Dopo un lungo viaggio,
sono arrivato, assieme ad una comitiva di altre persone,
tutte a me sconosciute,
sino ad una grande spiaggia di sabbia bianchissima
Questo luogo offriva alla vista uno spettacolo strabiliante
Il mare era di un azzurro portentoso,
del pari il cielo sovrastante,
l'aria immota, senza una bava di vento
Ma la cosa più incredibile che riempì
tutti noi d'attonito stupore
era il fatto che la spiaggia fosse percorsa
in lungo e in largo
da enormi elefanti,
o, forse, considerandone le immani proporzioni,
si trattava di mammouth
Le enormi bestie
caracollavano spensierate sulla spiaggia,
affondando con le zampe
nella sabbia
che sembrava possedere la consistenza della neve fresca
La spiaggia vasta, lunga a perdita d'occhio
e larga, aveva un suo limite naturale,
dato da una linea ferrata
che correva su di un'imponente massicciata di pietre
di proporzioni ciclopiche,
tanto da apparire come una grande muraglia
delle scale, fatte di irregolari gradini,
consentivano di passare dall'altro lato e di avvicinarsi alla riva
E, così, noi facemmo
Arrivavamo nei pressi del mare
e ci accomodiamo sulla battigia,
pronti a fare un picnic con tutte le regole
Qualcuno aveva anche portato una grande tovaglia
a scacchi bianchi e rossi
altri delle stoviglie e dei bicchieri di plastica,
contenuti in un grande cesto di vimini,
altri delle provviste e delle bottiglie di vino
Tutto veniva disposto sulla tovaglia
e si cominciava a gozzovigliare
Io mi allontanavo dal gruppo festante
per ritrovarmi a camminare, da solo, sulla sabbia
laddove prima scorrazzavano i mammouth
Sprofondavo sino a metà coscia nella sabbia,
procedendo a fatica, dunque
Benchè cedevole,
la sabbia non era insidiosa
non c'era risucchio in fondo
e, quindi, potevo stare tranquillo
Ogni tanto m'imbattevo nell'orma profonda
lasciata da uno dei mammouth di prima
e si trattava ogni volta d'una voragine
con il diametro di una colonna
Ero davvero impressionato
Dopo il picnic decidevamo di spostarci altrove,
sempre lungo la spiaggia
Giungievamo ad una zona di costa rocciosa
che aveva l'aspetto di una cava di pietra
successivamente invasa dalle acque
Si presentava, dunque, come una zona lagunare
delimitata da grossi massi squadrati
che formavano come dei terrazzamenti
M'inerpicavo su di essi, esplorando,
e rimanevo estasiato dalla bellezza di ciò che vedevo
Il mare lontano, azzurrissimo,
oltre la linea delle rocce,
i massi squadrati d'un bianco abbacinante
Avrei volute scattare delle foto,
per documentare la meraviglia
Mi accorgev con disappunto, tuttavia,
di non avere con me la macchina fotografica reflex
ma soltanto uno smart phone
Cercavo di scattare comunque delle foto, per sopperire,
anche se ero ben consapevole che non sarebbero stati scatti della stessa qualità
Mi inerpicavo cercando dei punti di ripresa favorevoli
Scalavo alcuni enormi massi
e, arrivato in cima, scoprivo di avere le vertigini
Temendo di cadere giù mentre scattavo le foto,
fui costretto ad accovacciarmi
per reprimere il senso di paura
Intanto, arriva nella laguna un'imbarcazione,
un burchio dipinto a vivaci colori
come le barche dei pescatori siciliani,
ma a prora vi sono disegnati con perizia
due occhi che guatano
come se l'imbarcazione fosse un'essere vivente
E viene tirata in secco
da pescatori vestiti con abiti tradizionali,
quasi fossero usciti da un romanzo di Verga
A forza di braccia e con ritmate incitazioni
il burchio viene issato a riva, all'asciutto e puntellato
Io fotografo ogni momento
Il mio dito fa scattare con frenesia
l'otturatore per ottenere una minuziosa sequenza
Alla fine tutti i figuranti si mettono in posa
per favorirmi per un ultimo scatto corale
E poi, in una spontanea coreografia,
si mettono tutti a ballare una tarantella
scatenata
tra rumore di nacchere tammorra e mandolini
(dissolvenza)
Palermo, 10 gennaio 2022
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