Overblog
Segui questo blog Administration + Create my blog
15 agosto 2024 4 15 /08 /agosto /2024 11:48
Selfie (Foto di Maurizio Crispi)

Ora et labora 
Sogna et labora


Infatti, ero al lavoro 
e ne succedevano di tutti i colori 
In verità, ero là in un orario insolito, 
poiché arrivavo sul posto 
di domenica pomeriggio
e tutto, ogni singolo dettaglio,
era sottilmente diverso,
come fossi piombato 
in un universo alternativo,
in uno degli infiniti mondi paralleli


Chissà perché! 
Chissà come!


C’era un sacco di confusione, 
gente che andava, 
gente che veniva, 
una quantità enorme di personale,
tantissimi colleghi medici
chi in camice bianco e chi no,
che non conoscevo proprio
Nemmeno mi sembrava 
di essere nel posto dove lavoro
Provavo un senso di totale estraneità
Eppure, cercavo di adattarmi
C’erano da sbrigare tante incombenze
Come ad esempio, 
fare lavare uno reticente a lavarsi,
prelevare il sangue ad un altro, 
fare un’elettroencefalogramma ad un terzo, 
correre a perdifiato per fare
la manovra di Heimlich
ad uno che si stava strozzando
per aver mangiato strafogandosi,
risolvere problemi, 
risolvere problemi come quel Wolf,
e c’è quello che gioca di notte
con i giochini del computer,
c’è quello che vuole una donna
perché non l’ha mai avuta
e minaccia di salire sull’albero
se non viene aiutato,
come fece Ciccio Ingrassia
in quel film di Fellini,
far sì che vengano applicate 
certe regole discusse in precedenza
conferire con familiari 
difficili e vociferanti,
mantenere sempre un’olimpica calma,
qualche volta adirarsi 
come un padre severo,
negoziare,
mediare,
placare gli animi esacerbati
Bisogna essere come Figaro,
Figaro qua, Figaro là,
tutti lo vogliono, 
tutti lo cercano
Avevo l’impressione 
che non si potesse cavare 
un ragno dal buco 
Tutte le cose più elementari 
richiedevano tempi lunghissimi 
per essere espletate correttamente 
e, tra l’altro, con continue interruzioni 
Sembrava di essere in un luogo
totalmente impazzito 
la cui la legge dominante 
era quella di Sisifo

 

Insomma, non ricordo altro

Condividi post
Repost0
14 agosto 2024 3 14 /08 /agosto /2024 07:22
Le mura ciclopiche di Cuzco

In un sogno rivedo molte persone (e amici) del tempo delle ultramaratone
Sono in un luogo che mi è sconosciuto, in attesa - forse - di qualche evento (ma potrebbe anche trattarsi di un raduno di ultramaratoneti di rilevanza nazionale)
Incontro i vertici dell’organizzazione che mi danno anche degli opuscoli nei quali sono annotate le più recenti migliori prestazioni italiane nelle diverse specialità di Ultra; altri opuscoli cerco di stamparli io stesso con mezzi di fortuna, utilizzando una stampante fabbricata al momento Poi, gli uni e gli altri, li esamino comparativamente
Mi ritrovo successivamente in un piccolo negozio, forse un’edicola, perché è pieno di materiale stampato, ovvero quotidiani, periodici patinati, libri, ma anche cartacce informi, a mucchi. Sembrerebbe piuttosto l’antro cadente e polveroso d’un rigattiere
Mi ritrovo assieme a due podiste di mia conoscenza, di cui una è  FV, che da tempo non incrocio nemmeno nei social
Parliamo con il titolare del negozio (chiamiamolo così!) il cui nome è Coppelius: è un ometto piccolo e insignificante, con una faccia da furetto e occhi da furbetto che schizzano via in ogni direzione senza guardare mai l’interlocutore. Mi accorgo che è pieno di tatuaggi di cui racconta la storia, parlando del tempo in cui fu a fare la guerra d’Abissinia. Io, tra me e me, penso: Seeeeee! questo non me la conta giusta!
Si indovina, infatti, che è portatore d’un florilegio di tatuaggi anche al di sotto dei vestiti a giudicare dalla molteplicità di quelli che si vedono emergere nelle parti scoperte tipo le mani o anche le caviglie o il collo .
Mi ritrovo a pensare che il tipo abbia qualcosa da nascondere e che forse sia un ex-galeotto, ma che non vuole dire esplicitamente nulla del suo passato turbolento, anche se la sua pelle parla per lui.
I tatuaggi visibili, di cui lui è portatore, sono rozzi, d’un nero carico, assoluto, privo persino di qualsiasi tonalità bluastra, senza alcuna pretesa di grazia o di artisticità; sono semplicemente segni grafici sulla pelle incisi sicuramente non da valenti artigiani del tatuaggio, ma da altri compagni di prigionia o da se stesso, come espressione di iniziazione e appartenenza e con l’utilizzo di strumenti approssimativi e poco adeguati
Usciamo finalmente da quel negozio che era divenuto un po’ asfissiante, soprattutto a causa dell’invadenza appiccicosa del tatuato
Di nuovo alla luce del giorno… 
Ci ritroviamo a camminare lungo un’antica muraglia, possente, quasi ciclopica, alta almeno una decina di metri e fatta di grossi massi squadrati, perfettamente combacianti, senza Malta nelle commessure, come nelle antiche costruzioni incaiche
Sono alquanto meravigliato nel vedere questa splendida opera dell’abilità costruttiva e dell'ingegno
Al passaggio, mi rendo conto che vi è dell’acqua che sgorga, ruscellando, da un foro nella pietra (o forse si tratta di una condotta, poiché il bordo del forame è regolarmente rotondo)
Tra le mie cose trovo una grossa palla di roccia, perfettamente levigata. È pesante, come fosse fatta d’un materiale ultra-denso a livello molecolare, fredda e liscia al tatto, di tipologia quasi extraterrestre: non riesco a capire come sia finita tra le mie cose, nella mia bisaccia o tascapane che dir si voglia
Comunque sia, la prendo e, dopo averla soppesata, acceso da un’improvvisa e inarrestabile intuizione, vado verso la muraglia nel punto in cui l’acqua si riversa all’esterno, ruscellando pigramente
Noto che la sfera di pietra che si adatta quasi perfettamente al foro da cui fuoriesce l’acqua: occorre soltanto una minima pressione per farla passare oltre il cercine rotondeggiante che lo delimita. Sembra che sia stata fatta perfettamente su misura
Contemplo la mia opera, osservando che l’acqua non ruscella più in maniera continuativa, e mi allontano soddisfatto
Mentre cammino, proseguendo lungo la mia via sento alle mie spalle un rombo improvviso
Mi giro!  Cos’è mai?
Guardo e vedo che da quel foro fuoriesce un getto d’acqua compatto come quello di un geyser 
Capisco cos’è accaduto: quella palla di pietra aderisce al condotto, bloccando il passaggio dell’acqua che aldilà dell’ostacolo va accumulando via via pressione, sino a quando questa è tale da determinarne la fuoriuscita con violenza
Ho creato un geyser!, mi viene naturale esclamare, consapevole anche di avere fatto una monelleria o di poter aver dato luogo a dei possibili danni a quella muraglia secolare che, per l’incremento della pressione interna da parte della colonna d'acqua, alla lunga, potrebbe subire dei danni e, alla lunga, crollare
Ma nessuno sembra essersi accorto del fenomeno e, così, continuo per la mia strada, consapevole di avere lasciato una mia firma indelebile

