(Maurizio Crispi) Il libro di Simone Laudiero, La difficile disntossicazione di Gianluca Arkanoid (Fazi Editore, Lain, 2008), sua opera prima è assolutamente da leggere, perché ci parla d'una realtà che è quella delle "addiction" da videogiochi e, per estensione, ci porta a fare delle riflessioni su quanto profondamente i "mondi" virtuali siano penetrati nelle nostre vite, soffocandole ed alterandole.
La storia è semplice. Il protagonista e voce narrante Gianluca Arkanoid (nomignolo questo che gli viene da un personaggio di un videogioco degli esordi della sua carriera di giocatore) dopo una notte di eccessi passata davanti alla (Play)Station cercando di progredire in un gioco, di recente acquistato, decide di darci un taglio. Si sveglia il giorno dopo in uno stato semi-confusionale, per scoprire che la Station non c'è più.
Dov'è? Scopre che lui stesso (senza peraltro ricordarlo) l'ha chiusa dentro una valigia che ora, sigillata da giri di nastro adesivo, se ne sta sulla cima dell'armadio. Comprende che in un impeto irrazionale ha deciso che deve liberarsi di una cosa che stava diventando sempre più dominante nella sua vita, al punto da fargli trascurare, se non dimenticare,i suoi obblighi quotidiani. Accetta quanto ha deciso e si libera anche della memory card che contiene i dati sui progressi che ha fatto in quel particolare gioco e di tutte le altre partite giocate alla Station, alla sua ragazza, con le istruzioni di non ridargliela indietro, anche se la dovesse richiedere.
Comincia così il percorso di Gianluca Arkanoid, percorso in cui, come capita con gli Alcoolisti in disintossicazione ogni giorno senza station - cioè da sobrio - è una conquista (secondo la filosofia degli AA, applicabile anche ad addiction di tipo diverso).
Ed intanto prova a vivere una vita diversa in cui non c'è la Station ma ci sono cose differenti, cose collegate con la realtà e la vita quotidiana. Lavora ad un lavoro di traduzione dall'inglese di un romanzetto per adolescenti, va a correre, si vede con la fidanzata Giorgia che però lo tratta con sufficienza senza dare importanza al suo progetto, semmai deridendolo. Incontra una nuova ragazza, Sara. E, fino ad un certo punto, nei momenti di crisi segue i consigli di un improbabile mentore, "il Camerlengo", ex addicted della playstation ed ora guru di quelli che vogliono smettere con i suoi sfingei ed oracolari consigli, come quello per cui ora che non c'è la station non deve risparmiarsi niente della vita e che il piatto che si deve servirsi deve essere ricco di sapori e di ingredienti.
L'obiettivo di Gianluca è quello di arrivare a 40 giorni di astensione (e poi si vedrà). E, al riguardo è in corso una scommessa con i suoi amici di videogiochi: in questi quaranta giorni c'è il simbolismo della quaresima, con i suoi quaranta giorni di digiuno, al termine dei quali avrà luogo una resurrezione o, comunque, una rinascita ad una nuova vita.
Ma c'è un problema, tuttavia: la Station comincia a comparire nei sogni di Gianluca e a parlargli come una fidanzata gelosa e possessiva.
E, inoltre, c'è il fatto non meno importante che, rinunciando alla Station, Gianluca si è dovuto - per necessità di cose - distanziare da tutti i suoi amici tutti cultori dei videogiochi, scardinando abitudini e schemi di vita profondamente radicati.
Troppo facile immaginare che egli, alla fine, ce la faccia davvero: la sua mente, infatti, è rimasta dentro i videogiochi.
E il periodo di Quaresima, che dovrebbe portare ad una riuscita, è fallimentare: il "digiuno" viene interrotto da Gianluca Arkanoid, prima di raggiungere il traguardo fissato, anche se proprio ad un pelo da esso.
E la caduta è ancora più devastante.
Nella ricaduta abbandona più radicalmente i pezzi di vita reale che aveva cercato di rimettere assieme, faticosamente.
E si immerge totalmente nella realtà virtuale del videogioco.
Ma gli equilibri sono ristabiliti. E per Gianluca Arkanoid è l'estasi.
Il problema principale con i videogiochi, specie quelli di ultima generazioni che hnno grafiche sofistificate e si svolgono in sogggettiva è che chi li fa entra in un mondo e, all'interno di questo mondo, apprende e costruisce le sue esperienze.
E la sua mente comincia a funzionare secondo le regole di quel mondo.
Poi, con l'inizio di un nuovo gioco, si apre la strada per l'esplorazione di un nuovo mondo, sicchè nella mente del giocatore si creano le stratificazioni di molti mondi differenti e di molte esperienze compiute, di avventure e di cose fatte, meravigliose e straordinarie, ma è tutto virtuale: di nulla c'è un effettivo riscontro nella realtà.
Ma tutto ciò è davvero impareggiabile e difficilmente può essere battuto dalla limitatezza delle esperienze reali.
Ecco il pericolo ed il rischio insiti nelle esperienze dei videogiochi: quello di finire intrappolati all'interno di labirinti che finiscono con l'essere la realtà principale, mentre il giocatore finisce con il perdere se stesso, come persona reale e con possibilità di esperienze limitate e finite.
Allargando un po' il campo di osservazione, quanto descritto da Simone Laudiero nel rapporto tra la Station e il giocatore, si può applicare nel modo in cui alcuni (molti per la verità) interagiscono con Facebook ed altri social network.
