Devo precisare che la foto che dà lo spunto per questa nota (che mi piace tantissimo) non è mia, ma venne scattata da mio padre Francesco, nel corso di una sua visita a Palazzo Adriano, il paese di origine della famiglia Crispi.
La foto (risalente ad una data imprecisata negli anni Sessanta) ritrae la splendida fontana seicentesca che si trova al centro della grande piazza del paese, dominata dalle due chiese, quella cristiano cattolica e quella cattolico ortodossa (la piazza che fu resa celebre dalle scene di Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore) che in determinate ore del giorno fanno quasi una competizione tra loro con vigorosi scampanii.
Palazzo Adriano vide in epoca antica l'insediamento di profughi albanesi (oggi si direbbe arberesh) in fuga dai Balcani e dall'invasione turca. dopo che le ultime battaglie furono perse.
A differenza di Piana degli Albanesi che fu edificata ex-novo in un territorio concesso ai profughi, Palazzo Adriano si costituì come una comunità duplice, eppure integrata e armoniosa, dal momento che in questo caso i fuggiaschi dall'Albania (oggi si userebbe la parola "migranti") - come in molte altre località della Sicilia - si insediarono in una città preesistente.
La migrazione dei profughi dall'Albania lungo i territori della Puglia e della Calabria, sino alla Sicilia, è una lezione della storia che in tempi odierni specialmente, non dovrebbe essere dimenticata.
Mio padre ero molto fiero di queste sue ascendenze e ha trasmesso anche a me questo senso di appartenenza, sin da quando ero piccolo.
Purtroppo la casa che, quando ero piccolo, era ancora nel possesso dei miei nonni (e che era parte dell'abitazione più vasta, una casa padronale, ubicata lungo l'attuale Via Francesco Crispi, proprio dove è stata allocata una targa commemorativa) dove aveva trascorso la sua giovinezza lo statista Francesco Crispi (ma dove anche mio padre andava a trascorrere le estati della sua fanciullezza, assieme ai genitori e ai fratelli) venne venduta. Questa transazione causò grande rammarico e dispiacere in mio padre che era molto legato alle tradizioni di famiglia e sentiva fortemente il senso di appartenenza alla comunità albanese. Per lui, si trattò di un atto scellerato che si ritrovò a subire, dal momento che, quando ciò accadde, era ancora il nonno l'unico proprietario (e, dunque, legalmente, l'unico decisore), assieme ad alcuni suoi parenti che vivevano negli Stati Uniti e che volevano fortemente la vendita).
Papà venne a conoscenza della vendita solo a cose compiute.
Mi disse che se fosse stato informato di questa decisione avrebbe fatto il possibile per acquistare lui stesso la casa e potere così mantenere la continuità della tradizione di famiglia e delle sue radici.
Anche lo zio Luigi, fratello di mio padre, devo dire, era fortemente legato a Palazzo, tanto che - da pensionato - affittó lì una piccola casa dove si ritirava a vivere per mesi interi, assolutamente deliziato di questa sua scelta.
Forse proprio per questo papà ritornava di tanto in tanto a Palazzo Adriano, anche dopo che la famiglia - suo malgrado - si era disfatta di questo bene, forse a respirare le sue origini e credo che questa foto, che egli si trovò a scattare, ben rappresenta l'intensità del suo amore per questa cittadina.
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