Entro in un locale strano
Parrebbe un luogo deputato ad incontri
di sesso per coppie e singoli
alla ricerca di trasgressioni e di giochi
(Insomma, come si dice
nel linguaggio corrente, un privé)
Luci scarne ed essenziali,
ampi ed accoglienti divani,
puffi collocati strategicamente,
e perfino un ampio sommier quadrato
al centro di una stanza
circondato da sedie e divanetti,
perfino un piccolo palco rialzato
per chi volesse cimentarsi
nel pole dancing,
e poi ampi tendaggi sontuosi
in velluto rosso
dietro i quali il visitatore un po’ voyeur
possa osservare
senza esser visto
C’è anche una postazione per il DJ,
al momento vuota,
anche se le apparecchiature sono accese,
con una miriade di lucine pulsanti
rosse, gialle, verdi
Tutti gli spazi sono vuoti,
pervasi solo da una musica ambient
tenuta a basso volume
Ancora è presto, probabilmente
Penso che i primi cominceranno
ad arrivare verso le 23.00
e che i giochi non avranno inizio
prima di mezzanotte
É tutto molto strano e misterioso,
anche se questo apparato scenografico
ispira un forte senso di solitudine
C’è, sullo sfondo olfattivo,
un vago sentore di disinfettanti per pavimenti
Mi aggiro per quelle stanze
indolentemente,
forse in po’ annoiato,
chiedendomi
cosa io ci faccia lì,
cosa mi ci abbia portato
A volte l’oscurità è tale
che per vedere bene
dove mettere i piedi
devo strizzare gli occhi
E poi ecco, c’è qualcuno!
E quel qualcuno è Rocco,
Rocco,
vestito come un califfo,
perfino con un turbante in testa,
e drappeggiato in ampie vesti
vivacemente colorate
in tonalità di rossi e di blu
Sarà forse lui il proprietario
di questo privé,
in attesa che arrivino
i suoi primi ospiti della serata
Ecco che mi ricordo,
perché sono lì,
uscendo da una condizione
di apparente smemoratezza:
sono venuto proprio
per intervistare Rocco
e porgli domande
sulla sua carriera di Re del Porno
Ci sistemiamo
e siamo pronti a cominciare,
quando all’improvviso
spunta fuori
al gran galoppo una cagnetta,
oltremodo simpatica,
con il mantello tricolore,
a chiazze bianche
e di due differenti sfumature di marrone,
ed un musetto
dominato da liquidi occhi scuri,
terribilmente espressivi,
quasi umani
La riconosco
É la mia ex-cagnetta Flash
che mio figlio ha voluto
prendere con sé
ribattezzandola “cociola”
Sono contento di rivederla
Penso che ci sarà anche mio figlio,
allora
Ma che ci farà qua, penso
Mollo Rocco,
senza avere iniziato l’intervista,
e parto alla ricerca di mio figlio
che trovo, in effetti,
nella sua tenuta da videomaker
Mi dice che è qui
perché aveva preso accordi online
per vendere al bartender
un accessorio della sua attrezzatura fotografica
di cui voleva sbarazzarsi
Dopo un po’ stiamo salendo
delle interminabili rampe di scale
Non si arrivava mai in cima
Avverto un senso di infinita pesantezza
con la sensazione che
una rampa dopo l’altra
le mie gambe si facciano di piombo
e i muscoli sempre più rigidi
ed inceppati
Ma andavo avanti,
o meglio sempre più in alto,
malgrado tutto
Quella che era cominciata
come una semplice salita
diventava presto
una gara all’ultimo sangue
tra me e mio figlio,
in cui io cercavo di non soccombere
Dissolvenza
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