(Maurizio Crispi) Ho sentito questa mattina alla radio la notizia che Lou Reed a 71 anni se ne è andato (il 27 ottobre 2013).
Con lui, se ne va un bel pezzo di storia della musica moderna e del costume.
E con la sua scomparsa gli amanti del Rock si metteranno un po' a lutto, anche perchè difficilmente potrà venire fuori un musicista, complesso e sfaccetato e soprattutto della sua statura.
C'è tanta nostalgia nell'ascolto di tutti quei pezzi che spaziano sull'intera sua carriera musicale che ora, a ritmo continuo, vengono mandati in onda sulla radio (in quella che ascolto io che è prevalentemente Rai2, ma sono sicuro che in tutti gli altri canali - soprattutto quelli interessati alle musiche "giovani" e di tendenza - stia accadendo la stessa cosa.
E non potrebbe che essere così.
Lou Reed è stato un gigante della musica Rock, espressione di un filone newyorkese ("eastcoast") più "cool", rispetto alla scintillante psichedelia musicale della West Coast; e, quando tutti quelli che conoscevo a Palermo, ascoltavano musica westcoast, io presi a coltivare la conoscenza dei Velvet Underground e di Lou Reed che portava avanti un'idea della musica diversa (ed anche una pratica sociale fortemente differenziata rispetta alla cultura dei figli dei fiori, da cui scaturì il Rock psichedelico come quello dei Quicksilver, dei Jefferson Airplanes o dei Grateful Dead.
I miei primi album? Naturalmente furono "White Light White Heat (che per alcuni brani fu un 'autentica folgorazione), seguito poi dall'album della "banana" e poi, terzo, seguì Berlin. Ma, poi, con diligente passione, ho recuperato tutti gli altri, meno conosciuti, della prima parte della carriera musicale dei Velvet e tutti quelli successivi, sino agli album da solista e alle diverse collaborazioni.
Mi viene da pensare alle molteplici esperienze di Lou Reed anche nel campo della cultura visuale: alcuni dei suoi album furono al tempo stesso musica e visual art (come ad esempio fu il famoso album con la banana di Andy Wharol in copertina).
Le cose di Lou Reed che preferii e che preferisco tuttora?
Una domanda a cui è difficile dare una risposta.
Ma, certo, ci sono dei pezzi su cui tutti possiamo essere d'accordo, espressione ciascuno di uno dei diversi momenti della sua evoluzione artistica.
Sicuramente uno degli album che mi piacque di più, preso nella sua interezza, perchè costruito a tutti gli effetti come un concept album, fu "Berlin".
Ma - e qui lo dico - perchè questo pezzo è poco noto quello che in assoluto mi piacque di più e che si rifà alla tradizione del Rock parlato fu The Gift, con la sfortunata e surreale storia del timido Waldo che si spedisce dentro ad un pacco postale alla sua amata alla quale non è capace di dchiarare il suo amore, con un finale orrido e di dolore.
Quali le sue cose che mi sono piaciute di meno? Forse alcuni album frutto di una sperimentazione nel campo della musica elettronica di cui trovai difficile l'ascolto.
Una volta alcuni anni ebbi il piacere di vedere Lou Reed in transferta a Palermo, al Teatro del Verdura (forse eravamo nel 2004), e fu un bellissimo concerto di cui ho tuttora uno straordinario ricordo e vidida la percezione della temperatura emotiva del pubblico presente in platea portata al calore bianco.
Il concerto di Palermo fu parte di una tourneée europea per la promozione di un suo album appena uscito, dal titolo "Ecstasy" (altro album che mi piacque moltissimo).
Lou Reed è morto ieri, ma non è veramente morto: continuerà a vivere, sintantochè continuerà ad essere ascoltato.
Lunga vita a Lou Reed!