 

Dissolvenza

Condividi post
Repost0
8 agosto 2024 4 08 /08 /agosto /2024 11:59
The Mask (foto di Maurizio Crispi)

Nel sogno di questa notte ero in auto e, forse, dovevo partecipare ad un funerale 
Mi stavo spostando per andare al cimitero a deporre dei fiori sulla sepoltura di qualcuno
Di chi si trattasse non ricordo
Facevo fatica ad arrivare poiché c’era un traffico mostruoso, forse dovuto un ingorgo
Non si capiva nulla
Si camminava incolonnati, a passo d’uomo o, forse, di lumaca e, per di più, avevo a che fare con dei camionisti prepotenti che mi facevano ogni sorta di angheria
Nel frangente, dovevo anche fare benzina, poiché ero in rosso fisso, ma non c’era verso 
Un camion prima mi impediva di entrare dal distributore e poi, una volta che riuscivo a conquistare una posizione di vantaggio per potermi rifornire, c’erano dei problemi con l’addetto alla pompa per il pagamento, perché mi veniva detto che dovevo andare a prendere un coupon in un certo Ufficio, visto che il rifornimento mi serviva per far visita al cimitero
In alternativa, mi veniva detto, avrei potuto rivolgermi ad un Frate che gestiva uno sportello compassionevole per quelli come me, ma anche per raggiungere questo frate avrei dovuto fare un giro complicato con l’auto, perdendo pertanto il mio vantaggio, oppure - in alternativa - avrei potuto andare a piedi lasciando l’auto dal distributore
Il Frate assumeva per me lo stesso aspetto del Frate Indovino
Optavo per la seconda soluzione, ma scoprivo che raggiungere la postazione del Frate non era cosa facile, e non era nemmeno cosa facile trarre le informazioni necessarie: nessuno sapeva chi fosse questo Frate e nemmeno dove fosse e, se io facevo riferimento alle sommarie informazioni che avevo già ricevuto su di lui, tutti quanti cascavano dalle nuvole e poi rivolgevano gli occhi al cielo come a dire: Dio, aiutaci tu!

 

Il Frate Indovino

In un altro momento, ero a casa di una mia antica compagna e ci trovavamo a parlare dei mobili che arredavano la sua casa, alcuni dei quali, di pregio erano stati fabbricati da un ebanista che, in passato, anche da me ha fatto dei lavori, tipo libreria, una scrivania e armadi a muro
Notavo che i mobili fabbricati da questo ebanista del sogno erano forniti di speciali targhette, di legno, intagliate a mano le quali, con apposita simbologia, fornivano tutte le indicazioni necessarie, come ad esempio, data di costruzione, tipo di legname, tipo di impellicciatura
E dicevo tra me e me: Ma guarda un po’ che raffinatezza! i mobili fabbricati per me dallo stesso artigiano non hanno questo tipo di targhetta! 
Mi sentivo un po’ invidioso di ciò, bonariamente s’intende
Ricordo, al riguardo, che quando questo tale ebanista del ricordo veniva, per qualche motivo, a casa da me, non mancava occasione di squadrare le sue opere, di osservarne lo stato di salute, arrivando al punto da accarezzare il legno in più punti, per verificare se i mobili continuassero a "respirare" bene o se non fossero in sofferenza
In fondo, io pensavo nell’osservarlo intento in questo rituale che si verificava immancabilmente in ogni sua visita, ogni cosa ha una sua vita per chi ha dato vita. 
Quell’ebanista trattava i mobili che aveva costruito come fossero suoi figli e ciò ogni volta generava in me una grande emozione

