Sto per intraprendere un viaggio
Sono in compagnia di una mia amica di un tempo
Partendo, però, lascio un’altra mia amica
a cui non ho detto nulla
di questo viaggio in cui non sarò solo
La situazione si fa da subito
spinosa e complicata
Il viaggio, pur meraviglioso in sé,
viene guastato
dal fatto che io in ogni singolo momento
sono in ansia (come se avessi da nascondere qualcosa)
Vorrei essere in contatto telefonico
con quell’altra mia amica
rimasta a casa
ma non posso farlo
Vivo un’atmosfera avvelenata
e non mi diverto per nulla
Il viaggio che si svolge
in una grande metropoli
è complicato, irto di difficoltà
E non ricordo altro,
se non un momento topico
in cui cammino al buio
a tentoni
in un luogo oscuro
e ragnatele pendenti
mi sfiorano il viso
con un tocco gelido
E un altro momento
in cui sono al mare e faccio il bagno, indugiando nell'acqua bassa Avverto dei piccoli tocchi duri sulla superficie delle gambe
da cui mi ritraggo spaventato
temendo il fuoco della medusa Poi, quando riacquistata fiducia,
rientro in acqua comprendo che sono dei pescetti
che pascolano tra i peli delle mie gambe (evidentemente da loro scambiati - madornale errore - per una prateria di posidonie) Per un attimo ho temuto di essere diventato cibo per pesci…
Ho sognato che inforcavo una moto,
di grossa cilindrata,
enorme e ingombrante
Dovevo guidare su per una strada di montagna
piena di tornanti
Non mi sentivo a mio agio,
da tanto tempo non avevo più guidato una moto
Non riuscivo a tenere bene la traiettoria
nelle curve
Sbandavo
Andavo un po’ a singhiozzo
C’erano molte difficoltà da superare
Il viaggio non finiva più.
interminabile
Forse c’era un passeggero seduto
dietro di me
Ma non ricordo bene
L'andare in moto è una delle cose che ho perso nel corso dell'ultimo decennio. E sì che ho ben due moto in garage inutilizzate, lo storico V7 della Guzzi e un Honda 500 CB che acquistai in tempi più recente. Poi da un momento all'altro la Honda smisi di usarla. Se ne sta in garage a prendere polvere. Si va avanti e si perdono pezzi. Un pezzo dopo l'altro, fino a che non rimane più nulla. E' questa la triste constatazione. Eppure il sogno può anche significare che, in modo sia pure esitante, riprendo a fare qualcuna delle cose che ho abbandonato. Chi sa!
I sogni ti portano lontano
nel tempo e nello spazio,
a volte ti portano in posti inesistenti
o dove tu non sei mai stato,
a volte ti collocano in luoghi metafisici
Ho sognato questo
Sono chiuso in una stanza
piena di frammenti e oggetti
di tutte le mie vite precedenti
Detriti, più che altro,
come ciò che resta di un naufragio,
i cui resti siano stati portati
a riva dai marosi impetuosi
Esamino tutto con attenzione
Provo a dare un ordine,
a catalogare
È un compito infinito
Alcuni reperti
suscitano echi nella mia mente
e hanno un significato oscuro,
non immediato
Questi li metto da parte
per esaminarli dopo
con maggiore attenzione
Altri, invece, non mi dicono nulla,
non mi parlano,
privi del tutto di potere evocativo
Mentre compio questa analisi
posso udire una voce fuori campo
che parla e commenta
ciò che sto facendo
e espone anche racconti
sui diversi oggetti
che mi ritrovo ad esaminare
La voce, incorporea,
è bassa e monotona:
mi viene difficile cogliere
con esattezza tutte le parole
che compongono la litania
Erompe tuttavia come un fiume
che scorre di continuo
tra le rive
con un mormorio costante
Il fatto è che nella stanza
c’è davvero di tutto
anche oggetti che non riconosco
come miei
Ci sono anche i miei due cani Black&Flash
Sono inquieti ed impazienti
Si muovono nervosamente in giro
Uno dei due, Flash,
alza la gamba (anche se è femminella)
e accenna una pisciata
La riprendo con un buffetto
e si ferma
Però penso infastidito:
Ora dovrò porre rimedio
pure alla pipì del cane
Capisco anche che dovrò
portare i due birbanti a passeggio
e che non potrò rimanere
all’infinito all’interno di questa stanza
Il marciapiedi é tutto rotto e dissestato
il cammino è disagevole
E a complicar le cose
si presenta anche un tratto in salita
Devo faticare per andare avanti
La carrozzina è a rischio di ribaltamento
Mio fratello non dice nulla,
Ma sento dall'ulteriore irrigidirsi del corpo
che è in apprensione
A un tratto c’è una transenna
Qui non v'è alternativa
e devo scendere sull’asfalto
dove il pericolo sono le auto
che sfrecciano veloci ed incuranti
Finalmente arriviamo alla nostra meta
É una grande struttura fatiscente
Che cosa sia non so
Ma é la che dobbiamo andare
Non so perché
Davanti all’ingresso c’è
una vasta distesa d’acqua
che si é raccolta con la pioggia
Non ci sono passaggi alternativi
Dobbiamo varcare le acque
e ci addentriamo nel guado
La speranza che l'acqua
si apra come davanti a Mosè è vana
La carrozzina mi sfugge di mano
e in un attimo si ribalta all’indietro
Mio fratello di schiena scivola fuori
dal suo guscio protettivo
e va a finire in acqua
Corro per aiutarlo
Penso: Si bagnerà tutto
E ora come faccio?
