(Maurizio Crispi) La bella storia di Eowyn Ivey (La Bambina di Neve, Einaudi Stile Libero Big, 2011, il cui titolo originale è "The Snow Child") è fondata su di un corpus di leggende popolari russe che hanno come centro Sneguročka, la Fanciulla di neve che è quasi un personaggio archetipico che incarna il trascorrere ciclico delle stagione e i cicli di morte e rinascita.
In questo senso il romanzo è una rivisitazione e un adattamento all'Alaska di quella storia tradizionale, più volte adattata per i bambini di tutti i paesi, edita in belle edizioni illustrate (io stesso avevo da piccolo - grazie ai miei genitori che me ne avevano fatto ddono - una bella edizione in grande formato con splendide illustrazioni a colori), adattata per l'opera lirica, il balletto e il cinema: radici del romanzo del resto esplicitamente riconosciuti, quando Mabel, dopo l'incontro con Pruina, ricorda il bel libro illustrato regalatole dal padre, un'edizione russa proprio di questa storia di cui sempre da piccola aveva osservato affascinata le belle illustrazioni.
Le citazioni della storia originale sono molteplici, a partire dalla descrizione dell'aspetto fisico della misteriosa Bambina di Neve che viene battezzata da Mabel e Jack "Pruina".
Ma il lavoro dell'autrice non è stato quello di una pedissequa rivisitazione, poichè il modo in cui lei tratta la materia è vivo e palpitante.
Se da un lato vi è una riflessione sull'avvicendarsi delle stagioni e della vita che torna potente a risorgere ad ogni giro di giostra, nel ciclico alternarsi delle stagioni, di morti e di rinascite, vi è - dall'altro lato - una forte elaborazione del tema della genitorialità, specie quella frustrata che - quasi per magia - viene appagata, come se - all'improvviso - i più segreti desideri (quelli la cui mancata realizzazione fa avvizzire la vita dei protagonisti) divenissero veri, ma a condizione che i destinatari del dono siano disposti ad accettare la magia intrinseca di ciò che ricevono e ad sopportare regole e restrizioni.
Il tutto si sviluppa con una abile maestria in cui Pruina, la bambina di neve, un po' è una magica fanciulla, fata, presenza sovrannaturale, e un po' invece personaggio reale ed incarnato.
Proprio per questo motivo, il romanzo riesce a raggiungere delle belle vette di lirismo sino al finale commovente, perché mostra come delle vite condannate ad essere sterili e senza un seguito riprendano vitalità dalla attraverso la genitorialità soddisfatta in cui due anziani, divenuti nonni, possono finalmente invecchiare e morire confortati da un nipote che proseguirà per loro la vita. Ma ogni dono - ed è anche questa la lezione morale che scaturisce dalla lettura del romanzo - comporta delle perdite: se Jack e Mabel hanno un nipote, hanno però perso per sempre Pruina. Pruina non tornerà più.
Ma, del resto, è la vita stessa che è fatta in questo: avvicendamenti e perdite premature, doni e sottrazioni.
(Dall'Ultima di copertina) Una notte fatata porta la prima neve dell'anno. Stregati dai fiocchi che volteggiano nell'aria, Jack e Mabel costruiscono un pupazzo. Una bimba di neve. Che il mattino dopo misteriosamente scompare. Al suo posto, forse, una bimba bionda che corre nei boschi. Una bimba selvaggia che di tanto in tanto torna a trovarli. Una presenza struggente nelle terre estreme d'Alaska.
(Dal risguardo di copertina) Alaska, 1920. Un luogo incontaminato e brutale. Specie per Jack e Mabel, giunti in questo territorio selvaggio da lande molto meno aspre.
La coppia, un po' avanti negli anni, e senza figli, ha una vita dura, col lavoro atroce alla fattoria. Mabel, in particolare, oppressa dal rammarico di non avere figli, è sull'orlo della disperazione.
La prima notte d'inverno Mabel e Jack tornano per un momento ragazzi e, tirandosi palle di neve, finiscono per costruire un pupazzo. Che prende la forma di una incantevole bambina di neve.
Ma al mattino non c'è piú nulla. E, in lontananza, una bimba bionda corre via tra gli alberi.
La piccola, che dice di chiamarsi Pruina, torna piú volte da loro. Pare una creatura dei boschi. Va a caccia di animali con a fianco una volpe, del tutto a proprio agio nelle lande innevate, è in grado di sopravvivere nell'asprezza dell'Alaska.
Ma quale che sia la vera natura di Pruina, la bimba sembra destinata a cambiare per sempre la vita di Mabel e Jack.
Hanno detto: «C'è tanta luce in questo libro dal titolo di fiaba, La bambina di neve (...) È un romanzo dell'anima (...) costruito con immagini potenti che si fanno abitare da chi legge, e non si sa quale scegliere (...) Ed è pieno insieme di piccole, nascoste vertigini in cui ci si trova a sospendere il respiro». (Mariapia Veladiano, «la Repubblica»)
L'autrice. Eowyn Ivey è cresciuta in Alaska dove vive col marito e le figlie. Il suo nome, Eowyn, è un omaggio al personaggio de Il signore degli anelli di J. R. R. Tolkien. Prima di lavorare in una libreria indipendente nella quale cerca di trovare il libro giusto per il lettore giusto, ha scritto per l'«Anchorage Daily News» e l'«Alaska Magazine». Nel 2011 ha pubblicato per Einaudi La bambina di neve.
Leggi un estratto sul sito Einaudi
Sneguročka (in russo: Снегурочка) o Snegurka (cirillico: Снегурка), ovvero la "Fanciulla di Neve" o "Nevina" (russo: sneg = "neve") è un personaggio del folclore russo, che si ritrova in varie fiabe e leggende popolari. A partire dall'epoca sovietica, tale figura è stata associata anche al periodo natalizio, e al Capodanno in modo particolare, dove compare come nipote del portatore di doni Nonno Gelo (Ded Moroz).
Il personaggio, riconducibile probabilmente a credenze pagane degli antichi Slavi, divenne popolare nel XIX secolo grazie ad un'opera teatrale di Aleksandr Nikolaevič Ostrovskij. Alla figura di Sneguročka sono state dedicate opere teatrali e musicali, film, ecc.
Sneguročka viene descritta come una bella ragazza dai capelli biondi a treccia, che porta un vestito azzurro bordato di pelliccia.
Secondo la leggenda, Sneguročka sarebbe la figlia della Primavera e dell'Inverno e fa la propria comparsa d'inverno, per poi fare ritorno nel lontano nord durante l'estate. A lei è impedito di amare: se dovesse innamorarsi, il suo corpo si scioglie come la neve.
Come accompagnatrice di Nonno Gelo, vive insieme a lui a Velikij Ustjug e distribuisce regali ai bambini a bordo di una slitta.
Una leggenda racconta che Sneguročka era la figlia di due persone che non riusciavano ad avere figli e, per questo motivo, decisero di "fare" una figlia con della neve. Un giorno, Sneguročka, che d'estate si sentiva sempre triste, andò in un bosco con altre ragazze per raccogliere dei fiori; le ragazze accesero poi un falò, attorno al quale si misero a saltare: lo fece anche Sneguročka, che però si sciolse diventando una nuvola