mensa
è chiusa
(a quanto pare dovremo aspettare
che i primi giunti concludano il loro pasto)
Alla fine, il portale viene spalancato
e tutti sciamano dentro spintonandosi
Quando io arrivo al tavolo del buffet,
il cameriere addetto alla distribuzione
mi dice che è quasi tutto finito
e mi porge un bicchiere
pieno di una bevanda nerastra
che pare ciofeca
Si accontenti di questa bevanda, mi dice,
É ottima e corroborante!
Ho dei forti sospetti al riguardo
Intanto, con la coda dell’occhio
vedo che ad un bambinello,
alto quanto un soldo di cacio,
viene consegnata un’enorme guantiera
carica di pezzi di rosticceria mignon
Il bambino se ne va subito
con il suo carico prelibato
in equilibrio alquanto precario
e con andatura malferma
Lo seguo con intenti rapaci,
perché il mio stomaco gorgoglia
e reclama la sua parte
Ci inerpichiamo lunghi ampi scaloni
sino ad arrivare quasi alla cima d'un ampio edificio
Intravedo il bimbetto che incede
sempre con la sua guantiera
carica di prelibatezze
sulla più alta delle terrazze,
per poi infilarsi in una porta
Quando arrivo ai piedi di quella terrazza
constato che non vi è alcuna via d’accesso
e che occorre compiere un’azione di free climbing
pencolando nel vuoto
prima di potere raggiungere con uno slancio il parapetto di quella terrazza
Lo faccio o non lo faccio?
Mi butto o non mi butto?
In queste cose sono in genere
piuttosto timoroso e pusillanime
Preferirei non cimentarmi
anche in questa circostanza
Ma poi decido per il sì
Mi aggrappo
Mi sollevo di braccia
Compio un rapido volteggio
con gli arti inferiori
E ce l’ho fatta!
Mi complimento con me stesso
per l’ardire ed anche per l’agilità
messa in campo
Ci manca soltanto una salva di applausi
da parte di una platea virtuale,
come nelle sitcom
E ora andiamo alla ricerca del cibo
che mi spetta!
(dissolvenza)
(29 dicembre 2023)
6. Sono in un posto,
un’area portuale,
dove stanno stivando in una nave,
con l’ausilio di possenti macchinari,
delle carrube
Ma qualcosa non mi quadra,
perché sono bianche
(o forse sono sbiancate)?
Di ciò - di quest’anomalia -
non riesco a darmi pace
Chiedo, interrogo,
faccio domande,
ma nessuno sembra darmi risposte convincenti
Alcuni mi dicono di leggere le etichette che corredano le balle di fave
ma lì ci sono solo dati tecnici
che riguardano le procedure d’impacchettamento e non altro
Io insisto, diventando molesto
I lavoratori portuali mi guardano
con sospetto e forse anche
con commiserazione,
come se fossi un pazzo,
un esaltato o un molestatore,
uno che Interferisce con il loro lavoro
Non riesco a cavare un ragno dal buco
Eppure qualche verità nascosta,
da qualche parte deve pur esserci
Non è naturale che le carrube siamo bianche
Forse vengono trattate con la calce,
rimugino, ma con simile procedura
perderebbero tutte le loro proprietà
organolettiche e nutrienti
E dunque?
Cerco di coinvolgere altri
nell’attenzionare una simile anomalia
ma tutti rimangono indifferenti,
anche i giornalisti che interpello
per indurlo a scrivere sull’argomento
e mobilitare l’opinione pubblica
È così che vanno le cose, del resto
Oggi nessuno si incuriosisce più per nulla
Non c’è nessuno che si sorprenda
nemmeno per un po’
Nessuno che si ponga delle domande
e che voglia andare alla ricerca della verità
Io sí, invece,
io mi pongo interrogativi, sì,
come per questa cosa per adesso
Io voglio vederci chiaro
e continuo instancabile nella mia lotta
Pare che la mia missione nel mondo
sia diventata quella di svelare
in modo definitivo
il mistero delle bianche carrube
(dissolvenza)
(da Wikipedia) I frutti del carrubo, chiamati popolarmente carrube, vajane o sciuscelle, sono dei lomenti: grandi baccelli indeiscenti lunghi 10–20 cm, spessi e cuoiosi, dapprima di colore verde pallido, in seguito quando sono maturati, nel periodo compreso tra agosto e ottobre, marrone scuro. Presentano una superficie esterna molto dura, con polpa carnosa, pastosa e zuccherina che indurisce col disseccamento. I frutti permangono per parecchio tempo sull'albero e hanno maturazione molto scalare per cui possono essere presenti, allo stesso tempo, frutti secchi di colore marrone, e frutti immaturi di colore più chiaro. A causa dell'elevato contenuto in tannino, la polpa dei frutti può avere effetto irritante, se assunta in grande quantità.
