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22 dicembre 2021 3 22 /12 /dicembre /2021 08:35
La Torre degli Asinelli (da Wikipedia)

Un lungo peregrinare mi conduce
in una città antica,
vercchie case con ballatoi, strade strette e contorte
dove a stento penetra la luce del sole
e, all'improvviso, si aprono piazze ampie ed incongrue

Scale e scaloni a mai finire,
appartamenti destinati ad abitazioni,
ma senza alcuna delimitazione di spazi privati
case-alveare, insomma,
stracolme di un'umanità dolente

Scale scaturite dall'immaginazione di Escher
vanno su e giù
e s'incrociano ad angolature pazzesche
ingombre di masserizie e di macerie,
a volte deserte,
ma altre volte strabordanti di persone
che pestano i piedi sul posto
in attesa che si faccia il loro turno di salire o di scendere,
scale rette e scale a chiocciola
senza parapetto
quest'ultime salgono a spirale
dentro il ventre di alte torri
e salendo non si può fare a meno
di guardare verso il basso,
attratti con forza magnetica
dal vuoto sottostante
Mi ricordo così della mia ascesa alla Torre degli Asinelli di Bologna
quando a nemmeno un terzo dell'arrampicata
dovetti interrompere
perchè non mi sentivo al sicuro e con la testa che mi girava,
guardando verso il fondo vuoto dal quale venivo

All'improvviso,
mentre a fatica m'inerpico su una di queste scale ritorte
ecco arrivare, di gran corsa,
il mio grande cagnone nero, intrepido
Salta pieno di energia i gradini,
salendo incurante della folla che si accalca

Lui sì che non ha paura!

Quando arriva alla mia altezza,
con il braccio - ma senza volerlo -
devio il suo movimento
ed eccolo cadere nel vuoto in un lungo volo
che io osservo sgomento dall'alto della mia postazione
sino a quando cade miracolosamente sulle quattro zampe
su d'un pianerottolo sottostante,
molte decine di metri più in basso
E rimane sulle quattro zampe
un po' traballante ed incerto
Mi chiedo se si si sia fatto male:
appare stordito ed incerto

Vorrei raggiungerlo, ma non c'è più,
come nei deliri visuali di Escher
una via diretta:
solo cammini sbarrati
muri che bloccano il transito
scale che si interrompono sul vuoto
senza portare da nessuna parte

Sono angustiato per il mio magnifico Black
Ogni tanto - mentre percorro strade cieche -
ho una visione di lui
accasciato per terra,
spelacchiato,
il muso inaridito
in semicoma,
gli occhi spenti e velati

Forse l'atterraggio ha causato dentro di lui
contraccolpi e concussioni

Percorro altre strade vuote
senza mai guadagnare la mia meta desiderata

Mi ritrovo, infine, dentro una caverna
dalle pareti e dai pavimenti
color verde smeraldo
tutta rilucente di pagliuzze scintillanti,
fatti di topazi e di smeraldi e di ametiste
Volte enormi
sorrette da enormi pilastri di pietra
Spazi che si aprono
in successive concamerazioni

Mi sembra di essere nell'antro dei Quaranta Ladroni,
ma senza il tesoro, però,
derivante dai bottini di innmerevoli scorrerie

Poi, mi ritrovo in un ambiente diverso,
e qui entro in un'ampia stanza piastrellata e pulitissima
che ha tutta l'aria d'essere
l'anticamera di un gabinetto pubblico
Qui, un uomo vecchio, tutto vestito di bianco,
con un zucchetto in testa del pari bianco
seminascosto tra folti capelli bianco-giallognoli
se ne sta seduto ad un piccolo desco
intento a desinare
Il suo abito bianco è una tonaca talare
la sua figura, pur intenta in questa prosaica attività, appare ieratica
Mangia, ma è come se
stesse pregando
o che, comunque, i suoi gesti
fossero permeati d'una forte ed intensa sacralità
Per un po' di tempo rimango a guardarlo, meravigliato
Poi, entro nel bagno vero e proprio,
dove vi è una lunga fila di lavabi,
acqua che sgocciola, e delle porticine
immettono alle latrine,
ma è pur sempre tutto pulittisimo
Anche i gabinetti, penso, sono intrisi di sacralità
la sacralità che si ritrova nelle pieghe del profano e del triviale,
così penso,  attonito
Mi metto a urinare,
incurante di chiudere la porta della latrina
in cui mi sono ritirato,
e mentre il mio mitto cade con argentino chiocchiolare
al fondo del cesso di maiolica bianca,
ad alta voce, tento di iniziare
una conversazione con la figura ieratica nell'anticamera
Parlo e parlo,
raccontando della mia ricerca interminabile ed infruttuosa,
dei miei desideri e delle mie speranze,
ma non ricevo alcuna interlocuzione o risposta
come se parlassi con un muro
ma sono tuttavia pieno di timore reverenziale,
anzi, la mancanza di risposte lo accresce vieppiù
- Ho incontrato il Papa! Roba da non crederci! -
continuo a ripetere a me stesso
Vorrei ricevere delle parole di conforto,
ma non arriva a me neppure un sussurro
Quando riemergo dalla latrina
e, dopo essermi lavato le mani,
riaffacciandomi nell'atrio,
mi rendo contro che la figura ieratica è scomparsa
Evidentemente, il Papa ha finito il suo tempo lì

Sul muro, vicino a dov'era seduto c'è adesso una lapide di marmo
su cui è stata incisa questa frase:
"Siamo tutti sulla stessa barca"

E' rimasto tuttavia il piccolo desco,
ancora ingombro con i resti della colazione
Un croissant con ripieno di conserva, semimangiato,
un po' di caffè al fondo di una caraffa,
del vino rosso in un rustico calice di peltro
e un pezzo di pane

Prendo il pane, lo immergo nel vino,
me lo porto alle labbra e lo mangio,
masticando lentamente e assaporando

Ed era buonissimo...

(Palermo, 22 dicembre 2021)

 

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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