Con mia sorpresa,
prima che io arrivi,
mio fratello si dà aiuto da solo
Poi, imprimendo dei dondolii alla carrozzina,
riesce a rimetterla in piedi
Quando arrivo trafelato
si è già ricomposto nel suo alloggio mobile
Gli chiedo come abbia fatto,
sorpreso nel constatare
che i suoi abiti siano già
quasi del tutto asciutti
Tatá mi dice: Dove sono stato
mi hanno insegnato
a fare tante cose!
Cose che nemmeno immagini!
E perché non me lo hai mai detto?,
faccio io
E lui, di rimando,
mi sorride sornione
(Dissolvenza)
Sedie vuote per riunione di spiriti vaganti (foto di Maurizio Crispi)
Sono a casa di mio figlio
Sono andato a trovarlo per discutere di qualcosa di importante
(almeno credo)
Mentre sono da lui e sto appena cominciando a parlare
mollo una scorreggia
piuttosto rumorosa
ma ho il forte sospetto
poiché il suo rumore è stato leggermente gorgogliante
che. nella famosa graduatoria esposta
in alcuni fondamentali testi di riferimento sulla materia
(De Petologia docet1),
si sia trattato d'una scorreggia umida
Interrompo la conversazione
(che in verità non è nemmeno cominciata),
preoccupato,
preso da un'improvvisa e fastidiosa frenesia,
anche perché avverto un certo stimolo ad andar di corpo
e mi ritiro velocemente in bagno
Mi calo i pantaloni
e mi seggo sul trono
Nel mentre che attendo il momento propizio per liberarmi
(non attivo il torchio addominale)
poiché voglio prendere il tempo per meditare
ed esaminare con accuratezza il cavallo di mutande e pantaloni
Ecco, era proprio come avevo temuto!
Era stato un piritu cu' giummo
(come diciamo noi Siculi)
ovvero il classico caso, devastante, del peto umido,
quello per intenderci accompagnato
da imprevista sgommata nelle mutande
E ora come fare?
Non ho né mutande né pantaloni di ricambio
Quelli che ho sono tutti imbrattati di merda
(ricordo che, da piccolo,
il mio incubo era che mi venisse di fare la cacca a scuola
e che, costretto ad andare in bagno per un'impellenza
non rimandabile,
mi potessi sporcare tutto e poi essere oggetto di dileggio
da parte dei miei compagni)
Sono ammare
(anzi no!, per meglio dire, sono nella merda)
Facendo buon viso a cattivo gioco
prendo a darmi da fare per ripulire
i pantaloni
(delle mutande potrò farne a meno:
infatti, le appallottolo e le butto fuori dalla finestra)
Pulisco e pulisco con la carta igienica inumidita
(di salviettine profumate, manco l'ombra),
ma la merda - ahimè! - non viene via,
aderisce tenace, in uno spesso strato, alla stoffa
Entro nel panico
Intanto, si apre la porta del bagno
e si affaccia mio figlio
assieme ad un gruppetto di suoi amici
che, evidentemente, sono arrivati nel frattempo
(forse sono Quelli-del-Bunkerino)
Mi guardano e mi ridono,
mi irridono beffardi
Essere colti in fragranza (ma anche in flagranza) di cacata
è una delle esperienze più terribili
che possa capitare ad un uomo,
specie se a coglierti sono degli estranei ostili
(ricordo di quando lessi La sottile linea rossa2
e di quanto rimasi impressionato dalla scena in cui
uno dei protagonisti si ritirava nella boscaglia
per un'impellente cacata,
con armi ed attrezzatura,
e veniva colto dai Giap
sul fatto, con le braghe calate,
costretto ad incespicarvi ingloriosamente,
mentre cercava di difendersi Che brutto modo di morire!,
pensai)
Mi alzo dalla latrina
e tirandomi su i pantaloni ancora imbrattati,
(ma non ci posso fare nulla)
vado verso di loro minaccioso
In particolare mi rivolgo ad uno,
quello più beffardo:
lo apostrofo, gridando e perdendo le staffe.
