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24 dicembre 2022 6 24 /12 /dicembre /2022 11:25
Ray Bradbury, Addio all'estate, Mondadori

In tutti i romanzi e racconti di Ray Bradbury c'è sempre molta poesia. Ray Bradbury è stato etichettato come scrittore di "fantascienza" (o più appropriatamente di SF, ovvero science-fiction), ma spesso le etichette di genere penalizzano l'artista  (non parlo ovviamente solo di Bradbury) che semplicemente sceglie una forma o genere letterario perchè gli/le risulta più congeniale per esprimersi. 
Ray Bradbury - sin da quando mi sono accostato alla sua scrittura, appena adolescente - mi ha colpito per la capacità di dar vita ad immagini fortemente poetiche e a creare atmosfere emozionali - talvolta intense, altre volte rarefatte -, soprattutto nel rappresentare le transizioni, gli inevitabili ed ineluttabili passaggi nella vita di ciascun individuo e nella collettività. Un esempio sublime di questo approccio fu, ad esempio, "Cronache marziane", per nulla influenzato dai fasti della fantascienza tecnologica oppure dalle trame avventurose e fantastiche della space opera.
In "Addio all'estate" (Farewell Summer, nella traduzione di Giuseppe Lippi), pubblicato da Mondadori nel 2010, Bradbury riprende un'opera scritta almeno 50 anni prima che è "L'Estate incantata" (Dandelion Wight: e si noti che ambedue le storie portano dei nomi di specie floreali) e ritorna nei luoghi di quel romanzo (che come avvertirà nella sua postilla ad "Addio all'estate", sono ispirati ai luoghi della sua infanzia). Anche qui è in pieno rigoglio la sua verve poetica nel ridare linfa e vigore ai personaggi di quel romanzo.
Ciò che salta all'occhio in questa trama tenue e leggera, senza grandi, eclatanti, eventi è una cornice poetica in cui si inquadra la contrapposizione/battaglia tra un gruppo di ragazzini alle soglie dell'adolescenza (intesa come periodo cruciale di transizione all'età adulta) e il mondo dei grandi, degli adulti, che rappresentano ciò che essi - i giovani - diventeranno un giorno, ma in cui - nello stesso tempo - non vogliono trasformarsi, poiché pensano che il mondo degli adulti sia incomprensibile ed ostile.
In realtà, poi, nel corso della narrazione (suddivisa in tre parti, ciascuna titolata con il nome di una famosa battaglia della Guerra Civile americana) avviene la magia del travaso e della compenetrazione inter-generazionale, proprio attraverso le storie che gli adulti possono raccontare ai più giovani.
Le storie rappresentano un ponte tra le generazioni, percorribile sempre in due sensi: l'importante è che vi sia la volontà di farlo, senza erigere, a scopo protettivo dei muri fuorvianti o delle barriere impenetrabili.
Integra la lettura di questo testo la postilla dello stesso autore con il titolo "L'importanza di stupirsi", in cui, innanzitutto Bradbury svela quanto il luogo in cui si svolge la vicenda sia ispirato a quello in cui visse gli anni della sua infanzia e dove fa appunto delle considerazioni su ciò che è scarto o "gap" generazionale e che poi diventa "ponte" o strumento di comunicazione:
Scrive Bradbury:
"Sono sempre stato affascinato dai vecchi. Entravano e uscivano dalla mia vita e io li seguivo., li interrogavo, imparavo da loro, cosa che risulta particolarmente vera in questo romanzo che parla di ragazzi e di vecchi, le nostre speciali Macchine del Tempo.
(...)
In un certo senso, 'Addio all'estate' è un romanzo sulle cose che si possono imparare ascoltando i vecchi. Bisogna avere il coraggio di fare certe domande e mettersi seduti ad ascoltare le risposte: quelle fatte da Doug [rappresentante dei "giovani"], insieme alle risposte di Quartermain [paradigma degli anziani], permettono all'azione di organizzarsi nei vari capitoli e l'accompagnano verso il finale del libro." (p. 170)
Non proseguo oltre nella citazione, ma in verità la postilla è tutta da leggere, perché poi vi si troverà un lungo passaggio in cui Bradbury ci spiega i motivi per cui questo testo è rimasto in gestazione, nella sua fucina creativa, per più di cinquant'anni e ci indica quali siano stati gli anziani che lo hanno ispirato, raccontando a lui, piccolo, delle storie che poi sono state incanalate nella sua specifica attitudine a raccontare storie.

