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12 settembre 2014 5 12 /09 /settembre /2014 07:19

Piazza dei Papiri di Jole Salatiello. Un documento letterario prezioso ed avvincente che parla delle passione per le cose antiche e del Mercato delle Pulci di Palermo(Maurizio Crispi) Salvo rari casi per apprezzare un'opera letteraria abbiamo bisogno di distacco da quell'intimo senso di partigianeria o di adulazione che ammanterebbe il nostro giudizio, quando l'opera  scritta da un nostro parente sia ancora fresca di stampa.
E' stato così che ho aspettato sino ad oggi per leggere "Piazza dei Papiri", il romanzo-memoir scritto dalla sorella maggiore della mamma, Jole Salatiello, per me la "zia Jole" (La Bottega di Hefesto, 1988).
Il libro fu pubblicato dalla piccola casa editrice palermitana "La Bottega di Hefesto", nel 1988: e indubbiamente, se le soglie del testo hanno la loro importanza, si tratta di una bella veste editoriale, sobria ed elegante al tempo stesso.
E' un volume esteticamente gradevole che fa piacere tenere tra le mani, quando lo si legge e prima di iniziare, quando ancora ci si si limita a contemparlo.
Si tratta della storia della signora Cavalli e della sua passione per l'antiquariato.
Pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, seguiamo la signora Cavalli, che tutto osserva e tutto registra con precisione nella sua memoria, nelle sue frequenti incursioni nella "piazza dei Papiri" della inesistente - e calviniana - città di Offamilio. La Piazza dei Papiri è il luogo ov'è ubicato - non distante dalla massa imponente di una cattedrale antica e all'ombra di grandi alberi - un mercato delle pulci, dove la passione della signora Cavalli trae costante alimento.
Nel racconto vivono personaggi (i diversi venditori) con le loro idiosincrasie e le loro storie singolari e cose (gli oggetti in vendita, quelli comprati e quelli tralasciati, quelli fasulli e quelli autentici) tutte con una storia che merita di essere scoperta e raccontata e che, in alcuni casi, affonda le sue radici nel tempo.
Si intravede lo sguardo assorto ed ironico della signora Cavalli passare di continuo dalle cose alle persone per fare ritorno alle cose e agli oggetti che a loro volta rimandano ad altre persone vissute in altre epoche.
Il romanzo-memoir è suddiviso in due parti: la prima è titolata "Le scoperte", mentre la seconda "I disastri". Perchè questa suddivisione?
Probabilmente perchè, nella prima parte il mondo dell'antiquariato rappresenta il "novum", la felice scoperta.
In "Le scoperte", vi é un mondo insorgente di meraviglie, non solo nel gusto dei potenziali acquirenti  (é la signora Cavalli, con la sua attitudine di esploratrice, fa parte di questa schiera o insiene),ma anche dal punto di vista dei venditori che scoprono che possono guadagnare un po' di soldi, mettendo in mostra oggetti antichi o anticati, picole cose acquisite da venditori improvvisate o andando in giro a fare sgombri nelle case di paese dopo la morte dei loro proprietari anziani. E qui l'attenzione della signora Cavalli assume l'acume dell'antropologo nel registrare e descrivere i personaggi in cui si imbatte, ma anche quella dell'archeologo che da piccoli segni impara a riconoscere il valore dei singoli oggetti, anche attraverso un percorso di prova/errore e di apprendimento auto-didattico.
In "Le disgrazie", si descrive lo stesso mondo che nel corso degli anni subisce delle trasformazioni: alcuni dei personaggi più decorativi di Piazza dei Papiri moino, altri scompaiono, altri vengono rimpiazzati da personaggi con pochi scrupoli, altri si ammalanoe languono. Piazza dei Papiri non è più la stessa delle origini:le disgrazie si abbattono su di lei e sui suoi abitanti, ma anche sulla sginora Cavalli che nel corso degli anni - rivelerà in una delle ultime pagine - ha attraversato tre successive "resurrezioni", anche aiutata da questo suo amore per le cose vecchie e/o antiche.
Nell'una e nell'altra parte emergono personaggi finemente ed ironicamente tratteggiati, con le loro storie, con le loro inquietudini: come un Salvatore Quattromila, un Michele Fratello, un Romualdo Crudeli con i loro piccoli tic, virtù e vizi da intrallazisti ed imbroglioni, per non parlare di altri compratori e "cercatori" che sfilano e si intersecano l'uno con l'altro, accanto alla signora Cavalli con i loro tic e con le loro "unicità", o di altri che vengono a "vendere" oggetti di casa per realizzare quattrini in momenti di difficoltà.
Le signora Cavalli, così come per le circostanze della vita è divenuta collezionista di piccole cose antiche, così è una raccogiitrice di storie e di aneddoti che riguardano l'animato - e sempre cangiante - mondo di Piazza dei Papiri.
E, sia che si tratti di oggetti sia che si tratti di persone, c'é sempre - ad emergere sommesso e quasi nella filigranna di ogni singola pagina - il potere confortante delle storie, sia quelle che si possono scoprire parlando con le persone in carne ed ossa, sia quelle che si possono ricostruire studiando gli oggetti, ricavandone il percorso oggettiva e fantasticando sulla  sue vicissitudini: una tessitura di storie che  aiuta  la signora Cavalli a superare i suoi momenti critici.
La seconda parte in cui si parla del "decadimento" di Piazza dei Papiri e che contiene il preannuncio della sua fine, così come era stata nel suo periodo più fulgido, nel soffermarsi sulle morti, sulle scomparse e sull'avvicendarsi di alcuni dei suoi pittoreschi personaggi, vede insinuarsi una nota di malinconia e di tristezza, davanti al tempo che scorre inesorabile che sono nelle riflessioni della signora Cavalli ma che può ancora tornare al piacere delle scoperta di piccole cose preziose al suo sguardo.
Non è necessario che gli oggetti siano "importanti", nel senso delle loro dimensioni o del loro valore oggettivo e quantificabile, è sufficiente che possano raccontare qualcosa o attivare la fantasia, oltre che avere il pregio di avere delle qualità estetiche (e il bello lo si può rinvenire anche in ciò che è molto piccolo e  quasi miniaturizzato). A volte possono essere anche dei fogli di carta ingiallita scritti a mano con pennino ed inchiostro a suscitare il nostro interesse, o un'edizione prima di un opera letteraria(non necessariamente di un autore di grido) con delle annotazioni a margine di chi l'ha letta e studiata, a volte può essere un vecchio abito femminile "buono", con delle crinoline e un po' ingiallito sotto le ascelle. Tutto può raccontare una storia e tutto ciò che è capace di raccontare una storia può avere un valore lenitivo rispetto ai propri dolori e alle proprie sofferenze. Ed èquesto ilmotivo per cui, probabilmente, accenna alle sue tre successive "resurrezioni".
In più, nel piacere della scoperta e del possesso delle cose antiche, c'è il gusto di fare ritorno al proprio passato: ed è anche questa una delle radici del gusto per l'antiquariato della signora Cavalli, che rievoca in modo sobrio alcuni ricordi di infanzia che punteggiano qua e là il suo racconto.
Ma anche - come viene sottolineato nel testo - c'è il potere consolatorio delle cose antiche (e vecchie, quando sono già in quella fascia grigia in cui il vecchio si trasforma in antico ed è l'occhio dell'appassionato a spingerli verso questa trasformazione), sia perchè posseggono un potere intimo che irradiano attorno a sé, potere che, avendo lanecessaria sensibilità, si riesce a coliere, sia perchè ci raccontano altre storie che possono in qualche misura, attraverso il senso della meraviglia che instillano e i movimenti empatici del nostro animo avere un effetto lenitivo sul nostro animo esarcebato dalle vicissitudini presenti.
Ci si volge al passato e ai piccoli (e grandi oggetti) portati a riva dalla risacca dopo il naufragio, per risollevarci dal nostro presente e dai nostri naufragi quotidiani.
 

