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16 agosto 2011 2 16 /08 /agosto /2011 10:59

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Hanna (2011, USA) è un film del britannico Joe Wright che, nato da una famiglia di burattinai e dopo essersi fatto le ossa con il piccolo schermo, è divenuto noto con Orgoglio e pregiudizio o per Espiazione o anche per il recentissimo Il solista: un regista intimista e diligente, ottimo quando dipinge con grazia affreschi britannici.
In un luogo sperduto in mezzo alle nevi, da qualche parte del Grande Nord, Hanna, una ragazzina sedicenne, bionda e dall'aspetto etereo, viene addestrata dal padre Erik (Eric Bana che ricordiamo in Hulk oppure come Ettore in Troy) ad una dura scuola di sopravvivenza e, intanto, riceve i rudimenti di una cultura nozionistica, attraverso l'ascolto delle voci di un'enciclopedia che, alla sera, il padre le legge e che lei memorizza prodigiosamente, così come fluidamente impara numerose lingue straniere.
Il padre la esorta instancabilmente a guardarsi sempre attorno e a mirare al cuore del suo nemico per sopravvivere. E a questo scopo la addestra, quasi spietatamente, sottoponendola a prove continue per affinare la sua capacità di vigilanza e la velocità delle sue reazioni.
Hanna esegue, fino a diventare nella lotta e nella sopravvivenza all'agguato, perfino più forte, più rapida, più veloce del suo addestratore.
Hanna però vuole conoscere il mondo, non bastandole più venire a sapere delle cose attraverso le voci d'enciclopedia, e dice al padre: "Mi sento pronta".
Il padre le mostra un piccolo congegno elettronico che invia un segnale di localizzazione. Le dice: "Quando sarai veramente pronta, premi questo pulsante. Ma sappi che, dopo, non si potrtà più tornare indietro".
Hanna alla fine, dopo molte esitazioni (ma è attratta dal mondo) preme il fatidico pulsante dal quale si origina un segnale che viene subito raccolto dal responder ubicato nella sede super-blindata d'una potente organizzazione (afferente ad una sezione di un servizio segreto USA - forse la CIA - chiaramente deviata e capeggiata dalla spietata Marissa Wiegler, splendidamente interpretata da Cate Blanchett).
Si attiva l'intervento da parte di una task force, non per salvare ma per sopprimere Erik, considerato una cellula impazzita del sistema, e con lui Hannah.
Padre e figlia si separano, ma si danno appuntamento a Berlino.
Il resto del film è una serie mirabolanti di avventure di Hanna (e in misura minore del padre) sino al loro ricongiungimento e sino alla scoperta della verità.
Sia Hanna sia Erik sono in fuga da spietati nemici che hanno l'ordine di sbarazzarsi di loro, di "terminarli".
Lasciando il lettore in sospeso, ma fornendo chi è perspicace di numerosi indizi, viene a galla a poco a poco una verità scomoda e fastidiosa che illumina ancora una volta di una luce inquietante (per quanto fiction) le spietate e ciniche manipolazioni medico-biologiche per ottenere dei risultati nel campo della "costruzione" di soldati più resistenti e più invincibili, delle vere e proprie "macchine da guerra".
Insomma, la solita vecchia storia che ritorna con una schema nuovo.
Il film è trascinante e si lascia guardare, grazie anche agli esotici cambi di scenario: dal Grande Nord, con le sue nevi e i suoi ghiacci, al deserto del Marocco, alla Spagna turistica e vacanziera, sino a Berlino, nel cuore di un vecchio parco divertimento ormai in stato di abbandono. Ma piace anche per l'intrinseca struttura favolistica che pervade la narrazione e per i rimandi al "ragazzo selvaggio" di Truffaut.
La conclusione lascia un po' d'amaro e sembra appartenere al teatro dell'Assurdo e della spietatezza, senza riscatto: "Bisogna sempre puntare al cuore del tuo nemico".

Un horror "della conoscenza", come è stato definito da alcuni, in cui alla fine non rimane alcuno spazio per i sentimenti.
Vedibile.

 

 

 

Scheda film
Un film di Joe Wright.
Interpreti principali: Cate Blanchett, Eric Bana, Saoirse Ronan, Olivia Williams, Tom Hollander, Michelle Dockery, Jessica Barden, Cyron Bjørn Melville, Álvaro Cervantes, Nathan Nolan, Paris Arrowsmith, John MacMillan, Jamie Beamish, Adam Markiewicz, Vicky Krieps, Tim Beckmann, Marc Soto, Peter Brownbill, Martin Goeres
Thriller, durata 111 min.
USA, Gran Bretagna, Germania 2011.
Sony Pictures

Dalla recensione su mymovies, dal titolo Il letterario Wright confeziona un riuscitissimo horror della conoscenza (di Giancarlo Zappoli)

(...) Era difficile aspettarsi un buon esito nel cinema di azione e di spionaggio da Joe Wright, regista che sembrava ormai dedito ad omaggi letterari ben riusciti come Orgoglio e Pregiudizio [oppure Espiazione dal romanzo di Ian McEwan]. La diffidenza è stata invece ampiamente sconfitta. Wright si ancora agli stilemi del genere ma dimostra di saperli innervare con elementi che potrebbero dare luogo a un’azione di rigetto e che invece vi si adattano perfettamente. Hanna è una fiaba a pieno titolo con la fanciulla (Hanna), l’oggetto magico (il pulsante che, una volta schiacciato la può catapultare nella cosiddetta civiltà), la strega (Marissa), il lupo cattivo (il killer che la bracca), il bosco (non la foresta iniziale ma il mondo che la ragazza non conosce). Non a caso il libro che le è rimasto dall’infanzia è una vecchia copia delle favole dei fratelli Grimm e la sua meta è proprio la Casa Grimm a Berlino.
Ma Hanna è anche una truffautiana ‘ragazza selvaggia’ al rovescio. Tenuta coscientemente lontana dalla società è stata però addestrata ad usarne le tecniche di combattimento e le armi e a conoscerne gli elementi di base. L’istruzione le è stata impartita ‘prima’. La sua educazione, una volta abbandonata la foresta, invece sarà gestita in negativo. Non solo quella impostale dai ‘cattivi’ che la vogliono catturare o eliminare ma in fondo anche quella della famiglia britannica che incontra in Marocco. Un padre, una madre e due figli tenuti insieme più dalle convenzioni di una modernità che impone le proprie regole ‘alla moda’ che da un concetto di nucleo di affetti tradotto in modalità di vita.
Hanna si trova così a dover salvare la propria vita in un mondo di cui ha appreso degli elementi ma non ha conosciuto nulla e in proposito è magistrale la sequenza in cui, in una abitazione marocchina qualsiasi, scopre in contemporanea gli oggetti di base della civiltà che le invadono la mente sconvolgendola per pochi, terribili attimi.
Il colpo di scena nel sottofinale è molto meno originale di questo vero e proprio squarcio di horror della conoscenza.

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

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