Qui di seguito la trascrizione di un mio sogno del 2012, a suo tempo pubblicato come "nota" nel mio profilo Facebook il 14 gennaio 2012.
Vado a trovare mio figlio. Entro nella sua casa e arrivo ad una porta chiusa, tutta dipinta di bianco. La apro e sbircio dentro.
La stanza è in grande disordine: la finestra è spalancata e le tende aperte sventolano nel vento.
Metà della stanza è invasa da una grande inferriata a sbarre cilindriche di grosso calibro: una vera e propria gabbia per animali feroci (di quelle che montano nei circhi intineranti per lo spettacolo con i leoni e le tigri, per intenderci, oppure del tipo usato per tenere a bada il temnibile Hannibal Lecter). Un cancello permette l'accesso al suo interno: ma è aperto.
Il pavimento è ingombro di frutta mezza marcia, caschi di banane e di ortaggi di vario tipo, tutti smangiucchiati e in quantità enorme.
E c'è anche una capretta tibetana che se ne sta quieta in un angolo, ruminando placida.
L'odore di selvatico, di piscio fermentato e di feci in decomposizione è orrendo e penetrante.
Un enorme gorilla se ne sta sulla soglia della gabbia, il suo corpaccione a metà tra il suo interno e il resto della stanza.
Invece, quasi fosse affacciato alla finestra c'è un altrettanto enorme orango.
Le due bestie non mi sembrano ostili: ma, appena i due sentono la porta aprirsi, si girano a guardarmi, prima sorpresi e e poi sospesi in un'immobilità di energia che si sta caricando prima di un'azione difensiva o, peggio, aggressiva.
Mi ritraggo di colpo e chiudo la porta di scatto, cercando di bloccarla in qualche modo, timoroso che gorilla e orango possano inseguirmi.
Mi si fa incontro la mia ex-moglie e allora, concitato, le dico che non sono affatto d'accordo sul fatto che debba tenere in casa simili bestie: e se diventassero incontrollabili?
Il mio pensiero va naturalmente al famoso racconto di Edgar Allan Poe, I delitti della Rue Morgue, in cui - come scoprirà il proto-investigatore scientifico Auguste Dupin - l'assassino è un gorilla gigantesco scappato al suo ammaestratore.
Ma appena comincio a ragionare su questa cosa il volto della mia ex-moglie si deforma in una maschera d'ira quando, stringendo le labbra esangui, mi dice tagliente che non intende discutere su questa cosa e che i due animali rimarranno in casa, perchè li sta educando.
Con lei non si può proprio ragionare.
E' furiosa: le volgo le spalle e me ne vado.
La scena si sposta ad una strada.
C'è trambusto e tante guardie della sicurezza in giro.
E' arrivata in città una Regina in visita diplomatica.
Io, armato di scopa e paletta, pulisco i gradini subito precedendo il corteo imperiale, quasi fosse uno spazzino (whoops: oggi si dice "operatrore ecologico") insignito di questo alto e onorevole compito.
Ed ecco che mentre mi affaccendo (con grande scrupolo, non sottovalutando l'importanza del compito che mi è stato affidato), mi sento un abusivo e temo che quelli della sicurezza possano smascherarmi e arrestarmi, prendendomi per un potenziale attentatore.
Quindi, mi allontano e, poichè si fa impellente un problema "idraulico", vado alla ricerca di un bagno pubblico.
La ricerca è lunga e infruttuosa.
Alla fine, dopo aver percorso una strada deserta - nessun locale aperto al pubblico, porte e finestre sbarrate - quando già penso di dar sollievo alla mia impellenza a cielo aperto, vedo - quasi fosse l'annuncio di un'oasi nel deserto - un cartello che recita, a caratteri cubitali, "bagni pubblici", ma la freccia rozzamente disegnata di cui è corredato indica una botteguccia che vende paccottiglia varia e dolciumi.
Suono il campanello del bancone e si presenta il negoziante, grasso e panciuto. Gli chiedo del bagno e lui mi indica una portica in fondo. Mi ci infilo, ma all'interno non c'è nessuna riservatezza. I servizi igienici sono piazzati in un grande stanzone senza nessuna separazione e non parliamo di porte o di tende di cui non v'è traccia (come nei grandi manicomi di un tempo, in cui i degenti dovevano cacare e pisciare guardati a vista dai sorveglianti): lo spazio però è invaso da una squadra di idraulici che stanno piazzando nuove tubature.
I bagni sono dunque inutilizzabili.
Salvo a mettersi a pisciare contro il muro, ma sotto l'occhio dei maledetti idraulici.
Alquanto turbato e con le viscere in subbuglio, ritorno in strada.
Che fare?
E qui il sogno si è interrotto.