 

Scritto in maneira impeccabile, con una prosa ricca, ironica, intimamente descrittiva,  curiosa delle persone, Piazza dei Papiri dovrebbe essere collocato come un piccolo classico nell'ambito della letteratura siciliana e meriterebbe di essere valorizzato, magari con una riedizione.
Infatti, stilisticamente e nei contenuti, non ha nulla da invidiare alle tante cose che si pubblicano oggi e si pone, anzi, su qualche gradino più in alto.
Mi piacerebbe che potesse essere onorato con una riedizione che meriterebbe senz'altro.
Anche perchè il suo contenuto racconta una storia che oltre ad essere quella di mia zia che, nei panni della signora Cavalli parla della sua passione per l'antiquariato, e di tutto il piccolo bricolage che vi è connesso, Piazza dei Papiri è anche una storia unica su Palermo e sul suo Mercatino delle Pulci di Piazza Peranni  che - come si sa -  "esplose" tra la fine degli anni Cinquanta (nell'immediato dopoguerra) e l'inizio degli anni Sessanta, per iniziare il suo declino negli anni Novanta (o forse un po' prima) a causa dell'avvento di affaristi e di grossi commercianti. E che io sappia, nessun altro sinora ha mai raccontato del Mercato delle Pulci di Palermo e dei suoi pittoreschi personaggi.
 