Condividi post
Repost0
6 agosto 2024 2 06 /08 /agosto /2024 15:44
Mr Natural in Monopattino (Robert Crumb)

Mi trovavo in una grande fiera della moto
Ero in compagnia, ma non ricordo bene
Forse ero con una donna, forse un’antica fidanzata del tempo che fu 
Attraversavo i padiglioni espositivi e mi aggiravo con occhi pieni di meraviglia nel guardare gli ultimi modelli di moto: stupefacenti, grandi come case, ibridi e non ibridi, alcuni addirittura attrezzati con gabinetti chimici e bidet per il massimo conforto dei conducenti 
Ricordo che c’erano alcune moto che si potevano provare, seppure staticamente, montandovi sopra e studiando l’insieme dei comandi, mentre si faceva rombare il motore e l’aria attorno si saturava di gas di scarico
Brrrrrrrmmmmm!
BRRRRRRRMMMMMN!
Rooooooaaaaaaarrrrrrrrr!
BRRRRRUUUUUMMMMMM
Le interminabili accelerate assordanti sembravano grida di dolore 
Osservavo un un po’ smarrito i comandi della moto su cui ero salito senza farmi pregare, mentre la sentivo vibrare tra le cosce, quasi fosse pronta a scattare in un balzo ferino
Devo dire che mi sentivo un po’ disorientato perché c’erano molteplici leve e pulsanti e non capivo come si potesse agire contemporaneamente su tutti i comandi a disposizione, avendo a disposizione solo due mani e dieci dita
Mi sorprendevo a pensare che non sarei stato mai capace di guidare questi trabiccoli 
Pareva tutto troppo complicato 
Rimpiangevo la lineare semplicità della mia moto di un tempo (che se ne sta quieta in quiescenza, nel garage di casa), i cui i comandi erano pochi ed essenziali 
In questo sogno c’era anche una vivace parte romantica che coinvolgeva la controparte femminile che ho testé citato, ma di questi aspetti non ricordo quasi più nulla se non il fatto che si configurassero come una contradanza, fatta di passi e di contropassi sapientemente intrecciati
Poi, vedevo un mio cugino che non incontro da molto tempo e c’era anche con lui suo padre, cioè mio zio
Erano seduti ad un tavolo da birreria, incassato e fiancheggiato da due rustiche panche
Li vedevo e mi dirigevo alla loro volta per salutarli e per commentare assieme a loro di questa fantascientifica esposizione di moto 
Anche mio cugino è stato un motociclista e con lui abbiamo anche affrontato dei viaggi in moto assieme, alla piratesca, senza specifiche attrezzature, avventurosi come non mai: quando incrociavamo motociclisti tedeschi super-attrezzati, super-vestiti con abbigliamenti tecnici già allora, ci sentivamo niente più che modestissimi filibustieri della Tortuga pronti all’arrembaggio, persino forniti di bandane e foulard a vivaci colori svolazzanti, ma privi di sciabole e pugnali
Quindi, ci sedevamo assieme al tavolo per ricordare dei vecchi tempi andati e ci ritrovavamo a commentare con una certa perplessità i nuovi ritrovati della tecnica motociclistica ed anche le super-dimensioni di queste moto di nuova generazione, più adatte forse ad essere condotte da Giganti che non da semplici esseri umani


Dissolvenza


Poi, in un momento successivo, sognavo che dovevo sostenere un esame
Battagliavo con dei libri su cui avrei dovuto studiare
Erano dei grossi libroni o tomi polverosi, evidentemente non usati da tempo 
C’erano dei contrattempi
Non riuscivo a capire cosa dovessi studiare e nemmeno riuscivo a capire quale fosse l’argomento generale di cui trattavano
Mi era tutto ignoto e fuori dalla mia capacità di comprensione
Riuscivo a mettere le mani su un testo più recente, un volume più agile e in brossura, e pensavo che con questo a disposizione mi sarebbe riuscito più facile predispormi all’esame
Lo aprivo lo sfogliavo, ma ero preso dal panico poiché  mi rendevo conto che si trattava d’un manuale di chimica elementare, pieno di formule astruse che non riuscivo a comprendere
Mentre lo sfogliavo il volume mi sfuggiva dalle mani e cadeva a terra, nel fango
Capivo che non avrei mai potuto presentarmi per sostenere quell’esame 
Non c’era speranza

Condividi post
Repost0
29 luglio 2024 1 29 /07 /luglio /2024 13:24
Selfie (Foto di Maurizio Crispi)

