Provoca costernazione tra gli studenti delle Scuole superiori, il varo recente della norma, secondo cui gli esami di ammissione ad alcune facoltà universitarie si dovranno fare a fine luglio e non a settembre, come è stato negli anni precedenti.
Tutti gli studenti in procinto di affrontare gli esami di maturità, ma anche tutte le persone colte e sensibili, si chiedono: come è possibile presentare la domanda per essere ammessi ai test, se ancora non sono noti i risultati degli esami?
Oppure ancora: come gli studenti potranno prepararsi agli esami di maturità e, contemporaneamente, studiare per conseguire una preparazione adeguata per potersi confrontare con i test?
Dovranno cominciare la loro preparazione con largo anticipo, puntando su di un obiettivo (e spendendo i soldi delle proprie famiglie) incerto e ancora non definito (il risultato degli esami di maturità ancora non è noto)?
Non è certamente sufficiente la giustificazione addotta dal Ministro dell'Istruzione Profumo, tuttora in carica in attesa della tornata elettorale e dal cui dicastero è dipeso questo provvedimento, che questa decisione è stata presa per andare incontro ad una maggiore razionalizzazione (sic1), per sveltire e snellire il sistema di accesso agli studi universitari, etc etc, nè tantomeno quella secondo cui , essendo i test delle prove di cultura generale, gli studenti che li affronteranno (e che hanno fresco lo studio per gli esami di maturità) non avranno bisogno di un surplus di applicazione per confrontarsi con le prove di ammissioni.
Questo non è affatto vero: chi ha fatto i test per le facoltà scientifiche può senz'altro ammettere che una parte delle domande dei test per l'ammissione a queste facoltà richiedono una preparazione ad hoc e non sono certamente di facile soluzione.
C'è da chiedersi se questa misura non rappresenti, in forma mascherata, uno strumento antiidemocratico e , di per sé, repellente (perchè limita fortemente il diritto allo studio) per ritardare di un anno l'ingresso nelle facoltà universitarie, per sfoltire la popolazione studentesca eccedente in un'Università pubblica che non si rinnova e che è ridotta allo stecchetto per via di provvedimenti adottati dai precedenti governi, ma anche per favorire il dirottamento degli studenti appartenenti alle famiglie con maggiori risorse verso le Università private.
Nella foto (di Maurizio Crispi): Palermo. Studenti in marcia sfilano davanti all'abitazione del Sindaco.