(Maurizio Crispi) Le panchine come tutte le cose di uso pubblico e in quanto oggetti esposti alle intemperie devono essere sottoposte ad una periodica manuntezione.
Percorrendo il Thames Path, ho scoperto che alcune panchine che fronteggiano il fiume erano state di recente ridipinte e mi sono ricordate che le stesse panchine l'estate scorsa si preentavano con il legno disseccato e con la vernice preesistente tutta screpolata.
Ho riflettuto che é così che si fa: seguire sempre la strategia di mantenere le cose che ci sono e curarle, anziché condannarle al degrado, sino al punto di non ritorno, per poi doverle sostituire.
Come si farebbe a casa propria: almeno, questo è l'insegnamento che mia madre mi ha trasmesso: sempre curare le cose, giocando d'anticipo senza aspettare che cadano a pezzi quando si fa troppo tardi per ripararle.
Da noi, in Italia, si segue prevalentemente la seconda via, per incuria, per non interesse delle cose comuni, e - pretestuosamente - per mancanza di risorse.
E, paradossalmente, malgrado l'annunciata e strombazzata mancanza di risorse che lega le mani per la realizzazione di qualsiasi intervento manutentivo, tutto si traduce nel più assoluto spreco, in cui le cose di pubblico uso sono a perdere oppure vengono poi sostituite con costosissimi interventi di ri-abbellimento delle vie cittadine con indecorosi e non necessari sprechi di denaro.
Mentre - se si seguisse la strada della manutenzione e della cura, alla lunga si rispiarmerebbe e soprattutto tutti sentirebbero che i luoghi pubblici sono anche casa loro, perchè c'è qualcuno che si prende cura di loro.
E, ragionando in questi termini, potrebbero essere gli stessi cittadini a prendersi cura delle cose, senza aspettare che un'invisibile, onnisciente ed orwelliana amministrazione pubblica pensi a provvedere a fare quanto é necessario.
Questo sarebbe uno dei principi di una società utopia fondata sui sani principi dell'anarchismo libertario.