Sono in una città straniera nella quale, il giorno dopo, si dovrà disputare una gara podistica su circuito, sulla distanza complessiva di 100 km o di 100 miglia
Nel sogno vedo solo i preamboli della corsa, dunque gli eventi della vigilia, come l’arrivo degli atleti, l’inaugurazione del Marathon Center, la Conferenza stampa con la presentazione dei top runner 
Manca il consueto pasta-party
Posso solo immaginarla, la gara, per come si svolgerà domani e intanto accontentarmi di guardare i suoi protagonisti che arrivano alla spicciolata, con armi e bagagli 
Mi ritrovo, dunque, a viverne soltanto questi preliminari, osservando i faticatori, i resilienti (eroi!) che si radunano e si raccontano storie relative alle loro imprese, pari o forse superiori alle proverbiali Sette Fatiche di Ercole(Cosa li conduce? Un mistero insondabile!)
C’è questa scenetta. 
Sono in un piccolo bar che, con le sue luci, si affaccia sulla via dalla quale transiteranno gli atleti per un numero infinito di volte il giorno dopo durante la gara che si sviluppa su di un circuito di 1 km appena che quindi, per completare la distanza di 100 km, dovrà essere percorso per cento volte (da far girare la testa!)
Chiedo al gestore del localo se c’è qualcosa da mangiare e quello mi porta una fettina di pane tostato con sopra una mini-salsiccia abbrustolita sulla griglia
Cibo da Cowboy!, soggiunge l’oste
Ha un aspetto buono il salsiccione ed è anche gustoso
La mangio avidamente, a grossi e ghiotti bocconi
Poi quando ho finito mi pulisco l’unto dalla bocca con il dorso della mano e lampío un potente rutto di soddisfazione
Il barista mi dice che domani (domani, sempre domani!) avrà un sacco di lavoro, visto che dovrà sfornare una quantità enorme di questo tipo di stuzzichini per rifornire gli atleti durante la loro gara che è come una guerra, visto che quelli che non ce la fanno e rallentano al di sotto d’una certa andatura verranno giustiziati sul posto (nel caso vadano oltre i 6’30” al km)
Immagino: e poi non ne rimase nessuno!
Una vera e propria gara ad eliminazione dei concorrenti non idonei!

 

Poi, mi ritrovo in una grande piazza dove sono allestiti grandi tavoli a cui siedono intellettuali e teste d’uovo locali, ma a me sembrano tutti delle emerite teste di pipa
Discutono solennemente e si confrontano con sussiego
Consultano dei libroni, inforcando in punta di naso occhialini da presbite e leggono ad alta voce citazioni dotte
Mi aggiro tra di loro (dignitari togati e professoroni con il tocco, avvertendo un totale senso di estraneità e quasi una viscerale avversione nei loro confronti
Poi, intravedo un mio collega d’armi di anni addietro
Vorrei intrattenermi a parlare con lui, ma se ne sta andando 
Anche lui, evidentemente, si sente un pesce fuor d’acqua o un pesce troppo piccolo in mezzo a pesci fin troppo grossi e a squali che potrebbero mangiarselo in un sol boccone
Prima di andarsene, tuttavia, mi consegna un mucchio di sottili fascicoli che sono le sue pubblicazioni scientifiche di una vita, raccomandandomi di leggerle, ed anche il suo CV (molto corposo, in cui si dice la rava e la fava di tutta la sua carriera, anche se, proprio per il fatto di essere una brava persona, è sempre rimasto al margine di tutto)
Do un’occhiata fugace al malloppo
Vedo che ci sono molte cose degne di nota e di grande interesse
Quest’uomo è un Genio!, penso
Vorrei tornare a congratularmi con lui, ma non lo trovo
In un attimo si è dileguato 

 

Dissolvenza

 

Dopo un po’ mi sono riaddormentato e ho sognato nuovamente

Questa volta ero in campagna, da me 
E mi trovavo a tu per tu con i nuovi vicini 
Ieri avevo notato che era n corso una festa con luminarie e, prima, i rappresentanti della ricca congrega degli invitati erano stati a tuffarsi in una piscinetta esterna, allietati da musica neomelodica, e tanti Splash Splash. Poi andando via era giunto alle mie nari un ricco sentore di grigliata: evidentemente, stavano arrostendo delle carni  e grandi ruote di salsiccia per completare la giornata degnamente
Io mi ritrovavo a tu per tu con uno dei due neo-proprietari il quale mi parlava con allusioni, con non detti, usando molto la mimica e la gestualità, facendomi capire che egli era ben fornito di “strumenti” con i quali farsi rispettare e che era ben contento di raccogliere a piene mani il rispetto della gente ed anche degli agenti
Mi faceva notare, con ostentazione  due rigonfiamenti che trasparivano dai suoi indumenti, uno all’altezza dell’ascella e l’altro dentro la tasca dei pantaloni
Ero alquanto stupito 
Mi sembrava addirittura di intravedere il calcio di una pistola, spuntare fuori dalla tasca dei calzoni (c9iò mi faceva pensare che l'altro rigonfiamento fosse dovuto ad una fondina ascellare)
Altri gonfiori negli indumenti lasciavano intuire che, in altre tasche, fosse riccamente fornito di caricatori e munizioni 
Comunque, reagivo con ironia all’esibizione di forza e gli dicevo: Vedo che sei ben fornito, amico mio! Ma tra di noi non c’è bisogno di arrivare a tanto! Siamo in perfetta sintonia, ci intendiamo alla perfezione!
Quel giorno ero andato lì per far fare dei lavoretti ad una squadra di miei lavoranti di fiducia che, in particolare, erano alcuni dei pazienti del posto in cui lavoro
Il mio interlocutore - il mio vicino di casa - mi dice, dopo un cotale preambolo (quello dei rigonfiamenti minacciosi): quando vieni per i tuoi lavori, mi raccomando, avvisami prima, in modo che non ci siano ostacoli al tuo passaggio, magari un colpo di telefono o un messaggio WhatsApp, sai io potrei essere qui con i miei lavoranti e le macchine che occupano la sede della strada che porta a casa tua e così, se tu mi avvisi è meglio!
Guardo con preoccupazione i miei che stanno lavorando alacremente e ho un po’ di perplessità, poiché temo che possano fare qualcosa di inappropriato che possa suscitare la disapprovazione del mio vicino
Cerco di compiacerlo, di distrarlo, di blandirlo
Poi ritorno nel mio terreno, dopo essermi congedato da lui, camminando tuttavia con la sensazione di avere i suoi occhi piantati nella mia schiena
Mi ritrovo con i miei lavoranti che sono anche pazienti pazienti, non nel senso aggettivale del termini, cioè "tolleranti", "sopportanti", "soffrenti di qualcosa"
Con loro ci sono anche degli educatori e uno di loro mi informa che uno, in particolar modo, s’è comportato in modo non adeguato, mostrandosi aggressivo in maniera irriflessiva e del tutto disfunzionale
Mi preparo a controbattere e a fargli la ramanzina
Comincio a parlare e a dire ciò che penso, ma mi rendo conto che sto parlando con la persona sbagliata che non c’entra per nulla
Infatti quello, tramutandosi in viso, mi dice: Ma io mi sono comportato bene
Sì, sì, hai ragione; sono io ad essermi sbagliato, mi spiace! In realtà, volevo parlare con lui!
E così dicendo indico colui con cui dovevo misurarmi che avanza verso di me, a questo punto, con fare minaccioso e la faccia stolida e dissintona di colui che è preda del suo delirio
Ho un po’ il cuore in gola
Ma le cose che ho da dirgli gliele dirò, questo è poco, ma sicuro! 