I frutti del carrubo contengono semi scuri, tondeggiati e appiattiti, assai duri, molto omogenei in peso, detti "carati" poiché venivano utilizzati in passato come misura dell'oro. ORIGINE DEL NOME CARATO - Il nome carato deriva dall’arabo Quirat (ventiquattresima parte), a sua volta derivante dal greco keration, indicante un tipo di frutto i cui semi erano ritenuti avere una massa eccezionalmente costante.
In realtà questo mito è stato sfatato: uno studio dell’Università di Zurigo ha dimostrato che la massa di questi semi varia da seme a seme, esattamente come succede per gli altri tipi di frutti. Probabilmente, gli antichi avevano scelto di usare questo frutto come metodo di paragone perché è relativamente facile constatare la differenza dimensionale ad occhio nudo.
(26.05.2024) Un sogno
Che facevo?
Ero assieme ad altri ad una manifestazione sportiva
Camminavamo in tanti, formando un gruppo serrato per raggiungere uno stadio, di atletica o forse di calcio
Camminavamo
Parlavamo
Camminavamo lungo un ampio viale alberato
Ogni tanto, tra gli alberi s'aprivano degli scorci che consentivano di gettare un occhio su grandi strutture di tribune, gradinate e vasti prati verdi disseminati di attrezzi per la pratica di specifiche discipline
Era un Viale di Giganti quello che percorrevamo
Si sentiva il tumulto della folla in attesa
Lo si percepiva come una vibrazione elettrica nell’aria
E non capivo se io appartenessi ad un gruppo di atleti ingaggiati per un confronto di gladiatori all’ultimo sangue o se, invece, io fossi assimilabile alla categoria degli spettatori
C’erano molte cose che accadevano, ma di queste non ho più memoria
C’era un mio conoscente di vecchia data che, ogni anno, organizza (o organizzava) a Palermo un evento podistico
Ci parlavamo
Conversavamo
Intanto, sempre camminavamo
La cifra principale di questo sogno, infatti, è il camminare
Forse, ogni tanto, la discussione si trasformava in litigio acceso
Io in preda all’euforia, ma anche un po’ stizzoso, lo smutandavo, tirandogli verso su, sino alle ascelle (o sino alle mascelle?) pantaloni e mutande Ohibó, faceva quello, che scherzi sono questi?!
Dissolvenza
Di questo sogno sono rimasti soltanto frammenti ed impressioni: ma era ben più imponente e titanica la parte che è rimasta sommersa come quella di un iceberg
(28.05.2024) Sono in viaggio
È tutto sfumato e indistinto
Vado a finire in una casa, ubicata in un posto isolato nel bel mezzo di una contrada desertica, che dovrà fungere da luogo di sosta intermedio prima di riprendere il viaggio
Sono con due compagni di viaggio, due donne, il cui volto rimane anonimo
Non so chi siano
Ci sono altri che appartengono pure al nostro gruppo di viaggiatori Sono in viaggio
Ci sono altri, pure appartenenti alla comitiva dei viaggiatori, che alloggiano in altre case
E' tutto molto confuso e fluido
Si tratta sicuramente d’una sosta temporanea
Non capisco se è notte o giorno
Non ricordo molto di ciò che accade
Sono nella stanza che mi è stata assegnata e, semisdraiato sul letto, consulto un libro in cui si parla dei problemi dell’Africa sub-equatoriale
Sfoglio le pagine, leggendo i paragrafi qua e là e pensando che qualcosa si dovrà pur fare migliorare la situazione di quei popoli
Ma sono solo pensieri vaghi e indeterminati, direi anche oziosi
Eppure la lettura di quel libro ha qualcosa a che fare con le ragioni del mio viaggio: che sia una missione per conto di una ONG?
