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10 agosto 2022 3 10 /08 /agosto /2022 18:06
Joe Connelly, Pronto soccorso (Bringing Out the Dead), Marco Tropea Editore, 1999

Dal primo romanzo di Joe Connelly, Pronto soccorso (titolo originale: Bringing Out the Dead, nella traduzione di G. Guerzoni), pubblicato da Marco Tropea Editore (1998), è stato tratto il film di Martin Scorsese, interpretato da Nicholas Cage (uscito nelle sale cinematografiche USA nel 1999), con il titolo omonimo che, nella distribuzione italiana, è diventato "Al di là della vita".
Ho acquistato il romanzo subito dopo aver visto il film, quindi tra il 1999 e il 2000.
Ho cominciato immediatamente a leggerlo.
Troppo disperante.
Sono andato in pausa.
E' rimasto sul mio comodino sino al 2015, quando ho ripreso a leggerlo un capitolo alla volta
Con questo ritmo lento e rilassato sono riuscito a finirlo il 9 agosto 2022, giorno in cui ricorre il mio compleanno.
E sono contento di avere portato a termine questa lettura.
S'è trattato di un tempo spropositamene lungo per leggere una storia che si svolge tutta nell'arco di due notti e tre giorni, ma - in fondo - ne è valsa la pena e sono contento di non avere mollato.
I turni sull'ambulanza di di Frank Pierce, soccorritore, ma stanco del suo lavoro (si potrebbe dire che egli sia prossimo ad un burnout, con una continua oscillazione tra un polo di euforia maniacale quando riesce a salvare delle vite e uno di profonda disperazione e sconforto quando invece la sua missione salvifica fallisce), si rende conto che tutti quelli che soccorre a cui lui tiene (perché verso costoro si accende nei pochi attimi del primo soccorso un'empatia, una relazione positiva), muoiono, mentre quelli che vengono soccorsi poiché sono in condizioni critiche ma desiderano morire, rimangono in vita, oltre ogni limite ragionevole.
Il mondo notturno di Frank Pierce è allucinato e delirante, non si comprende mai cosa sia reale e cosa invece sia frutto di visioni di morti che ritornano e che lo ossessionano. Frank non ne ne può più di tutte queste morti  e di questi morti tenuti in vita artifialmente (dopo essere stati richiamati ad una pseudo-vita con procedure eroiche di rianimazione) e vorrebbe dimettersi, e più va avanti, come un coatto in un lavoro che non regge più, più si sente esaurito e consunto. E si chiede se tutto questo darsi da fare serva poi veramente a qualcosa; si pone anche il quesito se questi morenti desiderino veramente di essere richiamati alla vita o se piuttosto non vogliano altro che un gentile accompagnamento in un presunto Aldilà o verso il nulla, a seconda di cosa si creda a proposito delle cose ultime.
E' così che questa storia offre la possibilità di compiere una riflessione profonda sui temi del vivere e del morire, ma anche sull'aberrazione delle cure estreme (di mera sopravvivenza somatica) che vengono impartite ai comatosi. E sopratutto ci si sente portati ad interrogarsi sulle pratiche di una Medicina sempre più onnipotente e demiurgica che si arroga il diritto di riportare indietro dalla morte oppure di mantenere alcuni per un tempo indefinito in un limbo di non-vita, laddove in altri tempi e in assenza dei macchinari e delle sofisticherie tecnologiche odierne essi sarebbero stati lasciati andare. A volte la Cura vera e più profonda è nel lasciare andare, non nel trattenere.
Nel romanzo le vicissitudini di Frank Pierce (nel film impersonato da Nicholas Cage), paramedico dell'Emergency Medical Service a Manhattan, riflettono le esperienze reali dell'autore del romanzo, che ha lavorato a lungo - per dieci anni - come paramedico in un'unità di Pronto soccorso.

 

(Risguardo di copertina) Quando la notte anonima e paurosa scende sulla metropoli per Frank Pierce è ora di andare al lavoro: deve domare i demoni della malattia e della morte, accompagnare un'umanità impaurita e ferita verso la speranza della salvezza. O chiudere gli occhi ai disperati.
Da qualche anno Frank Pierce lavora nelle ambulanze del Pronto soccorso, e gli sembra il mestiere più bello del mondo. Vola per le strade di Hell's Kitchen [Hell's Kitchen (ovvero "la cucina dell'inferno") è un termine usato in lingua inglese per riferirsi a un sobborgo degradato, con riferimento all'omonimo quartiere di Manhattan. Il termine è anche il titolo di svariate opere artistiche e trasmissioni televisive], il quartiere più "malato" di New York, in compagnia di colleghi appassionati e generosi come lui, rispondendo alle chiamate difficili - attacchi cardiaci, accoltellamenti, sparatorie, collassi da overdose - con il coraggio e la forza di chi ha una missione da compiere.
Salvare vite umane è la sua droga, e giocare all'angelo della resurrezione la sua gioia più profonda. Del resto è stato un incidente stradale a portare tra le braccia di Frank il grande amore, come se il caos gli avesse imposto di rispettare la tradizione iniziata dai suoi genitori che si erano conosciuti e innamorati in una stanza d'ospedale.

 

Joe Connelly

Ma non tutti gli interventi si concludono con un successo e Frank, abituato com'è a godersi sino in fondo l'euforia di ogni salvataggio, non ha difese contro il dolore dei fallimenti. I fantasmi delle persone che nessun massaggio cardiaco ha potuto risvegliare dal lungo sonno cominciano ad essergli più presenti dei vivi. Come la piccola Rose, la ragazza dall'impermeabile giallo, che lui non è stato capace di salvare…

 

L'autore. Joe Connelly ha lavorato per quasi dieci anni come paramedico al St Clare's Hospital di New York, la città in cui è nato e dove al tempo dell'uscita del suo primo romanzo viveva insieme alla moglie. Ha scritto un secondo romanzo, mai tradotto in Italiano, dal titolo "Crumbtown" che non ha avuto successo quanto il primo e che è stato accusato diai critici di ricorrere agli stessi, abusati, cliché. Attualmente vive con la famiglia in una location nelle Adirondacks Mountains.
 

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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