Gli dico che deve starsene zitto
e che è una testa di minchia,
che anzi se ne deve andare subito da quella casa
(che, in definitiva, è ancora mia)
Mio figlio se ne sta zitto,
(chi tace acconsente, ma in questo caso a chi acconsente?),
non prende le mie difese
Evidentemente parteggiare per me
prendere le mie difese, non è tra le sue priorità,
penso con una punta di amarezza
Sono stupito dalla mia reazione iraconda
Poi la scena si trasferisce in altro contesto
e sono come in un salotto,
con una compagnia di sofisticati ascoltatori
- uomini e donne -
Mi si chiede di fare un confronto
tra l'opera lirica italiana e francese e quella russa
ed io rispondo, esponendo un'elaborata teoria,
lanciandomi in una vera e propria conferenza
(una lectio magistralis)
Il pubblico mi ascolta infervorato e pieno d'interesse
Nessuno mostra segni di cedimento al sonno
1. Il riferimento è a due "classici" della materia che sono rispettivamente La petologia. La scorreggia nella letteratura, nella storia
e nel costume, di F. Scipioni, (Scipioni Editore) ) e L'Arte di Petare, ovvero il Manuale del Subdolo Artigliere (a cura di Claudio Portico, Traduttore), pubblicato da Se (2019, anche se ha visto molte precedenti edizioni): "È davvero imperdonabile, Lettore, che pur scoreggiando da tempo immemorabile tu non sappia come e perché lo fai, e come andrebbe correttamente fatto. Una tale materia, infatti, è sempre stata vergognosamente trascurata dalla Scienza, che la reputa indegna d'esser trattata, non ritenendo di poter scoprirvi nulla d'interessante. Grossolano errore. Petare è un'arte, dunque una cosa utile alla vita, come sostengono Luciano, Ermogene, Quintiliano e molti altri ancora. In effetti, saper petare correttamente è più importante di quanto solitamente si ritenga. Infine, si può petare con metodo e con gusto, come saprò dimostrarvi in questa trattazione. Non esito dunque a render pubbliche le mie ricerche e le mie scoperte su un'arte di cui è impossibile trovare alcunché di soddisfacente financo nei più ponderosi dizionari nei quali, incredibile a dirsi, il peto sovente non è neppure considerato degno d'esser menzionato. Mi accingo così a offrire i principi di quest'arte a ogni lettore desideroso di ficcarci dentro il naso." (dalla prefazione).
Il libro, attribuito ad un sedicente "Conte De la Trompette medico del cavallo di bronzo ad uso delle persone costipate" è databile al XIX secolo ed è stato originariamente pubblicato come appendice al "Journal d’un Genie" di Salvador Dalí nelle Éditions de la Table Ronde.
2. Il romanzo di James Jones fu inizialmente pubblicato da Mondadori negli anni Sessanta, nella prestigiosa collana La Medusa. Successivamente è stato riedito da Neri Pozza, in concomitanza con l'uscita del remake del film che originariamente ne era stato tratto poco dopo l'uscita del romanzo (sempre negli anni Sessanta).
1942, Arcipelago delle isole Salomone. Nelle prime, tiepide ore del mattino di una bella giornata tropicale, due navi americane da trasporto si avvicinano all’isola di Guadalcanal, occupata dai giapponesi. Per i loro equipaggi non si tratta d’altro che di una missione ordinaria: trasportare truppe fresche di rinforzo. Ma per i fanti che formano il carico delle navi questo viaggio non è né ordinario né noto. Ammassati sul ponte come pecore, gli uomini accendono le sigarette e scrutano la riva. È una bella vista, quella che si gode dal ponte. Sotto il fulgido sole tropicale del mattino una brezza marina agita le fronde delle minuscole palme da cocco dietro la spiaggia grigiastra dell’isola più vicina.
Si direbbe che nulla possa scalfire questo paradiso terrestre, se un’ansia profonda, un’incontrollabile eccitazione nervosa non si impadronissero degli uomini a bordo. Vengono da una divisione regolare d’anteguerra, ma non hanno mai avuto un battesimo del fuoco. Mentre si preparano allo sbarco sanno che un certo numero di loro rimarrà sull’isola, privo di vita, non appena vi metteranno piede. Ignorano, tuttavia, la sorte che spetterà ai sopravvissuti, una volta inoltratisi all’interno di Guadalcanal: una sorte fatta di malaria e colera, scarsità d’acqua e di rifornimenti, e continue, snervanti, micidiali schermaglie coi giapponesi.
