Ero in una stanza di casa mia.
Un'atmosfera cupa e crepuscolare. Era sì casa mia, ma l'ambiente mi appariva squallido e disadorno. I mobili logori, il divano sfondato, le tende cadenti e strappate.
All'improvviso, mi accorgevo che acqua cominciava a filtrare da dovunque: dalle fessure delle finestre, dai cassoni delle serrande, dalla porta.
Venivo preso da un'angoscia irrefrenabile.
Una sensazione di pericolo imminente.
Paura senza nome.
Cercavo di chiamare qualcuno in soccorso.
Ma dalla bocca non usciva alcun suono.
Mentre mi dibattevo per liberarmi dalla paralisi vocale che aggiungeva ansia all'ansia e faceva andare alle stelle la sensazione di impotenza, l'impeto dell'acqua aumentava di colpo, con grossi zampilli che arrivavano da tutte le parti, come se mi trovassi all'interno di una nave in punto di affondare.
Il mio pensiero andava ai miei libri: Come farò metterli in salvo - mi chiedevo - Quali cercare di preservare e quali abbandonare al disastro?
Dissolvenza.
Risveglio: ci ho impiegato un po' di tempo a riprendermi e a rendermi conto che ero al sicuro.