 

Dissolvenza

Condividi post
Repost0
26 luglio 2024 5 26 /07 /luglio /2024 11:29
In piscina (Maurizio Crispi)

Ho sognato
E sembrava tutto così vero che quando mi sono svegliato non potevo credere che avessi sognato 
Era sicuramente un sogno molto complicato dove succedevano tante cose 

 

Posso dire, con certezza, che mi trovavo in una specie di resort vacanziero al mare con altri con i quali condividevo anche un piccolo appartamento 
Succedevano varie cose 
Sguazzavamo nell’acqua 
Giocavamo 
Ci inseguivamo 
Eravamo adulti, ma ci comportavamo come se fossimo bambini 
Alcune cose le ricordo meglio 
Per esempio - e questa è la parte topica del sogno - ero su un grande molo di pietra e dovevo scendere verso il mare per potermi tuffare e poi nuotare 
Il molo aveva una struttura piramidale e si presentava con ampi gradoni quasi fosse una piramide azteca
I gradoni quanto più ci si avvicinava al mare erano ricoperti di una rigogliosa crescita muschiosa e viscidi 
Bisognava fare tanta attenzione, e muoversi cautamente, perché c’era il rischio molto concreto di prendersi un bello scivolone 
Ed io, per l’appunto, ero molto cauto e circospetto 
Gli ultimi gradoni erano occupati da ragazzini distesi a prendere il sole, dopo aver giocato in acqua 
[questa visione mi faceva ricordare del moletto del Club Canottieri Ruggero di Lauria che frequentavo da ragazzo e da giovane adulto: quella struttura era meta ambita di tanti ragazzini, non figli di soci, che venivano anche da lontano, lungo la spiaggia o magari a nuoto (aggirando il ruvido Pietrino che faceva da guardiano e da argine rispetto alle infiltrazione esterno) e che dal rustico molo di pietra facevano gara di tuffi, talvolta con molto rischio, quando si lanciavano dalla parte alta del molo e l’abilità era quella di darsi molto slancio per cadere oltre il camminamento di calcestruzzo a pelo d’acqua. Se non ci si dava abbastanza spinta per cadere il più lontano possibile, c’era il rischio molto concreto di farsi del male. Io li guardavo da lontano, questi ragazzini che saltavano instancabili in acqua per poi risalire e rilanciarsi, e pensavo che fossero dei temerari, dei Kamikaze e che, in modo irriflessivo, mettessero a repentaglio la propria incolumità. Ma quando ero molto più giovane anche io mi lanciavo dalla parte alta del molo; ma ero ben più atletico e allenato di adesso]
Ne scavalcavo uno (di quei ragazzini distesi a prendere il sole) per arrivare ad una scaletta di ferro che scendeva verso il mare: non mi fidavo a tuffarmi, poichè temevo di sbattere la testa sul fondo, di farmi del male oppure di rimanere paralizzato
E quindi afferravo i montanti di questa scaletta e cominciavo a scenderne i gradini, anche essi muschiosi e viscidi
Ma non appena mettevo piede sul primo gradino di ferro, la distanza tra me e la superficie dell’acqua all’improvviso si dilatava (un effetto quasi psichedelico…)

Bungee Jumping

Mi sembrava di essere in cima ad una gru o proteso nel vuoto come un cultore del Bangee Jumping, fermo sul ciglio o sospeso, subito prima di lanciarsi o della caduta vertiginosa nell'abisso
Molto cautamente mettevo un piede dietro l’altro, scendendo un gradino alla volta, per cercare di raccorciare la distanza tra me e la superficie dell’acqua che, invece, sembrava allontanarsi sempre di più
Non sapevo cosa fare 
Ero spaventato 
Sentivo di soffrire di vertigini; la testa mi si faceva leggera
Sudori freddi mi imperlavano la fronte e mi scolavano sugli occhi, costringendomi a chiuderli e strizzarli
Temevo di mollare la presa da quei montanti di ferro ossidati e rugginosi, oppure di scivolare e  andare a schiantarmi sulla superficie dell’acqua che, da quell'altezza, sarebbe risultata dura come cemento 
Stringevo ancora più convulsamente i ferri e le nocche si sbiancavano per lo sforzo
Per di più, la scaletta cominciava a compiere delle evoluzioni come se fosse animata di vita propria: ed erano dei movimenti serpentiformi, sinuosi; pareva che volesse scrollarmi di dosso
Altri che, come me, la percorrevano, sopra o sotto di me, incerti, se ne staccavano e cadevano giù come frutti troppo maturi
Mi pareva di rivedere le scene terribili di coloro che, in preda al panico, si lanciavano nel vuoto da una delle Twin Towers, avvolta dalle fiamme e prossima a crollare
Io stesso, ad un certo punto, mollavo la presa e andavo giù in caduta libera, verso l’acqua scintillante e facevo un enorme Splash!, quando il mio corpo impattava
Mi riprendevo, miracolosamente illeso, e nuotavo verso la riva 
Malgrado la paura sperimentata, era stata un’esperienza sublime 
E mi sentivo rinvigorito
Era come se, attraversando quei momenti perigliosi, avessi accumulato molto prezioso Chi, anziché disperderlo

