(Maurizio Crispi) Tornando a casa dopo un'assenza, trovo, inaspettatamente, tante persone e una grande confusione
A quanto pare, un elettricista sta lavorando all'impianto elettrico
Cado dalle nuvole
Chiedo cosa stia succedendo e mi dicono che, a causa di un problema urgente si sono dovuti avviare questi lavori
Tutto è sottosopra. I mobili sono stati spostati. I libri rimossi. Tutte le miserie e i vezzi di una vita trascorsa in questa casa sono stati impietosamente messi a nudo, mentre degli strati archeologici e dimenticati sono riemersi
Mi sembra che tutto abbia un aspetto diverso
Tutte le persone intervenute (alcune che non vedo da tempo) sono sedute e chiacchierano amabilmente
I libri rimossi dalle scaffalature sono stati accatastati sul balcone
Mi precipito fuori, gridando e sbraitando
"Ma come è possibile? Cosa avete fatto? I miei poveri libri! Sta per iniziare a piovere! Aiutatemi a portarli dentro casa! Si rovineranno!"
Ma nessuno si muove
Ed io comincio ad affannarmi, ma assieme ai libri ci sono anche delle cianfrusaglie delle quali non ricordavo l'esistenza che attraggono la mia attenzione (diventando dei veri e propri "reperti", ognuno dei quali ha una sua storia da ricostruire) e che mi distolgono da quello che sento essere il mio compito primario che è quello di mettere in salvo i miei amati libri
Tra i libri ci sono anche delle cose vecchissime, tra le quali degli enormi volumi rilegati con annate intere della rivista "Epoca" e "Arianna" che i miei compravano regolarmente e che, all'inizio del nuovo anno, facevano rilegare, ma poi - per problemi di spazio - smisero. E ricordo che quegli enormi volumi io adoravo sfogliarli, soffermandomi ad odorare il misto ineffabile di odori della carta patinata e della colla da rilegatoria
Ma ora - nella vita vera - quei volumi sono giù in garage.
Sia come sia, a poco a poco, riesco a mettere i libri al sicuro, anche se l'ingombro è davvero tanto ed è tutto sottosopra
E intanto continuano i lavori da parte degli operai, mentre gli invasori proseguono nelle loro amabili conversazioni: il tutto in una dimensione di allegro caos che però non genera alcuna stella danzante
Più avanti sto seguendo una seduta di psicoterapia che vede un bimbo piuttosto piccolo come paziente. Io sono presente come uditore, mentre due giovani psicoterapeute in formazione conducono la sedute
Presente anche, comodamente sdraiato di tre quarti su di un lettino da psicoanalisi nello stile di quello usato da Freud, anche il mio analista e didatta, Francesco Corrao.
Io sono seduto un po' alla periferia della stanza e, sopra la mia testa, incombe una piccola scaffalatura di libri
Con il capo rovesciato verso l'alto vado prendendo questo o quel libro, ma poi non riesco a metterli al loro posto e, mentre maldestramente, tentavo di ricollocare i volumi al proprio posto mi sentivo puntato addosso lo sguardo di Corrao
Un'angoscia che mi riporta ai tempi della mia analisi personale, quando stavo seduto nel salottino adiacente alla stanza della terapia e osservavo quella quantità incredibile di volumi, ordinatamente collocati in una libreria che andava dal pavimento al tetto: ricordo che, durante l'attesa che a volte si portraeva per interminabili minuti, stavo a guardare il dorso di tutti quei volumi, cercando di leggerne il titolo: avrei voluto alzarmi e prenderne qualcuno in mano, per sfogliarlo e carpirne i segreti, ma non lo feci mai. Questa semplice azione rimase per tutta la durata dell'analisi al livello di semplice e bruciante desiderio
Una volta vidi sporgere dalle pagine di una rivista un foglio che recava scritte delle frasi vergate a mano, e pensai che un/a paziente che mi aveva preceduto avesse voluto lasciare un proprio "messaggio nella bottiglia", ma quest'azione puramente immaginata mi sembrò allora una "profanazione" di uno spazio quasi sacrale e, in seduta, nemmeno ne parlai.
In un'altra parte del sogno, un mio segreto compromettente sta per essere rilevato
Ho fatto dei passi falsi e ho lasciato dietro di me tracce ed indizi
Ho in mano una busta dal contenuto compromettente e vorrei liberarmene
Penso di andare in Polizia o dai Carabinieri a denunciare che ho ricevuto questa busta in un ufficio postale in cui sono esplose delle bombe e che, pertanto, temo che anche dentro il plico che mi è stato consegnato possa esserci del materiale esplosivo
Ma, poi, penso di essere del tutto fuori di testa
Rifletto bene al fatto che, dovunque io vada, poi aprirebbero la busta per verificare se la mia teoria sia vera, per poi ricondurre tutto il materiale all'interno a me
E la frittata sarebbe fatta. Sarei per sempre compromesso. Io steso probabilmente sarei considerato un pericoloso terrorista
Che fare?
Dopo aver fatto questo sogno (o questi sogni) ho pensato a me, quando ero piccolo, ai miei genitori.
Penso che i genitori di rado parlino con i propri figlio.
Loro, il più delle volte, sono chiamati ad agire, a fare delle cose, cercando di comportarsi nella maniera che sia il più possibile giusta.
Non ricordo di aver fatto mai dei discorsi particolarmente profondi con uno o con l'altro dei miei genitori, nell'età della ragione.
Mi ricordo di cose fatte assieme, questo sì, oppure di cose mancate, di momenti in cui ci sono stati un allontanamento e la creazione di una distanza.
Per una parte della nostra vita siamo impegnati a distanziarci e a differenziarci dai nostri genitori.
Per esempio, quando ero ragazzino non sopportavo che dovessi venire identificato come il "figlio di Ciccio Crispi".
Volevo essere identificato per quello che ero e, tuttavia, non conoscevo quale fosse la strada per diventare un'entità autonoma, conquistando una mia identità differenziata, unica, originale.
Spinti da questo bisogno di differenzaizione ci allontaniamo e, poi, va a finire che ci siamo allontanati così tanto che una nuova convergenza su basi diverse è impossibile, finche i nostri genitori sono in vita.
Poi, quando non ci sono più, delle convergenze inaspettamente si verificano: noi, in qualche modo, diventiamo loro.
Ma loro non ci sono più: e non è più possibile parlare con loro, intavolando un discorso, se non in una maniera puramente immaginaria.
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