Ecco due vecchi miei scritti, piuttosto dissacranti: ricordo che mi ero divertito molto a scrivere queste due piccole storie.
Capitolo1 - Travestito da campana
Oggi ho deciso di andare in giro travestito da campana
con un bel batacchio bronzeo che oscilla avanti ed indietro,
possente,
mentre cammino
Volevo andare tutto ignudo a fare la mia corsa
Ma siccome non si può,
perché a veder uno tutto nudo
i benpensanti si scandalizzano
farsi campana è un’ottima pensata
per chi voglia andare in giro
ignudo e con tutti i suoi attributi di fuori,
un travestimento discreto e poco appariscente
Sfido chiunque a riconoscermi così mascherato:
del tutto in incognito,
posso tenere il mio batacchio bene a vista,
tanto tutti pensano che esso sia
quello d’una surreale campana deambulante,
quasi un personaggio gogoliano!
Suona il campanello alla porta: qualcuno va ad aprire
Nessuno!
Sembra che non ci sia nessuno…
Chi ha bussato allora?
Qualcuno in vena di far scherzi?
Nooo!
Ma via!
Sono sempre io travestito da campanello
con il batacchino
tutto di fuori
A campane e a campanelli, da sempre,
sono concesse simili libertà,
quella d’esporre il proprio batacchio
a sole, vento ed intemperie
Agli umani invece è concessa la libertà
di camminare con il batacchio pendente
solo lontano, molto lontano, da sguardi indiscreti,
mantenendosi entro i confini del proprio spazio privato…
Salvo ad andare in luoghi consacrati ai non tessili,
ma non sempre ciò è possibile
Allora, proprio per questo oggi
ho voluto farmi campana
(Palermo, il 21.12.2005)
Capitolo 2 - Correndo vestito da campana, ho fatto - ahimè - più tardi del prevosto
Un bel dì, freddo e tempestoso
correvo con lumachesco impeto,
anche quel dì da campana vestito
Siccome l'aere
era freddo e pungente,
per la bisogna
avevo indosso
un vestitino
adatto ad una campana
molto carampana
qual’ero io per l'appunto,
di buona lana e rustica fattura;
per intenderci:
cucito all'uncinetto,
come quelli delle nonne
nel buon tempo antico
Era un bel vestitino in due pezzi:
la parte di sopra a mantella
ben scampanata
come si conviene
ad una distinta campana
anche se un po’ scapigliata
ed una inferiore, lunga e stretta,
a far da rivestimento
al mio bronzeo batacchio
Così, campanavestito
correvo
con lento piede
lungo il litorale
con allegrezza
scampanando
di quando in quando
dindon dindon dindon
perchè non riesco mai a rinunciare
alla mia campanara vocazione
dindon dindon dindon
in verità emettendo
solo miseri suoni ovattati
dindon dindon dindon
perchè lo spesso involucro di tessuto
castrava il potere risuonante
dindon dindon dindon
limpido e profondo delle mie superfici
dindon dindon dindon
percosse invano dall'alacre batacchio
dindon dindon dindon
Corri che stracorri,
il cielo s’è fatto scuro
e già
in un batter d’occhio
(…o di campana?)
volgeva al tramonto
La coltre di nubi corruscata
ed il mare percorso da minacciose increspature
rendevano l'ora
ancora più cupa e fosca
Tardi, troppo tardi
son arrivato all'appuntamento convenuto,
e - grosso guaio -
ho fatto ben più tardi del prevosto
il quale spazientito
m’ha lasciato in asso
nella torre campanaria
senza nemmeno la compagnia
del mastro campanaro ad accudirmi
per ritirarsi nella sua dimora
ben al calduccio del focolare
a consumare il prelibato desinare
ammannito dalla fida perpetua
(dove c’è un prevosto
c’è sempre una fida perpetua
ad accudirlo);
era questo il menu del giorno
destinato alla sua pancia robusta:
squisite uova del prevosto
con l'accompagnamento di squisita insalata
pure preparata alla maniera del prevosto,
con in più - dulcis in fundo -
un delicato piattino
d'ancinagghie di pollo,
ben note ai più
anche come “il boccone del previte”,
dunque del prevosto
Sempre nei panni della ben tornita campana
son rimasto a bocca asciutta
a lamentarmi e maledire la mia sorte,
mentre l’inedia spegneva il vigore del batacchio:
anche se una panciuta campana,
forte della sua bronzea tempra
mai dovrebbe sentire i morsi della fame
Morale della favola:
quando ci si fa campana,
pur scampanando ed essendo annunciati
da ritmici rintocchi
s’arriva al traguardo
sempre più tardi del prevosto
ed il proverbio dice:
chi tardi arriva male alloggia...
per trovare che tutte le squisitezze
se l’è già pappate il prevosto
senza aver nemmeno la gioia
di poter ramazzare le briciole
del lauto pasto
Siccome sono pervicace,
non per questo
una prossima volta
rinuncerò a vestirmi
da campana
Poi semplicemente dirò:
ho fatto più tardi del prevosto!!!
Amen e così sia!
(Palermo, il 29.01,2006)
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