L'uomo verticale di Davide Longo, già pubblicato da Fandango Libri (2010 e 2012), viene ora riproposto da Einaudi nella collana Stile Libero ed è, per me, sicuramente meritevole di attenzione.
E' un romanzo fortemente distopico perché si svolge in un tempo imprecisato del "nostro" tempo, quando per ragioni che rimangono oscure al lettore e forse agli stessi personaggi, la società organizzata per gradi successivi è giunta al collasso, fino all'abbattimento delle più elementari regole della convivenza civile.
In questo mondo che sta andando verso un degrado assoluto, si muovono i diversi personaggi: quelli che in qualche modo riescono a mantenere una propria rettitudine e quelli che soccombono al degrado, trasformandosi in mostri, aguzzini, persecutori. All'autore non interessa che il lettore conosca i percorsi attraversi cui si sia giunti a questo, i perché insomma: a lui interessa rappresentare l'evoluzione e la rovina, osservando ciò che accade ai suoi personaggi.
Leonardo, scrittore e professore caduto in disgrazia per via di uno scandalo, che, da tempo, si è ritirato a vivere "via dalla pazza folla" nella tranquillità e nella pace sonnolenta del piccolo paesello natio in un luogo sperduto (anche questo non ben precisato). Leonardo presto - mentre tutto volge al degrado e alla disorganizzazione - si trova ad dovere assumere la responsabilità di una piccola "compagnia" itinerante, costituita dalla figlia Lucia, da Alberto figlio della ex-moglie, ed Emanuele, il figlio adulto di una vicina di casa, apparentemente portatore di una sindrome che lo rende apatico e poco comunicativo, ma in realtà capace di esprimere un'antica saggezza che tornerà utile alla comitiva.
Iniziano un viaggio per raggiungere - seguendo voci ed informazioni raccolte qua e là lungo la strada - dei luoghi più sicuri e più vivibili: ma non tutto andrà liscio come dovrebbe, poiché il mondo è diventato un giungla dove vige la legge barbarica del più forte e del più prepotente e del più predatore.
E' stupefacente vedere come tutto il tessuto sociale e le infrastrutture si disgreghino velocemente e come, altrettanto velocemente, tutti (la maggior parte) perdano la capacità di lasciarsi guidare nelle proprie azioni da un codice etico e che invece tutto prenda ad essere condizionato dalle esigenze della sopravvivenza. Ma non è solo questo, poiché alcuni (forse troppi) cominciano a manifestare comportamenti dettati dalla crudeltà gratuità più efferata o dalla voglia di sopraffazione. Quello che Leonardo e i suoi si trovano ad attraversare è un mondo alterato profondamente nel quale non è facile mantenere viva e vitale la voglia di sopravvivere.
Ci saranno molte prove da superare, lutti, perdite e mutilazioni (non solo psichiche) da subire e soltanto alla fine, forse, si aprirà un piccolo barlume di speranza per la nascita di un mondo nuovo.
Il tema e la prosa di Davide Longo mi hanno fatto molto pensare al magistrale romanzo di Cormac McCarthy, La strada (pubblicato in lingua originale nel 2006 e, successivamente trasposto in film), pur con le sue specificità e divergenze. In ambedue i romanzi, tuttavia, emerge il tema salvifico che sembra potersi concretizzare nell'arrivo di un nuovo messia (o in una natività foriera di speranza) o nel suo riconoscimento.
L'ho letto, anzi l'ho divorato febbrilmente, anche se c'è voluto molto stomaco per superare alcuni passaggi.
A causare sconforto (la sensazione fisica dello stomaco che si contrae a causa della nausea) non è stata tanto la descrizione cruda di alcune situazioni in sé, quanto piuttosto la vivida rappresentazione del deragliamento, della perdita delle regole e degli assetti morali degli individui, il ritorno delle attitudini predatorie e della prevaricazione anche quella più gratuita ed inutile, ma ciò nondimeno esercitata con spirito sadico.
Ed anche, ovviamente, come corollario, la riflessione su quanto la nostra società si regga su di un equilibrio sempre più precario e su come basterebbe un niente per fare precipitare la nostra società attuale nel baratro (e di ciò, di questo tipo di drammatico deterioramento, ve ne sono i segni ovunque. Basta guardare i fatti di cronaca minuta: uccisioni, risse con sparatorie, furti clamorosi, un livello crescente di violenza incontrollata, etc, etc).
