(Maurizio Crispi) I cataloghi remainder possono regalarti, a volte, dei volumi che ti sono sfuggiti al momento della loro prima uscita e che non hanno trovato per varie ragioni un successo di pubblico.
Spesso il loro passaggio dai banchi di esposizione - se c'è mai stato - è talmente fugace che sfugge persino ai più assidui frequentatori delle rivendite di libri.
Il sistema dei remainder consente dei rilanci.
Il volume di Raffaele Nigro, Fernanda e gli elefanti bianchi di Hemingway (Rizzoli, 2010), mi è piaciuto per un triplice motivo.
Innanzitutto è un omaggio a Fernanda Pivano, presentata qui nella veste di "narratrice di storie"
In secondo luogo è un'avvincente storia di un'inedita avventura di un Hemingway vecchio e stanco, già in preda alla depressione che lo condurrà di lì a poco al suicidio.
In terzo luogo è un omaggio straordinario alla terra di Lucania, alle sue magie, alle sue credenze animistiche e al loro narratore Carlo Levi da un lato e a Ernesto de Martino, il grande studioso di antropologia che ha studiato e divulgato le peculiarità di questo popolo.
Ma è anche - ed è questo un ulteriore motivo di interesse - uno splendido racconto di viaggio, all'inizio degli anni Sessanta in terra di Lucania, misteriosa e selvatica, ancora ferma a parecchi decenni prima: e il fascino della lettura si amplifica ulteriormente se ci si trova a leggere di luoghi che si è avuto modo di conoscere personalmente: mentre si va snodando un viaggio alla ricerca di certi mitici "elefanti bianchi" di cui si narrano storie e avventurosi avvistamenti nel cuore più selvatico di questa terra, che non visto progresso.
Infine, è il resoconto di una bella storia d'amore tra l'anziano Hemingway e la giovane studiosa di antropologia che lo affianca come interprete, Assunta: un amore vivificante per lo scrittore in declino che tuttavia non avrà l'esito che si può immaginare e che rimarrà tra i rimpianti delle cose non vissute sino in fondo, in una rappresentazione tra il desiderio di vivere ancora avventure meravigliose e l'ansia davanti alla morte, sentita come un evento ormai incombente ed ineludibile.
E c'è anche tra le righe un'eco dei sentimenti di Fernanda Pivano nei confronti dello scrittore: malgrado il loro profondo rapporto di amicizia, non ci fu null'altro. E questo rimase - a quanto lei stessa ebbe a dire - come uno dei suoi rimpianti.
Un libro che ho letto con piacere, sfogliando in contemporanea un bel libro fotografico centrato sulla vita e sulle conoscenze letterarie di Fernanda Pivano, grande conoscitrice della letteratura nordamaericana del XX secolo e delle sue continue trasformazioni a partire dai maestri del dopoguerra, tra i quali ha appunto una posizione particolare Ernest Hemingway (Fernanda Pivano. The Beat goes on, Mondadori, 2004).
(Dal risguardo di copertina) A metà degli anni Cinquanta, Ernest Hemingway è ormai prostrato da un’esistenza trascorsa sull’orlo del baratro.
Quando però Fernanda Pivano lo informa che in Lucania si aggira una strana bestia bianca, a metà tra un elefante e un mammut, la sua indole di cacciatore ha un brusco sussulto: non può mancare al safari più eccitante della propria vita. La Lucania è “una terra meravigliosa e sconosciuta in cui ci si può imbattere in tante diavolerie che hanno dell’incredibile”.
Così Hemingway sbarca in Italia e intraprende un viaggio al Sud che è ricerca di una belva enorme ma sfuggente. E che, per il vecchio scrittore, sarà anche l’occasione per la più inattesa e intensa delle storie d’amore.
Nel suo nuovo romanzo, Raffaele Nigro racconta un episodio forse accaduto davvero forse no, appreso dalla Pivano nello spazio di una notte in auto da Milano a Roma.
E ci rivela che viviamo in una terra di confine tra aspirazione alla felicità e ansia di morte e che il presente non può essere mai disgiunto dal passato. Un sentimento che appartiene a Hemingway, ma anche all’umanità intera, incarnato e descritto dalla grande letteratura del Novecento.
Raffaele Nigro è caporedattore alla Rai di Bari. Tra i suoi libri ricordiamo I fuochi del Basento (1987, Premio Supercampiello) e Ombre sull’Ofanto (1992); per Rizzoli ha pubblicato Malvarosa (2005, Premi Selezione Campiello e Mondello) e l’ultimo Santa Maria delle Battaglie (2009). I suoi romanzi sono tradotti in molte lingue.
Fernanda Pivano racconta Hemingway. Il video è ripreso da un’archivio Rai, girato e prodotto nel 1999. Fernanda Pivano narra l’incontro con Hemingway, lei è la traduttrice dei suoi libri ed è affascinata dalla grandezza letterale del poeta americano. Lo definisce unico ed è disposta a rispondere alle domande dello scrittore cult americano sul nazismo.
Si incontrano a Cortina e F.Pivano si unisce alla grande tavolata con amici e conoscenti del maestro, al suo fianco.
Per Hemingway il coraggio è l’argomento principe di una vita di scrittura.
La caccia, la pesca, la guerra esprimono l’avventura e l’esperienze fondamentali per un uomo.
L’amore per il mare lo conduce a Cuba che ritiene sia il luogo ideale per creare.
Fernanda Pivano - divertita - racconta la girandola di donne che lo affiancano per tutta la sua vita. “Era bello come un attore del cinema”.
Poi l’invito a Venezia e la giornata interamente passata con Hemingway, gli incontri in città, i giri nei locali dell’epoca, in una Venezia che ricorda la Parigi di Woody Allen in Midnight in Paris. Il ritorno in Hotel ed il sogno di Fernanda Pivano diventa realtà,lo scrittore americano prende un manoscritto e le chiede di leggerlo e dargli un parere: “Sembrava irreale,non potevo crederci”.
L’impressione della scrittrice italiana però non è positiva ed Hemingway se ne accorge, non si parlano ma si capiscono all’istante.
Nel finale del video racconto la Pivano descrive gli ultimi momenti dello scrittore, insignito intanto de Nobel della Letteratura del 1954, ed un piccolo divertente aneddoto.
Vedi anche - seguendo il link l'intervista rilasciata nel 2009 da Fernanda Pivano