L'isola dei cacciatori d'uccelli (Peter May, Einaudi, 2012) é uno splendido romanzo, un giallo d'investigazione che é anche un doloroso percorso di revisione di ricordi passati e rimossi da parte di Fin Macleod che dopo anni anni di assenza
Il plot narrativo, con il suo altalenare tra presente e passato (e ii tuffi nel passato sono tutti in prima persona, per sottolinearne l'elemento fortemente soggettivo) offre anche una splendida rappresentazione della vita in questo piccolo avamposto della Scozia, battuto dai venti e dalle onde, con le sue rigide tradizioni religiose fondamentaliste e il rito selvaggio e crudele della caccia ai piccoli delle sule che si affollano su di un grande e orrido scoglio a sessanta chilometri dall'isola (una caccia insensata e crudele che assume il significato e il valore di un rito iniziatico dei più giovani isolani).
Alla fine della vicenda, il lettore sarà portato gradualmente all'inattesa risoluzione del "caso", ma anche al recupero delle memorie dimenticate di Fin che, alla fine, potrà riappacificarsi con la sua isola...
«Vede la sagoma scura che dondola nel buio quasi nello stesso momento in cui la sente (...) L'uomo è appeso per il collo alle travi sopra di loro, con una corda di plastica arancione sfrangiata che gli inclina il capo a un'angolazione impossibile. È grosso, nudo come un verme, con i rotoli di carne bianco-azzurra che pendono dal torace e dal fondoschiena come un completo di due taglie troppo grande».
(Dal risguardo di copertina) Per l'ambientazione magistrale e la grande potenza narrativa, il romanzo di Peter May - bestseller in Inghilterra - è stata la vera sorpresa del noir britannico. In un'isola spazzata dal vento, dura e inospitale come le rocce nere che la intrappolano, un omicidio sembra affondare le sue radici in rivalità e odi antichi. L'ispettore Fin Macleod è scappato da ragazzo dall'isola e dai suoi sanguinari, antichissimi rituali. Ora è costretto a tornare, e a fare i conti con il suo passato.
L'ispettore Fin Macleod ha appena perso un figlio e il suo matrimonio sta andando letteralmente alla deriva. Quando, per indagare su un omicidio, viene spedito sulla sua isola natia, poco piú di uno scoglio al largo delle coste scozzesi, Macleod è costretto ad accettare. Il caso è la sua ultima chance per rimettersi in gioco e uscire dal totale isolamento in cui si è autorelegato. Anche se questo significa riprecipitare nel proprio passato, negli echi di una violenza aspra e senza redenzione che ogni anno trova sfogo nel massacro sistematico delle sule, uccelli che sull'isola vengono a nidificare. E a morire.
Hanno detto
(«The Times») «Una scrittura incredibilmente efficace, e un'atmosfera claustrofobica e vischiosa».
(«Irish Independent») «Un romanzo che scandaglia perfettamente i recessi oscuri dell'animo umano. Un mistery eccezionale, di quelli che tengono incollati alle pagine».