Come accade in molti romanzi distopici post-apocalittici mentre si parla del futuro si sta in realtà puntando il dito sul presente che possiede i germi di una possibile evoluzione futura, letale o pericolosa.
(Quarta di copertina) Misteriosi invasori alle porte, le smanie di potere dell'esercito, paura, odio e ferocia che si diffondono. E' il crollodel nostro mondo? Un grandissimo romanzo distopico in cui tutto ci sembra purtroppo sempre più familiare.
In Italia, in un futuro imprecisato, la civiltà è al collasso, la legge e la giustizia un ricordo del passato e per le strade regna la barbarie. Leonardo, scrittore e professore universitario, dopo lo scandalo che ha distrutto la sua vita familiare e la sua carriera letteraria, si è ritirato nel piccolo paese natale dove conduce un'esistenza ritirata e solitaria. I tempi in cui era un padre felice, le sue lezioni affollate e le sue letture che riempivano i teatri, sono lontani: Leonardo da sette anni non scrive e non ha notizie della moglie e della figlia. Fino a quando la moglie, che lo aveva lasciato dopo lo scandalo, non si presenta in fuga alla sua porta, per affidargli la loro figlia Lucia e Alberto, il figlio nato da un altro compagno. Fa la promessa di tornare a prenderli, ma la violenza avanza e raggiunge anche la provincia. Della moglie non c'è piú traccia. I tre, insieme al cane Bauhsan, devono mettersi in viaggio, verso Occidente dove pare ci sia salvezza. Li attende un mondo dove il progresso si è sgretolato e gli istinti sono padroni. Un mondo, in cui solo aggrappandosi alla propria bussola morale potranno non perdere la strada.
Ma non è solo la sua vita ad aver subito un tracollo. Nel paese dilaga la barbarie. Rapine, sopraffazioni, omicidi, bande. L'esercito che tutti pensavano impegnato a bloccare l'invasione degli "esterni" è allo sbando. La gente ha paura e si arma: nascono ronde e corpi armati per difendere le frontiere, le città, le case. I telefoni smettono di funzionare, la televisione di fornire notizie, le banche di erogare denaro. L'ondata di violenza giunge anche fra le colline dove Leonardo ha cercato rifugio, costringendolo a fare i conti con il nuovo mondo e la sua spietatezza. Unica via di scampo sembra essere la fuga a occidente. Inizia così un viaggio pieno di insidie, avventure, drammi che porterà il protagonista a sperimentare sulla sua pelle l'evoluzione dell'odio, del coraggio e del male. Davide Longo, tra le voci più importanti della nuova narrativa, scrive un romanzo sul nostro paese senza mai nominarlo, un luogo dove l'odio comanda, unisce e divide gli uomini ridotti a distruggersi e umiliarsi per sopravvivere.
L'autore. Davide Longo, nato a Carmagnola nel 1971, vive a Torino dove insegna scrittura presso la Scuola Holden. Tiene corsi di formazione per gli insegnanti su come utilizzare le tecniche narrative nelle scuole di ogni grado. Tra i suoi romanzi ricordiamo, Un mattino a Irgalem (Marcos y Marcos, 2001), Il mangiatore di pietre (Marcos y Marcos 2004), L’uomo verticale (Fandango, 2010), Maestro Utrecht (NN 2016), Ballata di un amore italiano (Feltrinelli 2011). Nel 2014 ha scritto il primo romanzo della serie che ha come protagonisti il duo Arcadipane-Bramard Il caso Bramard (Feltrinelli 2014, Einaudi 2021), cui è seguito il secondo Le bestie giovani (Feltrinelli 2018, Einaudi 2021), il terzo episodio della serie Una rabbia semplice (Einaudi 2021), il quarto La vita paga il sabato (Einaudi 2022).
Nel 2017 ha scritto la sceneggiatura per il film Il Mangiatore di Pietre interpretato da Luigi Lo Cascio.
La strada (romanzo) - Wikipedia
La strada ( The Road) è un romanzo postapocalittico dello scrittore statunitense Cormac McCarthy pubblicato nel 2006. Il romanzo ha vinto il James Tait Black Memorial Prize per la narrativa nel 2006
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