E' uscito in libreria il nuovo romanzo di Carlo D'Amicis, Quando eravamo prede (per i tipi Minimum Fax), da non mancare se si ha avuto modo di leggere ed apprezzare i suoi precedenti romanzi, di cui èmemorabile "La Battuta perfetta" che contiene anche una satira sbeffeggiante sul mondo dello spettacolo berlusconiano ed una sbeffeggiante rassegna delle ossessioni dell'Italia corrotta dalle ossessioni di Mediaset.
(Dal risguardo di copertina) Prendete Tre Punti, una distesa di boschi incontaminati che sembra il Paradiso Terrestre. Popolatelo con Alce, Agnello, Cagna, Toro, Ghepardo, Farfalla, Leone... non proprio animali, ma esseri umani che vivono completamente immersi nella natura, seguendo regole semplici e crudeli, capaci di immergerli in ciò che più somiglia a un’esistenza felice. Ma che succede quando per puro caso la prima briciola di civiltà cade tra gli alberi di questa foresta? Cosa accade quando i suoi abitanti scoprono la religione, il diritto, la proprietà privata e una cosa in apparenza vantaggiosa come la pietà? Dalla preistoria alla fine della civiltà, Quando eravamo prede sembra riassumere in una sola storia l’intera avventura umana e il nostro rapporto con la natura, come se La fattoria degli animali rivivesse ne La strada di Cormac McCarthy. Carlo D’Amicis fonde la potenza dell’allegoria e il gusto del romanzesco per raccontare fascino e pericoli della nostra eterna imperfezione.
L'autore. Carlo D’Amicis (1964) vive e lavora a Roma. Ha pubblicato i romanzi Piccolo Venerdì (Transeuropa 1996), Il ferroviere e il golden gol (Transeuropa 1998, selezione Premio Strega), Ho visto un re (Limina 1999),Amor Tavor (Pequod 2003), e i racconti lungh iMaledetto nei secoli dei secoli l’amore (Manni 2008) e Il grande cacciatore (:duepunti 2011). Per minimum fax ha pubblicato Escluso il cane (2006, uscito anche in Francia presso Gallimard), La guerra dei cafoni (2008, selezione Premio Strega) e La battuta perfetta (2010).
Corrado Augias sul Venerdì di Repubblica ha detto di lui: D’Amicis è uno scrittore capace di gettare uno sguardo obliquo su ciò che accade e sui personaggi, illuminando così di bagliori la realtà.