Ciò che ricordo bene è del libro che vado sfogliando, la grana delle sue pagine, gli schemi e diagrammi che illustrano il testo
Capisco che presto dovremo prepararci e ripartire per proseguire il nostro viaggio
C’è un po' di fermento
Vengono altri che hanno alloggiato altrove per fare colazione in questa casa che, evidentemente, è il centro nevralgico di tutto
Ci sono dei problemi per l’utilizzo dei bagni che sono in comune anche per quelli che hanno alloggiato altrove
A malincuore metto da parte il libro e mi alzo per recarmi in cucina dove potrò mettere qualcosa sotto i denti
Nello spostarmi abbatto maldestramente (il solito goffo maldestrone) un separé che serve ad isolare uno degli bagni da un corridoio di disimpegno
E mi chiedo allora come si potrà usare questo bagno da quel momento in avanti mantenendo la propria privacy e sarà un grosso problema ora che tutta la comitiva si è radunata qui
Non ricordo nessun dettaglio,
ma che fatica
Ho dormito arrotolandomi
nelle coltri
Lanciando in alto i guanciali
con destrezza
Cambiando posizione,
di continuo
Lato destro,
lato sinistro
Coperto,
scoperto
A testa in giù
Piedi sotto,
piedi sopra
E sognavo sempre la stessa roba
Faticavo
Ripetevo
Qualche volta respiravo
Talaltra me ne stavo
bravamente in apnea
Ma non ricordo nulla
Notte breve
Notte di travaglio
La notte é una severa maestra
E adesso sono qui
a raccontarmela
e a cantarmela
Hanno riparato i lampioni
fuori nella strada
che non è più un pozzo di tenebra
I gabbiani abitatori dei tetti
intraprendono i primi voli
La loro memoria atavica
dice loro che i palazzi di città
alti e svettanti
sono le loro scogliere di cova
Maurizio Crispi
Va bene, e poi nella mattinata ci fu un sogno
Ero al lavoro nella mia stanza
Entravano utenti, degenti, pazienti, uno via l’altro,
ognuno aveva un problema da esporre,
una domanda da fare,
un problema da risolvere
e così via
Uno mi diceva che voleva andare al mare
ed era vestito come un gran fighetto con una giacca di fresco di lino
che pareva appena uscita dal negozio o dalla stireria
Mi diceva che era andato al mare assieme a un antico marinaro
e che si erano attardati a lungo a prendere il sole e a fare splash splash
Mi chiedeva il permesso di poter tornare nuovamente al mare,
quest’oggi,
per fare ancora una volta splash splash
Per parlare mi si avvicinava a due millimetri dalla faccia e io lo scostavo
Ed era una specie di danza: lo scostavo e mi allontanavo
Lui si avvicinava implacabile e di nuovo lo spostavo
Era assillante come un segugio
Non ne potevo più
Poi gli spiegavo con pazienza
che ognuno ha una sua distanza ottimale per interagire con il prossimo
Gli dicevo che ognuno ha dunque un suo spazio privato che deve rimanere intangibile
e i cui confini non devono mai essere superati
perché possa sentirsi a proprio agio
Sembrava che capisse, ma poi si avvicinava di nuovo implacabile
Era proprio impagabile
Nel corso di questa danza cadevo per terra, inciampando nei miei stessi piedi
Non tentavo di ostacolare la caduta, anzi la facilitavo
Poi mi alzavo e spiegavo al tizio con la giacca di lino intonsa che non bisogna mai contrastare una caduta, facilitarla, al contrario
E questo è il modo per evitare di farsi del male, gli dicevo
Anche in questo caso il tizio in giacca di lino che pareva un magnaccia faceva mostra di avere capito, ma avevo dei forti dubbi a riguardo
Continuava la conversazione, sempre nello stesso tenore
Poi mi facevo sulla soglia della stanza e lì c’era un altro degente
altissimo, spilungone e allampanato,
accanto a lui mi sentivo un nano
Mi rivolgeva la parola ed ero costretto a guardarlo dal basso verso l’alto
Cercavo una scaletta o dei gradini pieghevoli sui quali arrampicarmi
per poter ritornare ad essere - quanto ad altitudine - pari suo
Questo degente pareva sofferente, ma non diceva niente
Era pallido
Era smunto ed emaciato
Stavo un poco ad ascoltarlo (anche se non era discorso fatto di parole) e poi me ne andavo
C'era un'incombenza da sbrigare
Andavo alla porta e uscivo
Cominciavo a camminare
Ero esitante
Tornavo indietro
Mi affacciavo ad una finestra corrispondente ad una sala utilizzata per le riunioni
Mentre facevo ciò, mi rendevo conto - con sommo imbarazzo -
di essere tutto nudo, ma nudo-nudo,
nudo come mamma mi ha fatto
o, se vogliamo dirla in altri termini, in costume adamitico,
anche se, per le pari opportunità, dovrebbe anche potersi dire "evitico"
A questo punto ero sommerso dall’imbarazzo
Non sapevo cosa fare
Non potevo rientrare perché, rientrando,
avrei denunciato la mia condizione di Re nudo davanti a tutto il mondo
Non avevo il telefono con me e non potevo chiamare nessuno in aiuto
Come unica soluzione disponibile,
mi incamminavo per strada,
tutto nudo ma sì, chi se ne frega
Il Re è Nudo
Il Re é Nudo
Dissolvenza
Dissolvenza
Così l'imperatore marciò alla testa del corteo, sotto il grande baldacchino, e la gente per la strada e alle
finestre non faceva che dire: "Dio mio, quanto sono belli gli abiti nuovi dell'imperatore! Gli stanno proprio
bene!" Nessuno voleva confessare di non vedere niente, per paura di passare per uno stupido, o un
incompetente. Tra i tanti abiti dell'imperatore, nessuno aveva riscosso tanto successo.
"Ma l'imperatore non ha nulla addosso!", disse a un certo punto un bambino. "Santo cielo", disse il padre,
"Questa è la voce dell'innocenza!". Così tutti si misero a sussurrare quello che aveva detto il bambino.
"Non ha nulla indosso! C'è un bambino che dice che non ha nulla indosso!"
"Non ha proprio nulla indosso!", si misero tutti a urlare alla fine.
Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre
armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro
intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno
nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).
Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?
La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...
Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...
Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e
poi quattro e via discorrendo....
Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a
fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.
E quindi ora eccomi qua.
E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.