Ferito e decorato sul campo durante la battaglia di Guadalcanal, con La sottile linea rossa, James Jones, l’autore di Da qui all’eternità, offre ai lettori uno dei romanzi più autentici sulla Seconda guerra mondiale, oltre che uno dei più riusciti ritratti della generazione di giovani uomini segnata da quell’immane conflitto.
E' quello che si sente pi di frequente. E' un parente stretto del peto "squartatore", ma emesso con minor forza. Di solito si sente nei gruppi di persone che non sono ancora abituati a scoreggiare ...
Il peto comune. E' quello che si sente più di frequente. E' un parente stretto del peto "squartatore", ma è emesso con minor forza. Di solito si sente nei gruppi di persone che non sono ancora abituati a scoreggiare tra loro. Quindi una persona in questo gruppo si innervosisce e rilascia questo peto dal suono così diffuso in una maniera tale che da quel momento in poi si sente a proprio agio con la flatulenza di gruppo. In genere non c'è alcuna puzza col peto comune.
Il peto ansioso. E' quello fatto in un posto in cui uno non vuole che il proprio peto venga sentito da altri. E' quel tipo di peto che fanno uomini e donne nelle librerie, o nei negozi di alimentari o addirittura in strada. In genere sono controllati, di solito quasi impercettibili all'udito, e richiedono molta abilità per essere gestiti nel migliore dei modi.
Il peto con tosse. E' quel peto che colui che scorreggia cerca di mascherare con dei colpi di tosse. Può essere imbarazzante per il flatulente e chi gli sta intorno, se sbaglia il sincronismo del peto con la tosse, o se il peto dura più a lungo di quanto previsto prima di tossire.
Il peto umido. Ha un suono quasi liquido, tipico della sgommata sulle mutande. E' in genere un segnale che avverte la necessità di una imminente visita in bagno.
Il peto ventoso. E' simile allo squartatore, con la differenza di avere un suono cupo che ricorda una folata di vento. E' causato che chi scorreggia espelle velocemente tutto il gas che ha dentro. Questo peto in genere suscita una risata.
Il peto a chiappe strette. Questo peto si riconosce sempre. Suona come se chi scorreggia avesse le chiappe talmente strette quasi da provocargli/le dolore mentre viene emesso.
Il peto squartatore (o sfardalenzuolo o FiliBEEEERTO)
E' uno dei migliori peti in circolazione. E' forte, rude, e provoca un'inarcamento o due delle ciglia. Caratteristiche di questo peto si possono trovare in altri tipi, ma, attenzione a non sbagliare, questo peto è una grossa singola bolla di gas che esce fuori strillando dal sedere del flatulente con un'energia enorme.
Mi ritrovo in libreria con Gabriel
Ci sono andato a vedere
se c’è un libro che mi interessa
È una libreria nuova per me
Mai stato prima
Anzi, nemmeno sapevo che esistesse
Da un po’ sono rimasto orfano di libreria
Entriamo ed è un posto enorme,
impersonale, asettico,
grande come una cattedrale
Non si vedono libri in giro
Bisogna chiederli agli addetti
che siedono sfingei
alle loro postazioni fornite di PC
Ho la sensazione che qui
chiedere un libro, toccarlo, maneggiarlo
sia diventato complicato,
come andare per un consulto
da uno specialista medico
Insomma, parlo e discuto
con l’addetta che mi è toccata
Le spiego, le dico
Mi ascolta con il volto inespressivo
Quindi batte con dita efficienti sulla tastiera
Dopo un po’ ecco spuntare
il libro da un condotto pneumatico
Plop!
Poi me chiedo altri:
vorrei soltanto ordinarli
per prenderli dopo
Ma a quanto pare ci sono pure questi a disposizione,
stipati dentro invisibili magazzini sotterranei,
infiniti e ramificati
come quelli della Biblioteca di Babele
Anche questi arrivano
al termine della complicata procedura
sputati fuori con un doppio plop!
dal condotto pneumatico
Adesso ho in mano tre libri
Non che avrei voluto
prenderli tutti assieme
La vita mi si complica
Non ho tutti questi denari con me
(Come fare? Che fare?)
Intanto Gabriel ha fame
Mi chiede una merenda
La sua richiesta è impellente
(succede sempre così)
Va bene, andiamo a cercare
qualcosa da mangiare, gli dico
Dopo un po’ mi ritrovo fuori dalla libreria
immensa come una cattedrale
e sono con i tre libri sotto braccio
(Oh Dio, preso dalla fretta,
mi sono dimenticato di pagarli!)
Vorrei tornare dentro
faccio qualche passo verso le grandi vetrate
e sbircio all’interno
Sembra che se ne siano andati tutti
Le postazioni di lavoro sono vuote
Nulla si muove, nemmeno le temibili termiti
o i pesciolini d'argento
Un deserto
Cosa fare?
