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12 maggio 2022 4 12 /05 /maggio /2022 10:20
Padre Pio, statua devozionale nei pressi di via Brigata Verona, a Palermo (foto di Maurizio Crispi)

La mamma un giorno mi raccontò che, quando mio fratello era ancora piccolo, decise di andare da Padre Pio.
Lei e mio padre avevano già percorso tutte le strade allora praticabili per capire se si poteva in qualche modo "curare" la malattia di mio fratello.
I risultati erano stati scarsi; sì, grazie alle terapie fisiche, lo sviluppo somatico di mio fratello era stato relativamente armonico, aveva acquistato una certa capacità di controllo su alcuni movimenti-base, poteva stare seduto eretto senza capitombolare, insomma tante piccole cose, ma certamente era chiaro che la possibilità per lui di muoversi in autonomia e di camminare era del tutto preclusa.
Fu così che la mamma decise di tentare anche la via della speranza nel miracolo (non so quanto sostenuta da papà in questa sua determinazione).
E un bel giorno, la mamma e Salvatore, accompagnati dalla zia Mariannù (la sorella di papà), se ne partirono per raggiungere il luogo di Padre Pio che, proprio in quegli anni, aveva cominciato ad attrarre folle sterminate di postulanti, di ammalati, di bisognosi che speravano che dal tocco di quelle mani segnate dalla stigmate potesse scaturire il miracolo.
Andarono a San Giovanni Rotondo (o nei pressi) e lì pernottarono. Poi, il giorno dopo, assieme a tanti altri erano in attesa sul sagrato della chiesa che poi divenne Santuario dedicato a Santo Pio e che accolse le sue spoglie mortali.
C'era tanta gente in attesa, una corte dei miracoli, ammalati, storpi, genitori con i propri bambinelli (tra cui mia madre con mio fratello). La mamma mi racconta che stettero a lungo in attesa sul sagrato: poi un frate venne fuori con un oggetto in mano e si trattava - come scoprì mia madre - di una di quelle pompe a stantuffo che si usavano per spruzzare il DDT.
Il frate cominciò a passare in rassegna i postulanti e tutti spruzzava con il DDT.
Da lontano, in un primo tempo, si sarebbe potuto pensare che si potesse trattare di acqua benedetta spruzzata con uno strumento non ortodosso. Ed invece no! Era proprio DDT, come ebbe modo di constatare mia madre per via dell'inconfondibile odore!
Mia madre accettò questa strana forma di "liturgia", ma si chiese anche il perché.
Già, perché?
Forse per proteggere le stigmate del futuro santo da insetti e parassiti vari?
Oppure per mondare simbolicamente le impurità di pensieri parole ed opere dai questuanti affollati sul sagrato della chiesa? Come a dire: nell'accogliere la sovrimposizione delle mani sante mondate la vostra mente da tutti i pensieri parassiti…
La mamma non seppe dare risposta a questi quesiti.
Poi, dopo che tutti ebbero ricevuto la loro dose di DDT, arrivò Padre Pio che tutti toccò con le sue mani fasciate.
E fu tutto.
La mamma, con mio fratello, e la zia se ne andarono e tornarono a casa.
Non accade nulla.
Rimase tutto com'era.
La mamma mi raccontò questa storia con laico scetticismo.
Ma in queste faccende che trattano di forze misteriose che non conosciamo a pieno - di cui sappiamo ben poco o nulla - bisogna anche sapere accettare la scommessa e, quando ci si sente disperati, affrontarle anche e dire: "Voglio provare!".
Per non doversi rimproverare nessuna omissione.
Per poter rispondere alla domanda "Hai fatto veramente di tutto? Hai fatto tutto ciò che era in tuo potere fare?" con un bel sì come risposta, che suoni chiaro e netto.
"Ci ho provato! Ci abbiamo provato, anche se nulla è accaduto!"
Anche i non credenti, in condizioni estreme, sono capaci di operare sostenuti da un atto di fede. Ed è la forza della disperazione a spingerli.
Però, quel DDT spruzzato addosso  ai postulanti…

E' per questo che, ogni volta che vedo una statua di Santo Pio benedicente, non posso fare a meno di pensare alla storia che la mamma mi raccontò.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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