(Primo giorno di viaggio - 6 luglio 2011). Tre ore e mezzo di volo per arrivare a Dublino da Trapani. Ma prima il transfer da Palermo a Trapani in bus con la compagnia (Terravision) che lavora esclusivamente con i passeggeri RyanAir.
Il volo avviene su di una specie di autobus per comitive. gremito all'inverosimile di famiglie e turisti di ritorno in Irlanda dopo una vacanza al caldo della Sicilia (questi ultimi identificabili facilmente, perchè - chiari di carnagione - sono rossi come gamberi e poi anche per il loro abbigliamento da holiday hawayana), ma anche di Italiani che, per disparati motivi (noi tra quelli) si recano in terra d'Irlanda.
Un bambino piccino strepita di continuo con grida che lacerano i timpani e che arrivano inattese: non c'è mai tempo per abituarsi e ogni volta sei preso alla sprovvista.
Ci vorrebbero dei tappi di cera (o, meglio ancora, delle cuffie insonarizzate) per resistere meglio a questi robusti attentati sonori e al loro devastante effetto.
Gli assistenti di volo sono dei bravi venditori che, con il sorriso in bocca, ti propongono ogni cosa a pagamento e, prima, sono i panini e le bibite (compresa la semplice acqua), poi oggetti di profumeria e cosmesi, sigarette e bevande alcooliche duty free, e, infine, autentica ciliegina sulla torta i biglietti "gratta e vinci" che promettono premi favolosi, al modesto costo di €2.00 per ogni foglietto da grattugiare, di cui - ci avvertono per sgombrare il campo da eventuali accuse di indurre al gioco d'azzardo - una parte sarà devoluta ad una causa benefica (questo è l'incoraggiamento a comprare e a grattare, fugando eventuali sensi di colpa).
Un autentico shock il passaggio dal caldo al freddo: quando scendiamo l'aereo sprofonda in una fitta coltre di nubi. E, a terra, piove fittamente e soffia un forte vento (temperatura: 13 gradi).
Dicono che qui in Irlanda nell'arco di una stessa giornata si succedano con repentini cambiamenti tutti i tipi di clima: ma certo quella che ci accoglie non è una banale pioggerellina, ma pioggia furiosa che, dopo appena due minuti di esposizione, sei tutto bagnato.
Ma, in ogni caso, poco c'è da sorprendersi: consultando la guida d'Irlanda che mi sono portato appresso risulta che questo paese è uno dei più piovosi d'Europa, con un tasso di precipitazioni elevato, praticamente costante nei dodici mesi dell'anno.
Eppure di lì a poco la pioggia, quasi per miracolo si prosciuga, la temperatura si fa mite e il cielo si apre, lasciando una serie di nubi frastagliate che si tingono di rosa.
Andate via la pioggia e la bruma siamo sopresi dal chiarore persistente e dal fatto di vedere residui raggi di sole all'orizzonte, malgrado l'ora sia già tarda. Questo perchè siamo molto più a Nord: un po' come ritrovarsi nei paesi scandinavi, anche se questa persistenza della luce, lì, è sempre più spinta, man mano che si va sale verso Nord (ovvaimente è un'arma a doppio taglio: perchè ai pochi mesi estivi di luce prolungata, seguirono mesi e mesi con una luce del sole scarsa e fioca o, addirittura, sopra il circolo polare artico senza che il sole si alzi ma più di tanto dalla linea dell'orizzonte).
Nemmeno nei prossimi giorni, ci abitueremo a queste giornate prolungate in cui gli ultimi chiarori del crepuscolo si spengono dopo le 23.00.
Per di più, gli orologi sono regolati di un'ora indietro rispetto a noi.
Ritiriamo l'auto prenotata all'autonoleggio. E' grande la stranezza del ritrovarmi dopo tanti anni a guidare un'auto inglese con la guida a destra e con il senso di marcia invertito rispetto a noi. All'inizio, sono impacciato e la mia mano destra spesso si muove autonomamente, per un riflesso consolidato, a ricercare la leva del cambio: a poco a poco, rientro in una quasi-normalità, anche se rimane un sentore di innaturalità e di impaccio. E ogni tanto, anche nei giorni successivi, alla guida mi ritrovo a fare qualche piccola cazzata: non parliamo poi quando si tratta di immettersi in una strada principale. Ogni volta, devo mentalmente ripassarmi la lezione su quale sia il senso di marcia da tenere e quale sia la direzione verso cui guardare prioritariamente per vedere se c'è la strada libera per la manovra che intendo compiere.
Corriamo sulla M50 che è una specie di raccordo anulare di Dublino e, non esenti da alcuni errorucci legati alla difficoltà di interpretare i cartelli stradali e la loro tempistica, finalmente riusciamo ad imboccare la M4 che ci porterà dritti sino a Galway, nel cui distretto si trova Connemara (Flavia fa l'esperta navigatrice).
Una siciliana che vive a Galway ci ha detto in attesa dell'imbarco del nostro volo che questa è l'unica vera autostrada in Irlanda e che tutte le altre strada - anche le normai strade di raccordo tra una città e l'altra sono piuttosto strette.
E' tutto molto disciplinato, regolare, ordinato, discreto e poco chiassoso: un altro modo di vivere si può indovinare. Non ci sono cartelloni pubblicitari lungo le strade: è questo per noi che veniamo dall'Italia, paese di Bengodi della pubblicità più efferata e del consumismo sfrenato, è davvero strano.
Dopo una quarantina di chilometri, abbandoniamo la Motorway e cerchiamo un posto per mangiare (qui, hard times they're coming per chi è vegetariano come Flavia, ma questo è solo un pregiudizio, poi - alla prova dei fatti - non sarà affatto così) e anche per dormire: ci fermiamo all’Hamlet Court Hotel (ad Enfield) poche case basse, una chiesetta dal campanile aguzzo, muretti di pietra a lato della strada, prati verdi e mucche al pascolo. Eppure l'Hotel, con abbinato - come è tradizione - un pub d'atmosfera, è molto bello, arredato con gusto e poco costoso, rispetto ai nostri parametri.
Ottima sistemazione.
Appena entrato nella stanza provvedo alla mia prima pisciata in terra d'Irlanda: così ho cura di proclamare...