Sono con i libri in mano
e non so cosa fare
Ho fame! Ho fame!,
la voce di mio figlio é insistente
e mi trapana il timpano
Dai andiamo a cercare la merenda!
E ci allontaniamo,
io con i libri nuovi di zecca sotto braccio
e il cuore in gola, smarrito e turbato
(Mi verranno a cercare! Hanno tutti i miei dati)
Mi verranno a cercare!,
grido levando lo sguardo verso il cielo muto
Poi, mi viene in mente un'idea,
come se una vocina interiore
mi sussurrasse suadente un suggerimento: Vai! Prendi i libri e scappa
a gambe levate!
Fuggi più lontano che puoi!
Chi sa! Forse, i dignitari occulti
della faraonica libreria
mi sorprenderanno
con un effetto 3D
e mi recapiteranno a casa
un bel cesto di arance sanguinelle
dolci e succose,
accompagnate da un piccolo biglietto, decorato di eleganti arabeschi,
con la dicitura: You are the winner!
Hai preso dei titoli
che, negli ultimi due secoli,
nessuno ha mai ordinato
e sotto: With Compliments of the Staff!
Un'avventura onirica di un anno fa circa, mai riportata su questo blog.
Sono in viaggio in auto
Non da solo
Ci sono altri tre con me
Il viaggio è lungo
Stiamo attraversando gli States coast to coast
Io non guido mai, dormo la più parte del tempo
Ogni tanto mi risveglio, farfuglio qualche frase incoerente e sprofondo di nuovo nel sonno più profondo
Viaggiamo lungo la mitica Route 661 e, quindi, attraversiamo di tanto in tanto cittadine, borghi e agglomerati di costruzioni
Giungiamo, infine, in una piccola città di uno sperduto stato centrale e qui ci fermiamo perché dobbiamo partecipare ad uno stage di una settimana, organizzato dal “Centro di Spiritualità Mormonica in tempi post-apocalittici e dis-integrati”
Parcheggiamo e usciamo fuori dall’auto, stiracchiando le membra anchilosate dopo tanto andare
Siamo davanti ad un gigantesco edificio squadrato costruito senza grazia, un atrio faraonico, delimitato da ampie vetrate che lasciano irrompere all’interno la luce del sole
Qui, nell’atrio, ci sono centinaia di persone apparentemente indaffarate
Si muovono tutti, come onde mosse da raffiche impazzite di vento
All’ingresso, un addetto - dopo aver visionato le nostre credenziali - consegna a ciascuno di noi un biglietto dove è scritto un codice alfanumerico che ci consentirà di raggiungere i nostri rispettivi alloggi
A questo punto ci separiamo e non li vedrò più questi miei compagni di viaggio
Imbocco una fuga di scale e salgo al primo piano
Qui c’è un lungo corridoio dove si aprono degli stanzoni adibiti a camerate
Anche qui tanta gente indaffarata, in movimento incessante
Vado avanti cercando di capire dove devo dirigermi
Passando davanti alle porte aperte, intravedo lunghe file di letti con la struttura metallica, come quelli ospedalieri, e altre stanze dove si scorgono file di lavabi e di latrine addossati a pareti rivestite di piastrelle bianche
Vedo uno uscire da uno degli stanzoni
È barbuto come un sant’onofrio peluso2, indossa una camicia da boscaiolo a quadrettoni colorati e sandali francescani
Gli porgo il mio pizzino, cercando di formulare una domanda coerente, ma quello - prima che io possa completare la frase - mi strappa il pezzetto di carta dalla mano e, sventolandolo davanti a sé, rientra nello stanzone, sbirciando al tempo stesso le pareti
Io che l’ho seguito mi accorgo allora che in corrispondenza di ciascun letto, sul muro, è attaccato un biglietto analogo
Il tipo barbuto mi indica un letto, finalmente, emettendo un suono gutturale
É quasi alla fine della fila di letti, addossato ad un finestrone, da cui è separato da un unico letto
Quello mi fa capire che quello è il suo letto e che, dunque saremo vicini di giaciglio, e non solo
Vorrei sdraiarmi per riprendermi dalla fatica e dallo spaesamento, ma mi accorgo di aver dimenticato lo zainetto in auto con tutti i miei effetti e che, prima di ogni altra cosa, devo andare a recuperarlo
Quello mi dice: “Vai tranquillo! Rimango qui ad aspettarti! Io in questo stage sarò il tuo tutor”
Matri mia santissima!
Per tutta la settimana mi dovrò sciroppare questo Sant’Onofrio Peluso!
