(Maurizio Crispi) Le migliori scoperte del flaneur avvengono quasi per caso.
Muovendosi in una grande città come è Londra si può andare alla scoperta di cose ben definite pianificando in anticipo il proprio percorso, ma in altre circostanze ci si addentra in percorsi non pianificati oppure si compiono a piedi dei percorsi per spostarsi da un punto all'altro e, senza saperlo in anticipo, ci si imbatte in qualcosa che suscita meraviglia sia che si tratti di un monumento (ma non di quelli magniloquenti che sono iscritti obbligatoriamente nei percorsi turistici; ma ciò nondimeno gravido di significati che lo rendono vibrante), una veduta insolita, un complesso statuario o anche semplicemente una targa commemorativa che ricorda un personaggio storico che ha abitato dove ora sorge un edificio di epoca successiva. Cose così: a volte sono avvistamenti che, pur estremamente semplici, arricchiscono il nostro bagaglio di conoscenze oppure stimolano l'attivarsi di curiosità non peregrine e di successive indagini conoscititve e di approfondimento,
In questi casi, il piacere della scoperta è ben più intenso, soprattutto perchè l'avvistamento tanto casuale e non pianificato suscita intense emozioni.
E' stato così che, del tutto casualmente, facendo ritorno a piedi dalla zona della Black Friars Railway e volendo dirigerci verso Aldgate a piedi (ma avendo preso inizialmente una direzione che più che avvicinarci alla nostra meta ci portava lontano da essa (in direzione di Islington), ci siamo trovati a passare proprio davanti pall'ingresso di un'area di terreno non edificato, con l'aspetto di un giardino, ma costellata di pietre tombali, fittamente assiepate sotto l'ombra di grandi platani secolari, ancora coperti di foglie, benché l'autunno sia ormai alle porte.
E abbiamo scoperto di essere di fronte all'ingresso del Bunhill Fields Burial Grounds, uno dei più antichi (e gradi) cimiteri non consacrati di Londra, risalente nelle sue prime origini addirittura al tempo dei Sassoni.
Attratti dalla casuale scoperta siamo penetrati al suo interno: una striscia di terreno lunga e stretta percorsa al centro da una via lastricata di pietre e, da un lato e dall'altro lapidi a centinaia di tutte le forme e dimensioni, mentre - sparso qua e là - si ergeva qualche monumeto funebre più cospicuo: entrambi - monumenti e lapidi - corrosi dal tempo e smangiati dal muschio e dai licheni, con le scritte commemorative relative ai defunti che riposano in pace in quei luoghi, incise da generazioni di Mr Durdles (indimenticabile personaggio dickensiano, lo scalpellino e tagliapietre cimiteriale, nonché curatore di tombe e cappelle funerarie e, ovviamente, conoscitore degli misteri dell'antico cimitero di Cloisteham, in Il Mistero di Edwin Drood), a stento leggibili.
La parte centrale di quest'asse - per così dire - viario, si allargava in un grande spazio prativo ombreggiato da grandi alberi e circondato su ogni lato da panchine di legno.Tutt'attorno delle alte mura di mattoni rossi contro le quali stavano addossate altre lapidi.
L'atmosfera era suggestiva ed intensa, il silenzio profondo, benchè - poco lontano - vi fosse una via trafficata rumorosa ed inquinata, perché percorsa da auto e bus.
Molti i frequentatori -oltre ai passanti che percorrevano a passo spedito la via centrale: alcuni se ne stavano seduti placidamente sulle panchine, immobili, in atteggiamento pensoso e meditativo.
Ma anche sul prato famigliole allegre intente a giochi con i più piccini o con i propri cani.
Vi si può vedere il monumento funebre che custodisce le spoglie mortali di John Bunyan (l'autore del celebrato "Pilgrim's Progress" o "Il viaggio del Pellegrino") e di Daniel De Foe (quest'ultimo sormontato da un piccolo obelisco) e le sepolutre più semplici di William Blake e dello storico Oliver Cromwell, solo per citare alcuni dei personaggi più celebri che vi riposano.
