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18 gennaio 2015 7 18 /01 /gennaio /2015 07:38

La manuntenzione delle panchine. C'è chi lo fa, ma non in Italia (purtroppo)

 

(Maurizio Crispi) Le panchine come tutte le cose di uso pubblico e in quanto oggetti esposti alle intemperie devono essere sottoposte ad una periodica manuntezione.
Percorrendo il Thames Path, ho scoperto che alcune panchine che fronteggiano il fiume erano state di recente ridipinte e mi sono ricordate che le stesse panchine l'estate scorsa si preentavano con il legno disseccato e con la vernice preesistente tutta screpolata.
Ho riflettuto che é così che si fa: seguire sempre la strategia di mantenere le cose che ci sono e curarle, anziché condannarle al degrado, sino al punto di non ritorno, per poi doverle sostituire.
Come si farebbe a casa propria: almeno, questo è l'insegnamento che mia madre mi ha trasmesso: sempre curare le cose, giocando d'anticipo senza aspettare che cadano a pezzi quando si fa troppo tardi per ripararle.

Da noi, in Italia, si segue prevalentemente la seconda via, per incuria, per non interesse delle cose comuni, e - pretestuosamente - per mancanza di risorse.
E, paradossalmente, malgrado l'annunciata e strombazzata mancanza di risorse che lega le mani per la realizzazione di qualsiasi intervento manutentivo, tutto si traduce nel più assoluto spreco, in cui le cose di pubblico uso sono a perdere oppure vengono poi sostituite con costosissimi interventi di ri-abbellimento delle vie cittadine con indecorosi e non necessari sprechi di denaro.

La manuntenzione delle panchine. C'è chi lo fa, ma non in Italia (purtroppo)Mentre - se si seguisse la strada della manutenzione e della cura, alla lunga si rispiarmerebbe e soprattutto tutti sentirebbero che i luoghi pubblici sono anche casa loro, perchè c'è qualcuno che si prende cura di loro.
E, ragionando in questi termini, potrebbero essere gli stessi cittadini a prendersi cura delle cose, senza aspettare che un'invisibile, onnisciente ed orwelliana amministrazione pubblica pensi a provvedere a fare quanto é necessario.
Questo sarebbe uno dei principi di una società utopia fondata sui sani principi dell'anarchismo libertario.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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