(Maurizio Crispi) L'Assassino che viaggiava nel tempo di A. K. Benedict (Castelvecchi, 2013), nella traduzione di A. De Marco (titolo originale: The Beauty of Murder) é un romanzo sicuramennte ingegnoso, costruito come un thriller, ma - in realtà - un po' "metafisico", nel senso che offre all'autore la possibilità di disquisire sull'"estetica" del crimine, introducendo al tempo stesso l'elemento affascinante, fuori dal comune e "anomalo" (nel senso che, di tale possibilità, non viene data alcuna spiegazione "scientista") della traslocazione temporale, come espressione di un "potere della mente" che solo alcuni sanno utilizzare in modo consapevole: un'inspiegata capacità che solo alcuni posseggono e che altri invece possiedono sopita e non utilizzabile)
Per questo motivo, la trama risulta forse un po' farraginosa, e spiazzante, anche perché vi un continuo mutamento del vertice di osservazione: in alcuni passaggi, corrispondenti a piccoli capitoli in corsivo, il soggetto narrante cambia e vediamo le cose - per così dire - con lo sguardo dell'assassino o con lo sguardo del protagonista Stephen Killigan, professore di filosofia, di fresco arrivato al Sepulchre College di Cambridge (non essitente nella realtà, ma appositamente creato ai fini della narrazione).
E qui sta uno degli aspetti confondenti del romanzo, fino a quando il lettore non riesce a farci l'abitudine e ad orientarsi tra questi continui sbalzi tra l'epoca attuale e quella della Cambridge seicentesca, magistralmente ricostruita.
I viaggi nel tempo dal punto di vista letterario sono una "brutta bestia", sia nel loro processo di costruzione da parte dell'autore, sia dal punto di vista del lettore.
Ed è stato per questo motivo che del "viaggio del tempo" (a partire dal romanzo capostite di Herbert George Wells, "La Macchina del tempo", da parte di alcuni è stato codificato un corpus di proprietà e di regole inderogabili, così come - spostandosi di ambito - le famose "tre leggi della Robotica", inventate da Isaac Asimov, sono diventate per tutti quegli scrittori SF che volessero scrivere storie di Robot un "must" cui uniformarsi .
Nel corso del romanzo i delitti vengono perpetrati sino al completamento di un'efferata architettura del crimine, uno degli esecutori materiali verrà arrestato e punito per i suoi misfatti. Ma la capacità di viaggiare nel tempo non consentirà a Milligan di salvare le vittime o di prevenire gli atroci delitti che, tra l'altro, lo colpiscono personalmente.
Tutto ciò che rimane, del romanzo della Benedikt - in conclusione - è una considerazione finale sull'estetica del delitto ovvero su "The Beauty of Murder", appunto, come recita il titolo originale dell'opera.
E' singolare che questo romanzo sia uscito quasi contemporaneamente a "The Shining Girls" (recensito su questa pagina) che pure si occupa - anche se in modi totalmente diversi - di un serial killer che si muove avanti ed indietro nel tempo.
Per non parlare poi, del romanzo di Stephen King che li ha preceduti entrambi di qualche anno: è il riferimento è a 22/11/63 (pubblicato nel 2011, da Sperling&Kupfer), il cui protagonista, avendo trovato la possibilità di passare da un piano temporale all'altro, studia un piano per sventare l'assassinio di John Fitzgerald Kennedy. Ma le cose non sono così semplici, perchè una delle leggi ferree del viaggio nel tempo è che non si possono cambiare gli effetti futuri di una singola azione avvenuta nel passato, semplicemente cancellando quell'azione, salvo a determinare una - come spiega King nella sua storia magistrale, una delle migliori da lui scritte nella sua produzione più recente e l'unica del suo corpus di opere che abbia come oggetto la traslocazione temporale - una moltiplicazione di piani temporali in cui la storia è andata diversamente, creando delle biforcazioni nell'evoluzione temporale, sino alla vertigine.
A proposito di questa moltiplicazione di "casi" lettterari, al di fuori del mainstream codificato dalla SF, i casi sono due: o qualcuno imita qualcuno; oppure, per una singolare concomitanza di fattori, - come avviene per le scoperte scientifiche oppure, per certi improvvisi cambiamenti nell'espressività artistica - molti e in luoghi diversi, contemporaneamente, si sono ritrovati ad occuparsi di questa tema, in modo anticonvenzionale rispetto ai "canoni" preesistenti e condivisi.
(Dal risguardo di copertina) Da quando è arrivato a Cambridge per insegnare metafisica al Sepulchre College, il giovane Stephen Killigan ha freddo. C'è qualcosa, in quelle pietre austere che hanno visto passare settecento anni di storia, che gli dà i brividi. E quando una sera scopre il cadavere di una reginetta di bellezza scomparsa un anno prima, con il volto coperto da una maschera di pietra, crede di aver compreso il motivo. Ma all'arrivo della polizia il corpo è scomparso senza lasciare traccia, e Killigan si ritrova di fronte a un mistero inquietante, e a un assassino che sembra agire secondo le leggi del paradosso. Con l'aiuto di un'affascinante archivista e di un'anziana e screditata professoressa di fisica, comincia a muoversi tra il presente e la Cambridge del Seicento, cercando di districare i fili aggrovigliati dello spazio-tempo e di capire se lui stesso sia sull'orlo della follia o di una scoperta straordinaria. Tra visite a cittadine costiere dal fascino