Oggi sono andato a fare una veloce operazione in banca e ho posteggiato la bici all'interno del giardinetto antistante. Non c'era fila da fare e sono stato dentro 10 minuti, non più di tanto.
All'uscita, la mia bici era sparita. Che mi venga un colpo! - ho pensato - osservando smarrito il muretto a cui l'avevo appoggiata, ora vuoto nel sole di mezzodì e, sperimentando, come sempre accade in questi casi, una sensazione di straniamento.
Niente di diverso dal solito.
Avevo fatto quello che faccio sempre: l'ho lasciata lì senza imbrigliarla con la catena.
Nelle decine di volte - forse centinaia - in cui mi è capitato di andare in banca, sino ad oggi - e il più delle volte con soste all'interno della banca piuttosto prolungate - nessuno me l'aveva mai presa...
Questa volta qualcosa è andato storto...
Forse qualcuno mi ha visto arrivare e ha approfittato dell'occasione favorevole (l'occasione fa l'uomo ladro). Solo così me lo spiego: perchè dalla strada la bici non è visibile, per come la metto solitamente.
Non ritengo plausibile la spiegazione che hanno dato alcuni miei amici: che sia stato qualuno che aveva perso l'autobus al passaggio e che, vedendo la bici, l'abbia inforcato per raggiungere il bus alla fermata successiva. Sembra un'ipotesi più da film e, in ogni caso, la bici - soprattutto qui a Palermo - dalle persone di povera cultura è vista più che altro come un mezzo di locomozione da poveri pitocchi.
Dovrebbe essere palesemente una bici di grande valore - una di quelle che costano migliaia di euro - per essere appetibile.
Questi fatti sono di quelle cose che, per un attimo, annientano la fiducia che cerchi di nutrire nei conronti del mondo... quando non vorresti doverti guardare attorno perennemente con sospetto ed ostilità...
Ti senti vittima di una forte ed intensa violenza psichica, in parte paragonabile a quello che provi quando, arrivando a casa, scopri che ti sono entrati i ladri a casa.
Anche se questo non è molto cristiano, ho augurato che sullo sconosciuto autore del misfatto potessero abbattersi dal cielo le peggiori disgrazie...
E, per decenza, non dico quali...
Una sorta di anatema alla maniera di Antonio Albanese, nei panni di Alex....
Alex e il motorino
Nella mia vita, di bici me ne hanno rubato tre.
Una ai tempi della scuola ed era una bellisima Bianchi sportiva super-leggera (per quei tempi e con cambio Campagnolo (che era di mio padre: gliel'avevo sgraffignata perchè mi piaceva di più, che, rispetto alla mia, era come una spiderina, leggera e con tante parti cromate.
La seconda me l'hanno rubata quando già andavo all'Università: ed era una Legnano. Ero andato alla Sede centrale dell'Ateneo per sbrigare delle pratiche burocratiche. Quando sono tornato, c'era la catena chiusa al palo (a tipo sfregio, anche se ancora oggi continuo a chiedrmi come avessero fatto) a cui avevo legato la bici, ma la bici era sparita.
Mi si è avvicinato uno e mi ha fatto capire che, se gli mollavo un 50.000 lire, la bici sarebbe potuta spuntare fuori e, decisamente, incazzato nero, gli ho detto di andare a fare in culo.
La terza è quella che mi hanno sottratto oggi.
Ci sarebbe stata in verità una quarta volta, ma poi le cose andarono diversamente. Avevo parcheggiato la bici davanti alla vetrina della libreria di una mia amica, Cettina, vicino al posto dove a quei tempi lavoravo (Via dei Cantieri). Sono uscito e la bici non c'era più. Ma lei che conosceva le persone della zona è riuscita a farmela riavere indietro e senza "pizzo".
E non posso che concludere queste brevi considerazioni senza pensare alla sequenza finale di "Ladri di Biciclette" di Vittorio De Sica.