La danza della peste. Storia dell’umanità attraverso le malattie (The Plague Cycle. The Unending War between Humanity and Infectious Diseases, nella traduzione di Bianca Bertola), di Charles Kenny, proposto da Bollati Boringhieri (nella collana Saggi Storia) nel 2021, è un studio approfondito sul ruolo che le malattie infettive hanno avuto nello sviluppo dell’Umanità.
Dei quattro cavalieri dell’Apocalisse, secondo San Giovanni, inviati sulla Terra per “sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere”, il Quarto sembra essere la morte stessa, il Terzo é universalmente riconosciuto come la carestia e il Secondo come la guerra, ma rimangono accese le discussioni sul Primo Cavaliere, anche se alcuni studiosi propendono a ritenere che si tratti delle pestilenze.
Dunque, ci avverte l’autore che anche se avevamo ritenuto che nel XXI secolo le maggiore piaghe dell’Umanità avrebbero potuto essere guerre e carestie, l’avvento del Covid-19 ci ha dovuto far ricredere e ci ha indotto a ridare al Terzo Cavaliere la sua giusta importanza.
Il Covid-19 è stata solo un’avvisaglia di altri eventi analoghi che potranno verificarsi in un futuro non lontano. In un mondo sovrappopolato e di scambi globali frenetici, di continua erosione degli ambienti naturali e di contaminazioni tra l’uomo e specie animali che sono vettrici di virus ancora sconosciuti e patogeni, la possibilità di altri eventi infettivi su larga scala e oltremodo possibile. E quindi bisogna essere preparati e non abbassare la guardia.
Non si può non apprezzare un'esposizione della materia da parte dell’autore assolutamente articolata e lucida.
È un saggio che, in una successione di capitoli tematici e senza appesantimenti, ma con il supporto di una vasta bibliografia e di un apparato di note, consente di arricchire le proprie conoscenze e farsi delle proprie idee.
Hanno detto (quarta di copertina):
«Splendido […]. La forza intellettuale de La danza della peste è la sua analisi storica approfondita in grado di svelare la complessità delle relazioni tra globalizzazione, prevenzione delle malattie e stabilità politica ed economica… un saggio davvero magnifico!» Dorothy Porter, University of California, San Francisco
«Una visione completamente nuova della storia del mondo: ampia, umana e sfortunatamente attuale» - Tim Harford
«Un libro assolutamente da leggere se si vuole davvero comprendere la crisi generata dal Covid-19, ed essere preparati a ciò che potremmo dover vedere di nuovo» - Richard Florida
«Il racconto brillante di ciò che potrebbe sembrare l’argomento più importante di questi anni, ma che Charles Kenny dimostra essere l’argomento più importante degli ultimi cinquemila anni. Con chiarezza, profondità e arguzia, Kenny ci offre il quadro generale delle pandemie e del loro sviluppo nella storia» - Steven Pinker, Harvard University, autore di Come funziona la mente
(Risguardo di copertina) Se osserviamo lo sviluppo dell’umanità nello scorrere dei millenni, ci rendiamo conto che la vitalità degli imperi, di qualsiasi età e latitudine, è sempre stata influenzata da una costante ineludibile: le malattie infettive. Colpendo a ondate reiterate, questa «danza della peste» ha imposto il ritmo della crescita e del declino di ogni civiltà umana, nessuna esclusa. Charles Kenny analizza la grande Storia della nostra specie tramite la lente, spesso trascurata, delle infezioni. Un’esplorazione che va dai vecchi imperi dissolti a causa di nemici invisibili fino all’emergere del concetto di igiene e sanità pubblica, dalle rotte degli schiavi ai genocidi causati dal vaiolo, dalle quarantene nella storia delle migrazioni fino all’HIV e all’Ebola, dagli albori delle campagne vaccinali ai movimenti no-vax. Grazie ai progressi della medicina, nelle ultime generazioni pareva che l’umanità si fosse liberata dalla morsa dei cicli pandemici, dando vita a un mondo globalizzato e spensieratamente florido. Ma questo incredibile sviluppo è diventato precario proprio a causa degli insidiosi aspetti di una prosperità apparentemente senza limiti. Le fluttuazioni della popolazione, il commercio globale e il cambiamento climatico hanno reso l’umanità di nuovo vulnerabile alle epidemie, come ha dimostrato fin troppo chiaramente il caso del Covid-19. In queste pagine, chiare e puntuali, scopriamo aspetti inediti della storia dell’uomo, informazioni a tratti inquietanti che pure è quanto mai necessario conoscere. Ma capiamo anche quanto sia urgente una maggiore cooperazione globale verso una salute sostenibile se vogliamo rimettere l’umanità sul cammino virtuoso già intrapreso contro le infezioni.
L’autore. Charles Kenny è ricercatore presso il Center for Global Development di Washington. Si è laureato in Storia a Cambridge, specializzandosi successivamente presso la Johns Hopkins University e la School of Oriental and African Studies di Londra. Ha collaborato alle riforme politiche in materia di salute globale, al peacekeeping e alla lotta alla corruzione finanziaria internazionale. Ha trascorso quindici anni come economista presso la Banca Mondiale, operando a Baghdad, Kabul, Brasilia e Pechino. Per Bollati Boringhieri ha pubblicato Va già meglio. Lo sviluppo globale e le strategie per migliorare il mondo (2012).
(da wikipedia) I Cavalieri dell'Apocalisse sono quattro figure simboliche introdotte nell'Apocalisse di Giovanni 6,1-8, successivamente presenti nella cultura medievale e in quella contemporanea.
Essi si presentano all'apertura da parte dell'Agnello (Gesù Cristo) dei primi quattro di sette sigilli che tengono chiuso un rotolo di papiro o di pergamena che Dio tiene nella mano destra. A parte l'ultimo, chiamato Morte/Peste (il termine greco θάνατος, thánatos, ha entrambi i significati), i nomi dei cavalieri non sono menzionati e perciò il loro significato simbolico deve essere dedotto dai loro attributi.
Nella celebre xilografia di Albrecht Dürer (ca. 1497–98) quattro cavalieri cavalcano in gruppo, guidati da un angelo, per portare morte, fame, guerra e conquista militare.
Le interpretazioni degli esegeti, tuttavia, sono discordanti, soprattutto per quanto riguarda il primo cavaliere, quello che monta un cavallo bianco. Numerosi tratti, infatti, "collocano il primo cavaliere in un ruolo e in un'atmosfera diversa da quelli chiaramente negativi in cui si muovono gli altri tre. Così sentivano i commentatori antichi che nel primo cavaliere vedevano il Cristo o la corsa vittoriosa della predicazione cristiana. Dopo che poi, soprattutto per influsso della xilografia di A. Dürer (1498), per qualche secolo è stata dominante l'interpretazione negativa di quel cavaliere, ora si torna a sentire come gli antichi con sempre maggiore insistenza".
Secondo una diffusa interpretazione moderna, invece, essi sarebbero tutti e quattro portatori di una punizione divina che precorre il giudizio universale.
Essi, infatti, simboleggerebbero nell'ordine la conquista militare (cavallo bianco, cavaliere con arco), violenza e stragi (cavallo rosso, cavaliere con spada), carestia (cavallo nero, cavaliere con bilancia), morte e pestilenza (cavallo verdastro).
Citazioni moderne nella cultura pop e nei media contemporanei hanno associato agli ultimi tre gli appellativi di Guerra, Carestia e pestilenza/morte.
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