Forse, non sono ancora pronto per questo
1. La United States Route 66 (meglio nota come Route 66 o Strada Madre) fu una delle prime highway federali statunitensi (strada a carattere nazionale), aperta l'11 novembre 1926 (anche se fino all'anno seguente non furono installati tutti i cartelli indicatori), che originariamente collegava Chicago alla spiaggia di Santa Monica attraversando gli stati di Illinois, Missouri, Kansas, Oklahoma, Texas, Nuovo Messico, Arizona e California, su una distanza complessiva di 3 755 chilometri (cioè 2 333 mi). Usata per la migrazione verso ovest, specialmente durante il dust bowl, supportò l'economia delle comunità attraverso le quali passava: le popolazioni prosperarono per la crescente popolarità della strada, ed alcune di queste combatterono tenacemente per tenerla in vita dopo la nascita del nuovo Interstate Highway System, ma fu ufficialmente rimossa dal sistema delle highway nel 1985, quando - assieme alle altre - fu rimpiazzata dallo Interstate Highway System. La strada esiste attualmente con il nome di historic Route 66 ed è così tornata sulle mappe in questa veste (Wiki). È stata celebrata nelle narrazioni della Beat generation è, in particolar dal romanzo cult di Jack Keoruac, On the Road.
2. Onofrio, o Noferi, dal greco Onnóphris cioè "colui che è sempre felice", dal copto Uenofere (... – IV secolo), è stato un anacoreta vissuto nel deserto egiziano, considerato santo e commemorato il 12 giugno. Secondo la leggenda, Onofrio era figlio di un re, a lungo desiderato, ma che, appena nato, fu indicato da un demonio come figlio di una relazione adulterina della regina: sottoposto alla "prova del fuoco", ne sarebbe uscito indenne. Si isolò, dedicandosi alla vita eremitica ancor molto giovane. Il vecchio vescovo e monaco egiziano Pafnuzio, desideroso di conoscere la vita degli anacoreti del deserto, lo incontrò e trascorse con lui gli ultimi giorni di vita di Onofrio cui dette sepoltura in una grotta. Pafnuzio riportò la sua esperienza nel libro La Vita che ebbe larga diffusione in Oriente, dando l'avvio al culto di sant'Onofrio che si estese per tutta l'Asia minore. Sant’Onofrio è rappresentato con una iconografia davvero poco attraente: un vecchio magrissimo, dalla pelle rinsecchita e scurissima e due occhi incavati dentro le orbite; il viso incorniciato da lunghissimi capelli bianchi e fluenti che si confondono con un altrettanto lunga barba che ricopre il corpo nudo coperto da foglie; tra le mani protese tiene un voluminoso rosario.
Preghiera a Sant'Onofrio Pilusu
Santu Nofriu pilusu, pilusu
Tuttu amabili e amurusu
Pi' li' vostri santi pila
Fascitimi stà grazia
Diccà a stasira.
Santu Nofriu pilusu, pilusu
Lu me curi è tuttu cunfusu
Pi li vostri santi pila
Fascitimi stà grazia
Diccà a stasira.
Santu Nofriu pilusu,pilusu
Misi un muranu n'to pirtusu
Pi li vostri santi pila
Fascitimi truvari chiddu ca pirdivi
Diccà a stasira.
Arrivo ad un convegno di psichiatri
che si svolge in un’immenso teatro
Ci conducono, a me e ad A.,
ai posti che ci sono stati assegnati
al momento della registrazione
Siamo nella balconata superiore,
nella fila più bassa,
a ridosso della balaustra
Un’avvenente tizia in uniforme
- una hostess, in altri termini -
ci conduce con professionalità squisita
e ci indica i posti all’estremità della fila
Non è il meglio
Siamo un po’ decentrati
Gli oratori
non hanno ancora cominciato
a succedersi allo scranno
e rimaniamo in attesa
Subito alla destra di A.
su alcuni cuscini
che paiono come uno strapuntino
c’è abbandonato,
totalmente spaparanzato,
In apparenza dormiente,
un giovane collega
Una devastante erezione
gli gonfia verso l’alto la patta
d'un paio di ampi pantaloni
di tessuto morbido, in stile orientaleggiante
Quelli della fila dietro
che, evidentemente, lo conoscono
ridacchiano
Temendo che A.
