(Maurizio Crispi) Quando - già grande - partivo per i miei frequenti viaggi (fossero legati ai miei studi o al mio pacere), la mamma mi preparava sempre dei panini imbottiti per la prima notte di avventura: già, perchè parlo di quando i viaggi si facevano ancora quasi esclusivamente per treno o per nave!
Era una costante: non avrei potuto mai immaginare di iniziare un viaggio senza quei panini.
A volte - oltre ad uno o due panini - c'erano anche un dolcetto e un frutto, qualche volta dei biscotti
E non vedevo l'ora di potermi sedere comodamente sulla poltrona del treno o nel salone bar della nave e consumarli (assaporando anche il piacere della sorpresa, ovviamente, nel vedere con che farcitura li aveva preparati).
Quando ero più grande portavo con me una fiaschetta piena di rhum e con la Coca Cola acquistata appositamente, allestivo un rudimentale Cuba Libre, con il quale accompagnavo il mio pasto.
E quei panini avevano importanza e valore non tanto per il risparmio d'un pasto consumato nel self-service della nave, quanto piuttosto per il sapore particolare di quel cibo preparato a casa che rappresentava, nello stesso tempo, un viatico per il viaggio che iniziava ed un legame con il focolare domestico che si allontanava.
Ma c'era anche il fatto che quei panini costituivano un ponte fortissimo per rievocare gite ed altre situazioni familiari in cui si consumavano altri panini, esattamente con quei sapori.
Per non parlare delle merende di scuola: vorrei citarne due "classici", come il panino con dentro la cotognata, oppure quello infarcito di pezzetti di cioccolata fondente. Ma ricordo anche anche dei piccoli panini (i bocconcini semprefreschi) con lo stracchino e il prosciutto.
Nell'infanzia, poi, c'erano per le gite familiari con le famose e celebrate "colazioni al sacco", in cui primeggiavano i panini con la frittata semplice od anche con quella fatta con la pasta fritta (ancora più buoni): questi ultimi conferivano alla gita un inconfondibile profumo!
E tutti i panini dei miei ricordi erano magici, in qualche misura! Lo erano allora e lo sono ancora oggi, se soltanto chiudo gli occhi e li assaporo, soffermandomi ad annusarne l'aroma!
Ancora adesso, penso alla mamma che trovava il tempo, tra le molteplici incombenze e le cose che aveva da fare, per prepararmi quegli squisiti panini con il buon sapore di casa (che ritrovavo specialmente in quello con la frittata, letteralmente sublime)
Ecco, sono delle cose che ti porti dentro e che condizionano i tuoi successivi comportamenti.
Quando Franci era piccolo e dormiva da me nei fine settimana che avevamo da passare assieme, usavo preparargli come merenda per la scuola un panino imbottito (il pane lo andavo a prendere caldo caldo al forno) con un ripieno di stracchino e prosciutto cotto, proprio come alcuni di quelli che preparava la mamma per me quando era il tempo di andare a scuola.
E adesso mi occupo io di preparare ogni mattina un panino imbottito per il desk lunch di mia moglie Maureen. Ogni volta questo panino deve essere una piccola sorpresa per lei, cioè deve avere le qualità per essere un "yummy" sandwich.
Solitamente, aggiungo all'incarto con il panino, anche un piccolo contenitore tipo tupperware pieno di dolciumi ogni volta diversi, in modo che ogni giorno l'intero pasto possa essere una piccola sorpresa.
Qualche volta le ho preparato perfino il mitico panino con la frittata!
Nel corso del tempo la preparazione del panino si complessizzata: il panino si è moltiplicato, a volte c'è un secondo paninno, a volte una piadina imbottita, a volte una sorta di "roll"; a volte aggiungo anche un contenitore ermetico con della frutta mista tagliata a pezzettoni.
Le varianti sono molteplici e non starò a descriverle, ma anche se la base sono i formaggi e gli affettati, non mancano altri ingredienti quali l'uovo sodo, il pollo, il tonno, delle olive disossate, pomodori e lattuga, verdure cotte. E naturalmente vari ingredienti, in combinazione varia, da spalmare per arrichire il sapore e il gusto.
Spesso per la farcitura utilizzo ciò che rimane dal pasto del giorno precedente.
La sfida è quella di creare ogni giorno dei sapori leggermente diversi, pur rispettando una "cifra" stilistica familiare.
Ma in più ci sono anche varie sorprese "dolci": biscotti, cioccolata in tutte le foggie (é golosa di cioccolata), e - come ho detto prima - la frutta tagliata a pezzi: tutto deve essere in qualche misura una sorpresa e, quindi, ogni singolo item è avvolto nello scottex, in modo da impedirne un'immediata identificazione.
E tutto questo preparare, giorno dopo giorno, é un autentico piacere.
Tutto ritorna, invariabilmente.
Ed è sorprendente come ciò che stato impresso nella nostra mente (e nei nostri ricordi) dai nostri genitori continui a comparire nel presente.
Quel che è certo è che se abbiamo avuto la fortuna di ricevere dei doni, poi siamo capaci di diventare a nostra volta dei "donatori".
E nel mio caso il mio essere donatore è la condizione di un felice "facitor" di panini.
Ma nel preparare i panini, faccio anche rivivere dentro di me la gioia di aprire il sacco della colazione o della merenda e di ritrovare quegli odori e quei sapori: e, in sostanza, di essere ancora una volta io il destinatario di quelle attenzioni.
Io fondo - e anche questa é una profonda verità che non tradisce il precedente assioma - quando facciamo quancosa per gli altri con slancio ed altruismo, quando doniamo qualcosa senza aspettarci qualcosa in contraccambio, stiamo facendo un'azione che è anche, in qualche misura egoistica, perchè ciò facciamo per gli altri, lo stiamo facendo per noi.
Ed ecco un sito web i cui frequentatori si sono impegnati in una simpatica gara creativa "sfida all'ultimo panino" (Devo la segnalzione alla mia cara amica, nonché comare, Anita, aka Nonna Nica)
Il presente pezzo è stato già pubblicato in forma abbreviata nel mio profilo Facebook con il titolo: I panini imbottiti della mamma