Sul bordo stretto della lapide verticale che costituisce la sepoltura di William Blake, sono posati dei piccoli sassolini, monetine da due e cinque pence e un fiore rosso, forse di plastica che arricchisce di una macchia cromatica il grigiore della pietra.
Mi viene da pensare che siano stati posati lì gentilmente e con animo grato, come testimonianza di quanto per alcuni William Blake con i suoi poemi mistici ed esoterici possa essere una prresenza viva e palpitante.
E' un luogo nel quale si dice siano state sepolte nel corso dei secoli oltre 130.000 persone e che pure è un luogo vitale e vissuto, pur dando ai suoi frequentatori un senso di pace e l'occasione di meditare - ma senza tristezza - sulle cose ultime.
In un'opera scritta dal filologo e viaggiatore Grigorij Chkhartischwili e dallo scrittore B. Akunin, Le Città senza tempo. Storie di Cimiteri (Frassinelli, 2006) viene annotato - tra le altre cose - che, se dovessimo fare il conto dei morti che, dentro o attorno alle città sono stati sepolti nel corso dei secoli, noi vivi saremmo decisamente in minoranza e che, in ogni caso, tutti questi defunti che giacciono nei cimiteri, strato su strato creano delle forme di energia di cui non si può non tenere conto.
Il cimitero di Bunhill Fields venne devastato dalle bombe tedesche nella prima fase della 2^ Guerra Mondiale e successivamente risistemato negli anni Sessanta del XX secolo.
Questo fatto mi ha portato a pensare che la tomba di famiglia dal lato materno al Cimitero di Sant'Orsola di Palermo venne del tutto devastata da una bomba alleata caduta casualmente lontano dai bersagli prinicipali dei bombardamenti che erano la zona portuale di Palermo e che, al posto della sepoltura, mia madre e mia nonna che si recarono ssul posto a constatare i danni trovarono un grosso buco, una ferita dolente aperta nella nuda terra, i marmi frammentati e delle povere ossa che lì giacevano solo frammenti inidentificabili e polvere.
Polvere alla polvere.
(da Wikipedia) Bunhill Fields (la dizione corretta è "Bunhill Fields Burial Ground") è una tranquilla oasi situata nel London Borough of Islington, frequentata da residenti, turisti e lavoratori in cerca di un attimo di tranquillità e per consumare il pasto nella pausa di mezzogiorno.
È anche un luogo di grande interesse storico e religioso: Bunhill Fields è, infatti, terreno non consacrato che venne usato quale luogo di sepoltura per i non conformisti, i dissenzienti e, in genere, per i non appartenenti alla Chiesa d’Inghilterra, quindi Battisti, Quaccheri, Metodisti e Presbiteriani.
Il nome "Bunhill" deriva da Bone Hill, (collina delle ossa in lingua italiana) in quanto l'area fu usata come luogo di sepoltura sin dal tempo dei Sassoni. Nel 1665, durante la Grande peste, fu destinato all’uso di cimitero comune per seppellire i corpi che non potevano più essere contenuti nei cimiteri delle chiese. Fu usato fino al 1855, per circa 120.000 sepolture. Nel 1867 un atto del Parlamento destino’ Bunhill Fields a spazio aperto, mantenuto dalla Corporazione della City di Londra come area verde di pubblica fruizione. In quell’epoca furono apportati anche dei miglioramenti con, tra l’altro, la messa a dimora di alberi e la recinzione dell’area del cimitero.
Danneggiato durante la seconda guerra mondiale dai bombardamenti tedeschi, fu ricostruito nel 1960. Il sito venne ridisegnato da uno dei più rinomati architetti paesaggisti dell’epoca, Peter Shepheard (1913–2002). Il cimitero contiene ora 2.333 monumenti, per la maggior parte semplici lapidi.