Il 18 agosto 2010, mentre facevo una passeggiata antelucana con il mio cane, camminando lungo Villa Sperlinga sopraggiunsi sul teatro di un gravissimo incidente d'auto da poco accaduto.Un giovane alla guida di una piccola monovolume rossa era morto sul colpo dopo che, per un errore di manovra (o per un improvviso perdita di controllo), la sua auto lanciata a folle velocità si era schiantata sulle auto parcheggiate a fianco del giardino pubblico.
La giovane vittima era già stata portata via: rimanevano soltanto i rottami dell'auto in attesa che i Vigili Urbani compissero i loro accertamenti.
Rimasi fortemente impressionato da ciò che vidi e la mia mente si spostò velocemente, con un rapidissimo back-rewind, a quando appena diciottenne (quindi, credo che fosse nell'autunno del 1967, quindi con un balzo indietro di più di quaranta anni, ero stato io ad incorrere in un grave incidente con la moto: un incidente che avrebbe potuto essere letale, ma la sorte aveva decretato che io, invece, dovessi vivere. Finii in ospedale, però, dove il giorno successivo subii un intervento in sala operatoria per le suture delle ferite lacero contse che avevo riportato.
E ricordai anche che, nel 1991, cercando di rimemorare alcune sensazioni che erano rimaste fortemente impresse dentro di me in quelle circostanze, avevo scritto alcune frasi, una mia "nota di diario" come amo dire, parlando di ciò che butto giù di tanto in tanto.
Di seguito, il testo scritto nel 1991 (recuperato dalle "note" di Facebook) e la breve notizia, scarna, presumibilmente ricavata da un comunicato d'agenzia su quell'incidente così perturbante di cui ebbi modo di osservare ciò che rimaneva.
(1991, pensando all'autunno del 1967)
Distesa di silenzio oscuro
Lontano, al di là della vasta cattedrale di tenebre
ammiccano minute luci pulsanti
assiepate
gialle arancione bianche rosse
Separatezza senza nostalgia
Lieve
galleggio nel buio
inondato dalla meraviglia
e dalle vibrazioni di una pace
mai conosciuta prima
Solitudine che non pesa
Poi, di botto,
il tumulto delle voci
stridore di freni
la sirena lontana di un'ambulanza
(o il clacson di un'auto premuto a cappella?)
lacera il cielo
come un urlo di dolore
(2022) Scrissi tutto questo per esprimere le mie sensazioni: appena subito l'impatto (ero volato sul tettuccio di un'auto parcheggiata sulla quale mi ero schiantato), rimasi lì con questa sensazione fluttuante di pace profonda e di silenzio. EEra sera quando accadde l'incidente, vedevo le luci della via, ma mi sembravano lontanissime come se mi fossi allontanato a dismisura. E assieme alla pace, c'era un silenzio profondo. Mi sono chiesto più volte se queste sensazioni non siano state l'equivalente di un'epserienza di quasi-morte. Poi, però, sono tornato indietro: trovai la forza di scivolare giù dal tettuccio dell'auto e di mettermi in piedi. Però, di lì a poco fui travolto da sensazioni di violento dolore, senza potere capire la causa. Era tutto il corpo che mi faceva male. E soprattutto, malgrado le ferite che poi furono evidenziate non c'era sangue. Ce n'era soltanto una macchiolina, più piccola di una lenticchia, sui pantaloni.
Fui caricato in macchina dallo stesso investitore (colui che tagliandomi la strada aveva provocato l'incidente) e fui trasportato subito al Pronto Soccorso di Villa Sofia.
Durante il trasporto, mi contorcevo dal dolore: alla fine del breve viaggio mi ritrovai con la testa e il busto al posto dei piedi e piedi e gambe sul sedile. C'era un unico (giovane) medico presente. Mi visito. Scoperse le ferite lacero-contuse e voleva subito suturare. Ed io mi opposi. Gli dissi che volevo che, prima di ogni cosa, arrivasse mio padre. Il medico, vedendo la mia ferma opposizione, si rassegno ad attendere. E, in effetti, quando mio padre arrivò, dopo una breve discussione e considerando la delicatezza dell'intervento di sutura, io venni ricoverato per essere suturato il giorno successivo in sala operatoria e sotto anestesia.
Oggi le cose sarebbero andate diversamente, io sarei rimasto sul posto in attesa dell'arrivo dell'ambulanza del 118 e sarei stato soccorso in maniera meno "garibaldina", ma allora si usava così. Oggi, però sarei rimasto a lungo in attesa dell'arrivo di un'ambulanza, come è capitato al ragazzo deceduto nell'incidente del 2010.
E' andata bene, ero senza casco, perchè allora non si usava; non subii un trauma cranico (a parte il forte shock), ma avrei potuto riportare una grave frattura del bacino. Il medico che ebbe a visitarmi (non quello del Pronto Soccorso), mi disse che mi era andata bene perchè ero giovane e le mie ossa erano ancora molto elastiche.
Ma torniamo al 2010. Ho scritto "Cattedrale di silenzio" quasi vent'anni fa (in calce alla pagina c'è scritto: 6 gennaio 1991), sforzandomi di ricordare le sensazioni sperimentate più di venti anni prima, quando incorsi in un grave incidente con la moto, dal quale per fortuna - e miracolosamente, malgrado la violenza dell'impatto - uscii indenne.
Le riprendo oggi per pura causalità e le presento qui, lievemente trasformate in modo più conforme con il mio modo di scrivere attuale (e qui mi riferisco al 2010).
Un ragazzo di vent'anni, L.A., è morto la notte scorsa a Palermo in un incidente stradale verificatosi in via Piemonte, all'altezza di Villa Sperlinga. La monovolume rossa, su cui viaggiava in compagnia di un'altra persona, si è schiantata contro un suv parcheggiato lungo il marciapiedi che costeggia la villa. L'urto è stato di una violenza tale da spostare il suv di diversi metri. Oltre ai Vigili urbani e al 118 sono intervenuti anche i Vigili del Fuoco per tagliare le lamiere e liberare i due occupanti della vettura. Il ferito è stato soccorso e trasportato nel più vicino nosocomio per tutte le cure del caso.
"L'ambulanza del 118 è arrivata in piazza Unità d'Italia 16 minuti dopo che ho telefonato, segnalando l'incidente. E' un ritardo incomprensibile dato che erano le 4 della notte e per strada non c'era nessuno. I genitori del povero ragazzo che è morto devono saperlo". E' lo sfogo di Giovanna Marano, svegliata nella notte dal boato provocato dallo schianto. "Dopo il boato - dice Marano, segretaria siciliana della Fiom-Cgil - mi sono affacciata al balcone, dal quarto piano ho visto l'auto in fiamme. Ho subito avvertito il 118, mentre il ragazzo tunisino che lavora dal fioraio è intervenuto gettando acqua sul radiatore. Nel giro di pochi minuti sono arrivate 5 auto della polizia e due mezzi dei vigili del fuoco. L'ambulanza del 118 è arrivata 16 minuti dopo". Sull'incidente indaga la polizia municipale.
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