Come eravamo giovani!
Nella foto, che rappresenta l'incipit di queste mie brevi considerazioni, mio fratello Salvatore è seduto alla sua postazione di casa in via Lombardia. Qui aveva una sua scrivania, attrezzata con tutto ciò che gli potesse servire durante le ore del giorni.
Qui, giocavamo a carte, a scacchi, a dama
Qui leggeva i giornali e i suoi libri
Qui, in quegli anni, quando ancora poteva, si cimentava nella scrittura autonoma con una Olivetti elettrica che i miei gli avevano regalato
Nella foto, insolitamente indossa una cravatta.
Vestito in ghingheri.
Forse era il giorno di Natale, ma non ne ho la certezza.
Davanti a sé ha un libro.
E' pienamente sorridente.
E' davvero un bel ragazzo.
E' probabile che fosse proprio il giorno di Natale e magari quel libro era stato un mio regalo per lui
In effetti, ruotando la foto di 180° se ne può leggere il titolo che è "L'alta cucina del delitto", contenente una raccolta di romanzi (in un volume a suo tempo edito nella collana Omnibus di Mondadori) che hanno come protagonista Nero Wolfe, il detective gourmet e claustrofobico, nato felicemente dalla penna di Rex Stout (e questo volume c'è ancora, nella sezione, allora contenuta - e oggi divenuta straripante - dei polizieschi).
A mio fratello regalavo spesso dei libri, perché a quel tempo era un vorace lettore.
Leggeva davvero di tutto, narrativa e saggistica
Poi ebbe un'intensa crisi esistenziale che lo portò ad attraversare un brutto periodo nel corso del quale rifiutava il cibo e pure rifiutava le letture di narrativa che parlavano della vita degli altri dalla quale lui si sentiva escluso.
Da quel momento in avanti non lesse più fiction di qualsiasi genere, ma solo scritti di tutti i generi, dal semplice articolo al saggio, che parlassero della condizione delle disabilità, accrescendo in un percorso interminabile le sue competenze e conoscenze, in modo da poter levare una voce sempre autorevole quando si trattava di difendere i diritti dei disabili e delle persone svantaggiate.
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