Bellissimo! Mi è rimasto nel cuore questo ispettore stropicciato, disincantato e la sua storia tragica, disperata. Suggerisco di leggere prima almeno "La signora in verde" per poter entrare nella sua vita
Le abitudini delle volpi di Arnaldur Indriðason (nella traduzione di Silvia Cosimini), pubblicato da Guanda nel 2013, contiene il racconto di un caso non “ufficiale” dell’ispettore Erlendur Sveinsson.
Erlendur, durante na sa licenza dal lavoro, si è recato a passare alcuni giorni in una sperduta zona dell’Est della Finlandia dove prima egli stesso viveva con i genitori e il fratello più piccolo, sino alla tragedia che segnò in modo indelebile la sua vita.
Erlendur, in questa circostanza "di vacanza", è andato ad abitare proprio nel rudere della casa che un tempo era stata sua e dei genitori e qui si è installato precariamente, con tanto di sacco a pelo e lampada a gas, sobbarcandosi a molte scomodità, ma è ciò che desidera.
Erlendur - come sanno i fedeli lettori di Indriðason - è, da sempre, assillato dall’enigma della scomparsa del fratello più piccolo nel corso di una bufera di neve e di vento. E’ anche - da sempre - tormentato dalla consapevolezza di essere stato lui il sopravvissuto e, in qualche modo, anche colpevole del fatto che il fratellino si fosse accompagnato a lui e al padre per sua insistenza in quella che sembrava una banale uscita nella brughiera.
Questa tragedia ha segnato l’intera sua vita, tanto da indurlo ad interessarsi in modo quasi ossessivo ai casi di persone scomparse, ancor di più da quando si trovò ad intraprendere la carriera di poliziotto.
Mentre - durante questo non canonico periodo di ferie - si aggira nei luoghi della sua infanzia alla ricerca di qualche traccia del fratello scomparso (e sarà proprio qui che un cacciatore di volpi, tale Boas, che lui incontra nella brughiera, gli darà delle dritte, illuminandolo - per così dire - sulle "abitudini delle volpi"), si imbatte nel caso di una donna pure lei scomparsa misteriosamente nel corso di quella memorabile tempesta di neve nel lontano 1942 (proprio nelle stesse circostanze in cui si erano perse le tracce del fratellino di Erlendur, Bergur)
Come un segugio, Erlendur si mette sulle tracce di questa donna, Matildur, per disvelare il mistero della sua scomparsa, attivato da voci e dicerie che sente mormorare con molta riservatezza e circospezione da alcuni anziani abitanti del posto che va via via incontrando. E cerca di capire cosa sia veramente successo: così facendo, con la sua testardaggine, evoca i fantasmi del passato, sentendo che sia sua dovere morale portare luce in quel mistero. E nello stesso tempo arriverà ad una qualche conclusione circa la scomparso del fratello che, in un certo senso, potrà riposare in pace.
E’ un romanzo di grandi rimpianti e di grandi solitudini, ma anche di grandi inquietudini.
Indriðason, prima ancora che uno scrittore di storie "crime" è uno scrittore (ed anche cantore) a tutto tondo dello spirito dell’Islanda.
Di quando in quando prendo uno dei suoi romanzi, ancora non letti, che attendono nello scaffale a lui riservato (li ho tutti), e lo leggo, immergendomi di nuovo nelle atmosfere dell’Islanda che ho avuto modo di visitare e percorrere in due diverse occasioni.
(Dal risguardo di copertina) L’ispettore Erlendur è tornato nei luoghi della sua infanzia. Trascorrerà qualche tempo nel piccolo villaggio sulle rive di un fiordo dell’Islanda orientale, deciso ad affrontare una volta per tutte l’ossessione che lo perseguita fin da quando era bambino: la scomparsa del fratello minore Bergur durante una bufera di neve. Di notte, solo nel rudere abbandonato della sua casa, attende che l’oscurità, il gelo e il vento gli riportino i fantasmi della tragica esperienza che distrusse per sempre la sua famiglia; di giorno, vaga per i boschi e la brughiera alla disperata ricerca di indizi. E proprio qui si imbatte per caso in una vicenda per molti versi simile a quella di Bergur: la sparizione di una giovane donna, in una notte di tormenta, nel gennaio del 1942. Una storia non ancora dimenticata, ma che molti preferirebbero lasciare sepolta sotto decenni di segreti e sensi di colpa. Immerso in un paesaggio aspro, in cui una modernità disordinata e invadente si scontra con una natura ancora capace di sconvolgere, Erlendur si lascia trasportare in un’indagine al confine tra realtà e allucinazione, travolto da un’insaziabile sete di risposte che lo costringerà a scavare ostinatamente dentro ferite mai curate, a riportare in luce antiche suggestioni, a riesumare tormenti inconfessabili. «Ho già letto almeno cinque libri con protagonista il commissario Erlendur Sveinsson: sono ben scritti...» Andrea Camilleri «L’Islanda ha trovato il suo Mankell... Assolutamente nordico, un narratore che rappresenta un marchio di grande qualità. Erlendur è un personaggio meraviglioso.
Hanno detto:
«Erlendur, poliziotto disilluso che fa luce laddove l’Islanda pare immersa in una notte infinita. Insomma, un grande.» Anna
«Un autore da seguire e da amare. Uno scrittore di noir costruiti con intelligenza e capacità letterarie non comuni.» Il Giornale
«Indriðason si conferma abile a indagare passioni e sentimenti (anche i più morbosi) senza cedere al buonismo.» Corriere della Sera
L'autore. Arnaldur Indriðason è uno scrittore islandese di romanzi polizieschi che hanno come protagonista il personaggio di Erlendur Sveinsson. Ha lavorato come giornalista indipendente e come critico cinematografico. Laureato in storia, ha scritto il suo primo romanzo nel 1997. Ha vinto numerosi premi fra i quali il Glasnyckeln e Gold Dagger. Tra i suoi romanzi pubblicati da Guanda: Sotto la città (2005), La signora in verde (2006), La voce (2008), Un corpo nel lago (2009), Un grande gelo (2010), Un caso archiviato (2010), Un doppio sospetto (2011), Cielo Nero (2012), Le abitudini delle volpi (2013), Sfida cruciale (2013), Le Notti di Reykjavík (2014), Una traccia nel buio (2015), Un delitto da dimenticare (2016), Il commesso viaggiatore (2017), La ragazza della nave (2018), Quel che sa la notte (2019) e I figli della polvere (2021).
Non puntava a vendicarsi. Non puntava a riempire le carceri di disgraziati. Puntava solo a scoprire la verità, caso per caso. Era l'unico principio che aveva seguito negli anni in polizia, trovare risposte alle domande che lo assillavano. Scoprire verità che si erano perdute, erano state dimenticate e non sarebbero mai state ritrovate.
Nei polizieschi di Indridason la solitudine e i silenzi dell'Islanda - Frammenti e pensieri sparsi
( Maurizio Crispi ) Non si possono comprendere ed apprezzare sino in fondo i dischi dei Sigur Rós se non si è stati in Islanda. Lo stesso vale per i polizieschi di Arnaldur Indridason che hanno come
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