possa sentirsi disturbata
da questo spettacolo
ma soprattutto dalle risatine di dileggio
che si fanno sempre più assillanti,
io mi alzo e torreggio sullo sconosciuto collega
Quindi, dalla mia posizione di superiorità, lo riscuoto
e aspetto che apra gli occhi
Quando lo fa,
con l’espressione un po’ stralunata
di chi è costretto a tornare
troppo presto dal reame del sogno,
Io sono lì
che incombo su di lui, minaccioso
Non dico una parola
Lo guardò con cipiglio,
ma ciò basta ad intimorirlo
La sua erezione di prima,
ancora presente al risveglio,
si depotenzia velocemente
Continuo a guardarlo
sinché il tizio,
capita l’antifona,
non si alza e se ne va
Intanto, alla destra di A.,
viene a sedersi una tizia piuttosto bizzarra
tutta vestita di nero,
capelli neri lisci pisciati e lunghi sino alla vita,
rossetto nero,
pelle cerea,
inquietante presenza,
presa di peso dalla famiglia Adams
o da una favola dark
Appena seduta, si sfila gli anfibi,
neri, tozzi e pesanti
lasciandoli cadere giù oltre la balaustra
sulla testa dei congressisti di sotto
che, colpiti a caso, lanciano grida di protesta
Accorre il rettore dell’Università
che ospita il convegno
Indossa un’ampia toga nera
e un tocco rosso scarlatto sulla testa tonda
Il volto è incorniciato da baffi e pizzetto del tutto bianchi
È circondato dai suoi accoliti
Esamina gli anfibi neri,
come fossero un corpo del reato
Guarda accigliato verso l’alto,
scuotendo la testa
Alcuni dei suoi scherani
partono di corsa
per salire di sopra
Ma la donna in nero
si è ormai dileguata
(Dissolvenza)
La prima stesura di questo sogno ha suscitato un commento da parte di un mio contatto su Facebook (FM), un commento con una richiesta di chiarimenti, per via di incomprensibilità testuali.
"...a parte un paio di errori di battitura, e quel 'pizzato' che non riesco a collocare, non capisco se è una erezione notturna, nel sonno, o una masturbazione che evidentemente si fa solo da svegli. Scusa l'eccesso di razionalismo, ma prima di interpretare vorrei capire".
Un commento indubbiamente pregevole, perché indica un'attenta lettura cosa che non molti fanno sui social, in cui la fruizione di tutto è il più delle volte istantanea con un tempo di applicazione di pochi soltanto. Quindi siano sempre benvenuti i commenti di questo tipo, che non considerò mai pedanti o aggressivi, bensì costruttivi perché mi aiutano a migliorare ciò che ho scritto, il più delle volte di getto, senza il beneficio di una revisione.
Ho risposto così: "...molti refusi, imperfezioni, una parola per l’altra, una combinazione nefasta tra scarsa attenzione perché mentre scrivevo ero appena sveglio e correzioni automatiche
Adesso ho apportato tutte le necessarie modifiche
Per dare soddisfazione alle tue esigenze di razionalità ti dirò che era soltanto un sogno che ho semplicemente trascritto, come faccio spesso, quando riesco a ricordare, appena sveglio, qualche frammento onirico.
Ti chiederai perché io trascriva i miei sogni
Innanzitutto, perché fanno parte di me e della mia storia.
Poi, per un’inveterata abitudine professionale: quando ci si occupa dei sogni degli altri, non si può fare a meno di occuparsi dei propri.
In terzo luogo, perché per me il sogno é una sorta di territorio franco, una vera e propria riserva di meraviglie e di avventure.
Penso sempre molto, come parametro esplicativo delle mie trascrizioni oniriche alle avventure di Little Nemo in Slumberland."
Little Nemo ( Little Nemo in Slumberland, tradotto in Italia dapprima come Bubi nel Paese del dormiveglia e successivamente indicato come Little Nemo) è un personaggio dei fumetti protagonista di ...
Unisco qui due miei diversi scritti, risalenti all'anno scorso. Ambedue hanno come il tema il viaggio: il primo, del maggio 2022 è fondato su di un sogno, mentre il secondo - di circa due mesi dopo (del 31 luglio 2022) - espone delle mie riflessioni amare sul mio non viaggiare più e sulla mia stanzialità.
Vista la loro evidente connessione e la loro complementarità, nel recuperarli, ho pensato bene di pubblicarli assieme, accorpati in un unico post.
Ero in viaggio
Nei miei sogni, guarda un po',
sono spesso in viaggio
Forse, perché non viaggio quasi più,
se non per spostamenti a brevissimo raggio
Ci sono posti meravigliosi
(almeno li penso tali)
dove vorrei andare
e che sono tra i miei sogni nel cassetto
Ma temo che questi viaggi non li farò mai più nella mia vita
e che rimarranno confinati nel reame del sogno
E' passato il tempo dei viaggi e dei pellegrinaggi
Credo fermamente questo
Purtroppo, le circostanze della vita mi hanno indotto ad essere stanziale
Le cose cambiano, i tempi cambiano
Una volta o l'altra vorrei andare a Madeira
E vorrei fare - almeno una volta nella mia vita -
il Cammino di Santiago, prima che sia troppo tardi
e che mi manchino le forze
Ma ritorniamo al mio sogno…
Mi ritrovavo in auto assieme ad altri che non conoscevo
E non ero nella mia auto
C'era tutta una discussione tra me e il guidatore,
poiché quest'ultimo era salito in auto
senza prendere con sé i documenti identità,
le necessarie autorizzazioni e i visti
Gli dicevo che saremmo stati inevitabilmente fermati dai soldati
al prossimo posto di blocco e lì costretti ad una lunga sosta,
senza poter proseguire oltre
Il guidatore caparbio, invece,
sosteneva la tesi che non importava
e che qualcosa in una simile eventualità ci saremmo inventati.