 

Poi succedevano tante altre cose, che però adesso non son più riuscito a ricordare

Condividi post
Repost0
25 luglio 2024 4 25 /07 /luglio /2024 18:37
Selfie modificato con effetti speciali (Maurizio Crispi)

Che sogno strano!
Quando mi sono svegliato ero totalmente stralunato 
Cosa succedeva?
Ma niente in fondo!
Ma anche una quantità di cose!

 

Dapprima, ero in una situazione lavorativa confusa, fluida, all’interno di un edificio (un ospedale? Un ambulatorio?) fatto di tante stanze collegate tra loro per mezzo di corridoi e disimpegni labirintici, talvolta impossibili, che lo rendevano simile al micro universo disegnato da un architetto folle
Dovevo fare un primo colloquio con un paziente, con la partecipazione di altri operatori dell’équipe, tra i quali forse una psicologa e un assistente sociale
Il tipo da visitare era macilento, provato duramente da anni e anni di abusi e di frequentazione con il suo spirito famelico: forse per me era una vecchia conoscenza, un utente dei miei primi anni di lavoro in questo ambito e sopravvissuto, anche se con un alto prezzo da pagare
Mandavo avanti la psicologa e l’assistente sociale per iniziare il colloquio con l’utente
Vi raggiungerò tra un attimo, dissi loro
Senonché succedeva che non riuscivo a trovare più la strada per raggiungere la stanza dove il colloquio avrebbe dovuto svolgersi
Provavo molte porte, alcune che conducevano ad altri uffici ed altre che davano invece su stanzini di sgombero, polverosi e pieni di rottami, oppure su muri grezzi di conci di tufo, eretti di fresco, con la malta ancora non del tutto solidificata
In questa infruttuosa ricerca, mi ritrovavo anche ad entrare in un grande emporio, superando dei tornelli, come quelli della metropolitana o degli stadi di calcio

 

Poi - cambio di scenario - ero in un grande edificio moderno, sede di un assessorato e qui avveniva l’incontro con mio vecchio collega nel lavoro delle tossicodipendenze, responsabile di un altro SER.T cittadino e mio antagonista, mio malgrado
Parlavamo, discutevamo dei piani operativi relativi ad un prossimo ed imminente congresso che lui stava organizzando
Era presente anche un altro collega che, muovendosi in giro per la stanza trovava predisposto per la distribuzione un mucchio di locandine annuncianti questo congresso, di piccolo formato e, con molta disinvoltura, senza chiedere, ne acciuffava alcune e le intascava
Anch’io, a quel punto, mosso da emulazione, ne chiedevo un paio, anziché limitarmi a prendere direttamente ciò che mi serviva, ma QUEL collega mi diceva che NO, NON POTEVO e che, se proprio volevo, avrei potuto prendere una affiche formato gigantografia relativa ad un precedente convegno (ma quale sarebbe stata l'utilità di ciò?)
E io dicevo che no, grazie! Quelle affiche vecchie non mi interessavano granché…, poiché avrei voluto la locandina relativa all’imminente convegno (una richiesta razionale del resto…)
Ma non ottenevo nulla

 

