L'autore continua in questo libro lo studio del riconoscimento di sindromi psichiatriche difficili da definire. All'origine del libro, la riscoperta di una tesi di medicina pubblicata nel 1887, che mette a fuoco lo strano caso di Albert Dadas, un operaio di Bordeaux affetto di una sindrome oggi dimenticata, il "determinismo ambulatorio". Dadas è il primo "fugueur", con le sue spedizioni da un continente all'altro condotte con tutti i mezzi. Al momento del ritorno non ha nessuna idea di dove sia stato, o serba ricordi confusi. Hacking definisce lo statuto epistemologico delle malattie transitorie ricorrendo alla metafora della "nicchia ecologica": i fattori che permettono a una malattia di emergere e il cui venir meno ne provoca l'estinzione.
Come il libro di Damasio sull'inscindibilità neurobiologica di emozione e cognizione (L'errore di Cartesio) si fondava sul caso di Phineas Gage, il muratore che ebbe il cranio trapassato da una barra di ferro, il nuovo libro di Ian Hacking si basa sul caso di Albert Dadas, un operaio del gas di Bordeaux afflitto, alla fine del secolo scorso, da «determinismo ambulatorio», una tendenza compulsiva a «fuggire» indefinitamente per lunghi periodi in posti lontanissimi fino a dimenticare la propria identità. Hacking ha esumato il caso da una tesi di medicina pubblicata nel 1887, Les aliénés voyageurs di Philippe Tissié: e da lì è riuscito a ricostruire i luoghi delle fughe e i relativi episodi. Ma non solo: nella sua ricostruzione, egli ricompone il dibattito intellettuale e le figure gravitanti attorno ai fugueurs (i «viaggiatori folli» del titolo).
Ricorda come Dadas venga citato ben nove volte nell'Interpretazione dei sognidi Freud. Risale alle diagnosi, dall'isteria all'epilessia, degli specialisti contemporanei. E rivela come l'alto funzionario del Ministero della Sanità che lesse all'Accademia una densa relazione su Emile - altro celebre caso di fugueur - fosse nientemeno che Adrien Proust, il padre di Marcel. Fin qui, insomma, il testo di Hacking è un'indagine magistrale tra storia delle idee e storia della cultura. Ma l?autore - uno dei massimi filosofi ed epistemologi viventi - ha ambizioni più alte. Il caso Dadas gli serve per formulare una teoria innovativa sulla natura delle malattie mentali, ricondotte al concetto di «nicchia ecologica». In sintesi bruta: per sfuggire all?impasse metodologico e diagnostico di opposti estremismi come il riduzionismo cieco (per cui tutto è genetica) e il culturalismo ottuso (per cui tutto è ambiente), Hacking vede nelle malattie mentali manifestazioni «transitorie»; transitorie non per il soggetto, ma perché si materializzano solo in certi luoghi e in certi tempi (in circostanze uniche, insomma, anche se ipoteticamente ripetibili).
È una teoria suggestiva, innovativa e - sia chiaro - tutta da verificare e discutere, con cui Hacking spiega anche disagi attuali come l'anoressia, il panico o le sindromi-ombra, che potrebbero sparire col mutare dei contesti sociali, cioè con «l?insieme di fattori» della relativa nicchia ecologica. Il piano teorico riserva però anche momenti acuti e provocatori: come le osservazioni sulla folie à deux (la patologia come con-creazione di medico e paziente), o quelle che ridiscutono il concetto di «realtà» in rapporto alla falsa e facile contrapposizione tra «normalità» e «follia».
L'unica riserva è una sgradevole sensazione di farragine, di disomogeneità, di erudizione affastellata e non sempre armonizzata, di ripetitività concettuale. Il che dipende, probabilmente, dal fatto che si tratta di contributi occasionali, non adeguatamente rivisti e riorganizzati.