Sono su di un treno
Decido di scendere ad una fermata prima della stazione
Il treno si ferma alla banchina
con una scossa leggera e uno sbuffo
Le porte automatiche si aprono
Mi affretto verso l'uscita
Ma devo correre lungo molteplici
fughe di scale alla maniera di Escher
prima di raggiungerla
Come se il treno fosse a più piani
e io avessi viaggiato
proprio in cima
over the top
Arrivo alla porta
quando già si sta chiudendo
e il treno si rimette in moto
devo forzare l'apertura
Schizzo fuori
e con un rapido volteggio
cado sulla banchina
a gambe larghe,
leggermente flesse sulle ginocchia
Uscita perfetta
La prossima volta mi esibirò
in un doppio salto mortale
Mancano solo
gli applausi degli spettatori,
gli sguardi stupefatti
e le grida di ammirazione
Anche questa notte
ho sognato che correvo
Dovevo inerpicarmi,
assieme ad altri,
lungo la parete scoscesa di un monte,
per un pendio brullo, sassoso,
senza appigli
Andavo avanti e in su
senza guardarmi mai indietro
Sapevo che se lo avessi fatto
sarei rimasto paralizzato
da un terrore cieco
perchè l'abisso mi avrebbe guardato
e ne sarei stato ghermito in un attimo
Ad un certo punto ero sul ciglio
d’un vasto pianoro,
dietro e sotto di me l’abisso
E decidevo di non proseguire oltre
Volevo fare ritorno
Mi commiatavo dai miei compagni
Ma appena mi giravo per iniziare la discesa
capivo con lucidità assoluta
che quella via non era per me
Vedevo un canalone liscio e ripido
senza appigli e senza alcuna traccia di sentiero
Vedevo uno che tentava la discesa
da questa parte,
in un attimo perdere l’equilibrio
e ruzzolare rovinosamente verso il fondo,
assieme ad una pioggia di pietre
Riprendevo allora la salita
come unica ragionevole via
C’era un punto difficile da superare:
qui, mi ritrovavo sospeso
nel vuoto di un canalone
e mi sentivo risucchiato verso il basso
Quando, infine, mettevo i piedi
su di un terreno quasi orizzontale
sospiravo di sollievo
Subito, senza darmi tregua,
prendevo a correre
per compiere
una lunga manovra di aggiramento
di quell’assurdo, maligno, pendio
da cui ero venuto,
percorrendo quella che mi appariva
come un’antica strada militare
costellata di piccole ridotte
e di antiche e dirute fortificazioni
Ogni tanto mi imbattevo in altri
che correvano in senso inverso
Talvolta raggiungevo e superavo
alcuni che procedevano nella mia stessa direzione
La strada era lunga
Non arrivavo mai alla fine
(Dissolvenza)
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