E poi il terzo tempo. Mi allontanavo da quel posto, piuttosto indisposto e forse persino adirato
Mi aggiravo per i vicoli di una città antica, forse la Palermo vecchia, lungo stradine tortuose, lastricate di pietra, angoli fatiscenti, ma anche altri di inusitata e struggente bellezza
Entravo in un grande edificio ristrutturato e trasformato in albergo, lussuoso (decisamente), al cui interno fervevano i preparativi per una grande festa, uno sposalizio o forse la celebrazione di una laurea, con tantissimi convitati ed anche invitati (erano del tutto esclusi gli avvitati in se stessi e assolutamente banditi gli svitati)
Il personale dell’albergo era intento a pulire, a lucidare, ad addobbare, talmente tanto che nessuno si accorgeva di me: era come se fossi invisibile, ma la mia invisibilità era sicuramente accentuata dal fatto che spingessi davanti a me un carrello d’acciaio e, quindi, forse per questo motivo, ero scambiato per un fornitore oppure per uno dei lavoranti dell’hotel
Camminavo lungo interminabili corridoi, entravo in saloni allestiti con festoni floreali, c’erano dovunque guantiere, piene di cibi vari e delicati, assaggini di ogni genere: al passaggio afferravo questo e quello, addentavo e pregustavo
Alcune delle cibarie erano autentiche leccornie!
Questo vagabondare si protraeva per un tempo interminabile 
A un certo punto - ero anche piuttosto stanco e le gambe mi si facevano pesanti - avrei voluto uscir fuori da quel labirinto pieno di tentazioni gastronomiche, ma l’albergo era così grande che non riuscivo a trovare una via o un varco che mi portassero all’esterno
Non potevo nemmeno chiedere informazioni, peraltro, perché avrei rivelato la mia natura di intruso e millantatore
Sempre sospingendo il carrello davanti a me, entravo nelle cucine, pensando che li forse avrei trovato una via di uscita, dal momento che - solitamente - le cucine dei grandi alberghi comunicano direttamente con l’esterno proprio per consentire l’arrivo delle merci, il loro scarico e il loro immagazzinamento, ma anche lo smaltimento degli scarti
E la cosa funzionava: infatti, dopo aver scansato il numeroso personale affaccendato e sempre comportandomi come qualcuno che doveva sbrigare delle importanti commissioni, riuscivo a trovare la via di uscita (che era anche una via di fuga e salvamento) e mi trovavo in un ampio parcheggio dove erano disposti in sosta parecchi mezzi ed anche un’auto della polizia
Cercavo di fingere indifferenza, ma il cuore mi balzava in gola
Temevo di essere fermato per un controllo e identificato come un estraneo, un ladro, un impostore, sicuramente come qualcuno che avesse qualcosa da nascondere
Mi forzavo a fingere indifferenza e a non distogliere lo sguardo, continuando a recitare la parte di un dipendente con una missione da svolgere o con un’importante incombenza, sempre spingendo il carrello d’acciaio, sui cui ripiani avevo accumulato varie cose, come asciugamani, portacenere (ed anche urne per le ceneri), vassoi carichi di delizie gastronomiche, prendendole qua e là al mio passaggio per accrescere la mia credibilità di garzone intento ad un compito
Passavo accanto all’auto della polizia senza che nessuno mi fermasse: non fui degnato di uno sguardo e la mia spavalderia era risultata vincente
Arrivavo in un posto, lasciandomi lontano alle mie spalle quell’avventura e mi incontravo con Ale, alla quale consegnavo tutto ciò che avevo raccattato strada facendo
Lei era molto sorpresa di tutti i doni che le avevo portato

 

Dissolvenza

Condividi post
Repost0
19 luglio 2024 5 19 /07 /luglio /2024 11:57
Orsacchiotto nel cruscotto, con piccole stelline (foto di Maurizio Crispi)

Mi accingo a partire per un viaggio e ci sono i miei due figli con me 
Sono tutti e due piccoli d'età, uno dei due appena un po’ più grande dell’altro (e non c'è la differenza di età che c'è tra l'uno e l'altro nella realtà).
C’è la loro madre (un'unica madre), ma è un personaggio inerte
Sono (siamo) a Londra
Sono appena tornato dall’avere sbrigato le ultime pratiche ed incombenze, ma prima ero anche andato a fare una specie di check-in per i due ragazzi e per me
Ritorno a casa di premura (il tempo stringe) e devo predisporre in gran fretta una borsa che contenga tutto quello che ci possa servire durante il viaggio, inclusi i biglietti
La preparazione del bagaglio risulta essere un incubo 
I minuti corrono via tirannici e il mio affaccendarmi sembra non porti ad alcun risultato
Le mie azioni sembrano prive di efficacia
Il volo è previsto per le 11.00 e sono già  9.30
I ragazzi nemmeno sono a casa (ma quando ritornano?)
Mi affanno a raccogliere tutto ciò che possa servire , ma ci sono intoppi
Le cose non entrano tutte nella borsa 
Alcune mancano e, per quanto mi affanni a cercarle per ogni dove, non spuntano fuori
Non riesco a trovare tutto ciò che mi serve 
Poi mi accorgo che mi mancano i titoli di viaggio, compresi i tre piccoli coupon che mi hanno consegnato quando ho fatto il check-in 
Poi, i ragazzi tornano a casa, ma la loro presenza non mi è di aiuto 
Anzi, mi intralciano
Freneticamente, tiro fuori tutto il contenuto della borsa, la rimetto dentro, faccio la conta, ma manca sempre qualche cosa
Dio mio! 
L’orologio corre inesorabile e sono già le 10:15! 
Finalmente mi sembra di avere tutto quello che mi serve 
Siamo già sul pianerottolo dove c’è una tizia addormentata per terra che mi intralcia
Sarà strafatta? Sarà ubriaca? O sarà una sfrattata?
Ma anche là sul pianerottolo comincio a sistemare le cose nella borsa, a tirarle fuori, a rimetterle dentro, senza sosta 
Un vero casino 
Nel mentre Gabriel si addormenta, anche lui sul pavimento
A posto siamo! 
Decido di lasciare qualche cosa, per alleggerire la borsa 
Non so se tornerò più in questa casa,, quindi non ho idea alcuna se le cose che lascio potrò mai recuperarle
La borsa sembra, per varietà e quantità delle cose che ci stanno dentro, il gonnellino di Età Beta 
Finalmente, mi pare di avere tutto ciò che mi serve. Potrei forse pronunciare la fatidica frase e cioè che "sono pronto", anche se non si può mai essere pronti del tutto
E affermo con foga, a voce alta, che dobbiamo affrettarci ad andare in aeroporto
Per far ciò dobbiamo ancora prendere la metro metropolitana ed essendo oquesto orario di punto sarà un bel problema muoverci fluidamente e senza inciampi.
Sono già le 1030 
L’aereo parte alle 11.00
Penso che, a questo punto, possiamo solo sognarcelo di poter partire 
Ma sento anche confusamente, quasi istintivamente, che in qualche modo potremmo farcela 
Adesso ho anche i coupon del check-in stretti in mano, li metto in una tasca esterna della borsa per averli poi a portata di mano
Mi accorgo però che i tagliandi appartengono a compagnie aeree differenti e dunque sono relativi a voli diversi
E mi interrogo: cosa sarà mai successo?
Ero sicuro, in verità, che avremmo viaggiato assieme, sullo stesso aeromobile! 
Comunque andiamo, affrettiamoci,  di sicuro in aeroporto riusciremo a risolvere anche questo problema
Sono ottimista!
Guardiamo al bicchiere mezzo pieno!

