E' una novità: sarà forse perchè la fine dell'inverno si avvicina.
La mattina
quando è ancora buio
si sentono degli uccelletti ciuciuliare
si svegliano e chiaccherano tra loro:
"Come hai passato la notte?"
"Hai dormito bene?"
"Io sì, ma ho sentito un po' di freddo"
"Quando prendiamo il volo per andare a cercare la nostra prima colazione, qulache vermetto gustoso e succulento?"
"Dobbiamo aspettare che faccia luce..."
"intanto raccontiamoci qualche bella storia..."
"Forza! Chi vuole raccontare la prima?"
"Ecco! Vi racconterò della volta in cui un nostro antenato si fece beffe di un grosso gatto nero che cercava di mangiarselo in un sol boccone..."
(...)
"E' bella questa storia! Raccontacene altre!"
Storie e cunti e cunti di li cunti, già!
Un tempo le storie più che quelle lette erano quelle che si raccontavano stando seduti attorno al fuoco dell'accampamento o davanti al fuoco del camino nelle lunghe sere d'inverno.
Ed erano sempre gli anziani a prendere la parola, attingendo dal loro ricco bagaglio di storie tramandate da una generazione all'altra e che avevano ricevuto come lascito, avendole più volte ascoltate da bambini in rapito silenzio.
Ad ogni passaggio le storie si arricchivano perchè ogni narratore inseriva il suo contributo derivante dalla sua esperienza viva e palpitante.
Il bisogno di sentire narrare le storie, forse per questo, è vivo, quasi una necessità emozionale: senza storie da narrare e da ascoltare ci si inaridisce.
La televisione e ancora di più i videogiochi stanno annullando questo nostro peculiare bagaglio che viene da tanto lontano.
Bisognerebbe spegnere gli apparecchi TV, buttare via i videogiochi e ricominciare a raccontare.
Ricordo che mio padre la sera entrava nella nostra camera da, quando eravamo pronti per dormire e ci leggeva le storie di Sindbad il Marinaio, di Aladino e i quaranta ladroni ed altre ancora: papà non leggeva semplicemente quelle storie, ma le recitava, facendo vivere i personaggi e rendendoli presenti ai nostri occhi, quasi in carne ed ossa.
Ogni sera solo un pezzo di storia e ci lasciavsa in sospes sul più bello: e io non vedevo l'ora che si arrivasse alla sera per poter sentirne la continuazione E lui, puntualmente, riprendeva la narrazione dal punto in cui eravamo arrivati la sera prima: l'uccello Rok, l'Isola misteriosa con una fonte al centro, e tante altre avventure, che alimentavano la mia fantasia.Dei professori di Liceo, tutti più o meno scialbi, ricordo con piacere il professor Carlotti che ci fece amare la Letteratura latina, perchè ci leggeva interi brani, declamandoli, e perchè quando ci parlava di un autore, lui stesso diventava quell'autoree lo faceva vivere davanti ai nostri occhi.
Il piacere della lettura, in fondo, è figlio del piacere di ascoltare le narrazioni: quando - essendo stato educato all'ascolto delle narrazioni orali - apri un libro e cominici al leggerne la prima pagina, il piacere che provi è lo stesso, con la differenza che adesso sei autonomo e che puoi scoprire il mondo delle infinite storie da solo.La prima pagina di un libro è una porta che ti fa entrare in un mondo che adesso puoi esplorare da solo.