 


(Risguardo di copertina) 1929: l'estate si rifiuta di finire e l'inizio dell'ottobre si rivela inaspettatamente caldo. Ma nel villaggio di Green Town, Illinois, è scoppiata la guerra civile. Si tratta del conflitto vecchio come il mondo che oppone i giovani agli anziani e che ha come posta il controllo sull'orologio che spinge inesorabilmente avanti le vite di tutti. Il tredicenne Douglas Spoulding e la sua schiera di amici e coetanei decidono che non vogliono invecchiare. Per loro gli anziani sono un'altra razza, sono degli alieni, sono il Male e i giovani rischiano di essere soltanto degli schiavi ai loro ordini. I ragazzi e gli abitanti anziani della cittadina si dichiarano guerra ed uno degli anziani resta ucciso in uno dei primi scontri. L'ottantunenne Calvin Quatermain organizza il contrattacco e comincia un lungo e duro confronto che oppone le declinanti forze della vecchiaia all'entusiasmo e alla scanzonata determinazione della gioventù. "Addio all'estate" è l'ideale seguito di "L'estate incantata" scritto esattamente 50 anni fa, ed è il fastoso coronamento della carriera di scrittore di Bradbury: un romanzo al centro del quale c'è il più dolce e impossibile dei sogni umani, ossia la ribellione davanti all'invecchiamento e alla morte.

 

 

Ray Bradbury

L'autore. Ray Douglas Bradbury è stato narratore e sceneggiatore televisivo e cinematografico.
Nato nel 1920 in Illinois, si è diplomato a Los Angeles.
Ha fatto il venditore di giornali agli angoli delle strade di Los Angeles dal 1938 al 1942, trascorrendo le notti alla biblioteca pubblica e le giornate alla macchina da scrivere.
È diventato uno scrittore a tempo pieno nel 1943.
Molti suoi racconti sono apparsi in periodici prima di essere raccolti in Dark Carnival nel 1947.
La sua fama nasce con la pubblicazione di The Martian Chronicles nel 1950 (pubblicato in Italia da Mondadori con il titolo Cronache marziane nel 1954 tradotto da Giorgio Monicelli, omonimo del regista e lontano parente di Arnoldo Mondadori).
Dal romanzo Fahrenheit 451, del 1953 (in Italia tradotto sempre da Giorgio Monicelli e pubblicato dall'editore Martello nel 1956 col titolo Gli anni della fenice) considerato il suo capolavoro, François Truffaut ha tratto un film che è diventato un culto.
In realtà l'opera era nata come racconto sul numero di febbraio del 1951 di Galaxy dal titolo The Fireman ("Il pompiere"). Un paio d'anni più tardi, Bradbury lo allungò trasformandola nel romanzo Fahrenheit 451.
Fra le altre sue opere: Il gioco dei pianeti (The illustrated Man, 1951), Paese d'ottobre (The October Country, 1955), La fine del principio (A Medicine For Melancholy, 1959), Le macchine della felicità (The Machineries Of Joy, 1964), Io canto il corpo elettrico! (I sing the body electric!, 1969), Ritornati dalla polvere (From The Dust Returned, 2001), Il popolo dell'autunno (Something wicked this way comes, 1962), Constance contro tutti (Let's All Kill Constance, 2002), Il cimitero dei folli, Tangerine, Troppo lontani dalle stelle e Viaggiatore nel tempo (The Toynbee Convector, 1988), tutte edite da Mondadori. Di recente pubblicazione Ricordare Parigi (mondadori, 2020).
Bradbury è considerato uno dei maggiori innovatori del genere fantascientifico. I suoi romanzi hanno rinnovato il genere introducendovi elementi insieme lirici e di denuncia. Nei suoi pianeti e nelle sue galassie si riflettono, deformati da un occhio visionario, le memorie infantili di un’America perduta e gli incubi della civiltà tecnologica.
Dopo aver ricevuto una menzione d'onore dal Premio Pulitzer, Bradbury ha deciso di rendere noto, in un'intervista al Los Angeles Times, che il suo scopo nello scrivere Fahrenheit 451 non era affatto quello di condannare la censura governativa, né tantomeno il senatore McCarthy. Il libro rappresentava invece una critica della televisione, colpevole di distruggere l'interesse nella lettura.
Bradbury negli ultimi anni aveva rallentato la sua attività, per motivi di salute, ma era comunque rimasto attivo, scrivendo nuovi racconti, commedie e un libro di poesie.

Fonti di queste noti biobibliografiche: Enciclopedia della Letteratura Garzanti; Catalogo storico Arnoldo Mondadori Editore; Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori; Catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale; fantascienza.com

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

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