In effetti, nessuno ci fermava
Poi, più avanti, decidevamo di fare una pausa,
parcheggiavamo e andavamo in giro
Ci trovavamo all'interno di una città semidistrutta
oppure, quel che vedevamo,
avrebbe potuto essere un gigantesco parco archeologico
con i lavori di scavo e ripristino lasciati all'improvviso
nel bel mezzo, per chi sa quale motivo
Cominciavo ad esplorare,
allontanandomi dal resto della comitiva
Alcuni degli edifici in rovina tradivano un passato splendore
ed erano tuttavia ancora possenti,
imponenti, per quanto cadenti
Alcuni di essi sembravano antiche sepolture monumentali
o anche dei cenotafi
C'era con noi uno che portava un grosso cane al guinzaglio
e costui trainato dall'irruenza del suo animale
era subito scomparso dalla vista
Osservavo inquieto che la facciata d’una enorme fabbrica
di grossi conci squadrati cominciava, all'improvviso,
a fissurarsi con sinistri scricchiolii
Mi mettevo a correre,
cercando di raggiungere il passeggiatore del cane,
ormai lontano e parzialmente inghiottito
dal cono d’ombra del grande edificio pericolante
E intanto gridavo a pieni polmoni:
"Sta crollando! Sta crollando! Mettiti in salvo!"
Non so se quello avesse sentito le mie invocazioni
Fatto sta che, in pochi attimi,
l'edificio pericolante si disgregava
con un rombo di tuono,
mentre una nube di polvere biancastra di malta
sbriciolata s’è levata in alto,
oscurando la luce del sole
Una scena di apocalissi,
come quella dell'implosione delle Torri Gemelle
(Dissolvenza) - 30 maggio 2022
Un tempo ero sempre in movimento,
partivo di continuo,
non avevo arrisettu
Ero animato da un demone interno
che mi spingeva ad organizzare
un movimento ogni tot giorni
Partivo in nave, in aereo, in treno
ed anche in auto
e, spesso, in questi viaggi,
portavo con me il cane
Quelli che più mi piacevano
erano i viaggi istantanei,
di due-tre giorni,
toccata e fuga
Ma mi piacevano anche quelli in auto
perché spesso andavo all’avventura
e usavo la macchina come casa mobile
per dormirci e per farmi da mangiare
In sostanza, ero quasi sempre via
Quando ero a Palermo, ero come in pausa
Così mi sentivo
Era come se riuscissi ad essere dovunque
Arrivavo in certi posti lontani
e altri che mi conoscevano
dicevano, un po’ sorpresi: Ma guarda ci sei anche tu!
Ma come fai?
Ero ubiquitario
Almeno, così mi sentivo
Lo testimoniano le gallerie fotografiche
di cui ho disseminato
il mio profilo social qui su facciabuco
Adesso, invece, sono stanziale
L’idea di dover partire
mi riempie d'un senso infinito di fatica
Non pianifico più,
non immagino il prossimo viaggio,
come accadeva prima
quando le soste a Palermo
erano poco più che il trampolino di lancio
per il viaggio successivo
Guardo le foto di quei viaggi
con un po’ di nostalgia
quando scoprivo luoghi mai visti,
oppure tornavo a quelli già esplorati,
incontrando vecchie conoscenze,
facendone di nuove,
e poi tornavo a casa con un bagaglio
pieno di esperienze (e di letture fatte)
Il viaggio era anche il momento di intense letture, sì
Adesso che non viaggio più
leggo sempre con molta energia,
in fondo, continuo a viaggiare,
ma solo attraverso i libri
L’irrequietezza che mi spingeva ad andare
si è spenta
La fiammella del desiderio, idem
O forse, è soltanto che non sono più un dromomane?
Non saprei
Rimane certo il fatto che io senta dentro di me
un pizzico di nostalgia
per quegli anni ruggenti
Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre
armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro
intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno
nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).
Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?
La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...
Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...
Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e
poi quattro e via discorrendo....
Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a
fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.
E quindi ora eccomi qua.
E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.