Nella Villa Piccolo di Calanovella, nei pressi di Capo D'Orlando (Messina), all'interno del vasto parco, in cui la parte più vicina alla casa è tenuta a giardino, mentre quella più distante era - ed è rimasta - verde agricolo, subito all'esterno di un suggestivo percorso a L, deliminato da una doppia fila di pilastri che reggono un fitto rampicante, dove era - ed è - possibile passeggiare e risiedere, avendone voglia, su piccole panchine di pietra, il visitatore curioso avrà la sopresa di imbattersi in uno spazio recintato da un basso muretto di mattoni di cotto e sormontato da una piccola ringhiera, ai piedi di un pino marittimo enorme e possente: uno spazio spoglio, se non fosse per la presenza di diverse file ordinate di lapidi di marmo bianco di forma vagamente romboidale, alcune un po' sbilenche, piantate nella nuda terra, ciascuna all'estremità di un rettangolo cinto da una semplice fila di mattoni.
Si tratta del "Cimitero dei cani" che, nella famiglia Piccolo, si sono succeduti nel corso degli anni.
Le lapidi, in tutto 35, portano inciso soltanto il nome dell'amico a quattro zampe.
Non ci sono nè date di nascita, né di morte.
Essenziale.
Si può soltanto supporre che nelle file, da quella più avanzata rispetto al piccolo cancelletto d'ingresso all'ultima, riposino i cani più antichi sino ad andare via via a quelli più recenti, come si vede anche dall'evoluzione dei nomi con cui ciascun cane è stato battezzato: nell'ultima fila rimasta incompleta (solo tre sepolture), infatti, spicca il nome di Rocky, mentre nella penultima il nome - alquanto comico - di Mammalouk.
A lato della prima fila, c'è una sepoltura proprio piccola: sulla pietra c'è scritto "Malatedda", una cucciola morta - evidententemente in tenera età. Si va dalle suggestioni dei romanzi di avventure londoniani (Puch) a nomi nobili di ascendenza araba (come, ad esempio, Bey), sino ad arrivare a nomignoli più anglofoni o ironici.
Si respira un'atmosfera calma e serena: è facile cedere al desiderio di sedersi sul basso muricciolo e fermarsi a riflettere sulla breve vita dei nostri amici cani e sul fatto che, il più volte, siamo noi a doverli seppellirli e a ricordarli per i tanti momenti gioiosi che ci hanno regalato. Di rado capita il contrario (che un cane sopravviva al suo padrone), a meno che questi non muoia precocemente e all'improvviso, come ci racconta - ad esempio - la storia di Hachiko, il celebrato cane giapponese, la cui vicenda è stata trasposta di recente in un film.
Chi ama i cani, quando invecchia e si sente prossimo alla fine, spesso, non cede più alla tentazione di averne uno nuovo per rimpiazzare quello che ha appena perso, perchè sa che non potrà più vivere abbastanza a lungo per occuparsene. Magari si accontenta di ricordare quelli che ha avuto nel corso della propria vita, immaginando che, al momento del suo trapasso quelli arriveranno come affettuosi psicopompi per essere d'aiuto e di accompagnamento nel transito da un mondo all'altro.
Mi è venuta in mente, tra l'altro, la visita al cimitero dei cani mascotte reggimentali, ricavato su uno degli spalti dell'antico Castello di Endimburgo, nel quale pure si respirava un'atmosfera di pace e di serenità, priva del tutto di retorica, che stillavano da quel prato verde e dalle nude lapidi appoggiate al parapetto.
E ho ricordato - accorato e dolente - il luogo in cui in campagna da me ho sepolto i miei cani. Soprattutto per la prima, una femmina di pastore tedesco - con grande fatica - durato un'intero giorno - non mi accontetai di scavare una fosse, ma trasformai la sepoltura in una vera camera mortuaria dove misi tutte le case amate da quel cane, la ciotola, la palla dei giochi, il guinzaglio e la coperta che usava come giaciglio, ricoprendo il tutto con assi di legno e malta, e ricavando infine nello spazio soprastante un'aiuola.
Anche i cani - non solo le persone - morendo lasciando un grande vuoto che è difficile colmare, perchè loro - molto delle più persone - con la loro presenza, con il loro esserci ci fanno sempre - il più delle volte - un dono totale di se stessi, senza chiedere nulla in cambio.
Penso che, prima o poi, dovrò far porre delle lapidi di pietra per indicare la sepoltura dei miei amici cani. Io lo so dove stanno a riposare, ma non altri: ecco, vorrei che anche altri potessero riconoscere il luogo del loro riposo.
Vedi anche in millenniumdogs.net, una sezione - con numerose fotografie commentate - sui monumenti funerari dedicati ai cani.