 

Piazza dei Papiri di Jole Salatiello. Un documento letterario prezioso ed avvincente che parla delle passione per le cose antiche e del Mercato delle Pulci di PalermoIl Mercato delle Pulci di Palermo, come recita anche una sintetica voce di Wikipedia, si trova su di una piccola via o piazza che fa da bretella tra Corso Alberto Amedeo che sale verso Piazza Indipendenza e e Via Papireto che invece scende dal piano della Cattedrale ed ubicato nel punto più declive di questo due vie, laddove un tempo i due fiumi panormiti il Kemonia e il Papireto, oggi interrati, si incontravano generando un'area di acqua ristagnante dove appunto crescevano i papiri (da qui il nome della via e l'appellativo di "Piazza dei Papiri" per indicare il Mercatino dell'antiquariato).
Il Mercato delle Pulci era una costituito in pratica da due file di baracche che si fronteggiavano, baracche costruite alla meno peggio, ombreggiate da alti alberi: e questa attività esplose lettteralmente in risposta ad una "domanda" ben precisa, quando una borghesia affluente e benestante negli anni di ripresa del Dopoguerra cominciò a ricercare  e a far incetta di oggetti antichi per ritrovare forse - dopo gli sfasci dei due conflitti mondiali mondiali - le proprie radici, ma anche una rifondazione di sè su di "bello" domestico e rassicurante.
Tanti andavano a comprare al Mercatino delle Pulci, ma per la zia Jole la sua frequentazione fu alimentata ben presto dalla sua passione per il collezionismo.
Sempre più negli anni recenti, il volto del Mercato di Pulci si è andato modificando, sono cambiati i personaggi e sono cambiante le mercanzie vendute, con il passaggio a sempre più cospicue esposizioni di oggetti di modernariato.
Oggi se ne sta tentando un rilancio (anche sotto il profilo turistico), come racconta un articolo pubblicato su Repubblica.it (clicca qui).(17 febbraio 2009).

Piazza dei Papiri di Jole Salatiello. Un documento letterario prezioso ed avvincente che parla delle passione per le cose antiche e del Mercato delle Pulci di PalermoE, quindi, ritengo che - anche per questo motivo - Piazza dei Papiri debba essere valorizzato e perpetuato.
Il volume, pubblicato da "La Bottega di Hefesto" è arricchito da una bella introduzione di Egle Palazzolo, giornalista e scrittrice.

Proprio in coda, voglio dare spazio ad un'ultima notazione assolutamente personale: con emozione, attraverso la lettura di Piazza dei Papiri, ho imparato a conoscere e a capire meglio la zia Jole, vista sempre con il distacco con cui da piccoli e man mano che cresciamo guardiamo i grandi.
Ho capito nei suoi risvolti più interiori la sua passione per le cose antiche e soprattutto ho imparato a decifrare il suo sorriso e il suo modo ironico di guardare agli altri (che si indovinavadietro gli occhiali scuri che sovente indossava) e il senso di certi suoi commenti sobri ma che alludevano ad una profondità, raramente esibita, degli sguardi lanciati nell'animo altrui come piccoli scandagli.

 

 

 

Piazza dei Papiri di Jole Salatiello. Un documento letterario prezioso ed avvincente che parla delle passione per le cose antiche e del Mercato delle Pulci di PalermoNota biografica sull'autrice. Jole Salatiello nacque a Cagliari il 29 giugno 1913.  Laureata in Lettere brillantemente, a 22 anni era già vincitrice di concorso e cominciò ad insegnare, cosa che fece per tutta la sua vita lavorativa, tra Sassari e Palermo, qui quasi esclusivamente presso la Scuola Media Giuseppe Garibalddi. Ha sempre avuto una vocazione letteraria e ha pubblicato alcune raccolte di novelle (tra cui L'Uomo dai Denti Giovani, Nuova Italia Letteraria, bergamo). E’ stata in contatto epistolare con scrittori famosi come  Giuseppe Dessì,  Gesualdo   Bufalino, Alba de Cespedes, Livia De Stefani.
Si sposò nel 1938 con Armando De Simone.
Durante la II Guerra Mondiale, ancora giovanissima e assieme al figlio primogenito Marcello ebbe delle esperienze avventurose, travagliate e sofferte da "sfollata", poichè, essendo stato il marito richiamato in servizio come ufficiale, abbandonò la Sardegna dove, a quel tempo, viveva per ricongiungersi con la famiglia materna che, nel frattempo, per sfuggire al peggio del conflitto, sulla base di un'errata valutazione delle cose si era trasferita proprio nel Centro Italia.
Al termine della guerra, trascorse assieme altri anni a Sassari e nel 1959 il gruppo familiare che adesso era costituito dalla coppia di sposi e dai tre figli Marcello, Adalgisa e Luciana, si trasferì in via definitiva a Palermo. Come attività parallela all'insegnamento, continuò a scrivere e a dedicarsi ai suoi numerosi hobby che includevano la passione per l'antiquariato e il colllezionismo pe libri antichi, collezioni di cartoline, santini, calendarietti, francobolli, documenti antichi,  pre – filatelica, fillumenia,  bambole,  giocattoli antichi, ventagli, stoffe preziose.
Donna di grande cultura, di vasti interessi, di apertura mentale e  profondissima sensibilità, è stata di esempio per i figli.
E’ morta il 19 marzo 2001

 


Copie del volume sono disponiibili con il pagamento di una piccola somma (oltre, eventualmente, alle spese postali) presso gli eredi. In particolare, rivolgersi a Luciana De Simone; mail: luciana.desimone@libero.it;  cellulare: 3493986131.

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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