Mi sono ritrovato a guardare la cerimonia nelle sue fasi preliminari alla televisone e poi, mentre viaggiavo in auto, mi sono ritorvato ad ascoltare alcuni dei discorsi commemorativi pronunciati da alti dignitari delle diverse nazioni rappresentate.
Ma si sa che in questi casi le cose vanno in questo modo.
I potenti della Terra sono sempre pronti ad coprire con un velo di retorica la loro indifferenza.
Però un fatto è certo: in questo momento nello stadio di Soweto, alla presenza di oltre 90.000 che si sono raccolti per dare un ultimo, solenne (e accorato), saluto al loro" Tata Madiba, sono presenti i dignitari di oltre 100 diverse nazioni e un coro di discorsi in molte lingue viene intonato per ricordare Nelson Mandela e quello che ha fatto per abbattere l'apartheid e le sue ingiustizie e, soprattutto, a favore della "riconciliazione" per costruire un nuovo Sudafrica.
Se si pensa all'ostracismo di cui è stato fatto oggetto il Sudafrica al tempo dell'Apartheid e al divieto di partecipazione ai Giochi Olimpici, finché l'apartheid è stato in vigore, credo che questa concentrazione di "potenti" della terra nello stadio di Soweto - sinceri o no che siano nei loro discorsi - è un riconoscimento di grandissimo significato per il Sudafrica e per le strada che fatto, grazie a Nelson Mandela che giustamente viene a anche chiamato a pieno titolo "il padre della nazione sudafricana moderna".
Dal giorno in cui è stata annunciata la sua morte, davanti alla sua casa in un tranquillo quartiere residenziale di Joburg si sono raccolti in centinaia e centinaia, bianchi e neri, stazionandovi per ore, in pace e armonia. Più che il tributo degli alti dignitari, è questo ciò che conta veramente: un omaggio silenzioso, compunto e senza troppa retorica.
E' stata una folla silente e mesta quella che si è raccolta nella via antistante alla sua casa di residenza, dove si sono svolti gli ultimi mesi di agonia: una folla talmente grande da rendere necessario portare delle toilette chimiche e dei serbatoi d'acqua per le esigenze dei numerosissimi convenuti.
Solo oggi, mentre si stanno svolgendo le cerimonie ufficiali per la sua dipartita, la folla è scemata, anche a causa della pioggia che, da ieri sera, cade incessante, in modo alquanto inconsueto in relazione alla stagione dell'anno.
Quasi che il cielo stia dispensando le sue lacrime per onorare e compiangere la dipartita di un umo giusto che ha lottato nella sua vita, coerentemente con la sua visione.
E, malgrado la pioggia, sono tanti che continuano ad arrivare e a sostare anche soltanto per pochi minuti davanti alla sua casa.
Qu,i vi è una distesa infinita di mazzi di fiori multicolori, fiori per lo più umili e senza pretese (ma ciò nondimeno significativi), palloncini colorati, candele che, purtroppo non ardono a causa della pioggia, fotografia, scritte, striscioni.
In un'immagine, Mandela campeggia al centro di una compagnia di altri "grandi" che si sono prodigati per la pace e l'eguaglianza nella Terra (Kennedy, Gandhi, per citare due dei personaggi raffigurati).
Alcuni dei convenuti, senza ombrello, vengono intrisi dalla pioggia costante e sembrano incuranti tuttavia, mentre altri si riparano dietro ombrelli multicolori che lietamente condividono con i vicini che ne ne sono sprovvisti.
Tantissimi i bambini che rappresentano la speranza sicuramente del nuovo Sudafrica per la cui la realizzazione Nelson Mandela ha lottato.
C'è soltanto da sperare che quelli che seguiranno continueranno a condividere la sua visione e ad adoperarsi coerentemente e con forza per la sua realizzazione, senza tradirlo: regalando cioè a tutti un paese più giusto e più equo che dia a tutti i suoi cittadini, pari opportunità e la possibilità di perseguire il proprio progetto di vita.
La fine formale dell'apartheid è stato solo il primo passo.
Tanti altri, uno appresso all'altro, devono essere compiuti per portare vermanente il popolo sudafircano unito, bianchi e neri, nella terra promessa.
Addio, Tata Madiba!