Diciamo pure che la tendenza è quella di rimanervi imprigionati, nel senso che attraverso i social network si costruisce una propria identità non sovrapponibile a quella reale (o se ne costruiscono molte, utilizzando profili diversi, con nomi diversi) con bacini di contatti, seguaci, follower diversi. E si prende a considerare il mondo dei social network pari, se non superiore a quello reale.
Nell'ambiente di facebook e delle reti sociali in generale, tutto avviene attraverso le diverse opzioni disponibili, dove tutto è disponibile al fine di costruire la propria personale vetrina. Si investe nei social network il proprio patrimonio di energie e di risorse di tempo, rinunciando a vivere nella realtà, erodendo i tempi da dedicare ad altre attività che servono allo psicosoma (le relazioni sociali, i divertimenti, gli svaghi, le letture, gli hobby).
La mente comincia a funzionare in modo monotematico: guardando a tutto con gli occhiali della rete sociale e cominciando a guardare alle cose non come cose in sé (che appartengono alla nostra esperienza) ma come a cose che si possono "calare" in una rete sociale o nell'altra.
Diverse sono le declinazioni possibili di ciò, ovviamente: come ad esempio, l'annotazione ossessiva di qualsiasi cosa ci capiti come "aggiornamento di status" (cosa ho mangiato, cosa ho fatto, cosa ho pensato, sentito, come ho cacato, se ho fatto una scorreggia) oppure nell'opinionismo sfrenato ed efferato (attraverso gli altri strumenti disponibili), postando foto e video in tempo reale, creando eventi, facendo e ricevendo gli auguri per l'onomastico e il compleanno etc. etc..
Le esperienze vissute sono immediatamente riversate nel social network e poi dimenticate, come se fossero una sorta di vomito psichico, espressione di una difficoltà ad assimilare qualsiasi forma di cibo, passando da elementi mentali incoerenti ad un pensiero in senso stretto (che per essere costruito ha bisogno di un tempo di ritenzione ed elaborazione).
E, se si è dominati da questa o quella rete sociale, nella vita reale, se ci si incontra, di cosa si parla? Di ciò che si è fatto sulle reti sociali, dei contenuti che si sono postati, di chi si è taggato o di come si è stati taggati, dei contenuti che si sono condivisi, dei propri contatti ed altro.
Seduti al bar a bere un caffé o a prendere un aperitivo sono questi i frammenti di conversazione che si sentono sorgere dagli altri tavoli e diffondersi attorno, come una nebbia soffocante e mortifera.
Questo è il punto di contatto con i fruitori dei videogiochi e della Station in particolare, come viene descritto con tanta efficacia da Simone Laudiero attraverso il suo personaggio Gianluca Arkanoid: tra coscritti e coatti si parla di questo quasi esclusivamente, di ciò che é oggetto delle proprie prevalenti e dominanti esperienze.
Del resto non può che essere così, visto che una parte rilevante del tempo da svegli è dedicato a stare dentro la realtà virtuale di un videogioco o in quella fittizia di una rete sociale.
Eppure Laudiero, nello stesso tempo, vuole mostrare nel suo romanzo che quella con cui ci si confronta è un'esperienza di vita , con caratteristiche di onnipotenza, se vogliamo: ma che è sicuramente un nuovo modo di vivere (che, tuttavia, ci avverte, potrebbe portare all'estinzione del genere umano).
(dal risguardo di copertina) È notte. Gianluca torna a casa dopo esser stato fuori con gli amici. Gioca con la Play-Station fino all'alba, poi improvvisamente la spegne, stacca tutti i cavi e la chiude in una valigia. Per rifarsi una vita. Incomincia "la difficile disintossicazione", il diario di un venticinquenne che per quaranta giorni si tiene lontano dalla Play-Station, fino alla resa dei conti finale. Sullo sfondo della Napoli di oggi, Gianluca si riappropria del suo tempo, della sua ragazza, del suo lavoro di traduttore di romanzi per ragazzi.
Eppure il ritorno alla normalità non va come sperava. Incontra un'altra ragazza, e la sua vita sentimentale si fa complicata. La sua PlayStation gli appare in sogno per fargli scenate di gelosia: e chi ne ha più diritto di lSimone-Laudiero.jpgei, che se ne sta chiusa in una valigia? Gianluca tiene duro, e prova a fare tutto quello che farebbe un normale ragazzo napoletano. Eppure, nello sforzo, Arkanoid è costretto a guardarsi dentro, e ripercorrendo la sua infanzia e la sua gioventù scopre il valore che i videogiochi hanno avuto nella sua formazione. E si trova di fronte al paradosso: come troverà la forza di riuscire a disintossicarsi, se i videogiochi stessi gli hanno insegnato a lottare per quello che vuole? La difficile disintossicazione di Gianluca Arkanoid é una riflessione sul potere dell'immaginazione e sull'educazione "mediatica" delle nuove generazioni. Le nostre esperienze, pur dentro uno schermo, sono sempre le nostre esperienze, quelle che ci aiuteranno a vivere.
L'autore. Simone Laudiero é nato a Milano (ma per sbaglio) nel 1979. Napoletano di famiglia napoletana, masterista alla Scuola Holden, ha studiato a Bologna e a Torino, lavora a Milano e vive a Roma (ed è scomodo come sembra). Dal 2006 fa l'autore comico: portano la sua firma Camera Café, Kubrick e altri programmi. Nel 2011 ha co-fondato La Buoncostume, un gruppo di autori televisivi e web. Una volta Celentano gli ha detto «Sei forte». "La difficile disintossicazione di Gianluca Arkanoid" (2008) è il suo primo romanzo. "Si lasciano tutti" è uscito nel 2014.