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6 settembre 2022 2 06 /09 /settembre /2022 20:50

Bellissimo! Mi è rimasto nel cuore questo ispettore stropicciato, disincantato e la sua storia tragica, disperata. Suggerisco di leggere prima almeno "La signora in verde" per poter entrare nella sua vita

Sandra Platania, amministratice del gruppo FB "Parliamo di libri, Parliamo di noi"

Arnaldur Indriðason, Le abitudini delle volpi, Guanda, 2013

Le abitudini delle volpi di Arnaldur Indriðason (nella traduzione di Silvia Cosimini), pubblicato da Guanda nel 2013, contiene il racconto di un caso non “ufficiale” dell’ispettore Erlendur Sveinsson.
Erlendur, durante na sa licenza dal lavoro, si è recato a passare alcuni giorni in una sperduta zona dell’Est della Finlandia dove prima egli stesso viveva con i genitori e il fratello più piccolo, sino alla tragedia che segnò in modo indelebile la sua vita.
Erlendur, in questa circostanza "di vacanza", è andato ad abitare proprio nel rudere della casa che un tempo era stata sua e dei genitori e qui si è installato precariamente, con tanto di sacco a pelo e lampada a gas, sobbarcandosi a molte scomodità, ma è ciò che desidera.
Erlendur - come sanno i fedeli lettori di Indriðason - è, da sempre, assillato dall’enigma della scomparsa del fratello più piccolo nel corso di una bufera di neve e di vento. E’ anche - da sempre - tormentato dalla consapevolezza di essere stato lui il sopravvissuto e, in qualche modo, anche colpevole del fatto che il fratellino si fosse accompagnato a lui e al padre per sua insistenza in quella che sembrava una banale uscita nella brughiera.
Questa tragedia ha segnato l’intera sua vita, tanto da indurlo ad interessarsi in modo quasi ossessivo ai casi di persone scomparse, ancor di più da quando si trovò ad intraprendere la carriera di poliziotto.
Mentre - durante questo non canonico periodo di ferie - si aggira nei luoghi della sua infanzia alla ricerca di qualche traccia del fratello scomparso (e sarà proprio qui che un cacciatore di volpi, tale Boas, che lui incontra nella brughiera, gli darà delle dritte, illuminandolo - per così dire - sulle "abitudini delle volpi"), si imbatte nel caso di una donna pure lei scomparsa misteriosamente nel corso di quella memorabile tempesta di neve nel lontano 1942 (proprio nelle stesse circostanze in cui si erano perse le tracce del fratellino di Erlendur, Bergur)
Come un segugio, Erlendur si mette sulle tracce di questa donna, Matildur, per disvelare il mistero della sua scomparsa, attivato da voci e dicerie che sente mormorare con molta riservatezza e circospezione da alcuni anziani abitanti del posto che va via via incontrando. E cerca di capire cosa sia veramente successo: così facendo, con la sua testardaggine, evoca i fantasmi del passato, sentendo che sia sua dovere morale portare luce in quel mistero. E nello stesso tempo arriverà ad una qualche conclusione circa la scomparso del fratello che, in un certo senso, potrà riposare in pace.
E’ un romanzo di grandi rimpianti e di grandi solitudini, ma anche di grandi inquietudini.
Indriðason, prima ancora che uno scrittore di storie "crime" è uno scrittore (ed anche cantore) a tutto tondo dello spirito dell’Islanda.
Di quando in quando prendo uno dei suoi romanzi, ancora non letti, che attendono nello scaffale a lui riservato (li ho tutti), e lo leggo, immergendomi di nuovo nelle atmosfere dell’Islanda che ho avuto modo di visitare e percorrere in due diverse occasioni.

 

(Dal risguardo di copertina) L’ispettore Erlendur è tornato nei luoghi della sua infanzia. Trascorrerà qualche tempo nel piccolo villaggio sulle rive di un fiordo dell’Islanda orientale, deciso ad affrontare una volta per tutte l’ossessione che lo perseguita fin da quando era bambino: la scomparsa del fratello minore Bergur durante una bufera di neve. Di notte, solo nel rudere abbandonato della sua casa, attende che l’oscurità, il gelo e il vento gli riportino i fantasmi della tragica esperienza che distrusse per sempre la sua famiglia; di giorno, vaga per i boschi e la brughiera alla disperata ricerca di indizi. E proprio qui si imbatte per caso in una vicenda per molti versi simile a quella di Bergur: la sparizione di una giovane donna, in una notte di tormenta, nel gennaio del 1942. Una storia non ancora dimenticata, ma che molti preferirebbero lasciare sepolta sotto decenni di segreti e sensi di colpa. Immerso in un paesaggio aspro, in cui una modernità disordinata e invadente si scontra con una natura ancora capace di sconvolgere, Erlendur si lascia trasportare in un’indagine al confine tra realtà e allucinazione, travolto da un’insaziabile sete di risposte che lo costringerà a scavare ostinatamente dentro ferite mai curate, a riportare in luce antiche suggestioni, a riesumare tormenti inconfessabili. «Ho già letto almeno cinque libri con protagonista il commissario Erlendur Sveinsson: sono ben scritti...» Andrea Camilleri «L’Islanda ha trovato il suo Mankell... Assolutamente nordico, un narratore che rappresenta un marchio di grande qualità. Erlendur è un personaggio meraviglioso.

 

Hanno detto:
«Erlendur, poliziotto disilluso che fa luce laddove l’Islanda pare immersa in una notte infinita. Insomma, un grande.» Anna
«Un autore da seguire e da amare. Uno scrittore di noir costruiti con intelligenza e capacità letterarie non comuni.» Il Giornale
«Indriðason si conferma abile a indagare passioni e sentimenti (anche i più morbosi) senza cedere al buonismo.» Corriere della Sera

 

Arnaldur Indridason

L'autore. Arnaldur Indriðason è uno scrittore islandese di romanzi polizieschi che hanno come protagonista il personaggio di Erlendur Sveinsson. Ha lavorato come giornalista indipendente e come critico cinematografico. Laureato in storia, ha scritto il suo primo romanzo nel 1997. Ha vinto numerosi premi fra i quali il Glasnyckeln e Gold Dagger. Tra i suoi romanzi pubblicati da Guanda: Sotto la città (2005), La signora in verde (2006), La voce (2008), Un corpo nel lago (2009), Un grande gelo (2010), Un caso archiviato (2010), Un doppio sospetto (2011), Cielo Nero (2012), Le abitudini delle volpi (2013), Sfida cruciale (2013), Le Notti di Reykjavík (2014), Una traccia nel buio (2015), Un delitto da dimenticare (2016), Il commesso viaggiatore (2017), La ragazza della nave (2018), Quel che sa la notte (2019) e I figli della polvere (2021).

Non puntava a vendicarsi. Non puntava a riempire le carceri di disgraziati. Puntava solo a scoprire la verità, caso per caso. Era l'unico principio che aveva seguito negli anni in polizia, trovare risposte alle domande che lo assillavano. Scoprire verità che si erano perdute, erano state dimenticate e non sarebbero mai state ritrovate.

Le abitudini delle volpi, p. 229

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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