 

Dissolvenza

Condividi post
Repost0
18 luglio 2024 4 18 /07 /luglio /2024 12:43
Bandiere di preghiere a Palermo (foto di Maurizio Crispi)

1. Predicatore

 

Parlavo, io,
e dicevo cose sagge e sapienti,
ma chi ero io 
per poter dire che io stessi dicendo 
parole sapienziali e di verità?
Intanto, mentre parlavo, 
cedevo ai desideri della carne
e a me stesso dicevo,
questa volta in silenzio,
con parole mute,
Occorre prudenza
Occorre sobrietà 
Il predicatore per primo
é tenuto a praticare
le virtù di cui predica
Mi sono svegliato
nel bel mezzo d’un sonno
profondo e ristoratore
e ho pensato che fosse bello
ciò che stavo sognando,
anche se non ne ricordo una cicca

 

Questo, però, lo ricordo
che c’era un’antica città di pietra
con un grande giardino, al suo centro,
odoroso di essenze,
percorso da viali delimitati
da secolari siepi di bosso
La cittadina era costruita
sulla cima della montagna
ed io mi inerpicavo
lungo esoterici percorsi,
per conquistarne la cima
e lì tenere il mio discorso

 

Ero, nel sogno, 
il Vecchio della Montagna,
Gesù e Maometto, 
Joseph Smith,
tutti e nessuno

 

E questo è tutto
Gli altri dettagli
sì sono fatti evanescenti
e poi sono svaniti
senza lasciare tracce o indizi

(L’immagine illustra il V viaggio di Sindbad, quando avviene l’incontro con lo spaventoso uccello Roc)

2. Cuntastorie

In un sogno raccontavo di me stesso
e delle mie imprese mirabolanti
Di tutti gli astanti polarizzavo 
un teso ascolto sul mio narrare,
ed anche occhi vivi, 
piena attenzione,
ed ero contento di questo 
Mi sembrava anche di esagerare, 
giacché condivo i miei racconti,
li arricchivo, 
li infioravo di cose mai accadute,
aggiungendo rubini e topazi 
al piombo e al ferro più prosaici 
Ma, sotto sotto, 
un pizzico di verità c’era sempre
Facevo il contastorie
Mi mancava solo la chitarra 
e il tabellone dipinto a colori vivaci
Se li avessi avuti, 
sarei stato perfetto nel ruolo 
Ero come Odisseo che racconta
dei suoi viaggi ad Alcinoo
e alla sua corte
o come Sindbad il Marinaio
perso nella rievocazione
dei suoi mirabolanti incontri
Erano molti quelli che mi ascoltavano,
intenti e affascinati 
Tra essi anche alcuni del posto 
dove in questi giorni lavoro 

Succedevano anche tante altre cose, 
ma queste le ho dimenticate

 

Dissolvenza

 

(L’immagine illustra il V viaggio di Sindbad, quando avviene l’incontro con lo spaventoso uccello Roc)

(L’immagine illustra il V viaggio di Sindbad, quando avviene l’incontro con lo spaventoso uccello Roc)

Condividi post
Repost0
14 luglio 2024 7 14 /07 /luglio /2024 09:53
Selfie deforme (foto di Maurizio Crispi)

Ho sognato che partecipavo
ad una riunione condominiale
Non mi pareva di riconoscere la maggior parte dei presenti
Attorno a me, percepivo solo facce ostili
cupe
chiuse
Che ci faccio qui?
Cosa vogliono da me?
Ero a disagio
Si parlava di quote condominiali
non riscosse,
di deficit del bilancio,
di piani di rientro per i morosi
Io dicevo che già stavo pagando
ratealmente, con solerzia
Tutte le facce degli astanti,
all’unisono,
si volgevano verso di me, 
erano facce mute,
totalmente lisce,
senza lineamenti,
senza occhi 
senza bocca
senza naso,
come quelle dei manichini
Eppure mi fissavano
e m’incutevano timore
Forse avrei dovuto starmene zitto,
pensavo
Forse ho parlato troppo!
Meglio dire poco,
piuttosto che molto!
Ma qual é il limite 
tra il poco e il molto?
Come si fa discriminare
e a sapere?
Occorrono astuzia,
senso dell’opportunità 
e machiavellici accorgimenti,
pensavo,
tutte virtù 
di cui io sono privo
Sempre parlo e straparlo,
quando invece quella boccaccia
che mi ritrovo
farei meglio
a tenerla chiusa,
ben sigillata
O forse dovrei trasformarmi
io stesso 
in sfingeo manichino!

 

Dissolvenza

Condividi post
Repost0

Mi Presento

  • : Frammenti e pensieri sparsi
  • : Una raccolta di recensioni cinematografiche, di approfondimenti sulle letture fatte, note diaristiche e sogni, reportage e viaggi
  • Contatti

Profilo

  • Frammenti e Pensieri Sparsi

Testo Libero

Ricerca

Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


frammenti-e-pensieri-sparsi.over-blog.it-Google pagerank and Worth